"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

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sabato 2 gennaio 2010

Passaparola: Più dell'inciucio potè D'Alema (parte 1 e 2)

Testo 1:
Buongiorno a tutti, mi scuso, ma sono giù di voce e un po’ raffreddato. Credo che, per riuscire a capire quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere nell’anno prossimo, dobbiamo focalizzare alcuni personaggi e credo che lo faremo nelle prossime settimane.

Il re dell'inciucio (espandi | comprimi) - Uno di questi, protagonista dell’inciucio prossimo venturo, anzi in pieno corso con il Partito dell’Amore è Massimo D’Alema. Massimo D’Alema ormai non riesce più a nascondere neanche per trenta secondi quello che vuole fare, perché è arrivato a un tale livello di inciucismo che gli scappano gli inciuci anche senza volerlo e quindi l’altro giorno, quando una giornalista gli ha chiesto se siamo nuovamente in clima di inciucio, lui ha risposto “ beh, insomma, gli inciuci non sono mica sempre stati soltanto delle cose negative: per esempio, Togliatti ne fece di positivi, perché a volte gli inciuci servono”.
In realtà quello che serve ogni tanto è qualche compromesso, possibilmente non al ribasso, ma al rialzo, in nome di valori e infatti D’Alema si riferiva al compromesso fatto da Togliatti con il mondo cattolico al tempo del concordato, anzi della conferma del concordato di Mussolini, che fu inserito nella Costituzione italiana, d’accordo con i comunisti: una scelta che si può discutere, io per esempio sono contrario ai concordati e sono per il principio cavouriano, libera chiesa e libero Stato, senza che ci siano particolari accordi né privilegi tra il potere temporale della chiesa e lo Stato italiano, ma insomma questo non era certamente un inciucio che salvava gli interessi di bottega di qualcuno, l’accordo tra comunisti e cattolici a proposito dei rapporti tra Stato e chiesa. Quello di cui stiamo parlando oggi non c’entra niente con i principi, non c’entra niente con la religione, non c’entra niente con le idee: c’entra con la bottega, la solita o le solite, perché qualcuno un giorno o l’altro magari ci spiegherà che cosa ci guadagna la bottega del centrosinistra a darle tutte vinte a Berlusconi.
D’Alema poi, dato che ormai è regolarmente il primo sospettato di ogni inciucio e ci mancherebbe altro, se ne è uscito, in un’intervista, in una chiacchierata con il vicedirettore de L’Unità, con questa frase: “ quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”, evidentemente ha un principio di Alzheimer, speriamo di no! Non si ricorda più quello che ha fatto fino a poco prima e allora questa rubrica, questo Passaparola è felice di rinfrescare la memoria sbiadita e annebbiata di Massimo D’Alema.
La carriera di Massimo D’Alema è iniziata nella notte dei tempi, come tutte le carriere di tutti i politici italiani, che sono lì poco poco da venti anni, quando non da trenta. Lui è nato nel 1949 a Roma, aveva un padre che era un grande personaggio, che ha fatto parte delle Commissioni Consiliari d’inchiesta sia sulla P2 e sia sul caso Sindona, esattamente l’opposto di come è venuto poi fuori il figlio: il padre era uno che combatteva contro i poteri occulti, con i rappresentanti dei quali poi il figlio si è spesso messo d’accordo e sta nuovamente per mettersi d’accordo. Maturità classica, giornalista, non si è laureato, anche se ha studiato un po’ a Pisa, ha detto lui di aver tirato delle molotov, ma c’è chi dubita perfino di quello: si pensa che se ne sia vantato, ma che poi non le abbia tirate davvero, come se quello fosse un vanto, tra l’altro; è deputato dal 1987, è stato vicesegretario del PDS subito dopo che Occhetto cambiò il nome e la natura del Partito Comunista dopo il crollo del muro di Berlino e poi fu segretario nel 94, dopo che il centrosinistra perse rovinosamente prima le elezioni politiche di marzo contro Berlusconi e poi ulteriormente le elezioni europee di giugno. Occhetto si dimise: caso piuttosto raro un politico che perde le elezioni e si dimette, infatti è stato subito raso al suolo Occhetto, proprio perché chi si dimette per aver perso le elezioni va fatto scomparire, di modo che non dia il cattivo esempio agli altri, che invece di elezioni ne hanno perse dieci o dodici, ma ci hanno fatto sopra una carriera. D’Alema diventa segretario nel 94 e poi nel 97 diventa Presidente della bicamerale, nel 98 Presidente del Consiglio fino al 2000 e poi, con il ritorno di Prodi al governo nel 2006, D’Alema diventa Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri. Dunque è in Parlamento da.. legislatura 87, legislatura 92, legislatura 94, legislatura 96, legislatura 2001, legislatura 2006, legislatura 2008, sono sette legislature al Parlamento italiano, più una legislatura al Parlamento europeo, non male. “Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”.
Rapidamente, la carriera di D’Alema è così composta: disastri su disastri dal punto di vista personale, non ne ha mai azzeccata una e, nello stesso tempo, vantaggi su vantaggi dal punto di vista di Berlusconi, per cui D’Alema è una specie di Re Mida che tutto quello che tocca diventa oro per Berlusconi, invece diventa letame per quanto riguarda il centrosinistra e anche il povero D’Alema, che ha collezionato più fiaschi di una cantina.
Il primo inciucio: salviamo Rete 4 (espandi | comprimi) - Comincia subito, dicevo, con gli accordi sottobanco alla fine del 94: sopra il banco sfiducia il governo Berlusconi insieme a Bottiglione, allora leader del Partito Popolare e a Bossi, che rovescia il governo di cui faceva parte nel dicembre del 94. Alla vigilia di quell’appuntamento, ossia della caduta del primo governo Berlusconi il 22 dicembre 94, c’è una sentenza della Corte Costituzionale, la quale stabilisce un principio antitrust, correggendo la Legge Mammì, cioè la Corte Costituzionale stabilisce che la legge Mammì è incostituzionale laddove consente alla Fininvest di avere tre reti televisive, quindi impone che Fininvest scenda a due; a quel punto, subito dopo, cade il governo Berlusconi.Berlusconi, dopo soli sette mesi dal suo ingresso in politica, si sente già spacciato, perché è caduto il suo governo, il suo alleato Bossi l’ha mollato e comincia a chiamarlo “ il mafioso di Arcore”, cioè comincia a capire, dall’altro lato nasce un governo Dini che, per volontà di Berlusconi, sta in piedi senza i voti di Berlusconi, di Alleanza Nazionale e del CCD , che all’epoca era il partito di Casini e stavano insieme, per cui è un governo che sta in piedi grazie alla Lega Nord e al centrosinistra, oltre che alla sinistra estrema: c’è una sentenza della Corte Costituzionale, che cosa farà mai la nuova maggioranza, i famosi comunisti? Prenderanno la sentenza della Corte Costituzionale, che non è propriamente un organo eversivo, e la tradurranno in legge, come per altro bisogna fare in questi casi e quindi Berlusconi dovrà rinunciare a una televisione, ma rinunciando a una televisione perderà il confronto con la RAI, che ne ha tre di televisioni, mentre lui dovrà scendere a due, proprio nel momento in cui sta avviando le procedure per quotare in borsa le sue televisioni, perché le sue aziende sono indebitate fino al collo, c’è chi parla di 5.000 e c’è chi parla addirittura di 7.000 miliardi di lire di debiti e le banche gli chiedono di rientrare, perché non si fidano più di lui. Gli avevano dato un po’ di respiro quando era diventato Presidente del Consiglio, perché al Presidente del Consiglio non si può dire di no, ma adesso che si è afflosciato il suo governo Berlusconi è nuovamente nei guai, quindi tutto gli capita nel momento più delicato, in cui cerca di quotare in borsa le sue tv, cioè cerca di portare sul mercato azionario i suoi debiti, accollandoli ai risparmiatori.
