"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

Il presente blog costituisce un almanacco che in origine raccoglie i testi completi dei post pubblicati su: http://www.laquartadimensione.blogspot.com, indicandone gli autori, le fonti e le eventuali pagine web (se disponibili).

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sabato 27 settembre 2014

“ARTICOLO 18 SÌ”, ANZI “NO”: IL MATTEO DOUBLE FACE

Uno specchietto per le allodole, un totem ideologico, una cosa che “non interessa nessun imprenditore e nessun precario”. L’articolo 18 è “un falso problema”, un modo per “non parlare dei problemi reali” concentrandosi solo sulle “fisime ideologiche”. Quanto era combattivo Matteo Renzi quando era lontano da Palazzo Chigi e si candidava alle primarie del Pd. Oppure quando si preparava alla rivincita mentre Bersani cercava di vincere le elezioni. Risentire oggi, o rileggere, quelle parole è illuminante oltre che agghiacciante. Lo scarto tra i “due Renzi” è straordinario e descrive egregiamente la natura del personaggio. Quello che era vero ieri oggi diventa falso e viceversa. L’annuncio di allora viene smentito e così via in una girandola di dichiarazioni, frasi a effetto, sortite improntate all’effimero e al giorno per giorno. Fino a quando sarà possibile, fino a quando potrà durare.
Era così netto nelle sue ipotesi di “Jobs Act” – fatto tutto di tutele crescenti, vere, e di ampliamento dei diritti – che il segretario della Fiom, Maurizio Landini, lo prendeva sul serio e gli chiedeva, addirittura, di allargare l’articolo 18 a tutti. Si pensi all’intervista a La Stampa rilasciata all’inizio del 2012 quando il governo Monti stava preparando la riforma dello Statuto tramite la legge Fornero: “L’articolo 18 è un gigantesco specchietto per le allodole” spiegava Renzi tutto serio. “Se ci interessano gli aspetti tecnici sentiamo che hanno da dire Pietro Ichino e Stefano Boeri (in realtà si tratta di Tito, ndr) mentre se ci interessa l’aspetto politico, mi pare che il tema ruoti attorno a un totem ideologico”. Ancora più forte la dichiarazione del 24 marzo di quell’anno, a margine dell’assemblea nazionale dei giovani di Confartigianato: “L’articolo 18 è ormai soprattutto un simbolo, non una discussione concreta per la vita degli imprenditori. Non ho mai trovato un imprenditore che mi abbia posto il problema dell’articolo 18 come ‘il’ problema della sua azienda. E non ho mai trovato un ragazzo di 20 anni che mi abbia posto il tema dell’articolo 18 come fondamentale per la sua carriera”. 
La frase, identica, fu poi ripetuta a giugno dello stesso anno, durante una puntata di Servizio Pubblico di fronte a un attento Michele Santoro (clicca qui) . Non si trattava di battute “dal sen fuggite”, perché Renzi, in quei giorni, spiegava a tutti che per la crescita il governo Monti avrebbe dovuto “snellire la burocrazia, dare tempi certi alla giustizia, abbassare la pressione fiscale”. “È su questo che Bersani dovrebbe incalzare molto di più il governo e che si gioca il futuro del centrosinistra, non sull’articolo 18” affermava in una intervista al Mattino. Il 31 marzo, alla conferenza programmatica del Pd di Firenze, ribadiva il concetto: “L’articolo 18 è un falso problema”. “L’articolo 18 – aggiungeva – è una importante legge del 1970, ma a me interessa dire che se vogliamo aiutare le imprese e l’occupazione di questo territorio bisogna fare cose concrete e creare posti di lavoro”. 
Dopo la riforma Fornero, Renzi decideva di omaggiare il ruolo di Pier Luigi Bersani: “Il fatto che sia stato reintrodotto il principio del reintegro nella riforma dell’articolo 18 segna una vittoria del Pd e del suo segretario Pier Luigi Bersani”. A Lucia Annunziata che lo intervistava il 17 giugno 2012 diceva invece che l’articolo 18 è “un totem, un falso problema”. Poi, lanciando ufficialmente la sua campagna per le primarie del Pd, al Palazzo della Gran Guardia di Verona, ripeteva queste ispirate parole: “Il problema del diritto del lavoro non è l’articolo 18, non c’è collegamento fra quello e la precarietà. Il nostro obiettivo è ridurre le norme sul lavoro e semplificarle”. Anno nuovo, il 2013, stessa musica. Il 7 gennaio, durante l’inaugurazione di Pitti Immagine Uomo, si cimentava in una citazione classica: “Sull’articolo 18 c’è la dimostrazione plastica di guardare il dito mentre il mondo ci chiede di guardare la luna”. 
Quando diventa segretario del Pd, dopo una campagna per le primarie in cui dell’articolo 18 non dice nulla, riunisce la direzione del suo partito per presentare il Jobs Act come una “prospettiva per l’Italia” perché, dice di nuovo senza ridere, “con le riforme istituzionali non si mangia”. “Se rimettiamo il paese a discutere dell’articolo 18 facciamo la solita grande manfrina mediatica che entusiasma gli addetti ai lavori e non riusciamo a essere credibili innanzitutto con i nostri”. Meglio di come lo diceva lui non saprebbe dirlo nessuno. 


Le quattro mosse per sanare il calcio dall'overdose mortale

Carlo Tavecchio, neopresidente della Federcalcio, è stato ferocemente osteggiato per essersi lasciato andare a una battuta infelice: aveva definito un giocatore di colore «un mangiatore di banane» (Buon Dio, non si può dire più nulla, il nostro vocabolario, come nel '1984' di Orwell, sarà presto ridotto a una 'neolingua' fatta di eufemismi ridicoli). Però le sue prime proposte di riforma, riduzione della rosa delle squadre a 25 giocatori, almeno 8 devono provenire dal vivaio, non più di due extracomunitari per squadra, sono coerenti e, sia pur puntando su diversi obbiettivi, vanno tutte nella stessa direzione. Il primo obbiettivo, anche se non il più importante, è ridurre i costi delle società, costringendole a costumi più sobri. Il secondo obbiettivo è di cercare di riequilibrare un po' il Campionato impedendo, o perlomeno tentando di impedire, alle solite note di fare razzia di tutti i giocatori più forti. Pochi ricordano che nel dopoguerra, proprio per questo motivo, una squadra non poteva avere in rosa più di 16 giocatori, gli altri doveva pescarli dalla 'Primavera'. Il terzo obbiettivo è di ridare il calcio italiano, almeno in parte, ai giocatori italiani, alla luce anche della figuraccia che abbiamo rimediato agli ultimi Mondiali. E' evidente infatti che se le nostre squadre sono zeppe di stranieri, a volte dei brocchi pescati qua e là solo per dare in pasto al pubblico delle 'novità', per i giovani calciatori italiani non c'è posto, non hanno la possibilità di crescere. C'è stato un periodo in cui il Milan di Berlusconi, antesignano-distruttore anche in questo, aveva come 'terza scelta' Rivaldo, il capitano del Brasile campione del mondo. Eppure avrebbe dovuto insegnare qualcosa, da tempo, la lezione del Barcellona e, con essa, della Spagna che negli ultimi anni hanno dominato il calcio europeo e mondiale. Tutti i più importanti giocatori del Barça, da Iniesta a Xavi a Busquets a Piqué allo stesso Messi che vi è entrato a 14 anni, vengono dalla 'cantera', dal vivaio. Il quarto obbiettivo è il più ambizioso ma è quasi una 'mission impossible'. Cercare di restituire al calcio tutti quei motivi rituali, mitici, simbolici, sentimentali, identitari che per più di un secolo ne hanno fatto la fortuna. Il calcio infatti prima di essere spettacolo, prima di essere gioco, prima di essere sport è un rito. Un rito collettivo e identitario. Come faccio a identificarmi in una squadra se vi giocano undici stranieri, e i calciatori cambiano ogni anno, e spesso all'interno della stessa stagione, con tanti saluti alla regolarità del Campionato, se le maglie, per esigenze degli sponsor, in trasferta non sono quelle tradizionali? Il business l'ha avuta vinta su tutto svuotando il calcio dei suoi contenuti più autentici. Addio al rito della domenica e al subrito della schedina giocata al bar di sabato. Per esigenze televisive si gioca tutta la settimana. Al venerdì c'è l'anticipo di B. Al sabato la B e due anticipi di A. La domenica una partita si gioca a mezzogiorno, altre, le meno importanti, di pomeriggio, la sera c'è il clou. Il lunedì il posticipo di A. Poiché la Coppa dei Campioni non è più la Coppa dei Campioni (un tempo vi partecipavano solo le squadre che avevano vinto i rispettivi campionati nazionali con eliminazioni secche in partite di andata e ritorno) ma è diventata la pletorica Champions League a gironi, si gioca praticamente ogni martedì e mercoledì. Il giovedì c'è la comica Europa League. Senza contare la Coppa Italia, la Coppa dei vincitori di Coppa, le Coppe intercontinentali.
Qualche anno fa, in una domenica canicolare di giugno, ci fu a Milano, davanti alla sede della FIGC, una civilissima manifestazione degli svilaneggiatissimi ultras, in rappresentanza di 68 società, al grido di «Ridateci il calcio di una volta!». Ma quel calcio non tornerà più. Perché morirà prima. Di overdose.


martedì 9 settembre 2014

Caro Capanna, ti autoassolvi con troppa disinvoltura

Ho letto la bella intervista di Emiliano Liuzzi a Mario Capanna. Conosco Capanna dal 1968 e ho per lui stima e anche affetto. Perché è stato una delle rarissime persone capace di entusiasmarmi, agli inizi del movimento studentesco, non ancora MS. Capanna era personalmente contrario alla violenza. Preferiva gli sberleffi ludici, come il lancio delle uova alla Scala sulle 'sciure' invisonate. O come quando in Largo Gemelli, con un megafono in mano, ordinò ai carabinieri della locale stazione di arrendersi. Fummo subito caricati e ci rifugiammo in una chiesa sconsacrata, lì vicino. Ma eravamo circondati, in trappola. Capanna con altri afferrò una grande asse di legno che serviva per i restauri e la usò come un maglio contro una porticina che dava sul retro. Era una scena medioevale. Nella mia immaginazione postuma lo vedo con indosso una tonaca da monaco (del resto, con quel viso umbro, ce l'aveva un po' l'aria del monaco eretico). Era contrario alla violenza ma ebbe la grave responsabilità politica di avallarla e si autoassolve con troppa disinvoltura. Dimentica gli innumerevoli, selvaggi, pestaggi avvenuti davanti alla Statale. Nel febbraio del 1972 ce ne furono uno dietro l'altro, contro uno studente israeliano sospettato, naturalmente a capocchia, di essere una spia della Cia, l'altro contro un sindacalista della Uil, Giovanni Conti accusato in un comunicato dell'MS oltre che di nefandezze politiche di alzare il gomito e di amare la notte. Tale era, sotto le parole rivoluzionarie, il moralismo bacchettone dell'MS. Io allora lavoravo all'Avanti! e avevo lasciato quasi da subito l'MS proprio per questo 'vizietto' del linciaggio. Scrissi questo corsivo: «Il Movimento studentesco c'è ricascato. A poche settimane di distanza dall'aggressione del sindacalista della Uil, Giovanni Conti, un altro episodio di violenza vile e stupida che non trova aggancio in alcuna seria motivazione politica, ha avuto come teatro la Statale e come protagonisti i picchiatori del Movimento studentesco. A questo punto non si tratta più di casi isolati, di 'ragazzate' di qualche frangia particolarmente irrequieta dell'MS -come sostiene, fingendo il nulla, Mario Capanna- ma di metodo. E il linciaggio, la caccia all'uomo e alle streghe, israeliane e non, le grida al 'monatto', sono metodi che, ce ne doliamo con Capanna, echeggiano le abitudini delle squadracce fasciste, sono, soprattutto, espressione di una mentalità (forse inconsciamente) fascista. Il Movimento studentesco deve uscire dall'equivoco. Il linciaggio e l'isteria collettiva non fanno parte del linguaggio politico ma della patologia medica». Quando rimisi piede in Statale i katanga mi circondarono, volevano farmi la festa. Mi salvai rifugiandomi sotto le ali protettrici di Capanna.
Nel 1973 scrissi per Linus una lunga inchiesta sui vari gruppi della sinistra extraparlamentare, che Oreste del Buono titolò 'L'extramappa', in cui fra le altre cose prendevo in giro Luca Cafiero leader dell'MS, braccio destro di Capanna. Qualche sera dopo mentre rincasavo arrivarono in quattro, con i caschi da motocicletta e le catene. Quando il capo del manipolo mi fu quasi addosso lo riconobbi al di là della visiera: era Giorgio Livrini, un allegro ragazzo con cui sei anni prima avevo fatto il guardiaporte alla Statale, ma che si era appesantito nella stazza del picchiatore. Dissi: «Giorgio..». Vidi passare nei suoi occhi un lampo, che diceva: «Questo qui o lo ammazzo, perché mi ha riconosciuto, o lasciamo perdere». Finimmo tutti e cinque da Oreste a bere un bicchiere. A me è andata bene, altri sono finiti in sedia a rotelle.
Capanna dimentica con troppa disinvoltura che quelli dell'MS andavano in giro gridando «Fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero», «Uccidere un fascista non è reato», spaccando vetrine e, all'occorrenza, anche crani.
Capanna dice di aver pianto a dirotto per Soriano Ceccanti reso paralitico da un proiettile della polizia, ma non sparse una lacrima per il diciassettenne Sergio Ramelli morto dopo un'atroce agonia in seguito a una bastonatura selvaggia. Non furono quelli dell'MS a sprangarlo, ma elementi di Avanguardia Operaia. Però il clima era quello.
Il Sessantotto, se non avesse avuto esiti tragici, sarebbe stato, per prendere un'espressione usata da Luigi Einaudi per la massoneria, «una cosa comica e camorristica». Erano quasi tutti figli della borghesia (l'MS aveva nelle sue file un solo operaio, un certo Lo Bue, che portava in giro come una 'madonna pellegrina') i cui leader (non Capanna che non ha fatto nessuna carriera) erano in perfetta malafede e già pensavano di inserirsi negli alti posti di comando di quella stessa borghesia che dicevano di voler combattere («Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi»). L'esempio classico, ma è solo uno dei tantissimi nomi che si potrebbero fare, è quello di Paolo Mieli che militava in Potere Operaio, PotOp per gli amici, ad altissimo tasso di concentrazione di figli dell'alta borghesia e dell'aristocrazia romane tanto da meritarsi il soprannome di 'molotov e champagne'.
No, Mario, non furono anni 'formidabili'. Furono anni infami. E un po' di autocritica dovresti farla anche tu.


lunedì 8 settembre 2014

Mappe - Il leader che spara sul quartier generale

Lo sguardo degli italiani sul futuro economico del Paese è scettico. Anzi: piuttosto pessimista. Eppure, la fiducia nel governo resiste. Tanto più nei confronti del premier. Di Renzi. Lo dimostrano i primi sondaggi realizzati dopo la pausa estiva.

Non è un fatto nuovo. È avvenuto anche in passato. Quando al governo erano Berlusconi, in particolare, e, più di recente, Monti. È l’effetto di diversi fattori. Riflette, in particolare, la capacità del leader di trasmettere fiducia ai cittadini. E, reciprocamente, la ricerca, da parte dei cittadini, di qualcosa o qualcuno in cui credere, in tempi di crisi. Il problema, però, è che se la crisi dovesse acuirsi ancora e durare a lungo, com’è probabile, allora la sfiducia tenderebbe a trasferirsi, soprattutto, sul governo e, per primo, sul Capo. Ne è ben consapevole Renzi. Il quale, anche per questo, sta seguendo una strategia di comunicazione e di relazioni, in parte, diversa dalla fase precedente.

1. In primo luogo, sembra aver temperato lo stile iper-cinetico dei primi mesi di governo. Non che sia divenuto “lento”, ci mancherebbe. Non è nella sua natura. Ma ha cambiato tabella di marcia. Non più — solo — tappe ripetute, a scadenze ravvicinate. L’orizzonte di governo, così, si è allungato. Abbraccia i prossimi 1000 giorni. E giunge, cioè, quasi alla fine della legislatura. Un modo per lanciare due messaggi. A) Che intende restare e governare a lungo. B) Che è finito il tempo dell’annuncite. Degli annunci reiterati e ansiogeni, senza soluzione di continuità. Oggi Renzi detta tempi “realisti”. Anzi, chiarisce che “correrà” per mesi, anni. “Passo dopo passo”. E, dunque, durerà a lungo. Come la legislatura. Naturalmente, ciò non significa che Renzi abbia, davvero, rinunciato all’idea di elezioni anticipate. Dipende: dall’opportunità, dalla convenienza, dalle condizioni — economiche e politiche — generali. Insomma, dal clima d’opinione.

2. Anche per questa ragione il premier ha affilato l’altra faccia della sua strategia di comunicazione e di relazioni. Ben espressa, nei giorni scorsi, dalla sua assenza all’incontro organizzato, come ogni anno, a Cernobbio dal Forum Ambrosetti. Il “salotto buono” (come ha appuntato ieri Eugenio Scalfari) frequentato dai principali attori dell’impresa e della finanza. Oltre che, di riflesso, delle istituzioni e della politica. (Era presente anche Roberto Casaleggio, ideologo del M5s.) Renzi, invece, ha preferito inaugurare una rubinetteria. Si è recato a Gussago, nel bresciano. Dove «le imprese investono». E, ha aggiunto, «ne girerò tante». Un modo esplicito per dichiarare la sua “diversità” rispetto alla classe dirigente nazionale. La sua “estraneità” rispetto ai luoghi e ai gruppi che guidano e controllano la politica e i mercati. I “grandi imprenditori”. Ma non solo, visto che a Cernobbio si riuniscono anche i gruppi dirigenti della finanza. E del sindacato. Verso il quale Renzi, d’altronde, non ha mai mostrato particolare attenzione. Fin dall’inizio ha annunciato che «la musica è cambiata. Andiamo avanti anche senza i sindacati ». E, dunque, anche senza concertazione.

Così, Renzi ha proceduto “veloce”, marcando la sua distanza dal sindacato ma anche dalle associazioni imprenditoriali. Da molto tempo, in declino di consensi, fra gli elettori. Il sindacato, in particolare: stimato da circa 2 italiani su 10. E, di conseguenza, guardato con diffidenza dagli altri 8. Anzitutto e soprattutto, dai lavoratori dipendenti. D’altronde, la componente più ampia degli iscritti è costituita dai pensionati. Mentre la fiducia nelle associazioni degli imprenditori non supera il 30%. Renzi, in altri termini, ha scelto di prendere le distanze da soggetti e organizzazioni che gran parte dei cittadini considera “lontani” dai loro problemi e dai loro interessi. Complici della Casta. Anzi, anch’essi Casta (e, dunque, non “casti”). Per la stessa ragione, il premier ha agito, senza troppa diplomazia, nell’ambito della Ue. Dove ha “imposto” la ministra degli Esteri, Federica Mogherini, come “Lady Pesc”. Cioè, al posto di Alto Rappresentante per la politica estera europea. Dopo lunghe trattative e tensioni molto accese. Ieri, a Bologna, ha annunciato il “patto del tortellino” con i leader della sinistra europea, per prendere le distanze dalla Germania e dalla Merkel.

Perché a Renzi interessa contare, ma, ancor più, marcare i confini con i “poteri forti”. In Europa. E non solo. Gli interessa mostrarsi “dalla parte del popolo”. Per usare le sue parole: “Contro l’Europa delle banche e a favore dell’Europa delle famiglie”. Contro l’establishment che oggi lo tratta con sospetto o, peggio, con dispetto. Ma, come ha sostenuto di recente, sul Sole 2-4 Ore , intervistato dal direttore Roberto Napoletano, «è lo stesso che ha portato il Paese in queste condizioni». Mentre lui, lo ha ribadito ieri, alla Festa dell’Unità a Bologna, non accetta lezioni «da tecnici della Prima Repubblica».

Renzi, dunque, oltre agli amici, sceglie con cura i “nemici”. I “gufi” che scommettono contro di lui e contro il governo. L’establishment, appunto. Che controlla economia e affari. I professionisti del sindacato, i circoli degli affari e dell’impresa. Dell’informazione e della cultura. Allo stesso tempo, non esita a riproporre il blocco delle retribuzioni dei dipendenti. Pubblici. In primo luogo: statali. Non solo perché, come ha ammesso la ministra Madia, «non ci sono i soldi». Ma anche perché il pubblico impiego, gli “statali”, nella percezione popolare, rappresentano una categoria privilegiata. Non (sol) tanto dal punto di vista retributivo, anche per condizioni e tempi di lavoro, oltre che (un tempo, soprattutto) di pensionamento.

Renzi, dunque, per contrastare le difficoltà crescenti che minacciano la popolarità del suo governo, polemizza contro il mondo economico e politico. Di cui, tuttavia, anch’egli fa parte. Prende le distanze dalle caste e dai gruppi di interesse. Dalle categorie sociali “privilegiate”. Dall’establishment europeo e statale. Dagli “statali”. Anche dal Pd. Che Renzi ha trasformato in PdR. Renzi oggi è il leader di un post-partito e di un post- governo personale. Premier di un “popolo” di post-italiani. Che, come avvertiva Edmondo Berselli oltre 10 anni fa, abitano un “Paese provvisorio”. Da ciò il problema di Renzi. Perché è difficile correre veloce, da solo contro tutti, per mille giorni e oltre. Senza che la “provvisorietà”, più che un vizio, divenga uno stile narrativo necessario per governare il Paese. Dunque, uno stile di governo, visto che, in tempi di democrazia ibrida, la distanza fra narrazione e governo è molto sottile.

 

domenica 7 settembre 2014

Crisi euro: il coniglio dal cilindro di Mario Draghi

Mario Draghi, il grande illusionista, ha tirato fuori un altro coniglio dal cappello, ma questa volta i mercati potrebbero rubarglielo per arrostirlo. Ed infatti i broker di mezzo mondo hanno già iniziato a diffondere la notizia del prossimo banchetto. Ma andiamo con ordine e spieghiamo bene cosa sta succedendo nella quasi moribonda economia europea.
Ormai è chiaro che Eurolandia è in deflazione, su questo nessuno ha alcun dubbio anche se i falchi tedeschi continuano a negare l’evidenza. Deflazione legata alla caduta della domanda, basicamente non ci sono soldi e le aspettative della popolazione sono negative, non c’è fiducia nei governi e nella finanza. Risultato i prezzi iniziano a scendere perché nessuno compra e questo deprime ulteriormente l’economia e gli umori. Scenario nero insomma.
Nel mercato finanziario le cose non vanno certamente meglio: 700 miliardi di euro di Asset Back Securities, debiti creati dai giochi di prestigio dei derivati, quasi tutti contratti da piccole e medie imprese; 1.700 miliardi di indebitamento bancario ancora da smaltire in qualche modo, anche questo principalmente relazionato ai giochi di prestigio dei derivati. Un debito che pesa come un macigno sulle banche, ecco perché non prestano soldi alla gente né alle medie e piccole imprese, risultato: manca liquidità sul mercato.
Come possono queste due misure aiutare la deflazione? Per acquistare 500 miliardi di asset back securities Draghi deve stampare moneta, e lo deve fare in un momento in cui gli Stati Uniti stanno riducendo l’ammontare di carta moneta che immettono sul mercato nazionale ogni mese. Questo dovrebbe deprimere i tassi di cambio ed infatti l’euro dopo il discorso di Draghi è sceso sotto 1,30 rispetto al dollaro. L’indebolimento dell’euro dovrebbe ‘importare’ inflazione’ – il costo delle importazioni aumenta e questo spinge i prezzi verso l’alto. Ma l’esempio del Giappone ci dice che questa manovra non funziona sempre, specialmente se la gente invece di pagare di più decide di non comprare affatto.
L’offerta di acquisto di asset back securities dovrebbe indurre il settore privato, e cioè finanziarie, fondi di investimento ecc. ad acquistarle dalle banche – in pratica Draghi ne garantisce il valore – quindi ridurre l’esposizione al debito delle banche che a loro volta potrebbero ricominciare a prestare soldi. Ma anche in questo caso la manovra funziona solo se ad un certo punto la gente ricomincia a comprare e l’industria a produrre altrimenti il tutto potrebbe diventare un volano speculativo. Ed infatti i consigli dei broker sul mercato dei capitali questo fine settimana fanno presagire questo scenario.
Dato che manca fiducia in una vera ripresa economica europea – pochi credono all’inflazione monetaria importata quale soluzione della deflazione ed ancora meno alla ripresa della domanda attraverso il credito delle banche – l’ultimo coniglio di Draghi potrebbe creare un nuovo carry trade, cioè ci si indebita in euro per investire in dollari, ed ecco come funziona.
Le banche cedono le asset back secuties alla Bce e con i soldi che ricevono acquistano beni in dollari, questo deprime l’euro e fa salire il dollaro. Lo stesso fenomeno avvenne alle fine degli anni Novanta con lo yen, ci si indebitava in yen a tasso zero ed in una moneta in fase discendente per investire nel resto del mondo in beni e monete in fase ascendente. Il crollo dell’Islanda avvenne proprio per questo, quando lo yen iniziò a rivalutarsi il debito dell’Islanda aumentò a dismisura fino a portare il paese alla bancarotta. Un esempio eclatante dell’economia canaglia della globalizzazione.
Morale: ci risiamo, non abbiamo imparato nulla dalle ultime crisi.