E’ in questo momento che c’è il primo accordo sottobanco, come lo chiama D’Alema e forse è anche l’unico accordo sottobanco: forse è in quell’occasione che Silvio e Max si mettono d’accordo con un accordo inossidabile, un patto d’acciaio che, incredibilmente, sopravvivrà all’usura del tempo e delle intemperie e che dura ancora oggi. E’ un accordo che resta segreto fino a quando Luciano Violante, il più furbo della compagnia, se lo lascia sfuggire in un dibattito parlamentare nel febbraio del 2002, quando si sta discutendo della Legge Burla di Frattini sul conflitto d’interessi, siamo durante il secondo governo Berlusconi, e c’è un bel tomo di Alleanza Nazionale, un certo Anedda, il quale osa perfino accusare il centrosinistra di voler espropriare le televisioni di Berlusconi. Pensate, il centrosinistra! Giustamente risentito, Violante si offende, il suo discorso credo che molti di voi lo conoscano, perché grazie a Sabina Guzzanti, che l’ha inserito nel film “ Viva Zapatero”, è diventato celeberrimo: celeberrimo per le cose che dice Violante e per le facce che fanno gli altri leaders del PDS, o dei DS, all’epoca credo si chiamassero già così, intorno a lui, non perché non sapessero la cosa, ma perché Violante se la stava facendo scappare in pubblico. Violante che cosa dice? “ Onorevole Anedda, piano con le parole esproprio etc., chieda a Silvio Berlusconi e, per conferma, all’Onorevole Letta, che cosa è successo quando è caduto il primo governo Berlusconi; noi - dice - abbiamo assicurato all’Onorevole Berlusconi e era presente anche l’Onorevole Letta, che non gli avremmo toccato le televisioni”. Il contesto è quello che vi ho detto, c’è una sentenza della Corte Costituzionale che dice che Berlusconi deve scendere da tre televisioni a due, cioè deve prendere probabilmente la più piccola, Rete Quattro, venderla o spedirla sul satellite, o comunque va spenta e le frequenze vanno date a un altro, perché bisogna garantire il pluralismo, ci sono troppi pochi soggetti che hanno le mani sulle televisioni, bisogna allargare il ventaglio, questo dice la Corte Costituzionale. E loro, in presenza di una sentenza della Corte Costituzionale, che cosa fanno? Vanno da Berlusconi e Letta, che è l’altro grande protagonista degli inciuci di questi anni, è l’altro grande punto di riferimento dell’inciucio D’Alema /Berlusconi, è lo sherpa, è il pony express che va a viene tra i due, e gli dicono “ a noi della sentenza della Corte Costituzionale non ce ne frega niente, ti garantiamo che non ti tocchiamo le televisioni e che quindi non tradurremo in legge la sentenza della Corte Costituzionale” e badate, in quel momento fare una legge antitrust sulle televisioni che tenesse l’impostazione appena data dalla Corte Costituzionale, che non era facoltativo, ma era obbligatorio fare, avrebbe avuto un’amplissima maggioranza in Parlamento, perché quello è il periodo in cui Bossi diceva che bisognava spegnere i ripetitori di Fininvest per ricostituzione del Partito Fascista, era il momento in cui Bossi parlava di Berlusconi come del mafioso di Arcore e lo accusava di trafficare in droga; era il momento in cui le televisioni Fininvest stavano pestando mediaticamente Bossi e la Lega Nord, perché avevano osato far cadere Berlusconi e sostenere un governo come non piaceva loro con il centrosinistra, conseguentemente era un momento in cui, oltre al centrosinistra, una legge sul conflitto di interessi - e è un’altra cosa - e soprattutto una legge antitrust sulle televisioni avrebbe ottenuto un’amplissima maggioranza in Parlamento; è lì, in quel momento che, come dirà Violante nel 2002 vantandosene, il centrosinistra, anzi che il vertice dalemiano del PDS promette a Berlusconi che se ne infischierà della sentenza della consulta e non gli toccherà le televisioni, perpetuando un sistema incostituzionale.
Secondo inciucio: al macero la sentenza della Suprema Corte (espandi | comprimi) - “Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”. Passano pochi mesi e, all’inizio del 95, Berlusconi ha un altro terrore: ci sono i referendum sulle televisioni promossi dalle Acli, dal gruppo di Fiesole, un gruppo di giornalisti di sinistra, promosso da varie associazioni Arci: si tratta di vietare gli sport dentro ai film in televisione, danno enorme per chi campa sulla pubblicità televisiva e si tratta di portare il numero delle reti a una per ogni soggetto privato, ogni soggetto privato potrà avere una televisione, che è già il massimo concesso negli altri Paesi, ci sono dei Paesi come la Spagna in cui non si può possedere neanche la metà di una rete televisiva, bisogna mettersi in società con altri. Questo referendum, sostenuto da autorevolissimi registi etc. etc., rischia di prevalere: perché? Perché se chiedi a uno se vuole vedersi un film tutto insieme, o se invece lo vuole lardellato di spot pubblicitari, è evidente che la gente risponderà in quel modo lì e se chiedi alla gente “ vuoi più o meno pluralismo?” beh, la gente immagino che chiederà più pluralismo anche tra quelli che votano per il centrodestra. E allora che cosa succede? Succede che Berlusconi, tramite Letta, fa sapere che sta per vendere le sue televisioni e che quindi è inutile fare il referendum, perché tanto lui le vende le televisioni, in più dice “ mettiamoci d’accordo in Parlamento per una riforma bipartisan delle televisioni, che renda inutile questo referendum che costerebbe un sacco di soldi ai cittadini contribuenti”, naturalmente gli altri, i tonni abboccano, oppure fanno finta di abboccare, Letta fa la spola, tenete presente che il centrosinistra in quel momento insieme alla Lega Nord ha la maggioranza, Berlusconi deve piatire, perché non comanda lui in quel momento. I tonni avviano una trattativa durante la campagna elettorale per il referendum, per vedere se si riesce, fino all’ultimo, a evitare i referendum, solo che Berlusconi sulle sue televisioni bombarda di spot dicendo “ votate no, votate no, votate no al referendum, perché se votate sì non avrete più le televisioni private, non avrete più i vostri programmi preferiti e le TV verranno spente”, sono degli spot terroristici, falsi, per terrorizzare la povera gente che non sa niente di queste cose e sono degli spot talmente falsi, che il garante condannerà le reti Fininvest a ripristinare la verità con degli spot veri, ma la Fininvest ripristinerà la verità una volta votato il referendum.
Dall’altra parte il centrosinistra, invece di sostenere il referendum, non fa praticamente campagna: perché? Perché crede o finge di credere che Berlusconi sia favorevole a fare una legge condivisa, bipartisan, trasversale e che stia per vendere le sue televisioni, anzi c’è pure qualche idiota del centrosinistra che dice “ no, per l’amor del cielo, non venderle a Murdoch, non venderle all’estero! E’ meglio che rimangano italiane anche nelle tue mani”, perché questi sono dei geni! Risultato: la campagna elettorale la fa solo Berlusconi per il no, quella del sì non c’è, anche perché il sì non ha soldi, mentre il no è Berlusconi, alla fine Berlusconi fa saltare il banco, non si fa nessuna legge condivisa, lui non vende nessuna televisione, vince il referendum, perché ha fatto da solo la campagna elettorale e così D’Alema il giorno dopo dice “ eh, adesso ha vinto il referendum, non possiamo più fare una legge che gli tolga almeno una televisione, come dice la Corte Costituzionale”: perché? Perché gli italiani hanno appena votato contro la prospettiva da togliergliene due; a parte che la logica non c’entra niente, perché può benissimo darsi che la gente sia favorevole a togliergliene una e non due e, in secondo luogo, che cosa dice o non dice la gente non c’entra niente, la Corte Costituzionale ha stabilito una cosa e tu la devi fare. E D’Alema dice “ da questo momento con il referendum non potremo più fare una legge a maggioranza senza i voti di Berlusconi sulle tv di Berlusconi”, ossia o Berlusconi vota una legge che gli toglie le tv, oppure noi non la possiamo fare. L’accordo del 94 dura, a quel punto cade il governo Dini e si dovrebbe andare alle elezioni, anche perché Berlusconi sono mesi che urla “ elezioni anticipate, elezioni anticipate! Un colpo di Stato, è il governo Dini che ci impedisce di andare alle elezioni, Scalfaro golpista”, c’era già il Partito dell’Amore all’epoca, Berlusconi insultava il Presidente del Consiglio che non era lui, cioè Dini, il Capo dello Stato chiamandolo golpista, serpente, etc., ma insomma è il Partito Dell’Amore, no? Quando lui fa questi insulti è il dolce Stilnovo! Per cui si pensa, dice “ beh, cade il governo Dini alla fine del 95 e si va alle elezioni, Berlusconi vuole le elezioni” e invece no, Berlusconi ha cambiato idea: perché? Perché deve quotare in borsa le sue televisioni e quindi ha bisogno di stabilità politica, in più non può certo rischiare di perderle le elezioni, in più i giudici di Milano hanno pure scoperto, finalmente, di chi è la famosa All Iberian, che pagava miliardi su miliardi a Craxi, il quale prendeva i soldi per fare le stesse leggi che poi D’Alema farà gratis, o almeno così si pensa.
L'inciucio definitivo: la bicamerale e l'eleggibilità fuorilegge di Berlusconi (espandi | comprimi) - E allora Berlusconi teme fortemente l’aspetto giudiziario, ora che i giudici hanno le mani sulla sua finanza estera, dalla quale poi si scopre che partiranno non solo i soldi per Craxi, ma anche i soldi per pagare i giudici, per aggirare le leggi antitrust in Italia, in Spagna etc.. E allora che cosa decide? Quando è debole sul fronte giudiziario Berlusconi fa la faccia serena e amorevole e chiede aiuto: il suo modo di chiedere aiuto è offrire il dialogo, il centrosinistra, nel momento in cui dice “ dialoghiamo, non andiamo alle elezioni”, che cosa dovrebbe fare? Fare quello che farebbe qualunque politico furbo, cioè andare subito alle elezioni, anche perché ha un candidato molto forte che è stato lanciato da alcuni mesi grazie a un genio della politica, Nino Andreatta, il candidato si chiama Romano Prodi, che nei sondaggi è dato molto favorito; invece D’Alema - chissà come mai! - contro gli interessi del centrosinistra e a favore degli interessi di Berlusconi, che teme le elezioni perché teme Prodi, decide di mettersi d’accordo con Berlusconi per logorare Prodi, che lui considera un intruso nel centrosinistra perché non appartiene al suo giro, e di fare un bel governissimo insieme a Berlusconi e agli altri grandi partiti, che faccia le riforme e che allontani non solo l’arrivo in politica di Prodi, ma anche le ambizioni di leadership di Fini, che già all’epoca stava cercando di smarcarsi dal Cavaliere e, soprattutto, l’imminente ingresso in politica di Di Pietro, che era stato tenuto fuori dal giro per due anni dopo le sue dimissioni da magistrato, era stato bombardato di processi basati sul nulla, infatti sono finiti tutti nel nulla a Brescia, gli hanno fatto una cinquantina di capi d’imputazione in una trentina di procedimenti, altro che la persecuzione denunciata da Berlusconi! Di Pietro è il politico più perseguitato che ci sia stato prima ancora di entrare in politica. E quindi un bell’accordicchio, un bel governissimo quello di D’Alema e Berlusconi! Viene incaricato dell’operazione Antonio Maccanico, che è una specie di inciucio vivente, Maccanico ci prova, ci sono anche delle divertenti intercettazioni telefoniche in quel periodo tra alcuni personaggi che stano nell’éntourage di questo governissimo Maccanico, a cominciare da Lorenzo Necci, ex Presidente delle Ferrovie, nelle quali si parla tranquillamente di amnistia, quello era il governo delle larghe intese o, come disse Dini in un lapsus, in una conferenza stampa, delle larghe imprese, c’erano tutte le grandi imprese e tutti i politici coinvolti in tangentopoli che rischiavano di finire dentro, perché ormai i processi erano arrivati alla fine e che aspettavano l’amnistia: a questo doveva servire questo governo, con la scusa delle riforme. Quando sentite parlare di grande riforma traducete subito in amnistia e impunità: a questo servono in Italia le riforme, come pretesto per fare l’amnistia.
D’Alema e Berlusconi dunque vanno avanti, compaiono per la prima volta insieme a Porta a Porta a braccetto e Vespa, sensale di matrimonio, presenta per la prima volta la coppia Silvio /Max in televisione, i due cinguettano che è una meraviglia, un amore proprio, purtroppo per loro il tentativo va a catafascio, perché Fini da una parte e Prodi dall’altra spingono per le elezioni, fanno saltare il banco e quindi Silvio e Max rimangono promessi sposi. Si va alle elezioni e infatti le vince Prodi, D’Alema a quel punto è destinato a rimanere disoccupato, è talmente sdegnoso nei confronti di Prodi che decide di non entrare neanche nel governo Prodi, anche perché il progetto dell’Ulivo non gli piace, il progetto dell’Ulivo piace a Veltroni, mentre D’Alema lo considera un abominio, D’Alema è per un partito socialdemocratico di tipo ottocentesco e quindi non vuole sentir parlare di Ulivo, ma soprattutto non vuole sentire parlare di società civile, quello è il momento in cui nascono i circoli dell’Ulivo, che vanno oltre i partiti: liste civiche, i club dell’Ulivo, era il momento in cui la gente sperava di essere protagonista, di potercela fare anche all’interno della politica tradizionale. D’Alema non entra nel governo e comincia subito a scavare la terra sotto i piedi a Prodi, inventandosi insieme a Berlusconi una bicamerale per riformare addirittura la Costituzione. L’accordo viene fatto nel luglio del 96, il governo Prodi è appena insediato, gli elettori naturalmente sono gabbati, anche perché nessuno li ha avvertiti che il centrosinistra, se avesse vinto le elezioni, si sarebbe messo d’accordo con Berlusconi per riscrivere la Costituzione, con uno così: Berlusconi in quel periodo era indagato a Milano per corruzione giudiziaria e corruzione semplice, a Palermo per mafia e riciclaggio, indagini poi archiviate e era addirittura indagato già a Firenze come possibile complice delle stragi del 93 insieme a Dell’Utri. Con uno così D’Alema si mette d’accordo per riscrivere non il Codice della strada, ma bensì la Costituzione repubblicana. Nello stesso giorno in cui a luglio fanno l’accordo per la bicamerale passa una legge che proroga sine die le tre reti della Fininvest: che cosa è successo? E’ successo che, entro la fine di agosto, il Parlamento deve fare qualcosa per dare risposta a quella sentenza della Corte Costituzionale, Fininvest da tre reti a due; il Parlamento ha avuto un anno e mezzo per fare qualcosa, non ha fatto una beneamata mazza e adesso c’è la scadenza: l’hanno lasciata arrivare apposta la scadenza, naturalmente, per potersi fingere colti alla sprovvista e giustificare ciò che nessuno giustificherebbe, ossia una proroga per fare in sei mesi ciò che non si è fatto in un anno e mezzo e infatti non lo faranno neanche nei sei mesi successivi. Maccanico dà la proroga affinché Rete Quattro continui a trasmettere fino alla fine del 96 e alla fine del 96 che cosa succede? Niente, un’altra proroga. Dopodiché, nel 97 verrà fatta una leggina nella quale si dice che vale il principio antitrust fissato dalla consulta, ma che a farlo rispettare, nel caso in cui non fosse rispettato e a applicare le sanzioni previste dovrà essere un’autorità per le comunicazioni, che entrerà in funzione solo quando ci sarà stato un congruo sviluppo tecnologico delle televisioni. Che cosa vuole dire “un congruo sviluppo tecnologico”? Può voler dire tutto e niente e infatti non vuole dire niente, è un modo come un altro per dire “ decidiamo la settimana dei tre venerdì”, che non arriva mai, perché ogni settimana di venerdì ne ha uno solo. Infatti da quel momento non ci sarà più neanche bisogno di proroghe, è una proroga sine die, tant’è che nel 2002 la Corte Costituzionale dovrà nuovamente intervenire per dire “ ve l’abbiamo già detto nel 94 che questa situazione non può andare avanti, adesso avete un anno di tempo” e infatti nel 2003, alla scadenza dell’ennesimo ultimatum fissato dalla consulta, Berlusconi, che nel frattempo sarà tornato al governo, si farà il suo decreto salva Rete Quattro. Vogliamo aggiungere ancora “quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”?