Scuola, a Brindisi i testi li scrivono i docenti (in formato digitale). Addio al caro libri

Il caro libri? Il 1° settembre si è festeggiato l’ingresso della duecentesima scuola italiana nel club di quelle in cui è ormai un vecchio e sgradito ricordo. Il merito è dell’intuizione avuta dal preside dell’Itis Majorana di Brindisi, Salvatore Giuliano. Dall’anno scolastico 2009/10 l’istituto tecnico e scientifico-tecnologico pugliese ha detto addio ai libri di testo, sostituendoli con materiale didattico redatto dai docenti. Un esperimento iniziato con cinque materie in una scuola e diventato il progetto Book in Progress, una vera e propria filiera del risparmio per le tasche dei genitori e un nuovo metodo d’apprendimento per i ragazzi.
“Volevo fornire agli studenti dei contenuti che fossero adatti al linguaggio e al ritmo d’apprendimento di oggi. E che tenessero conto di chi ha bisogno di recuperare, oltre a promuovere le eccellenze”, spiega Giuliano a ilfattoquotidiano.it. Docenti al lavoro per scrivere il testo, stampa in autonomia e costi abbattuti (un testo in versione cartacea è venduto a meno di 4 euro). Con un risparmio annuo cospicuo e in continuo aumento. “I libri di testo sono disponibili su carta, in formato e-book ed e-pub, quindi leggibili su qualsiasi dispositivo mobile e fisso. E abbiamo accorpato alcuni volumi”.
Al momento ne sono stati redatti 38, di varie discipline. A conti fatti, tra eliminazione dei canonici libri di testo, la possibilità di acquistare in formato digitale, la conseguente eliminazione di una parte di penne, quaderni e gomme quanto spende una famiglia? “Siamo attorno ai 350 euro in meno. A inizio anno si sostiene solitamente un costo attorno ai 400 euro. Da quest’anno abbiamo accorpato alcuni volumi scendendo a un prezzo finale per la nostra dotazione che è di circa cinquanta euro – spiega Giuliano – Al primo anno il nostro invito è quello di azzerare il risparmio acquistando un iPad, utile lungo tutto il percorso formativo”.
Già perché al Majorana l’aula come è stata sempre intesa va verso la scomparsa. “Il progetto, nato come prodotto, si sta trasformando in metodo. Dalle prossime settimane avremo venticinque classi innovative, senza banchi, sfruttando l’ambiente in maniera diversa grazie all’utilizzo della tecnologia e al lavoro in gruppo dei ragazzi. Tutte le nostre aule hanno collegamento internet, videoproiettori interattivi, computer e grazie alla convezione con un consorzio interuniversitario avremo anche la banda larga”. E se la difficoltà più grande non è stata reperire i fondi ma vincere le iniziali resistenze dei docenti, la vittoria di Giuliano è nei numeri: “In un quinquennio siamo passati da circa 650 ai 1300 iscritti. I test dicono che il nostro metodo funziona e la partecipazione attiva alla lezione migliora l’apprendimento”.
Prossimo passo? “Stiamo investendo nella formazione dei docenti. Oggi inizia a Bari la Summer school del Book in Progress alla quale prenderanno parte 250 persone tra professori e presidi. La qualità è già alta ma si può sempre fare meglio. Pensi che su iTunes U, la più grande piattaforma di contenuti didattici, il nostro corso di inglese per italiani è primo in classifica”.

Twitter: @AndreaTundo1 (Il Fatto Quotidiano - 7 settembre 2014)

sabato 6 settembre 2014

Perché è giusto salvare "il soldato Allam" anche se non lo amo

Magdi Cristiano Allam è sotto processo davanti al Consiglio disciplinare dell'Ordine dei giornalisti su ricorso dell'avvocato Luca Bauccio in rappresentanza di un'associazione legata all'Unicoi (Unione delle comunità islamiche d'Italia). L'accusa è quella di 'islamofobia', per quanto Allam ha scritto e scrive. L'avvocato Bauccio si fa forte di un precedente, quando il Consiglio di disciplina dell'Odg, su pressioni della comunità ebraica, sanzionò, con due mesi di sospensione, il direttore di un giornale lombardo che pubblicava scritti ritenuti antisemiti («Se storicamente gli ebrei sono stati sempre odiati qualche ragione ci sarà»). In un articolo pubblicato sul Giornale il 14/8 Allam ha sostenuto di non essere affatto 'islamofobo' ma di seguire un discorso coerente, praticato da anni, contro l'islamismo radicale e ha ribadito il concetto, sia pur utilizzando il paradosso, in un articolo successivo. E non ho alcuna ragione per non credere a quanto sostiene Allam. Ma la questione non è questa. Quand'anche lo fosse, Allam ha tutto il diritto di essere 'islamofobo'. Come qualcun altro di essere antisemita o antimalgascio. Anche se qui ci muoviamo semplicemente all'interno del Consiglio disciplinare di un Ordine e non in ambito penale, il tutto affonda le sue radici nella liberticida 'legge Mancino' del 1995 che punisce con la reclusione sino a tre anni «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Nemmeno le dittature erano arrivate a tanto. Hanno punito le idee, oltre che, ovviamente, le azioni, ma non l'odio. Bisognava che arrivassero le democrazie (leggi simili a quella Mancino sono presenti in quasi tutti gli Stati democratici d'Europa) perché si cercasse di mettere le manette anche ai sentimenti. L'odio infatti, come l'amore o la gelosia, è un sentimento e, come tale, incomprimibile. Io ho il diritto di odiare chi mi pare. Sia singoli individui (mia moglie, il suo amante, l'amico fedifrago, il vicino di casa rompicoglioni) sia interi gruppi etnici, razziali, nazionali, religiosi. Sono fatti miei. Anche se la cosa non è molto intelligente perché, come ci ha ricordato Papa Wojtyla, in una delle sue poche sortite felici, «ogni uomo è unico e irripetibile» e non va confuso, facendo di tutta l'erba un fascio, col gruppo, etnico o religioso, cui appartiene. Naturalmente se torco anche un solo cappello a un individuo o a un esponente di un gruppo etnico o religioso che detesto devo finire diritto e di filato in gattabuia.
Purtroppo noi italiani siamo riusciti a sfasciare il Codice del fascista Alfredo Rocco, tecnicamente un capolavoro giuridico, con una serie di leggi 'ad personam' o fatte con la zappa, senza tener conto che un Codice è un 'corpus iuris' che deve essere coerente in ogni suo aspetto, ma ne abbiamo conservato tutte le leggi liberticide, tipiche di un regime totalitario di cui è tutt'ora zeppo ('Vilipendio al Capo dello Stato', 'vilipendio alla bandiera', 'vilipendio alle Forze Armate', Bossi ne sa qualcosa) e altre ne abbiamo aggiunte come la famigerata 'legge Scelba' del 1952 che punisce «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le sue finalità antidemocratiche». In democrazia è obbligatorio essere democratici. Ma questo è l'esatto opposto di un regime democratico o, diciamo meglio, liberale. Poi è venuta la legge Mancino che, nata per tutelare la minoranza ebraica, si è estesa all'universo mondo. Succede sempre così quando, sia pur per nobili motivi, si sfonda un principio: si sa dove si inizia ma non dove si va a finire. Si inizia con l'antisemitismo e si finisce con l' 'islamofobia'. Salviamo 'il soldato Allam'. Anche se lo odio.


"Keep Calm and state zitti" - «L’AMACA» DEL 6 SETTEMBRE 2014



Il combinato disposto Twitter/quarantenne renziano è devastante. Nel senso che la forzata sentenziosità di Twitter esalta la spocchia di una nuova classe dirigente che sta mettendo a dura prova la simpatia con la quale è stata accolta. “Dovete stare zitti perché noi abbiamo vinto e voi avete sempre perso” è la modalità di massima con la quale un gruppetto di giovani fenomeni del Pd replica alle critiche di Bersani e D’Alema. Beh, non è una modalità politica. È una modalità agonistica che ricorda molto da vicino il Berlusconi che rinfacciava di avere “vinto molte Champions League” a chi gli stava parlando di tutt’altra cosa. Sulla generazione che ha preceduto l’attuale alla guida della sinistra italiana si può dire tutto il male possibile (l’elenco è lungo); ma tutta questa derisione per lo sconfitto e tutta questa vanteria per il primato sono le cose meno di sinistra che esistano al mondo, comprendendo nella sinistra, naturalmente, anche gli scout. Il lupetto che si vanta di essere tanto bravo e irride il perdente, un bravo Akela lo manda a raccogliere legna nel bosco fino a che non gli passano i bollori. Renzi spieghi ai suoi che Twitter è un balocco da maneggiare con attenzione, se continuano a usarlo così, anche se sono ministri e hanno il 41 per cento, sembrano Balotelli.

"Ispettori" e "sbirri"


C’è modo e modo di approcciare, condurre e definire un accertamento ispettivo ed ogni scelta conduce a un risultato diverso.
Intanto, occorre mantenere distinti ruoli e obiettivi.
Chi è chiamato a svolgere un accertamento ispettivo deve agire sempre con assoluta onestà intellettuale e assumere ogni volta un approccio neutrale con l’ambiente da sottoporre a verifica.
Per coprire il ruolo ispettivo è necessaria di certo un’ottima preparazione di base ma ancor di più occorre avere umiltà di approccio, duttilità, molto intuito e tanta fantasia. Al riguardo, fondamentale nella preparazione dei giovani è accompagnarli inizialmente a dei veterani, riconosciuti bravi e severi, da poter emulare e da cui apprendere silenziosamente e gradualmente il “mestiere” nei suoi complessi e molteplici aspetti.
I “pierini” e i “primi della classe”, mandati inopinatamente allo sbaraglio, sono sempre deleteri e di certo disattendono al sano proposito. L'utilizzo di automi della specie può pure capitare, ma si tratta spesso di casi isolati, magari in risposta a mandati specifici, in genere aventi fini palesemente punitivi prefissati da qualcuno “a monte” (presunte "lese maestà"). In questi casi si tratta di veri e propri “sbirri”, “robot” o “serial killer”; una categoria a parte.  
Gli elementi già noti ai componenti di un gruppo ispettivo e le analisi “cartolari” di cui essi già dispongono, costituiscono traccia, elementi di una diagnosi ipotetica che rimane comunque da accertare ed eventualmente sempre da comprovare.
Al riguardo mi piace immaginare una realtà aziendale da assoggettare ad accertamenti ispettivi come un organismo vivente complesso: con una sua testa, una bocca, un apparato digerente, le sue scorie, un sistema depurante e così via. Come tale, quindi, avente un cervello pensante, uno scheletro, dei muscoli ed il tutto sano ovvero suscettibile di patologie più o meno gravi, curabili ambutorialmente e non.
Affascinante risulta, quindi, associare ogni cosa alle diverse funzioni svolte dai tanti soggetti chiamati a ricoprire i variegati ruoli gestionali: direttivi, operativi e di controllo.
In un accertamento ispettivo però, diversamente dalle diagnosi di medicina generale, il malato non accusa ne tantomeno confessa le patologie di cui soffre o che teme di incubare. 
L’attività di controllo la assocerei, quindi, intanto ad una preventiva terapia di psicanalisi, nella quale il medico non conosce le caratteristiche del soggetto sottoposto a visita e quest’ultimo diffida nella collaborazione. 
Resta sempre fermo il fatto che il check up generale andrà sempre fatto e che, se non preventivato, in una seconda fase potrà comunque essere richiesto l’intervento di un ulteriore medico specializzato in psichiatria.
Comunque, di regola, il controllato conosce sempre bene se stesso, il controllore, invece, ha solo un’idea dello stato di salute di colui per cui è stato chiamato e che dovrà accertare; solo la bravura dei medici potrà stabilire una diagnosi sicura e la necessità di eventuali cure e/o d’interventi.
Stabilito pure che i tempi per un accertamento standard sono sostanzialmente ben noti, a entrambe le parti, risulterà sempre fondamentale l'attento studio cartolare che condiziona ogni approccio.
Da sempre s”instaurerà, poi, una dialettica assillante del richiedente e la tecnica dilatoria del controllato.
Per non parlare delle classiche “lepri” che direttori più sgamati lanciano sempre agli ispettori sprovveduti (sono spesso quelle false piste che creano preconcetti, che fanno intestardire e perdere tempo nel cercare quello che non c'è, mentre intanto trascorre il prezioso tempo che andrebbe dedicato a controlli più sicuri).
Comunque l’esperienza insegna che in genere un efficace sano inizio, con l’avvio dei diversi controlli “routinari” professionalmente sperimentati, consente di isolare immediatamente gli eventuali virus patologici e le infezioni più gravi. In funzione di ciò, istruzioni ispettive cartolari collaudate e i supporti ispettivi centrali, se coinvolti, sapranno individuare ed indicare le aree da attenzionare per dei controlli più approfonditi.
In ogni caso, da parte dell’ispettore dovrà essere sempre mantenuta la deontologia professionale di base, che non dia mai spazio ad equivoci nei rapporti interpersonali, da mantenere sempre legati al rispetto dei diversi rispettivi ruoli, non necessariamente contrapposti, e che non siano mai inficiati da fissazioni o dubbi preconcetti.
Il rispetto e riconoscimento reciproco delle attribuzioni ricoperte potrà solo aiutare l’ispettore nelle analisi e nella susseguente stesura della diagnosi. 
L’arroganza non richiesta, qualunque ne sia la fonte, non paga e può solo portare a risultati incerti.
Un bravo medico sa anche ben rassicurare i suoi assistiti. Un bravo oncologo, poi, è spesso anche un valido supporto umano per il suo paziente e, dopo aver diagnosticato un tumore, può ricevere dal malato una sincera stretta di mano; la parte sana di ogni soggetto cosciente sa che un'attempata cura o l’estirpazione del male lo potrebbe portare a riacquistare piena salute.
Quindi, ancora oggi continuo a non avere dubbi sul modo di condurre un efficace accertamento ispettivo: meglio essere “Ispettori” che “sbirri”. 