Ne aggiungiamo ancora un paio: il primo, Berlusconi è ineleggibile in base alla famosa legge del 1957, quella che rende ineleggibili i concessionari pubblici, chi ha la concessione per l’attacchinaggio dei manifesti non può fare il Sindaco e neanche l’Assessore, chi fa il medico in un’A.S.L. e è dirigente in una A.S.L. non può fare il Consigliere o l’Assessore regionale, sono incarichi incompatibili in quanto sono in conflitto di interessi. La faccenda del medico è una storia di conflitto di interessi tra cariche, la faccenda di televisioni è una storia proprio di concessioni: esattamente come ci sono le aziende di telefonia che operano in concessione dello Stato e i loro proprietari ovviamente non possono essere eletti, allo stesso modo chi ha una radio e ha la concessione per trasmettere o ha una televisione e ha la concessione per trasmettere non può, secondo la legge del 57, ricoprire cariche elettive. Chi stabilisce l’ineleggibilità della persona una volta eletta? La Giunta per le elezioni della Camera, se si è un Deputato, o del Senato, se si è un Senatore, quindi decide la maggioranza parlamentare. Quando quello ineleggibile appartiene alla maggioranza è ovvio che la sua maggioranza lo dichiara eleggibile, anche se è ineleggibile, visto che siamo in Italia! In un altro Paese le regole sono sacre e quindi valgono per gli amici come per i nemici, in Italia, come è noto, per i nemici si applicano e per gli amici si interpretano: infatti nel 94 Berlusconi vince le sue prime elezioni e la Giunta per le elezioni della Camera lo dichiara eleggibile, anche se non lo è, con un éscamotage, ovvero stabilisce che la concessione non è sua, cioè non ce l’ha il proprietario del gruppo Fininvest, ma la concessione ce l’ha il manager, al quale il proprietario ha affidato l’incarico manageriale, quindi praticamente rimane ineleggibile Confalonieri che, non essendosi candidato, non ha mai chiesto di essere eleggibile, mentre il proprietario è eleggibile perché la concessione viene accollata al manager, che non è il proprietario. E’ una truffa naturalmente, vidimata con il timbro della maggioranza parlamentare che però, nel 96, perde le elezioni e diventa minoranza. Nel 96 finalmente Berlusconi, ineleggibile, eletto ma ineleggibile, finisce davanti alla Giunta per le elezioni della Camera dove la sua maggioranza non ha più la maggioranza, perché la maggioranza adesso ce l’ha l’Ulivo. E che cosa fa l’Ulivo? La stessa cosa che ha fatto il Polo due anni prima: continua a dichiarare ineleggibile Confalonieri, che non ha mai chiesto di essere eleggibile perché non si è mai candidato e continua a dichiarare eleggibile Berlusconi, che non lo è e questa scena si ripeterà nel 2001, con Berlusconi nuovamente in maggioranza, nel 2006 con Berlusconi nuovamente in minoranza e nel 2008, con Berlusconi nuovamente in maggioranza. Cambiano le maggioranze, ma l’ineleggibile viene sempre dichiarato eleggibile.
“Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”. L’ultimo, alleno per oggi, è quello che succede nel 1999, ma questo un po’ lo conoscete e quindi lo riepilogo per sommi capi: il governo D’Alema ha bandito la gara per le nuove concessioni televisive, per rimettere ordine nella giungla dell’etere, ciascun titolare, ciascun aspirante editore televisivo tra quelli già presenti sul mercato (Mediaset, Telemontecarlo, Videomusic etc. etc. e quelli nuovi, Europa Sette 1 e Europa Sette 2) presentano le loro credenziali, vengono tutte accolte queste domande, tranne quella di Rete Quattro, perché? Perché è eccedente rispetto al principio antitrust della Corte Costituzionale e quindi Rete Quattro perde la concessione e ottiene la concessione Europa Sette. Che cosa fa il governo D’Alema? Invece di prendere le frequenze di Rete Quattro, spegnerla e cedere le frequenze a Europa Sette, che ha vinto la gara, mentre Rete Quattro l’ha persa, concede un’abilitazione provvisoria a Rete Quattro a continuare a trasmettere anche se non ha più la concessione, lascia le frequenze a un soggetto che non ha la concessione, mentre quello nuovo che ha avuto la concessione non ottiene le frequenze, perché quest’abilitazione provvisoria prosegue nel corso degli anni, fino a quando poi Berlusconi va al governo e sistema le sue pendenze con la Legge Gasparri 1 e, bocciata quella, con la Legge Gasparri 2.
“ Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”, il resto alla prossima puntata, intanto ovviamente su Il Fatto Quotidiano seguiremo ogni giorno l’evoluzione dell’inciucio, cercando di smascherare che cosa nasconde e quali altri accordi sottobanco sono celati in questo nuovo inciucio, anche se ormai sono talmente evidenti che avvengono alla luce del sole, sopra il banco. Passate parola.

Marco Travaglio (Passaparola del 28 dicembre 2009)

Testo 2:
Buongiorno a tutti. Intanto: buon anno! Parlavamo lunedì scorso di inciuci e dell'uomo che da quindici anni si occupa di intrecciare inciuci con Silvio Berlusconi, ossia Massimo D'Alema con la sua ampia corte.
Non solo inciuci ad aziendam (espandi | comprimi) - Tra l'altro vi dicevo la settimana scorsa della figura di Gianni Letta, il quale è un po' il trait d'union, in ottimi rapporti non solo con Berlusconi, essendo un ex dirigente della Fininvest, ma anche con Massimo D'Alema, che l'ha sempre considerato un punto di riferimento irrinunciabile. A questo proposito vi segnalo che, proprio in questi giorni, è uscito un libro scritto da due giornalisti di Annozero e pubblicato da Editori Riuniti, si chiamano Filippo Barone e Giusy Arena su Gianni Letta, dove si raccontano tutti gli scandali che hanno costellato la lunga vita giornalistica, aziendale e poi politica di Gianni Letta, così avrete un altro spaccato di quali sono i protagonisti dei vecchi inciuci e del nuovo inciucio che sta per arrivare e che speriamo si riesca a scongiurare.
Ma dicevo di D'Alema: D'Alema l'abbiamo lasciato alle prese con le questioni televisive, la settimana scorsa abbiamo raccontato di tutti gli inciuci che hanno consentito a Berlusconi di tenersi contro i principi della Costituzione, contro la legge sull'incompatibilità e ineleggibilità dei concessionari televisivi, le sue tre reti televisive, facendo politica e facendo anche per tre volte il Presidente del Consiglio. Ma non ci sono soltanto quegli inciuci ad aziendam, ci sono anche gli inciuci ad personam per Berlusconi e i suoi amici, che hanno avuto la possibilità di evitare più pesanti guai giudiziari non soltanto grazie alle leggi che Berlusconi e i suoi amici si sono fatti durante i loro tre governi, ma tutti dimenticano le leggi che il centrosinistra ha fatto a favore della casta, ma soprattutto a favore di Berlusconi, quando il centrosinistra governava e aveva la maggioranza, ossia tra il 96... anzi tra il 95 il governo Dini e il 2001 e poi tra il 2006 e il 2008. Tutto comincia proprio nel 95, quando per la prima volta il centrosinistra, inteso come i popolari e il PDS, va al governo tecnico, a sostenere il governo tecnico di Lamberto Dini insieme alla Lega Nord e, in quell'estate, viene approvata la prima legge contro la giustizia, che è una riforma della custodia cautelare che rende molto più difficile mettere le manette soprattutto ai colletti bianchi, per una serie di dettagli tecnici che, naturalmente, non è questa la sede per spiegare: lo dico, perché sto studiando questa materia, in quanto sto preparando un libretto che si intitolerà o dovrebbe intitolarsi “ Ad Personam” o qualcosa del genere, che sarà pubblicato da Chiare Lettere a fine mese e quindi lì troverete tutte le leggi vergogna, tutte le leggi ad personam, ad castam, ad aziendam che sono state varate da destra e da sinistra nella seconda Repubblica, le troverete sintetizzate tutte insieme una per una, con le ragioni per cui sono state approvate, con le conseguenze che hanno prodotto e poi, naturalmente, con una sintesi del loro testo, di modo che nulla rimanga impunito, perché è molto facile ricordare le leggi che si è fatto Berlusconi, ma molti preferiscono dimenticare le leggi che a Berlusconi, oppure agli amici propri e anche a lui, sono state fatte dal centrosinistra, quando invece avrebbe dovuto fare quello che aveva promesso ai propri elettori, ossia risolvere il conflitto d'interesse, approvare leggi antitrust, rompere il monopolio televisivo, sottrarre la RAI al controllo dei partiti etc..
La prima è proprio quella della custodia cautelare nel 95, quando i colletti bianchi vengono di fatto salvati, salvo casi eccezionali, dal rischio di finire in galera in custodia cautelare e poi arriva, nel 96, il governo di centrosinistra, sulla tv abbiamo visto che cosa è riuscito a fare e a non fare l'Ulivo, grazie soprattutto a D'Alema e ai suoi uomini che, già all'epoca, erano gli azionisti forti di riferimento del centrosinistra, previa visita di D'Alema, naturalmente, a Mediaset, dove D'Alema disse che Mediaset era un grande patrimonio del Paese, confondendo forse il patrimonio di Berlusconi con il patrimonio del Paese, Mediaset è patrimonio di Berlusconi, il patrimonio del Paese sarebbero le concessioni che, infatti, lui non potrebbe avere per tre televisioni, ma ha sempre ottenuto anche per la terza abusiva. E poi ci sono le leggi contro la giustizia: all'epoca erano leggi ad personas, nel senso che di persone da salvare ce ne erano parecchie anche del centrosinistra, visto che i processi di tangentopoli erano tutti aperti. E allora fu approvata una serie di leggi intanto per rendere sempre più lenti i processi e sempre più probabile la prescrizione: fu approvata una legge che modificava l'articolo 513 del Codice di Procedura Penale, che cosa vuole dire? E' una legge che cestina le prove: con il vecchio articolo 513 succedeva questo, l'imprenditore confessava di aver pagato una tangente a un politico, dopodichè, dopo averlo confessato, patteggiava la pena, evitava il carcere, di solito, ottenendo una pena inferiore ai tre anni e quindi o andava in affidamento ai servizi sociali, se la pena era sopra i due e sotto i tre anni, oppure andava direttamente con la sospensione condizionale della pena e se ne restava a casa sua, se la pena era addirittura sotto i due anni. Patteggiava, usciva dal processo, nel processo rimaneva soltanto il politico corrotto, il quale invece sceglieva il dibattimento, proprio perché il politico ben conosce che conviene tirare alle lunghe, perché intanto può sempre succedere qualcosa e poi comunque la possibilità che il reato vada in prescrizione è molto alta, conseguentemente il politico si fa tutta la trafila: indagini preliminari, udienza preliminare, primo grado, appello e Cassazione, con il vecchio 513 , quello che l'imprenditore corruttore aveva confessato nel suo processo, dove aveva patteggiato la pena per aver corrotto il politico, il verbale valeva, ovviamente, anche nel processo a carico del politico e il giudice che giudicava il politico aveva il diritto di sapere che cosa aveva confessato l'imprenditore, visto che la tangente era la stessa. Se un imprenditore confessa una tangente a un politico il giudice che processa il politico avrà pure il diritto di sapere che cosa aveva detto quell'imprenditore, che quella tangente ha pagato al politico. Invece con il nuovo 513 quello che ha detto l'imprenditore non vale più, se non nel suo processo e quindi nel processo al politico il giudice non può neanche sapere quello che ha detto l'imprenditore, a meno che l'imprenditore anni dopo non decida di andare a ripetere le cose che aveva detto nel suo processo anche nel processo al politico, ma dato che la legge non obbliga l'imprenditore a farlo, quello che si chiama tecnicamente l'imputato di reato connesso o collegato, che è già uscito dal processo e, in ogni caso, essendo un imputato di reato connesso, anche se va in aula e si presenta può sempre rifiutarsi di rispondere, ecco, se il coimputato di reato connesso, che ha già patteggiato la pena (l'imprenditore corruttore) si avvale della facoltà di non rispondere, oppure non si presenta neanche in aula, non gli succede niente e conseguentemente di solito fa così. Perché? Perché non ha voglia di tornare in un'aula di Tribunale, perché non ha voglia di dare fastidio a un politico che tanto, visto che non è uscito di scena, potrà continuare a essergli utile in futuro. Ergo, il silenzio, la scena muta o l'assenza dell'imprenditore che ha corrotto il politico, nel processo al politico fa sì che il politico viene di solito assolto per insufficienza di prove, perché le prove erano sufficienti finché valeva la confessione del politico, ma se la confessione del politico viene cestinata per legge la prova diventa insufficiente e quindi il corruttore è stato condannato, ha patteggiato la pena per aver pagato il politico e quest'ultimo viene assolto dall'accusa di essere stato corrotto dal politico. Vi rendete conto che quindi abbiamo una sentenza che dice che l'imprenditore ha corrotto il politico e un'altra sentenza che dice che il politico non è stato corrotto dall'imprenditore. Questa legge che cestina le prove viene dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, perché è una follia, è un'ingiustizia clamorosa, le prove bisogna vedere se sono buone o meno, non bisogna cestinarle: se proprio si vuole che il coimputato di reato connesso, che è già uscito dal processo e ha patteggiato, vada a ripetere le accuse in aula, bisogna fare una legge che le obblighi a farlo o che lo punisca se non lo fa, di modo che chi ha lanciato la pietra poi non nasconda la mano e vada a ripetere tutto anche nell'altro processo. Invece non fanno niente per disciplinare il diritto al silenzio o al non presentarsi dei coimputati e quindi dichiarano chiaramente quale è la ratio di questa norma, che non è quella di assicurare il contraddittorio tra le parti nel processo, ma è quella di cestinare le prove a carico dei politici colpevoli.