Essec

venerdì 5 settembre 2014

CALDARROSTE NUOVE A PALAZZO CHIGI



La sfida dei Mille giorni di Matteo Renzi fa discutere l’opinione pubblica e divide il mondo politico. Mille giorni calcolati a partire da quando? Dal momento dell’annuncio o dal giorno dell’insediamento del governo? Vanno messi nel computo anche i giorni festivi? E gli eventuali e inevitabili giorni di malattia di ministri e sottosegretari? I permessi per gravidanza e allattamento? È stato tenuto in considerazione, da Palazzo Chigi, che il 2016 sarà anno bisestile? È stato valutato con attenzione il fatto che trenta giorni ha novembre con april, giugno e settembre? E che di Venere e di Marte non si sposa e non si parte?
LA SCADENZA - Secondo le diverse interpretazioni, il fatidico millesimo giorno dovrebbe essere compreso in una forbice piuttosto ampia, che va dal 25 marzo 2017 al 13 novembre del 2018. Secondo lo staff di Renzi la scadenza potrebbe addirittura essere spostata all’anno 5768 nel caso di adozione del calendario ebraico. È comunque una discussione oziosa, perché il programma dei Mille giorni, esaminato nel dettaglio, prevede che al massimo tra un mesetto tutti avranno dimenticato la sfida dei Mille giorni, dando modo a Renzi di annunciare che entro cinque settimane sarà presentato un piano di riforme che in quattordici mesi possa realizzare quanto messo in cantiere nei precedenti trecento giorni. È quella che gli esperti di comunicazione chiamano “Mess Strategy”, strategia del casino: un insieme di numeri e di scadenze così frenetico e frastornante che rende impossibile la sua comprensione.
GLI ANNUNCI - Dal 22 febbraio scorso, giorno del suo insediamento, Renzi ha annunciato diverse migliaia di riforme. Il numero esatto non è quantificabile non solo perché alcune riforme, nell’entusiasmo del momento, sono state annunciate più volte nella stessa giornata; ma anche perché, secondo una distinzione cara ai costituzionalisti, le riforme si distinguono in riforma singola, riforma composita e riforma a grappolo, per non parlare di quel vero e proprio virtuosismo di architettura istituzionale che è la riforma matrioska, che ne contiene altre più piccole. Per esempio: la riforma della pesca alla cernia e al palombo, annunciata da Renzi a San Benedetto del Tronto, vale per uno o per due? Ci sono poi riforme di grande suggestione politica ma di puro valore simbolico, come la riforma dell’amicizia, la riforma dello spirito di osservazione e la riforma del corteggiamento, tutte e tre considerate prioritarie dal governo ma purtroppo intraducibili in disegni di legge o pronunciamenti parlamentari. Calcolarle nel novero delle realizzazioni del governo potrebbe essere scorretto.
LE VERIFICHE - Delle migliaia di riforme annunciate, per adesso ne è stata realizzata solamente una: la riforma del vaglio per marroni da caldarrosta, fino a ieri tarato sulla grammatura umbro-marchigiana e dal prossimo primo ottobre su quella toscana. Ma molte altre importanti riforme sono in corso di realizzazione, come è possibile leggere nella nuova Gazzetta Ufficiale che dopo il restyling voluto da Palazzo Chigi è ispirata alla grafica di Urania, è datata 2185 e pubblica tutte le leggi realizzate nel prossimo secolo e mezzo, comprese quelle importate dalla costituzione di Bylanor dopo l’annessione della Terra alla galassia di Lahax.
IL PARAGONE - Grazie all’unica riforma fino a qui realizzata, Renzi ha ampiamente superato il risultato del governo Letta, che per prudenza non ne aveva fatta nessuna, e addirittura surclassato lo score di Berlusconi, che non solo non aveva realizzato riforme, ma nel corso dei suoi quattro mandati aveva distrutto o deteriorato molte decine di funzioni istituzionali e articoli di legge. Secondo la prestigiosa “Statistic Monthly Review”, la classifica del riformismo italiano va così aggiornata: Renzi 1, Letta 0, Berlusconi -64.



IL BALLO DEL BLABLA: Governo Renzi, gli annunci dalla A alla Z I "faccio subito" diventano "tra un attimo"



Sguazzare nel magico mondo di Matteo Renzi è impresa faticosa e noiosa, ma istruttiva. Catalogare annunci, promesse, impegni, imperativi, scadenze, ultimatum, slogan, parole d’ordine, slide, tweet, hashtag, post, persino sms è un modo come un altro per studiare l’Italia e gli italiani del 2014. Dopo le mille balle blu berlusconiane, siamo tutti in una comunità di recupero per disintossicarci con terapia omeopatica e graduale: drogati da quattro lustri di patacche e bufale, rischiamo la crisi se ce le tolgono di colpo. Renzi è il metadone: l’oppioide che surroga sostanze psicotrope più forti e previene l’astinenza. Non bastasse l’annuncite che lui stesso ha confessato (negandola) l’altro giorno, quando ha annunciato “basta annunci” annunciandone di nuovi, ad aggravarla provvede la cosiddetta informazione. Che, come già con Monti & Letta, puntella il terzo governo estraneo agli elettori con un surplus di promesse, di solito su progetti segretissimi, anche per chi dovrebbe averli partoriti. Quando Renzi dice “i giornali sono pieni di progetti segreti del governo, talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo”, ha le sue buone ragioni. Ma ha il torto di accorgersene tardi: quando aveva il vento in poppa e tutti i poteri forti ai suoi piedi con stampa e tv al seguito, sull’annuncite marciava felice. Intanto generava illusioni che neppure un incrocio fra Cavour, Roosevelt e De Gaulle avrebbe mai potuto soddisfare, dunque destinate a trasformarsi in delusioni. Ora che l’elastico torna indietro, lui tenta la fuga verso la normalità. Mille giorni al posto di cento (“una riforma al mese”). “Passodopopasso ” anziché “tuttoquisubito”. Ma doveva pensarci prima. Sei mesi di populismo e futurismo alla fiorentina, pancia in dentro petto in fuori, yeyé e brumbrum, ha inoculato nel Paese un’ansia da prestazione che ora gli si ritorce contro. Nessuno, a parte B., aveva tanto personalizzato la politica in una sola faccia, un solo corpo, una sola bocca perennemente aperta. E dire che all’inizio Renzi pareva saperlo che a metter troppa carne al fuoco si produce tanto fumo da oscurare le poche cose davvero fatte: “Basta spot, tanti fatti e pochi annunci. Concretezza da sindaci. I miei ministri devono lavorare e tacere” (22-2). “Voglio uscire dal Truman Show, siamo qui per parlare il linguaggio della franchezza, al limite della brutalità” (24-2). Ma erano annunci, pure quelli. Poi, come scrisse Panorama, partì il Ballo del Blabla.

Articolo 18 
“Non parlo dell’articolo 18” (Giuliano Poletti, Pd, ministro del Lavoro, 26-2). “Abolire l’articolo 18 entro fine agosto” (Angelino Alfano, Ncd, ministro dell’Interno, 11-8). “L’articolo 18 è un totem ideologico, inutile discuterne: bisogna riscrivere tutto lo Statuto dei lavoratori” (Renzi, 12-8). “Taglio di 3 anni per i nuovi assunti. Primo passo per cambiare l’articolo 18” (Corriere, 14-8). “Via l’articolo 18” (Enrico Zanetti, Sc, sottosegretario Economia, Libero, 14-8). “Poletti: non serve abolire l’articolo 18. Basta il contratto di inserimento” (Corriere, 17-8). “Il problema non è l’articolo 18, riguarda 3 mila persone” (Renzi, 1-9). Nel ddl delega “Jobs Act” c’è solo un accenno al “contratto a tutele crescenti”.
Auto blu
“Le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze. Dal 26 marzo diremo ‘venghino signori venghino’” (Renzi, 12-3). “Vendesi auto quasi nuova colore blu. 100 auto blu all’asta online dal 26 marzo” (slide di Renzi, 12-3). “Le autoblu su eBay dovrebbero fruttare 370mila euro” (28-4). “L’auto blu piace usata e su internet scatta la corsa all’acquisto” (Repubblica, 28-3). “Pazzi per le auto blu: boom di offerte e prezzi più alti della media” (Corriere, 6-4). “Sono state vendute tutte le 52 auto blu messe all’asta su eBay” (Palazzo Chigi, 18-4). In realtà ne sono state vendute solo 7 e hanno fruttato appena 50mila euro.
Burocrazia
“Decreto ‘licenzierà’ i consiglieri di Stato” (Repubblica, 24-2). “Ora una violenta lotta alla burocrazia” (Renzi, 11-4). “Il piano anti-burocrazia. Renzi: ‘Entro mille giorni tutti i certificati online o inviati a casa entro 48 ore’” (Repubblica, 11-7).“Certificati online per dire addio alle code” (Stampa, 11-7). Tutto fermo.
Carceri
“Non è possibile un nuovo indulto-amnistia dopo 7 anni dall’ultimo. Non serio, non educativo e non responsabile. Sarebbe un autogol e un vulnus al principio di legalità che la gente non capirebbe” (Renzi, 12-10-2013). “Approvato in Senato il decreto carceri: risarcimenti e sconti di pena ai detenuti in celle sovraffollate, stretta sulla custodia cautelare, niente carcere se la pena non supererà i 3 anni. Lega e M5S: ‘Indulto mascherato’” (Stampa, 3-8). “La polizia ad Alfano: ‘Con lo svuotacarceri dimezzati gli arresti degli spacciatori’” (Repubblica, 18-8).
Casa
“Piano casa da 1 miliardo e mezzo” (Stampa, 1-3). “Arriva il piano casa con affitto e riscatto” (Repubblica, 2-3). “Riforma del catasto a breve” (Corriere, 5-6). “Altolà di Padoan alle spese: il pacchetto casa a rischio” (Repubblica, 26-8). “Sconto fiscale per chi affitta alloggi nuovi” (Corriere, 28-8). Bloccato quasi tutto per mancanza di fondi.
Conflitto di interessi
“Occorre una legge sul conflitto di interessi” (Delrio, 23-2). Mai vista.
Corruzione
“Caro Roberto… un’altra emergenza, strettamente connessa a quelle delle mafie, pure da affrontare – come ci ha di recente ricordato l’Unione europea – è la corruzione il cui costo ammonta a 60 miliardi ogni anno, pari al 4% del Pil italiano, circa metà dei danni provocati in tutta Europa” (Renzi, lettera aperta a Roberto Saviano, Repubblica, 2-3). “Senato, il ddl anticorruzione slitta al 10 giugno” (Messaggero, 27-5). “Renzi: Daspo a vita contro i corrotti. Stretta nel codice etico dei Dem” (Repubblica, 11-6). Il 16 giugno il ddl Grasso anticorruzione, discusso in commissione per un anno ed emendato da partiti e governo, è pronto per l’approvazione alla Camera. Ma il governo, previo colloquio di Renzi con B. e Verdini, lo blocca annunciandone uno nuovo. Che per ora non c’è né è all’ordine del giorno.
Costi della Casta
“Dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari. E vogliamo sceglierli noi con i voti, non farli scegliere a Roma con gli inchini al potente di turno” (Renzi, 18-10-2010). Con l’Italicum e il Senato delle Autonomie, i parlamentari non si dimezzano, ma scendono da 950 a 730, e le indennità dei 630 deputati restano intatte. “Io da sindaco di Firenze guadagno 50mila euro netti l’anno. Perché un parlamentare o un consigliere regionale deve guadagnare molto più di me?” (18-7-2011). Ma con le sue riforme i deputati continueranno a guadagnare molto più dei sindaci. “Ridurre gli stipendi e dimezzare il numero dei parlamentari e abolire tutti i tipi di privilegi che fanno credere alla gente che i politici siano tutti uguali” (7-11-2012). Ora anche i sindaci e i consiglieri regionali nominati senatori avranno un privilegio in più: l’immunità parlamentare.
Crescita del Pil
“La domanda interna si rianima, il calo dei prezzi aiuta i redditi più bassi” (Mario Draghi, presidente Bce, 23-2). “Con misure serie, irreversibili, legate non solo alla revisione della spesa, nel primo semestre 2014 avremo già i primi risultati” (Renzi, 24-2). “‘Il taglio dell’Irpef può aumentare la crescita dello 0,4%’: per gli economisti tra 5 e 6 miliardi in più l’effetto sui consumi” (Stampa, 14-3). “Alimentari, trasporti e abiti: le famiglie spenderanno così 9 miliardi del bonus Irpef” (Repubblica, 16-3). “Il governo accelera sul Def. Sale la stima sul Pil: potrebbe salire all’1,1%” (Repubblica, 24-3). “La crescita del Pil quest’anno potrebbe arrivare fino all’1%” (Ignazio Visco, governatore Bankitalia, 12-4). “Abbiamo abbassato le previsioni di crescita del Pil rispetto al governo Letta. Sono prudenti, ma saranno smentite. Lo prometto” (Renzi, 8-5. Letta prevedeva un +1% annuo, Renzi un +0,8 annuo: verranno entrambi smentiti, ma al ribasso).
“Arriva il rimbalzino del Pil: secondo trimestre positivo. Attesa una crescita compresa tra lo 0,1 e lo 0,4%” (Stampa, 31-5). “Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente per la vita quotidiana delle persone” (Renzi, 24-7). “Renzi: ‘Difficile confermare il Pil a +0,8% del Def’” (Repubblica, 25-7). “Il Pil non me lo aspettavo così giù. La ripresa non arriva: avevamo previsto lo 0,8, invece sarà inferiore” (Renzi, 30-7). “Renzi: l’Italia non fallirà” (Corriere, 26-8). A fine anno si prevede una crescita negativa. Consumi ancora giù. Consumatori sempre più pessimisti.
Debiti della Pa
“Sblocco totale e non parziale dei debiti delle PA per dare uno choc” (24-2). Ma 22,5 miliardi il Tesoro li ha già pagati; altri 25 li ha già stanziati e coperti Letta; gli altri 47 sono fuori bilancio, mai certificati.
“Entro 15 giorni il decreto per sbloccare 60 miliardi alle imprese” (Renzi, 25-2). Poi si scopre che non è un decreto, ma un disegno di legge.
“Entro luglio pagheremo tutti i debiti della PA: oltre ai 22 miliardi già pagati, 68 miliardi totali” (Renzi, 12-3). “Il premier: subito 60 miliardi per pagare le imprese. Ma Padoan non è convinto” (Stampa, 26-2). “Così il governo restituirà grazie a Cdp 60 miliardi alle aziende creditrici” (Repubblica, 27-2). “Renzi si accorda con le banche per dare 60 miliardi alle imprese” (Libero, 5-3). “Crediti alle imprese, lo Stato paga tutto” (Repubblica, 8-3). “Caro Vespa, scommettiamo che rimborseremo alle aziende tutti i debiti della PA entro il 21 settembre, il mio onomastico? Se perde lei va in pellegrinaggio a piedi al santuario di Monte Senario, ma se perdo io sa dove mi mandano gli italiani?” (Renzi, 13-3). “Il grosso dei pagamenti avverrà nel 2015” (Delrio, 14-5). “Padoan: debiti PA a 6 miliardi: ‘Entro l’estate paghiamo’. Per Bankitalia sono 91 miliardi, Confindustria li stima in 100, il governo ne certifica molti meno” (Repubblica, 29-5). “Entro il 21 settembre dovremmo riuscire a pagare tutti i debiti della PA” (Renzi, 24-7). Al 21 luglio, sul sito del Tesoro, risultano pagati 26,1 miliardi, più 30,1 di risorse rese disponibili agli enti debitori ma non ancora pagate (totale: il 63% degli stanziamenti 2013). Il governo Renzi ha stanziato 13 miliardi. E adesso ha passato la palla a Cassa Depositi e Prestiti e alle banche.
Debito pubblico
“Nessuna preoccupazione sui conti pubblici” (Renzi, 2-8). “Debito pubblico record: 2168 miliardi. In 6 mesi 100 miliardi in più” (Stampa, 14-8).
Europa
“Non sforeremo il 3%” (Renzi, 15-3). “L’intesa tra Obama e Renzi: ‘Giusto cambiare l’Europa’” (Repubblica, 28-3). “Renzi a Obama: ‘Convincere la Merkel a cambiare verso’” (Repubblica, 28-3). “L’Europa ci darà più tempo per rispettare il Fiscal compact sul debito: nell’apparato di sorveglianza europeo ci sono margini” (Padoan, 2-4). “Asse tra Renzi e Cameron per rivedere i trattati Ue” (Corriere, 3-4). “L’Europa deve cambiare. Ora contiamo come Berlino” (Renzi, 27-5). “Prima sfida Renzi-Merkel” (Stampa, 28-5). “Stimo la Merkel, non è un nemico. Ma basta austerità” (Renzi, Stampa, 31-5). “Non temo le pagelle Ue, ma vanno cambiate le regole. Basta con gli eurotecnocrati” (Renzi, 1-6). “Merkel frena la sfida con Renzi” (Stampa, 5-7). “Non prendo ordini dall’Ue” (Renzi, Stampa, 10-8). “Le riforme in Italia le decido io, non Troika, Bce e Commissione” (Renzi, 10-8). “Sulle riforme condivido dalla A alla Z le parole di Draghi” (Renzi, 12-8). “Riforme, Renzi rassicura Draghi. Due ore di incontro informale” (Stampa, 14-8). “Sforiamo il 3%” (Enrico Zanetti, sottosegretario Economia, Libero, 14-8). “Zanetti parla a titolo personale” (Padoan, 14-8). “Renzi prepara la battaglia: ‘La crisi colpisce tutti, non siamo noi il problema dell’Ue, la Merkel si ammorbidirà’” (Repubblica, 15-8). Nei fatti, il governo non contesta alcun trattato: rispetta il 3% e vuole rinviare il pareggio di bilancio strutturale al 2016.
Evasione fiscale
“Avanti con la lotta all’evasione: non con i blitz a Cortina o Ponte Vecchio, ma con la tecnologia” (Renzi, 9-4). “Fisco, anche le bollette per la caccia agli evasori. Nel piano l’incrocio delle banche dati, dai conti correnti alle utenze” (Corriere, 10-4). “L’evasione non si combatte con nuove norme. Serve la volontà politica. Più controlli? È una logica parziale, rafforza l’idea che l’Agenzia delle Entrate è il nemico. Invece dev’essere un partner, un amico” (Renzi, 20-4). Nessun cambiamento fissato o previsto in materia.
Famiglie
“Ora aiuti alle famiglie” (Renzi, Repubblica, 20-4). “Arriva lo sconto fiscale per le mamme lavoratrici: ecco gli aiuti alle famiglie. Il governo prepara l’intervento sul ‘quoziente’” (Repubblica, 22-4). “Sul bonus alle famiglie stop del Tesoro” (Corriere, 31-5). “Rinvio sul bonus alle famiglie numerose” (Corriere, 4-6). Nulla, non c’è un euro.
Fisco
“Maggio, riforma del fisco” (Renzi, 17-2). “Ora nuovo fisco” (Pierpaolo Baretta, Pd, sottosegretario all’Economia, l’Unità, 1-6). “Scontrini detraibili, il 730 sarà precompilato” Corriere, 28-2). “Nuovo catasto e 730 precompilato, parte la riforma delle tasse” (Corriere, 2-6). “Tasse e fatture digitali. Fisco più semplice” (Corriere, 21-7). Tutto fermo in attesa dei decreti alla delega fiscale.
Flessibilità
“Ue: più riforme più flessibilità. Renzi: vertice tosto ma è un successo. Accordo molto buono” (l’Unità, 28-6). “(La flessibilità ottenuta da Renzi in Europa) non è poco… Quando si calcola il deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta il Patto di Stabilità. Parliamo di circa 7 miliardi di euro” (Graziano Delrio, Corriere, 30-6). “Renzi non ha mai chiesto maggiore flessibilità” (Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, Financial Times, 30-6). “Flessibilità, la sfida di Renzi” (Stampa, 3-7). “La crescita di Renzi spacca la Ue” (l’Unità, 3-7). “Renzi, scontro con i tedeschi sulla flessibilità” (Repubblica, 3-7). “Matteo snobba i falchi: ‘Il patto è con la Merkel, flessibilità o Juncker salta’” (Repubblica, 3-7). “La Bundesbank non si intrometta, non ci fa paura: decide la Merkel e la sua linea è un’altra” (Renzi, 4-7). “La flessibilità serve a tutti, non solo a noi” (Renzi, 4-7). “Duello Renzi-Ecofin sulla flessibilità. Padoan crede nella vittoria sui falchi: ‘Eviteremo manovra e infrazione’” (Repubblica, 9-7). “Governo-Ue, patto sulla flessibilità. Sul tavolo uno ‘sconto’ da 5 miliardi” (Repubblica, 17-8). “Sconto all’Italia, apertura Ue. Spiraglio da Bruxelles: sul tavolo in autunno” (Repubblica, 18-8). “La Commissione Ue frena: la trattativa sulla flessibilità? Solo una congettura” (Stampa, 18-8). “‘Flessibilità a chi fa riforme’. Renzi trova la sponda Bce” (Repubblica, 24-8). Nessun accordo raggiunto, nessun negoziato formale, solo il rinvio unilaterale del pareggio di bilancio al 2016 da parte dell’Italia.
F35
“Sì ai supercaccia F35, ma sui numeri il governo glisserà” (Stampa, 27-3). “Renzi a Obama: ‘L’Italia taglierà le spese militari’” (Repubblica, 28-3). “Difesa, il rebus dei tagli. Renzi: ‘Anche sugli F35’. Ma Pinotti rassicura i militari: ‘Sono necessari alla sicurezza’” (Repubblica, 29-3). “ ‘Le spese militari non vanno ridotte’ : pressing di Obama” (Stampa, 29-3). “Gli Usa confermano: ‘Dall’Italia nessun taglio alla fornitura di F35’ ” (Stampa, 6-4). “Taglio agli F35. Il governo insiste: 150 milioni in meno” (Stampa, 18-4). “Ecco il piano segreto per tagliare gli F35: via metà degli aerei. Il governo ha deciso: ne acquisterà solo 45” (Repubblica, 22-4). “Il Pentagono lascia a terra gli F35. Mogherini: discussione aperta. Inchiesta Usa sulla sicurezza dopo l’incendio a bordo di uno dei jet” (Corriere, 5-7). “F35, dopo i guasti la Pinotti frena: ‘Non compreremo niente che non sia sicuro e non funzioni perfettamente’” (Repubblica, 16-7). Nessuna riduzione degli acquisti di F35.