La porcata (espandi | comprimi) - La porcata, come vi ripeto, viene dichiarata incostituzionale dalla consulta dopo che l'avevano approvata Camera e Senato quasi all'unanimità: politici di destra e politici di sinistra, nel 1997. La Corte Costituzionale la boccia nel 1998 e che cosa fanno destra e sinistra insieme nel 1999? Trasformano la legge che la Corte Costituzionale aveva appena dichiarato incostituzionale in legge costituzionale, con la maggioranza dei due terzi, con la doppia lettura Camera /Senato, Camera /Senato e così prendono una legge incostituzionale e la infilano nella Costituzione all'articolo 111, che viene ribattezzato “ giusto processo”. E' quel giusto processo che vi ho detto prima, il corruttore ha corrotto il politico, ma il politico non è stato corrotto dal corruttore, cioè c'è una tangente sicura, viene condannato chi l'ha pagata, ma chi l'ha presa no e questo lo chiamano il giusto processo. Questa porcheria viene fatta da destra e sinistra messe insieme, oggi c'è qualcuno che si indigna, giustamente, per il fatto che Berlusconi vuole infilare nella Costituzione il Lodo Alfano, che la Corte Costituzionale ha appena dichiarato incostituzionale. Ebbene, l'hanno già fatto destra e sinistra insieme nel 1999 e, dato che l'hanno fatto tutti insieme, nessuno ha detto mai niente.Fanno un'altra cosa, sempre nel 1997: depenalizzano l'abuso d'ufficio non patrimoniale; che cosa è l'abuso d'ufficio? E' quando un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio commette un abuso durante la sua attività nella Pubblica amministrazione: dà un appalto alla persona sbagliata, fa un favoritismo in un concorso, lottizza un'A.S.L., questi sono gli abusi d'ufficio di solito. C'è quello non patrimoniale, nel senso che non si riesce a dimostrare quale vantaggio patrimoniale, con il tuo atto abusivo, hai procurato alla persona che hai favorito o quale svantaggio patrimoniale hai procurato alla persona che hai sfavorito, favorendo l'altra. Questo è l'abuso non patrimoniale. Se si riesce pure a dimostrare che l'abuso d'ufficio ha finalità patrimoniali, ossia volevi favorire patrimonialmente la persona che hai agevolato o volevi proprio sfavorire patrimonialmente la persona che hai svantaggiato e allora l'abuso d'ufficio è più grave e si chiama abuso patrimoniale. Che cosa fanno destra e sinistra insieme nel 1997? Depenalizzano l'abuso non patrimoniale, che è quello più facile da dimostrare: l'atto è abusivo, punto, poi chi ci ha guadagnato e chi no non c'entra, l'importante è che l'atto sia abusivo, illegittimo. Perché lo depenalizzano? Intanto perché ci sono intere Giunte Regionali sotto processo per abuso d'ufficio, per avere lottizzato le A.S.L. in Lombardia, le A.S.L. in Piemonte, c'è l'intera Giunta regionale dell'Abruzzo, che è stata addirittura portata in galera in blocco perché si spartiva abusivamente fondi europei. Con questa riforma vengono cancellati i loro reati: perché? Perché non era stato dimostrato il vantaggio patrimoniale, se nomino un tizio del mio partito a direttore generale dell'A.S.L. di Gallarate o di Moncalieri o di Viterbo - che ne so? - vai a dimostrare che l'ho fatto apposta per fare un vantaggio patrimoniale a lui e uno svantaggio patrimoniale a un altro: ho nominato uno del partito, che poi naturalmente mi sarà grato quando dovrà nominare i primari e cose del genere e terrà d'occhio il mio orticello elettorale, no? Vai a dimostrare il vantaggio patrimoniale. Bene, tutto questo tipo di abusi, lottizzazioni, nepotismi, favoritismi, concorsi truccati, familismi etc. etc., quelli che sistemano l'amante, la fidanzata, il figlio etc., è tutto depenalizzato: pensate soltanto ai concorsi universitari, ai figli dei baroni, ai padri etc., tutto depenalizzato. Rimane reato l'abuso patrimoniale, cioè quando riesci a dimostrare il vantaggio patrimoniale, ma le pene vengono dimezzate e così non c'è più l'intercettazione telefonica o ambientale e, soprattutto, c'è una prescrizione talmente breve che è quasi impossibile fare il processo nei tre gradi di giudizio in tempo, prima che cali la mannaia della prescrizione e così, di fatto, l'abuso d'ufficio non c'è più. C'è anche una finalità aggiuntiva in questo inciucio tra destra e sinistra che cancellano il reato di abuso d'ufficio: l'abuso d'ufficio era un reato grimaldello che serviva per entrare in altri reati; se uno fa un abuso non lo fa perché gli piace fare gli abusi, ma lo fa perché si aspetta qualcosa in cambio; poi a volte scopri che cosa ha avuto in cambio e allora lì c'è anche la corruzione, se non scopri che cosa che c'è stato in cambio punisci comunque l'atto abusivo, ma se scopri l'atto abusivo e puoi fare delle indagini su quell'atto abusivo, spesso scopri che poi dietro c'è la mazzetta. L'abuso d'ufficio era diventato un ottimo sistema, per i magistrati, per entrare nel sistema della corruzione e andare a cercare le mazzette: se non puoi più processare le persone per l'atto abusivo non puoi più neanche continuare le indagini e trovare le mazzette, quindi è molto più facile che le mazzette restino nascoste, questo è un altro bell'inciucio e lo dico perché l'altra settimana abbiamo fatto il tormentone di D'Alema che diceva “ quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l'elenco”: ecco, per esempio la depenalizzazione dell'abuso d'ufficio, votato da destra e da sinistra con la maggioranza di centrosinistra, che avrebbe potuto impedire queste cose e invece le ha fatte insieme al centrodestra, riforma del 513 incostituzionale, trasformazione della legge incostituzionale in legge costituzionale e poi una serie incredibile di altre leggi, per esempio quella che ha salvato Dell'Utri. Nessuno se lo ricorda, lo troverete in questo libro che sto facendo, ma nel 1999 Dell'Utri rischiava di finire in galera, perché era stato condannato in appello per false fatture e frode fiscale a Torino, a tre anni e due mesi: tre anni e due mesi sono sopra la soglia dei tre anni, sotto la quale in Italia non si va in carcere, ma si va in affidamento al servizio sociale. Quindi, se la Cassazione avesse confermato quei tre anni e due mesi a Dell'Utri, quest'ultimo sarebbe finito dentro anche se era parlamentare, perché i parlamentari hanno l'immunità dall'arresto preventivo, ma non l'immunità dall'arresto per scontare la pena quando è diventata definitiva, per cui sarebbero andati a prenderlo e l'avrebbero portato in galera. E allora che cosa fa il centrosinistra insieme al centrodestra? Ma la responsabilità maggiore ce l'ha il centrosinistra, perché ha la maggioranza in Parlamento in quel momento: una leggina che consente a Dell'Utri di patteggiare in Cassazione. Ora il patteggiamento in Cassazione è una follia, è un controsenso: perché? Perché il patteggiamento ha un senso in quanto se tu, prima che inizi il tuo processo, decidi di patteggiare la pena risparmi alla giustizia in sacco di tempo e di risorse, perché non vai a fare il dibattimento e conseguentemente non impegnerai giudici, cancellieri etc. per i dieci anni che ci vogliono a fare primo grado, appello e cassazione, patteggi subito e buona notte. E lo Stato in cambio ti dà uno sconto di un terzo della pena, questo è il patteggiamento. Se invece tu ti fai tutte le indagini, tutta l'udienza preliminare, tutto il primo grado, tutto l'appello e poi, alla vigilia della Cassazione, dici “ patteggio”, allo Stato non gliene viene in tasca più niente e quindi, se ti dà lo sconto di pena, te lo dà gratis, nel senso che ci guadagni soltanto tu imputato, lo Stato non ci guadagna niente, ecco perché il patteggiamento non ha alcun senso. Il patteggiamento va fatto subito in udienza preliminare, quando inizia il processo non puoi più patteggiare e invece no: fanno una legge che consente a Dell'Utri di patteggiare addirittura in Cassazione, quando ormai per lo Stato non c'è più alcuna convenienza a accordargli il patteggiamento e così Dell'Utri ottiene di patteggiare la pena in Cassazione, il processo è durato esattamente quello che è durato, perché ormai siamo arrivati all'ultima casella del gioco dell'oca, ma intanto Dell'Utri ottiene lo sconto di un terzo della pena, che gli consente di scendere sotto i fatidici tre anni e quindi di non andare in galera e di restare in Parlamento. Nessuno si ricorda queste cose, ma non le ha mica fatte Berlusconi, le ha fatte il centrosinistra insieme a Berlusconi che, nello stesso periodo, naturalmente gli ha fatto passare una legge pro /Sofri, anche di questo nessuno si ricorda, ma lo stesso promotore della legge pro /Dell'Utri, l'Avvocato Giuseppe Valentino di Alleanza Nazionale, è il primo firmatario di un disegno di legge pro /Sofri e cosa era successo a Adriano Sofri? Che l'avevano condannato in via definitiva per l'assassinio del commissario Calabresi e era finito in galera, perché doveva scontare 22 anni insieme ai suoi complici, Bompressi e Pietro Stefani. A un certo punto aveva chiesto la revisione del processo, sostenendo che c'erano delle nuove prove che lo scagionavano. A giudicare l'ammissibilità della richiesta di una revisione di processo, cioè se si può iniziare il processo di