Giustizia
“Entro giugno faremo un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente” (Renzi, 17-2). “Basta con i nostri derby ideologici: fare della giustizia un asset reale per lo sviluppo del Paese” (Renzi, 24-2). “Caro Roberto… quello che va aggredito, hai ragione, è la ‘Mafia SpA’, presente in ogni comparto economico e finanziario del Paese… Gli appartenenti alle organizzazioni criminali sanno di non rischiare molto sul piano penale, anche perché manca il reato di autoriciclaggio. Il paradosso di un estorsore o uno spacciatore di droga che non viene punito se da solo ricicla o reimpiega il provento dei suoi delitti sarà superato con assoluta urgenza attraverso l’introduzione del delitto di autoriciclaggio. Aggredire i patrimoni mafiosi può essere una delle grandi risposte che il governo è in grado di dare, dal punto di vista economico, per fronteggiare la crisi” (Renzi, lettera aperta a Roberto Saviano, Repubblica, 2-3). “La riforma della giustizia si fa entro giugno” (Renzi 30-5, 31-5, 1-6, 7-6, 13-6, 14-6). “Giustizia, riforma a tappe. Pronto il testo che introduce l’autoriciclaggio” (Corriere, 22-4).
“A giugno la riforma della giustizia, partendo dai Tar” (Renzi, Repubblica, 20-4). “La riforma della giustizia sarà al Consiglio dei ministri del 30 giugno” (Boschi, 20-6. In realtà il 30 giugno vengono presentate 12 righe di generiche “linee guida”). “Nessuna stretta sulle intercettazioni” (Andrea Orlando, Pd, ministro della Giustizia, 26-6). “Stretta sulle intercettazioni” (Repubblica, 1-7). “Intercettazioni e privacy, quel testo segreto contro l’Italia degli origliatori. Processo alla gogna” (Foglio, 1-7). “Giustizia, la ricetta del governo in 12 punti” (Corriere, 1-7). “Renzi: processo civile in un anno” (Stampa, 1-7). “Ho incontrato Renzi e mi ha assicurato che i 12 punti della giustizia li scriveremo insieme” (Silvio Berlusconi, 3-7). “Riforma della giustizia entro il 20 agosto” (Orlando, 26-7). “Processo civile, boom dell’online e tempi giù del 62%” (Repubblica, 2-8). “Per cambiare la giustizia ci confronteremo anche con le opposizioni” (Orlando, Repubblica, 3-8). “Giro di vite sull’azione disciplinare contro le toghe del Tar” (Corriere, 15-8). “Giustizia, il governo accelera sulla prescrizione” (Repubblica, 17-8).
“Accelerazione sulla giustizia. Orlando da Napolitano, che raccomanda: ‘Massima attenzione ai temi divisivi’: intercettazioni, prescrizione e falso in bilancio” (Corriere, 19-8). “Giustizia, scontro sulle intercettazioni” (Repubblica, 20-8). “Giustizia, si parte subito da civile e dalla responsabilità delle toghe” (Corriere, 20-8). “Giustizia, primo via libera. Ma serve più tempo per Csm e intercettazioni” (Corriere, 21-8). “Orlando vuole procuratori-manager” (Repubblica, 21-8). “Limiti ai pm e mini-bavaglio ai giornali. Stretta in arrivo sulle intercettazioni” (Repubblica, 22-8). “Giustizia, il piano del governo. Non solo il processo civile: subito anche la prescrizione” (Corriere, 22-8). “Il Guardasigilli assicura: niente rinvii” (Corriere, 26-8). “Prescrizione congelata e meno ricorsi in appello: ecco la riforma della giustizia” (Repubblica, 27-8). “Giustizia, il governo stringe sulla responsabilità dei giudici” (Corriere, 27-8).
“Giustizia, ecco la riforma. Ma sulle intercettazioni è scontro nel governo” (Repubblica, 28-8). “Sì alla stretta sugli ascolti dei non indagati” (Repubblica, 28-8). “La giustizia torna a dividere. FI attacca su intercettazioni e prescrizioni” (Corriere, 28-8). “Prescrizione congelata solo per i nuovi processi” (Repubblica, 29-8). “Giustizia, Alfano porta a casa la stretta sulle intercettazioni” (Stampa, 29-8). “Processo civile, subito un decreto. Sul penale il governo prende tempo: legge delega sui temi più dibattuti. Novità sulla prescrizione” (Corriere, 29-8). “Pensiamo a un tribunale con competenze più ampie per le imprese” (Renzi, 29-8. Ma il Tribunale delle Imprese l’aveva già istituito il governo Monti nel maggio 2012).
“Intercettazioni, nella riforma le linee guida” (Stampa, 30-8). “Renzi: giudici, chi sbaglia paga” (Stampa, 30-8). “La ‘rivoluzione’ giustizia: prescrizione congelata, nuovo falso in bilancio e vacanze dimezzate” (Repubblica, 30-8). “Ferie dei giudici, Orlando frena il premier” (Repubblica, 31-8). “Le 7 mosse ‘sblocca-giustizia’: un decreto e 6 ddl per recuperare efficienza” (Sole 24 Ore, 31-8). Per il governo è urgente solo il processo civile (decreto); non invece prescrizione, falso in bilancio e autoriciclaggio (ddl solo annunciati, senza una maggioranza in Parlamento che li voti).
Immigrati
“Cie, Alfano studia il taglio dei tempi di permanenza e pensa di abbassare il limite di 18 a 4-6 mesi” (l’Unità, 26-3). “Profughi nelle caserme di tutte le Regioni: ecco il piano Alfano” (Repubblica, 15-6). “Al via operazione Spiagge Sicure. Gli italiani stanchi di essere insolentiti da orde di vu’ cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione” (Alfano, 11-8). “Alfano: pronti a fermare Mare Nostrum” (Repubblica, 25-8). Approvata una legge delega sui Cie. Per il resto zero.
Italicum
“Occorre una legge elettorale per scegliere direttamente gli eletti e un tetto di tre mandati parlamentari, senza eccezioni” (Renzi, 3-4-2011. Ma, con le sue “riforme”, i partiti continueranno a nominarsi i deputati e per il Senato si aboliscono addirittura le elezioni. Nessuna traccia dei tre mandati). “Il Porcellum è la peggior legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono nominati” (Renzi, 15-4-2011). Infatti sostituisce la peggior legge elettorale possibile con la peggior legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono più nominati di prima.
“Vogliamo una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere il presidente del Consiglio e i parlamentari in modo libero, come succede nei Comuni. I partiti devono consentire alla gente di scegliersi le persone, perché un cittadino possa guardare in faccia i propri rappresentanti. Poi se fanno bene li conferma, se fanno male li manda a casa e magari i politici proveranno l’ebbrezza di tornare a lavorare” (Renzi, 26-4-2012). “Facciano quel che gli pare, purché lo facciano e che a scegliere siano i cittadini” (Renzi, 1-10-2012). “L’importante è dare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente, non necessariamente di incasellarsi in destra o sinistra. Comunque la pensi, puoi scegliere chi votare di volta in volta in base alla personalità di chi si candida, delle idee che esprime, del programma” (Renzi, 7-11-2012). Ma con le sue “riforme” i partiti seguiteranno a impedire alla gente di scegliere e guardare in faccia i propri rappresentanti.
“Il Porcellum non è il male assoluto, peggio c’è solo il proporzionale puro. Ma è molto meglio il Mattarellum: almeno vedi in faccia i parlamentari, perché con queste liste elettorali possono mettere dentro di tutto” (Renzi, 19-11-2013). Ora, con le liste dell’Italicum, Renzi potrà mettere dentro di tutto. “Il Mattarellum è senz’altro migliore del Porcellum: se, per garantire la governabilità, si aggiungesse un premio di maggioranza del 25%, sarebbe perfetto. Ma la soluzione migliore sarebbe la legge elettorale per l’elezione dei sindaci” (Renzi, 22-11-2013). Sia il Mattarellum sia la legge dei sindaci consentono ai cittadini di scegliere: Renzi preferisce l’Italicum, che non lo consente. “Berlusconi e Grillo fanno le larghe intese per conservare il Porcellum” (Renzi, 19-11-2013). Poi le larghe intese con B. le ha fatte Renzi per conservare il peggio del Porcellum nell’Italicum. “Nonostante i gufi, la legge elettorale è passata alla Camera ed entro settembre sarà approvata: non ci saranno mai più larghe intese e chi vince governa 5 anni. È una rivoluzione impressionante, chi vince governa. Politica 1 – Disfattismo 0” (Renzi, 12-3-2014). “Italicum entro l’anno” (Renzi, 2-8). Approvato dalla Camera, l’Italicum è uscito dall’agenda parlamentare: insanabili dissensi fra tutti i partiti.
Lavoro
“Il 17 marzo, all’incontro con la Merkel, avrò pronto il piano sul lavoro” (Renzi, 26-2). “Renzi: ora un Jobs Act da 100 miliardi” (l’Unità, 28-2). “Sussidio disoccupazione anche per i precari: 1.000 euro al mese per chi perde il posto. Il piano costerà 8,8 miliardi” (Repubblica, 28-2). “Ecco il Jobs Act targato Renzi: sussidio di disoccupazione anche per i precari. Col Naspi circa 1.000 euro al mese per chi perde il posto” (Repubblica, 1-3). “Il Jobs Act va bene così: tra 10 mesi vedrete i risultati” (Giuliano Poletti, Pd, ministro del Lavoro, Repubblica, 16-3). “Slitta a settembre il Jobs Act” (Corriere, 18-7). Il Jobs Act è un ddl delega spiaggiato in Parlamento. Ora il governo promette di approvarlo entro il 2014. Per i decreti attuativi passerebbe un altro anno.
Mafia
“Caro Roberto, so che… vi aspettate che la lotta alla criminalità organizzata diventi per davvero la priorità del governo. Questo impegno io lo assumo… Il cuore delle organizzazioni criminali è negli affari… e anche in quel confine sottile, sottilissimo, che esiste tra lecito e illecito con l’appoggio, con il consenso, con la collusione e qualche volta semplicemente col silenzio di chi ha ruoli di responsabilità nella politica, nelle amministrazioni e nell’economia. Sono questi i legami che dobbiamo smascherare e recidere. Faremo un lavoro serio e puntiglioso… per adottare le misure necessarie sul piano legislativo e amministrativo. Con una proposta organica in base al lavoro della commissione istituita a Palazzo Chigi con Cantone e Gratteri per elaborare strumenti e contributi per rendere più incisiva la lotta alla criminalità organizzata… Porterò questi temi anche sui tavoli del semestre Ue. C’è tanto lavoro da fare” (Renzi, lettera aperta a Saviano, Repubblica, 2-3). Niente di fatto, né di annunciato.
Manager pubblici
“Abbassando il tetto degli stipendi lordi a quanto guadagna il presidente della Repubblica, circa 250mila euro l’anno, risparmieremo 500 milioni” (Renzi, 14-3). “Manager di Stato, 500 milioni in meno: tetto a 248mila euro senza deroghe” (Repubblica, 14-3). “Ecco il ‘tetto’ agli stipendi dei manager pubblici. Da aprile scatta il limite: non oltre 311mila euro lordi” (l’Unità, 29-3). “Tagli ai manager, mossa del Tesoro. Da aprile scattano i primi risparmi” (Corriere, 25-3). “Da aprile tetto agli stipendi dei manager” (Repubblica, 29-3). “Stretta sui manager pubblici” (Corriere, 29-3). “Stipendi ai manager, subito i tagli” (Corriere, 29-3). “Arriva la stretta sui manager di Stato” (Stampa, 29-3). “Manager, nuova stretta del governo. Stipendi, tetto per tutti i dirigenti: taglio del 25% nelle società quotate” (Repubblica, 30-3). “Il tetto agli stipendi pubblici? Salito di 37 mila euro. Le retribuzioni dei burocrati ancorata alla Cassazione” (Corriere, 6-4). “La sforbiciata sui dirigenti può valere un miliardo l’anno” (Stampa, 8-4). “Gli stipendi dei dirigenti saranno agganciati al Pil. Palazzo Chigi apripista” (Repubblica, 8-4). “Per i superdirigenti il taglio dello stipendio vale fino a 65 mila euro l’anno” (Stampa, 10-4). “Stipendi ridotti a 238 mila euro, ma non per tutti” (Repubblica, 15-4). “Pronto il tetto agli stipendi. I dirigenti divisi in quattro fasce. Riduzioni anche per Bankitalia e Consulta” (Stampa, 18-4). “Dirigenti e manager di Stato, sorpresa di Pasqua amara: nuovo taglio di stipendi. La scure dei 240 mila euro su chi si era salvato dal primo tetto. Ora sacrifici anche in Rai, Ragioneria e vertici Polizia” (Repubblica, 20-4). La norma è passata, ma la platea degli interessati è molto più ristretta del previsto con risparmi di meno di 200 milioni, anziché di 500.
Manovra
“Palazzo Chigi: nessuna manovra” (Stampa, 7-3). “Non faremo manovre correttive” (Renzi, 10-4). “Basta sospetti, non servirà una manovra correttiva” (Padoan, Corriere, 6-7). “Smentisco che ci sarà un’altra manovra” (Renzi, 3-8). “Non ci sarà nessuna manovra” (Renzi, 4- 8). “Per il 2015 si profila, ad oggi, una correzione da 20 miliardi” (Enrico Morando, Pd, viceministro Economia, 18-8).
Marò
“Ho appena telefonato a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Faremo semplicemente di tutto” (Renzi, 22-2). “Adesso i marò tornino a casa” (Renzi, 28-3). “Rivendichiamo con forza la giurisdizione italiana e il rientro immediato dei nostri militari” (Palazzo Chigi, 28-3). “Dopo il malore di Latorre, la situazione ormai è insostenibile” (Roberta Pinotti, Pd, ministro della Difesa, 3-9). I due marò restano in India.
Municipalizzate
“Municipalizzate, possibili risparmi fino a 13 miliardi” (Corriere, 9-3). “Lo spreco delle Spa pubbliche costa 13 miliardi. 7 mila società in rosso. Che ora entrano nel mirino del governo” (Repubblica, 29-3). “Stretta sulle municipalizzate. Il premier vede Cottarelli e Padoan: ‘Colpiremo i santuari della Pa’” (Stampa, 7-4). “Tagli, tocca alle municipalizzate” (Stampa, 7-4). “Cura dimagrante dello Stato: solo 1000 municipalizzate” (Repubblica, 19-4). “La giungla delle società pubbliche produce soprattutto buchi. Confindustria: liquidandole si risparmierebbero 12 miliardi” (Stampa, 3-7). “Verranno cancellate subito 1250 municipalizzate” (Corriere, 27-8). “Vendita ‘forzata’ per le municipalizzate” (Corriere, 28-8). “Incentivi, vendite e fusioni: così verrà disboscata la giungla delle partecipate” (Repubblica, 28-8). “Nel decreto Sblocca Italia le misure sulle società degli enti locali: nel mirino quelle in perdita e nate per gestire una sola attività” (Repubblica, 28-8). “Azzerate 1250 municipalizzate” (Corriere, 29-8). Nel decreto Sblocca Italia, nessuna misura sulle municipalizzate. Se ne riparla nella legge di Stabilità. Ottanta euro. “Dal 27 aprile 1.000 euro in più in busta paga” (Renzi, 11-3). “Dal 1° maggio 1.000 euro netti in più all’anno in busta paga a chi guadagna meno di 1.500” (Renzi, 12-3).“Una maestra, una mamma avrà in tasca quei soldi in più per uscire con le amiche” (Renzi, 12-3). “Renzi, meno tasse da aprile: le coperture ci sono, indiscutibili e oggettive” (Stampa, 12-3).
“I soldi ad aprile? Nun j’a famo. Lo faremo a maggio” (Renzi, 12-3). “Alimentari, trasporti e abiti: le famiglie spenderanno così 9 miliardi del bonus Irpef” (Repubblica, 16-3). “C’è una soluzione tecnica che riguarda gli incapienti” (Renzi, 9-4). “Bonus esteso ai redditi sotto gli 8 mila euro lordi, cioè agli incapienti” (Corriere, 9-4). “Bonus da 200 euro per i più poveri: una tantum a 4 milioni di redditi sotto gli 8 mila euro” (Stampa, 10-4). “Spunta un miliardo per gli incapienti” (Repubblica, 15-4). “Bonus in busta paga a 15 milioni di italiani: 80 euro per metà di loro e 30 agli incapienti” (Repubblica, 18-4). “Niente sgravi agli incapienti” (Repubblica, 19-4). “Ora aiuti alle famiglie e sgravi ai pensionati” (Renzi, Repubblica, 20-4). “Dare uno stimolo alle famiglie a reddito medio-basso può avere un effetto immediato. Se la fiducia si rafforzerà ci sarà più propensione a spendere che a risparmiare” (Padoan, Corriere, 20-4). “Per gli incapienti si interverrà probabilmente con la legge di Stabilità del 2015. Guarderemo anche ai pensionati a basso reddito” (Padoan, Corriere, 20-4). “Ho preso un impegno con partite Iva, incapienti e pensionati nel proseguire il lavoro di abbassamento delle tasse iniziato con i lavoratori dipendenti e lo manterrò” (Renzi, Twitter, 23-4).
Il Censis ha detto che con gli 80 euro aumenteranno i consumi del 15%” (Pina Picierno, eurodeputata Pd, 7-5). “Dal 2015 i pensionati saranno dentro la stessa misura prevista nel decreto Irpef degli 80 euro” (Renzi, 23-5). “Il bonus sarà allargato” (Renzi, 3-6). “Renzi, pressing sul Tesoro per ‘allargare la platea’ degli 80 euro” (Stampa, 27-7). “Saremo in grado di estendere la platea degli 80 euro? Non sono in grado di garantirlo, ci proveremo” (Renzi, 2-8). “Chiederemo uno sforzo a Padoan per estendere la platea destinataria del bonus fiscale” (Alfano, Stampa, 3-8). “La fiducia dei consumatori arretra ai livelli di marzo. Istat: terzo mese al ribasso, peggiore delle stime. Annullato l’effetto ottimismo degli 80 euro di Renzi. Il bonus non arriva nei negozi, spendere resta un tabù” (Stampa, 28-8). “Per l’Istat il bonus è un flop: a giugno consumi mensili al palo, quelli annui giù del 2,6%” (Repubblica, 29-8). “Italia nella doppia morsa di deflazione e recessione. Ad agosto i prezzi in calo dello 0,1%, è la prima volta dal 1959. Istat: ‘Sarà stagnazione’” (Repubblica, 30-8). Niente 80 euro per incapienti, pensionati e partite Iva. Le coperture per confermare il bonus nel 2015 a chi l’ha avuto nel 2014, se le troveranno, saranno nella legge di Stabilità.
Patto di stabilità interno
“Entro il 10 marzo, censimento per una verifica puntuale sul patto di stabilità per capire quanto possono sforare i Comuni” (Renzi, 26-2). “Mercoledì sblocco il Patto di stabilità soprattutto al Nord” (Renzi, 5-3). “Fondi europei fuori dai vincoli: libertà di spesa ai comuni virtuosi” (Repubblica, 16-3). “Fine del patto di stabilità interno” (Pierpaolo Baretta, Pd, sottosegretario Economia, Unità, 1-6). “I comuni virtuosi potranno investire” (Renzi, 21-8). Nessuno ha toccato il Patto di stabilità interno: qualche allentamento parziale c’è per l’edilizia scolastica e nelle pieghe dello “Sblocca Italia”, sempreché esca mai da Palazzo Chigi.
Pensioni
“Uno che prende 7 mila euro al mese di pensione, se ne prende 6.500 campa lo stesso. Chi ne prende 600 euro, se gli do 200 euro in più è meglio” (Renzi, 8-11-2013). “Il tema di un contributo straordinario da parte di chi prende una pensione robusta esiste. Cottarelli ce lo presenterà nei prossimi giorni” (Graziano Delrio, Pd, sottosegretario Presidenza del Consiglio, 13-3-2014). “Cottarelli: contributo dalle pensioni oltre i 2 mila euro” (Corriere, 13-3). “L’idea che chi ha una pensione di 2-3 mila euro debba dare un contributo, forse c’è per Cottarelli, ma io la escludo” (Renzi, 13-3). “Dal governo stop a Cottarelli, nessun intervento sulle pensioni” (Stampa, 14-3). “Renzi: le pensioni non si toccano” (Repubblica, 14-3). “Interventi sulle pensioni alte” (Poletti, Corriere, 17-8). “Sforbiciata alle pensioni d’oro” (Stampa, 18-8). “Frenata sulle pensioni: ‘Per il momento nessun intervento su quelle superiori a 3.500 euro’” (Stampa, 19-8). “Il piano del governo: prelievo di 1 miliardo dalle superpensioni oltre i 3.500 euro” (Repubblica, 19-8). “Pensioni d’oro, Renzi boccia Poletti. Scontro nel governo. Baretta: non si tocca chi prende meno di 2 mila euro” (Repubblica, 20-8). “Sulle pensioni d’oro si riapre la partita. Manovra da 20 miliardi” (Repubblica, 21-8). “3.500 euro al mese di pensione avvicinano di più a un reddito alto che medio” (Baretta, Stampa, 21-8). “Pensioni, nessun prelievo” (Delrio, 22-8).
Polizie
“Salta la fusione delle Polizie” (Stampa, 4-6). “Nessun accorpamento fra polizia penitenziaria e forestale” Renzi, 13-6). “Forze di polizia, risparmi per 1 miliardo e mezzo: stop assunzioni. Le ipotesi di accorpamento per Forestale e Penitenziaria” (Corriere, 18-7). L’unica certezza nel Def è che gli agenti di tutte le polizie, come tutti gli statali, avranno gli stipendi bloccati fino al 2020.
Posti di lavoro
“Entro 15 giorni il pacchetto di misure per i giovani. I mercati ci osservano” (Renzi, 28-2). “Persi mille posti al giorno. Il record negativo per i giovani. Disoccupati al 13%: mai così dal 1977” (Corriere, 2-4). “Dato sconvolgente, scenderemo sotto il 10%” (Renzi, Unità, 2-4). “Un piano lavoro per 900 mila giovani: si parte a maggio” (Poletti, Repubblica, 5-4). “Ora un contratto per gli over 50: bisogna reinserire chi ha perso il lavoro” (Poletti, Stampa, 11-4). “L’agricoltura può creare 150 mila posti di lavoro” (Maurizio Martina, Pd, ministro dell’Agricoltura, Corriere, 13-4). “Via alla riforma, 15 mila posti per i giovani” (Renzi, 13-6). “Poletti: ‘Servizio civile per i primi 40 mila giovani. Risorse ok, a fine anno il via’” (Repubblica, 16-7). “L’80% dei 24 contratti di sviluppo è destinato al Sud. Attesi 25 mila posti di lavoro” (Stampa, 23-7). “Creeremo 900 mila nuovi posti di lavoro” (Renzi, 25-7). “Chi vuole restare al lavoro a vita ruba un posto alle nuove generazioni” (Madia, Stampa, 30-7). “Allo studio un paracadute per mandare in pensione i disoccupati con più di 55 anni” (Stampa, 4-8). “Abbiamo creato 100 mila nuovi posti di lavoro in due mesi” (Renzi, 1-9). “Negli ultimi due mesi 100 mila occupati in più” (Poletti, Stampa, 1-8). “Gli imprenditori siano responsabili, basta licenziamenti: il lavoro va salvato” (Federica Guidi, ministro Sviluppo, Repubblica, 28-8). “I disoccupati salgono ancora: persi mille al giorno” (Repubblica, 30-8). “Sblocca Italia, Lupi: ‘Almeno 100 mila nuovi posti di lavoro’” (Corriere, 31-8). Risultato: secondo l’Ocse, al 3 settembre, i disoccupati in Italia sono il 12,9%, e i giovani con meno di 25 anni il 40%. Secondo l’Istat, a luglio sono aumentati dello 0,3% su giugno.
Rai
“Voglio cacciare i partiti, lo sciopero della Rai (contro il taglio di 150 milioni, ndr) è umiliante. Se l’avessero proclamato prima delle elezioni europee avrei preso più voti” (Renzi, 1-6). Nessuna riforma della Rai: la legge Gasparri non si tocca.
Rientro dei capitali
“A rischio il decreto per il rientro dei capitali. Lo Stato avrebbe dovuto incassare 3 miliardi” (Corriere, 6-3). “Nessun condono sul rientro dei capitali. Non conosco la parola condono” (Padoan, 1-4). “Capitali all’estero, multe più basse per chi reinveste i fondi nell’azienda” (Corriere, 5-6). “Rientro dei capitali, ultima spiaggia” (Corriere, 2-7). Il ddl sui capitali all’estero è di fatto un condono fiscale ed è impantanato da mesi alla Camera per dissensi nella maggioranza.
Ripresa
“Anche sull’Italia, dopo la lunga recessione, spira una nuova aria di moderato ottimismo. Si vedono segnali di un ulteriore miglioramento dell’economia” (Pier Carlo Padoan, Pd, ministro dell’Economia, 12-4). “Lavoriamo per una ripresa col botto a settembre” (Renzi, 1-8). “La ripresa è un po’ come l’estate: magari non è bella come volevamo, arriva un po’ in ritardo, ma arriva” (Renzi, 5-8). “Ripresa più forte nel 2015” (Padoan, 7-8). L’Italia è in recessione e pure in deflazione.
Salario minimo
“Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo” (Renzi, 12-3). “Morando apre il fronte del salario minimo: ‘Carcere se non si applica, serve una legge alla svelta’” (Repubblica, 6-4). “Dall’operaio alla colf, ecco il salario minimo” (Stampa, 6-4). Nessuna norma approvata sul salario minimo.
Sanità
“Stop alle scelte politiche per i direttori delle Asl” (Repubblica, 15-6). “Ticket in base al reddito, chiusi i reparti a rischio: ecco il Patto per la Salute” (Repubblica, 11-7). Nessuna riforma sanitaria alle viste, solo tagli.
Sblocca Italia
“Entro fine luglio arriva Sblocca Italia” (Renzi, 1-6). “Renzi annuncia un decreto Sblocca Italia sugli investimenti fermi” (Stampa, 2-6). “Parte lo Sblocca Italia” (Stampa, 3-6). “Censimento delle opere, project bond e incentivi. Sblocca Italia si sdoppia” (Repubblica, 12-7). “Renzi: sbloccheremo 43 miliardi” (Repubblica, 24-7). “Sblocca Italia con lo sconto fiscale ai proprietari di case in affitto” (Corriere, 26-7). “Arriva lo Sblocca Italia. Risorse aggiuntive per 4,5 miliardi” (Repubblica, 28-7). “Dalla Tav Napoli-Bari al valico del Frejus. Con lo Sblocca Italia pronti 3,7 miliardi” (Corriere, 1-8). “Nello Sblocca Italia i bond per le grandi opere. Obbligazioni emesse dalle imprese” (Corriere, 23-8). “Altolà di Padoan alle spese: Sblocca Italia senza fondi” (Repubblica, 26-8). “Sblocca Italia, scovate le risorse per i cantieri” (Stampa, 27-8). “Sblocca Italia per le opere: fino a 3 miliardi” (Stampa, 28-8). “4 miliardi per i cantieri” (Corriere, 29-8). “Sblocca Italia, Renzi ferma Lupi: ‘Quel testo non va, devi riscriverlo’” (Repubblica, 29-8). “Più cantieri e meno burocrazia, il governo cerca la ripresa. Stop vincoli per i lavori in casa. Fondi da 4 miliardi per attivare opere che ne valgono 10” (Repubblica, 30-8). “Mobilitati 10 miliardi per far ripartire i grandi cantieri” (Stampa, 30-8). “Nuove risorse per 3,8 miliardi” (Corriere, 30-8). “Il premier: via a opere per 10 miliardi” (Stampa, 30-8). “Sblocca Italia: sgravi e project bond, le tappe del decreto. Il governo ha voluto un provvedimento a costo zero, per questo è rimasto sospeso il bonus per l’edilizia e quello per gli affitti” (Corriere, 31-8). “Per far ripartire i lavori 700 milioni in due anni” (Corriere, 31-8). Nel decreto Sblocca Italia, quando sarà in Gazzetta Ufficiale, vecchie opere berlusconiane e soldi già stanziati dal governo Letta con destinazione cambiata: il governo Renzi aggiunge appena 200 milioni.
Scorta
“La volontà di rinunciare alla scorta: ‘Voglio restare me stesso, chi mi protegge è la gente, la mia scorta sono le persone normali’” (Renzi, Corriere, 18-2). Renzi ha la scorta.
Scuola
“Sono pochi 53 miliardi per la scuola” (Stefania Giannini, Sc, ministro Istruzione, 23-2). “Primo punto programmatico sarà il rilancio dell’educazione. Da giugno a settembre realizzeremo un piano straordinario per le infrastrutture scolastiche” (Renzi, 24-2). “Scuola, 2 miliardi per ristrutturare le aule. ‘Adegueremo oltre 2 mila istituti in deroga al patto di stabilità’” (Repubblica, 26-2). “Cercheremo una soluzione per dare una corsia preferenziale ai soldi per la scuola” (Renzi, 5-3). “Interventi per la sicurezza da 1 miliardo. Pronti ad agire” (Giannini, 8-3). “Così saranno ristrutturate le scuole: coinvolto anche Renzo Piano. Trovati 2,5 miliardi per gli interventi sull’edilizia fino al 2016” (Stampa, 10-3). “Tutti i numeri che leggete sull’intervento del governo sull’edilizia scolastica sono falsi. Tutti falsi. Nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole su cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili. Qui nessuno sa niente, Renzi spara razzi nel cielo quello è il suo talento, ma poi noi arranchiamo dietro. Mancano tutti i dettagli, e che dettagli” (Roberto Reggi, Pd, sottosegretario Istruzione, 10-3). “Subito 3,7 miliardi per l’edilizia scolastica” (Giannini, 12-3).