revisione o meno, c'è un filtro che è costituito dalla Corte d'Appello del distretto dove sei stato giudicato e conseguentemente, quando vengono presentate queste presunte nuove prove, la Corte d'Appello di Milano si pronuncia e dice “ non è vero, non sono nuove prove, erano già note, non sono prove e non sono nuove”, per cui niente revisione. Sofri ricorre in Corte di Cassazione e, mentre ricorre in Corte di Cassazione, in Parlamento questo Valentino di Alleanza Nazionale, insieme al centrosinistra ovviamente, presenta una legge che dice che, quando viene chiesta la revisione del processo, una volta dichiarata ammissibile non se ne deve più occupare la Corte d'Appello, che ha già giudicato nel processo principale l'imputato, ma se ne deve occupare la Corte d'Appello del distretto più vicino. Se sei stato giudicato a Milano, nel processo di revisione si va a Brescia: tutto questo lo fanno per premere sulla Corte di Cassazione, infatti quest'ultima, guarda un po', annulla la decisione della Corte d'Appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile la revisione e rimanda le carte alla Corte d'Appello di Milano, che però non può più occuparsene perché, nel frattempo, hanno cambiato la legge e hanno detto che se ne deve occupare Brescia. E allora se ne occupa la Corte d'Appello di Brescia, la quale decide però come quella di Milano e dice “ le prove non sono né nuove, né prove, per cui non è ammissibile la richiesta di revisione”, nuovo ricorso degli Avvocati di Sofri alla Corte di Cassazione, la quale per la seconda volta annulla la dichiarazione di inammissibilità della revisione del processo principale. E a chi manda le carte per valutare per la terza volta l'ammissibilità della revisione del processo? Non più a Brescia, ma ancora una volta alla Corte d'Appello più vicina, cioè è iniziato una specie di gioco dell'oca della giustizia: quelli di Venezia, che sono i più vicini a Brescia, si occupano del caso e, dato che hanno capito l'antifona, cioè che o si accetta la revisione, oppure quelli cambiano nuovamente la legge, accettano di fare la revisione del processo che si celebra a Venezia, davanti alla Corte d'Appello, la quale alla fine decide che non c'è nessuna prova nuova e che quindi vanno ricondannati Sofri, Bompressi, Pietro Stefani e il solito Marino, che però non aveva fatto istanza di revisione e aveva confessato. A quel punto gli Avvocati di Sofri si rivolgono alla Corte di Cassazione contro la sentenza che li ricondanna e la Corte di Cassazione stavolta stabilisce che ha ragione la Corte d'Appello di Venezia, ossia che, anche se era ammissibile la richiesta di revisione, nel processo di revisione giustamente i giudici hanno ritenuto che non bisognasse cambiare la sentenza di condanna definitiva. Quindi mette una pietra tombale sulla faccenda, o forse crede di avervi messo una pietra tombale, perché poco dopo Sofri si rivolge addirittura alla Corte di Giustizia Europea, la quale un'altra volta stabilisce che i giudici italiani hanno rispettato tutte le regole e che conseguentemente la condanna di Sofri è legittima. Ma tutto questo, che ha impegnato i giudici per anni e anni ancora, non sarebbe stato possibile se destra e sinistra insieme, mentre salvavano Dell'Utri dall'arresto, non avessero anche fatto una legge per cercare di salvare Sofri, sottraendolo al suo giudice naturale, quello di Milano, che a lui, come a tanti altri imputati eccellenti (vedi Berlusconi e Previti) non piaceva per niente. Ecco perché poi è difficile, per il centrosinistra, opporsi alle leggi ad personam che si fa Berlusconi: perché quelli del centrosinistra hanno fatto, a loro volta, delle leggi ad personam per Sofri, per Dell'Utri etc. etc..Silenziare i pentiti (espandi | comprimi) - In quella legislatura 96 /2001, mentre D'Alema presiedeva la Bicamerale, Berlusconi pretende dal centrosinistra che passi qualsiasi cosa e il centrosinistra gliele dà tutte vinte: per esempio la legge sui pentiti, una legge che era stata chiesta espressamente da Riina nel papello, una legge che toglie quasi tutti i benefici ai mafiosi che collaborano con la giustizia e in più impone loro anche di parlare di tutta la loro carriera mafiosa nei primi sei mesi della collaborazione. Dopodichè, qualunque cosa dicano, non vale più. Immaginate uno che è stato mafioso per 50 anni, che ha commesso decine di delitti, come fa a ricordarsi in sei mesi tutto quello che ha fatto nella sua vita? A volte magari non dà neanche importanza a certe cose che assumeranno importanza successivamente, quando magari salta su qualcun altro a raccontare qualcosa, o quando magramente al giudice viene da chiedergli qualcosa: ecco, se loro non ne hanno già parlato nelle dichiarazioni introduttive nei primi sei mesi, quello che diranno dopo non sarà più valido. E a che cosa serve, a che cosa mira questa legge, se non a silenziare i pentiti? E' evidente che è così, vogliono tappare la bocca ai pentiti non perché raccontino balle, perché se raccontassero balle li lascerebbero parlare per tutta la vita, ma perché raccontano la verità: molti di loro nel 96, 97 e 98 stavano cominciando a parlare dei rapporti tra mafia e politica, delle trattative tra lo Stato e la mafia ai tempi delle stragi e, addirittura, dei mandanti esterni delle stragi, quindi tutta la classe politica di destra e di sinistra, con la Legge Fassino sui pentiti, decide di cucire la bocca ai mafiosi, di modo che chi si è già pentito torni indietro e si penta di essersi pentito e ritratti tutto, cosa che purtroppo accade dopo quella legge e chi, invece, stava per pentirsi e per collaborare e aggiungere altri particolari è stato silenziato, perché era meglio che non parlasse e che certi altarini non venissero fuori. Ecco perché poi qualcuno oggi fa lo spiritoso e dice “ ah, chissà come mai Spatuzza parla dopo tanti anni!”: perché all'epoca, quando i pentiti parlavano, i politici hanno pensato bene di farli stare zitti, creando un clima tale per cui, per diversi anni, si è capito benissimo che non conveniva parlare di certi argomenti, perché la politica, invece di fare di tutto per far dire la verità ai mafiosi, aveva tutto l'interesse a che i mafiosi stessero zitti sui rapporti con la politica.
Sempre a proposito di quali sono gli accordi sottobanco fatti da centrosinistra e centrodestra che D'Alema ci chiede di ricordargli e di rammentargli, che dire della chiusura delle carceri di Pianosa e Asinara, che è un altro punto del papello di Totò Riina, che è stato realizzato negli anni del centrosinistra? Altro che 41 bis! Era un'altra cosa il 41 bis nelle isole, lì sì i boss non riuscivano veramente a comunicare verso l'esterno e, guarda caso, sono stati riportati tutti nelle carceri continentali, dove è molto più facile intrattenere rapporti anche stando al 41 bis. E che dire della legge che ha addirittura abolito l'ergastolo per i mafiosi coinvolti nelle stragi? Nessuno se le ricorda, queste cose, ma per alcuni mesi nel 99 il centrosinistra e il centrodestra insieme hanno abrogato l'ergastolo per il reato di strage, consentendo l'accesso al rito abbreviato anche agli imputati di strage: il rito abbreviato è quello che si fa subito davanti al G.I.P. in udienza preliminare, senza iniziare il dibattimento, con le prove trovate dai Pubblici Ministeri. Su quella base si fa il rito abbreviato, che dura pochissimo: non si fa il dibattimento e quindi, in cambio, hai fino a un terzo di sconto della pena. Se uno ha fatto una strage prenderebbe l'ergastolo, quanto è in terzo dell'ergastolo? Trenta anni. Invece dell'ergastolo, i boss mafiosi delle stragi del 92 e 93 improvvisamente potevano arrivare a prendere soltanto trenta anni, che poi in Italia diventano venti con l'istituto della liberazione anticipata e, dato che erano tutti in galera da una decina d'anni, avrebbero avuto dinanzi a sé solo più dieci anni da trascorrere in carcere e avrebbero anche potuto ottenere i primi permessi premio, perché avevano già scontato quasi la metà della pena. Questa è un'altra clamorosa defaillance del sistema antimafia e è, guarda caso, un'altra delle richieste che Riina aveva scritto nel papello, che è stata soddisfatta, almeno per alcuni mesi, della legislatura del centrosinistra, dopodichè le proteste dei parenti delle vittime di Via dei Georgofili furono così forti che alla fine, per fortuna, almeno sull'ergastolo il centrosinistra tornò indietro e ripristinò un'aggravante speciale che riportava quei trenta anni all'ergastolo e quindi neutralizzava l'effetto di sconto che portava gli stragisti a avere trenta anni e non più la pena a vita. Inoltre ci sono le leggi sui reati fiscali, le leggi che aboliscono alcune fattispecie di utilizzo di false fatture, che consentono a Dell'Utri un ulteriore sconto di pena, senza neanche il rischio di dover chiedere l'affidamento ai servizi sociali, ossia lo fanno scendere sotto i due anni, entro i quali è compresa la sospensione condizionale della pena. C'è una serie di leggi impressionanti - e poi le troverete nel libro - che rispondono perfettamente alla domanda che D'Alema ha posto: “quali sarebbero gli accordi sottobanco?”.
Dopodichè arriva Berlusconi nel 2001, perché ha fatto saltare la Bicamerale: Bicamerale dove il centrosinistra si era venduto l'anima, aveva concesso le cose più incredibili, vi basti sapere che la bozza sulla giustizia votata dalla destra e dalla sinistra in Bicamerale, eccetto Rifondazione Comunista, era praticamente la ricopiatura del piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, che infatti ne reclamò il copyright in un'intervista al sottoscritto e, alla fine, Berlusconi gliela ha pure fatta saltare, perché voleva pure l'amnistia e, dato che le elezioni ormai erano vicine, l'amnistia non la volevano né il centrosinistra né i leghisti, né Alleanza Nazionale, ne aveva bisogno lui insieme ai suoi compari. Non gliela hanno data e lui gli ha fatto saltare la Bicamerale, ma tanto in quei cinque anni aveva ottenuto tutto quello che voleva, che bisogno aveva di regalare a D'Alema la patente di padre costituente? E infatti la riforma costituzionale Berlusconi se la è organizzata in casa, in quella baita del Cadore insieme a Calderoli e altri grandi costituzionalisti: quella è la legislatura 2001 /2006, governo Berlusconi, maggioranza di centrodestra, in cui nascono leggi ad personam, nel senso che Berlusconi se le fa per sé, non ha più bisogno del centrosinistra, perché il centrosinistra si è dissanguato e adesso è in minoranza. Avrà bisogno del centrosinistra nuovamente dal 2006 al 2008 e infatti dal 2006 al 2008 il centrosinistra ricomincia a dargliele tutte vinte: l'ordinamento giudiziario Castelli, che era una serie di decreti delegati su cui poi il governo avrebbe dovuto esercitare le deleghe, se il governo di centrosinistra non li avesse voluti esercitare, quei decreti delegati, la riforma Castelli sarebbe stata cestinata e questo avevano promesso in campagna elettorale quelli del centrosinistra e invece hanno fatto passare quasi tutta la riforma Castelli, trasformandola in Mastella, con un cambio di vocale e un cambio di consonante, per creare i presupposti di quegli incredibili procedimenti disciplinari contro magistrati scomodi, che hanno portato alla cacciata di De Magistris e poi dei magistrati di Salerno, proprio grazie alla riforma Castelli /Mastella e, quando si è scoperto che la security della Telecom raccoglieva dossiers su giornalisti, magistrati, imprenditori e politici, che cosa ha fatto il governo di centrosinistra? Una legge per imporre l'immediata distruzione di quei dossiers e, in uno di quei dossiers, si parlava di un certo “ Fondo Quercia”, sul quale si stavano scatenando i migliori spioni del mondo per andare a vedere se, per caso, quella quercia aveva qualche parentela con la Quercia dei DS e è strano: prima ancora di sapere che cosa c'è nei dossiers di Tavaroli fai già un decreto per dire che vanno distrutti? Destra e sinistra tutti insieme? Voi capite perché poi uno parla di ricatti dietro alla politica degli inciuci, di ricatti incrociati e trasversali: io distruggo i dossiers tuoi e tu distruggi i miei e poi l'indulto; l'indulto con il centrosinistra in maggioranza, che salva Previti facendo un indulto di tre volte più ampio di quello che serviva per sfoltire le carceri in quel momento: invece di fare un indulto con uno sconto di pena di un anno ai detenuti, ne fanno uno con uno sconto di pena di tre anni, perché a Previti serviva uno sconto di tre anni, altrimenti sarebbe rimasto agli arresti domiciliari, indulto che naturalmente viene allargato ai reati di corruzione e anche di corruzione giudiziaria e perfino di voto di scambio politico mafioso, evidentemente perché c'erano interessi per salvare imputati di corruzione giudiziaria e sappiamo chi sono (Previti) e di voto di scambio politico /mafioso, quelli non sappiamo chi sono perché.. magari lo scopriremo tra qualche anno, visto che l'indulto vale per tutti i reati commessi fino al 2006, che magari verranno scoperti nel 2009, nel 2010 o nel 2011.
Non so se ho risposto alla domanda di Massimo D'Alema: “ quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l'elenco!”. Credo che se il centrosinistra fosse stato per un solo giorno antiberlusconiano, come viene accusato di essere stato per quindici anni, Berlusconi non sarebbe più in politica, sarebbe stato dichiarato ineleggibile, gli sarebbero state tolte le televisioni e non in base a leggi comuniste o estremiste, ma in base a leggi liberali che già esistono: legge del 57 e sentenza della Corte Costituzionale 94 /2002. Il fatto che non si sia voluto fare neanche il minimo dimostra non solo che l'antiberlusconismo nel palazzo, a parte Di Pietro e pochi intimi, non è mai esistito, ma che il problema in Italia è proprio il centrosinistra berlusconiano o berlusconizzato e questo spiega per quale motivo ancora una volta, non essendoci noi liberati e non riuscendo mai a liberarci della classe politica che ci ammorba da trenta anni a questa parte, siamo costretti a rivivere continuamente ogni giorno la stessa scena e oggi abbiamo nuovamente Violante, abbiamo di nuovo D'Alema, abbiamo di nuovo Berlusconi, che rifanno le stesse cose che hanno fatto per quindici anni e che tentano anche di negarle, quando ormai li si vede a occhio nudo dalle facce, dagli ammiccamenti che cosa stanno facendo e che cosa vorrebbero fare. Ecco perché penso che, per liberarci del berlusconismo e di Berlusconi, non ci si possa concentrare solo sulla figura di Berlusconi, ma anche di quegli altri che, in questi anni, gliele hanno date tutte vinte e ecco perché, dopo il “ no Berlusconi day”, penso che abbia ragione Pietro Rica quando, per il 6 febbraio a Milano, propone di tenere un “ no D'Alema day”, magari più piccolo, magari più circoscritto, ma sarebbe un segnale, perché i due si tengono su reciprocamente come le due carte che stanno in piedi sul tavolo fino a quando non ne cade una e, dopodichè, cade anche l'altra. Ricordatevi quel detto di Petrolini che, quando un contestatore, dal loggione lo fischiava durante i suoi spettacoli, lo fischiava una volta, lo interrompeva la seconda e lo interrompeva la terza, a un certo punto Petrolini alzò gli occhi e disse “ io non ce l'ho con te, ce l'ho con il tuo vicino, che non ti ha ancora buttato di sotto!”.
Passate parola e buon anno!

Marco Travaglio (Passaparola del 4 gennaio 2009)

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