“10 mila interventi di edilizia scolastica” (Repubblica, 13-3). “Lezioni in lingua alle elementari: la mia scuola parlerà inglese” (Giannini, 27-3). “Abbiamo stanziato 3,5 miliardi per la scuola” (Renzi, Repubblica, 20-4). “Anche la Giannini scende in trincea: ‘Mi batterò contro i tagli agli atenei’. La manovra taglia 30 milioni subito e 45 dal 2015 in poi al Fondo di finanziamento delle università” (Repubblica, 20-4). “Piano scuola al via. Pronto un miliardo per 20 mila cantieri. Si parte il 1° luglio. Tra il 2015 e il 2020 arriveranno altri 4 miliardi” (Stampa, 15-6). “Patto sulla scuola: ‘Un premio ai prof, ma dovranno lavorare di più’” (Repubblica, 2-7). “Partono le ‘scuolebelle’ di Renzi. Da domani arrivano gli imbianchini. Stanziati 150 milioni da usare entro dicembre” (Stampa, 20-7). “Via libera all’8 per mille per rilanciare l’edilizia scolastica” (Repubblica, 24-7). “Dietrofront del governo: stop alla pensione per 4 mila insegnanti. Via anche il limite dei 68 anni a professori e primari. Renzi irritato con i tecnici del Tesoro: ‘Troverò le risorse’” (Repubblica, 5-8).
“Scuole senza soldi, riapertura a rischio: l’allarme delle Province, colpite dai tagli per 9 miliardi: non possiamo garantire sicurezza e riscaldamento delle aule” (Repubblica, 8- 8). “Istruzione, le novità che troveremo sui banchi: informatica dalla primaria e alla maturità si parlerà inglese” (Corriere, 14-8). “Il 29 agosto presenteremo una riforma complessiva che, a differenza di altre occasioni, intende andare nella direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo” (Renzi, Tempi, 23- 8). “Scuola, nuovi concorsi e aumenti” (Stampa, 24-8): “Rivoluzione scuola, ecco il piano: ‘Meritocrazia e apertura ai privati’. Il ministro Giannini: mai più precari e supplenti, aumenti di stipendio ai professori migliori” (Repubblica, 26-8). “Scuola, piano per riassorbire i precari” (Stampa, 27-8). “Scuola, svolta sui precari: subito l’assunzione per 100 mila professori. Servirà un miliardo e mezzo” (Repubblica, 27-8). “Renzi, summit sulla scuola senza il ministro Giannini. Il contropiede del leader: tratto io, sarò giudicato su questo” (Corriere, 27-8).
“Precari da assumere ma senza cattedra fissa: sono 120 mila i professori a termine” (Corriere, 27-8). “Chi lavora di più prenderà più soldi. Rivoluzione del merito, ecco come funzionerà” (Repubblica, 27-8). “Scuola. Liceali, stage al museo. E alle elementari più maestri per classe. Piano istruzione da 3 miliardi l’anno” (Corriere, 28-8). “Medie e maturità, gli esami cambiano. Le linee guida della riforma puntano alla semplificazione delle prove alla fine dei cicli” (Repubblica, 28-8). “Renzi: troppa carne al fuoco, la scuola slitta” (Corriere, 29-8). “La scuola slitta a settembre” (Repubblica, 29-8). “Per studenti e prof ora si cercano i fondi. I perché del rinvio sulla scuola” (Corriere, 29-8). “Scuola, assunzioni congelate. Problemi con le coperture, rinviata la riforma. Oggi in Cdm nemmeno le linee guida” (Stampa, 29-8). “Scuola, niente assunzioni. Non basta 1 miliardo per stabilizzare i precari. Renzi rinvia la riforma al 3 settembre” (Stampa, 30-8). “C’è un anno di tempo per rivoluzionare la scuola italiana, nei prossimi 12 mesi occorre ripensare come l’Italia investe nella buona scuola. Nel bilancio dello Stato metteremo più soldi sulla scuola e assumeremo 150 mila precari. A partire da gennaio i provvedimenti normativi, perché il 2015 sia l’anno in cui si inizia a fare sul serio” (Renzi, 3-9).
Per l’edilizia scolastica, tra fondi vecchi e nuovi (244 milioni), è stato stanziato circa 1 miliardo: 450 milioni per le piccole ristrutturazioni (17.961 richieste), 400 per la messa in sicurezza (2.865), 244 milioni per nuovi edifici (404). La riforma epocale, a oggi, è un bel documento sul sito “passodopopasso”.
Segreto di Stato
“Abbiamo deciso di desecretare gli atti delle principali vicende che hanno colpito il nostro Paese e trasferirli all’Archivio di Stato. Per essere chiari: tutti i documenti delle stragi di piazza Fontana, dell’Italicum (sic, ndr) o della bomba di Bologna. Lo faremo nelle prossime settimane” (Renzi, Repubblica, 20-4). Ma nessun atto relativo alle stragi, per legge, può essere coperto da segreto di Stato: Renzi lo toglie là dove non c’è mai stato.
Senato
“Grillo firmi per la riforma del Senato per risparmiare 1 miliardo” (Renzi, 17-12-2013). “La grande svolta sul Senato che, insieme all’abolizione delle province, farà risparmiare 1 miliardo l’anno” (Renzi, 31-3-2014). In realtà il Senato costa ogni anno circa 500 milioni e, abolendo le indennità ai nuovi senatori e i rimborsi ai gruppi, se ne risparmierebbero appena 160. I costi di sedi e personale resterebbero pressoché intatti. “Abolizione del Senato: tra 15 giorni si porta in Parlamento, approvazione in Senato entro il 25 maggio” (Renzi, 12-3). “Penso che entro maggio si voterà il ddl al Senato” (Renzi, 18-4). “La riforma va approvata entro il 25 maggio per essere credibili negli incontri europei fissati subito dopo” (Maria Elena Boschi, Pd, ministro delle Riforme, Repubblica, 22-4). “Riforma del Senato entro il 10 giugno. O riesco a fare le cose o me ne vado” (Renzi, 28-4). “Entro giugno il sì sul Senato” (Renzi, 3-6). “Per la riforma del Senato siamo passati da una bella merda a una merdina, ma sempre di merda si tratta” (Roberto Calderoli, Lega Nord, relatore della riforma del Senato, 22-8). La riforma, che non abolisce il Senato ma le elezioni per il Senato, viene approvata in prima lettura l’8 agosto.
Spending review
“Vertice notturno Renzi-Padoan sulla spending review: tagli subito fino a 5 miliardi” (Messaggero, 24-2). “Pronto il piano Cottarelli: subito 6 miliardi di tagli. Nel mirino acquisti e sussidi” (Stampa, 24-2). “Tagli subito fino a 5 miliardi” (Messaggero, 24-2). “Subito 4 miliardi di tagli alla spesa” (Corriere, 24-2). “Subito 6 miliardi di tagli” (Stampa, 24-2). “Supervertice sui tagli dello Stato. Subito 500 milioni dagli stipendi d’oro” (Corriere, 15-3). “Spending review pronta” (Repubblica, 15-3). “Il premier e l’obiettivo tagli: ‘Entro 7 giorni il piano’” (Stampa, 16-3). “La cura Cottarelli. Dall’Arma ai treni: ecco i dettagli del taglia-sprechi” (Stampa, 18-3). “Politica e appalti, i tagli di Renzi” (Corriere, 20-3). “Parte lo Sforbicia-Italia: interverremo su tutte le sacche di micropotere e sottopotere, santuari che finora nessuno ha mai pensato di toccare, non risparmieremo nessuno” (Renzi, Qn, 6-4). “‘Spending review, ora i tagli agli uffici statali’: Cottarelli, lavoro in tre fasi, poi gli obiettivi da mantenere” (Corriere, 6-4). “Tagli e spesa pubblica centralizzati da maggio. Cottarelli: pronti ad avviare le nuove fasi della spending review” (Corriere, 6-4).
“Renzi vuole tagli per 6 miliardi” (Corriere, 8-4). “La prossima tappa sarà una campagna on line: ‘E tu cosa taglieresti?’. Partiamo subito, chiediamo ai cittadini di segnalare al governo gli sprechi, gli enti inutili, le complessità burocratiche, i privilegi odiosi, i pasticci amministrativi” (Renzi, Corriere, 9-4). “Stangata su banche e manager. Spending review da 4,5 miliardi” (Repubblica, 9-4). “Dai tagli alla spesa pubblica dovrebbero arrivare 4,5 miliardi” (Renzi, 9-4). “Niente manovra, tagli per 4,8 miliardi” (Padoan, 11-4). “Non vogliamo tagli lineari, ma tagli intelligenti” (Renzi, 18-4). “Cottarelli: 3,5 miliardi dalla Difesa” (Corriere, 24-4). “Il governo riparte dai tagli. Controlli e tetti alle spese” (Stampa, 4-6). “Il grande spreco di Stato tra stampanti e scrivanie: 30 miliardi da risparmiare” (Repubblica, 15-6). “Cento enti nel mirino per acquisti ‘anomali’. Via ai controlli di Cottarelli e Cantone” (Stampa, 3-7). “Il premier a caccia di 12 miliardi” (Stampa, 12-7). “La missione di Cottarelli: tagli di spesa per 17 miliardi” (Corriere, 18- 7). “Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali. Il totale delle risorse che sono state spese prima di essere risparmiate ammonta a 1,6 miliardi per il 2015. Così potete dimenticarvi il taglio delle tasse perché non ci saranno risorse” (Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, 30-7). “Spending review, Cottarelli lascerà: scontro con Renzi” (Repubblica, 31-7).
“Cottarelli fuori? La spending review la faremo lo stesso anche senza di lui. Dai tagli di spesa avremo 16 miliardi e porteremo il deficit al 2,3%” (Renzi, 30-7). “Tutto più difficile con la mini-crescita. I tagli e la ricerca di 3,5 miliardi” (Corriere, 2-8). “Il premier ha deciso: niente manovra ma tagli ‘parzialmente lineari’ sulla spesa di tutti i ministeri. Cottarelli non sarà sostituito” (Stampa, 4-8). “Renzi volta pagina, ora punta tutto sul taglio della spesa” (Stampa, 8-8). “Spending review, si accelera: va diminuita la spesa pubblica di 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016” (Corriere, 15-8). “Si parte dai 16 miliardi della spending review” (Delrio, Repubblica, 22-8). “Ricetta Cantone-Cottarelli per tagliare 4,5 miliardi sulle forniture agli uffici” (Corriere, 25-8). “Spending review, sprechi da 1 miliardo solo dalle bollette” (Repubblica, 25-8). “Risparmieremo su tutto” (Padoan, Corriere, 27-8). “Mezzo miliardo di risparmi dalle partecipate entro il 2015” (Cottarelli, 1-9). “I tagli saranno non per 17, ma per 20 miliardi. Il governo valuterà tagli non lineari del 3% per ciascun ministero. Lunedì con Padoan incontrerò tutti i ministri. Ognuno potrà e dovrà valutare le singole spese da tagliare” (Renzi, 3-9). Affossata la spending review, si faranno tagli lineari come ai tempi di Tremonti: quelli che Renzi aveva ripetutamente escluso.
Tasse
“Bot, la tassa può aumentare. Se un’anziana ha da parte 100 mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro avrà problemi” (Graziano Delrio, 23-2. Poi Palazzo Chigi rettifica: “Solo una rimodulazione”). “Il calo delle tasse, si parte dall’Irap. Subito una riduzione del 10%” (Corriere, 24-2). “Patto con le imprese: meno Irap, sconti più leggeri. Sgravi Irpef, 50 euro al mese. Cuneo, detassati 10 miliardi: 8 alle famiglie sotto i 2.000 euro, 2 alle aziende” (Repubblica, 24-2). “La mossa di Renzi. Tasse più alte sui Bot per abbassare l’Irpef. Un miliardo di gettito in più dai titoli preferiti dalle famiglie” (Stampa, 24-2). “Prelievo sui Bot, primo scoglio. Delrio: agire sulle rendite. Poi la frenata del governo: nessuna nuova tassa” (Corriere, 24-2). “Cambieremo le tasse sui Bot” (Renzi, Repubblica, 24-2). “I dubbi del Tesoro sulla tassazione dei Bot: ‘Finirebbe per colpire solo le famiglie’” (Repubblica, 25-2). “Possibile tagliare l’Irap del 30%” (Renzi, 26-2). “Renzi pronto a soccorrere le imprese: allo studio un taglio del 30% dell’Irap” (Repubblica, 27-2). “Non disperdiamo le risorse. Taglio forte dell’Irap alle imprese. In un secondo tempo sgravi Irpef” (Morando, 6-3). “Irpef o Irap, il governo si spacca. Renzi: no al derby” (Repubblica, 8-3). “Taglio dell’Irpef e dell’Irap” (Corriere, 8-3).
“Irpef e Irap, tagli a metà. Padoan vorrebbe agevolare le imprese, ma Renzi cerca il compromesso. Spunta l’ipotesi dell’intervento bilanciato” (Stampa, 8- 3). “Riduzione contestuale del 10% dell’Irap e di 5,5 miliardi di Irpef” (Filippo Taddei, consigliere economico di Renzi, 8-3). “Padoan: ‘O tutto sulle imprese, quindi Irap e oneri sociali, o tutti sui lavoratori, attraverso l’Irpef’” (Sole 24 Ore, 8-3). “Serve un’azione duplice, riduzione Irap per le imprese e Irpef per i lavoratori” (Angelino Alfano, Ncd, ministro Interno, 8-3). “Irap e Irpef, ipotesi di taglio a rate, bilanciato a tappe” (Corriere, 10-3). “Accantonata l’idea di tagliare anche l’Irap. Difficile trovare i soldi per ridurre il cuneo dopo no dell’Europa all’uso dei fondi comunitari” (Stampa, 10-3). “Copertura doppia: il bacino a cui attingere sarebbe addirittura di 20 miliardi” (Corriere, 12-3). “Dal 1° maggio taglio del 10% dell’Irap alle imprese” (Renzi, 12-3). “Al posto del taglio Irpef spunta il bonus in busta paga” (Repubblica, 24-3). “Raddoppiano le tasse sui passaporti” (Corriere, 31-5). “Meno tasse, ma tagli di spesa” (Renzi, Stampa, 22-8). Oltre al bonus Irpef per i dipendenti sotto i 1.500 euro al mese, c’è stato il taglio del 10% (non del 20 o del 30) dell’Irap: entrambi vanno però confermati per l’anno prossimo. Intanto il governo autorizza i comuni ad aumentare la Tasi a tutti, fuorché alla Chiesa cattolica.
Tasi
“Allarme Tasi, ma il governo assicura: non costerà più dell’Imu” (Repubblica, 31-5). “Da Bankitalia allarme Tasi. Delrio: ma sarà meno del 2012” (Stampa, 31-5). “La Tasi sarà più cara dell’Imu per una famiglia su due. E per oltre due terzi di quelle che vivono in case modeste e hanno figli” (Repubblica, 23-8). “Dalla Tasi meno incassi rispetto alla vecchia Imu” (Stampa, 29-8).
Unioni civili
“Ci sarà una proposta ad hoc del governo sul modello tedesco” (Renzi, 27-7). Mai vista.
Vitalizi
“Cambiare in nome dell’equità e della giustizia le regole delle pensioni si può fare. Ma nel pacchetto ci deve essere a tutti i costi l’abolizione di qualsiasi vitalizio per i politici. Un Parlamento che legifera sulle pensioni degli altri tenendosi stretti i propri privilegi sarebbe inaccettabile” (Renzi, 25-10-2011). Nulla di fatto per abolire i vitalizi dei parlamentari, nemmeno per quelli condannati.
Zuzzurellone
“Andate in vacanza belli allegri” (Renzi, 7-8-2014).

Marco Travaglio - Da Il Fatto Quotidiano del 5 e del 6 settembre 2014





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