sabato 27 novembre 2010

Corrado Guzzanti a Vieni via con me - Un elenco di ottime battute

Corrado Guzzanti era molto atteso, questa sera, a Vieni via con me: sul contenuto del suo intervento si è mantenuto uno stretto riserbo fino al momento della messa in onda. Per tutti coloro che speravano in una delle grandi interpretazioni guzzantiane, forse una piccola delusione: niente Don Pizzarro, niente Quelo, niente imitazioni.
Corrado è solo se stesso, e si produce in un elenco di battute scritte da lui medesimo (si fa scappare giusto una micro-imitazione di Tremonti sul “vediamo chi è rimasto vivo”) che non faranno bene a questo programma ma faranno bene a noi (sic).

Alla fine del blocco da 8 minuti, a chi ama Guzzanti resta il desiderio di vederlo ancora, di risentirlo. Resta la speranza che sia solo un inizio, e invece no. Il ritorno di Guzzanti in un prime time RAI è questo.

Ecco l’elenco di tutte le 33 battute 33: molte decisamente buone, alcune superlative, tutte, globalmente, raffinatissime (potete vedere il video integrale)

1. Il Giornale replica a Saviano: la macchina del fango non è quella che dici tu. È una macchina vera, l’abbiamo vista ad Arcore: è chiusa con una vasca e due lottatrici nude

2. Anche Bossi telefona alla questura ma capiscono solo Mubarak

3. L’ira di Berlusconi contro Fini: futuro e libertà è un ossimoro: scelga, o futuro per noi o libertà per loro

4. Su alcuni manifesti del PD compare Bersani con una foto in bianco e nero, ma il fotografo giura che la pellicola era a colori

5. Si chiede a Masi se pensa se sarebbe giusto privatizzare la Rai. Risponde: un’altra volta?

6. Il Pdl apre a una modifica della legge elettorale: se i cittadini vorranno aggiungere a margine una preferenza la scheda non sarà invalidata

7. Rutelli va all’incontro con Fini e Casini: gli danno l’indirizzo sbagliato

8. Dubbi sulle elezioni regionali: tra le tante firme raccolte a sostegno della lista Formigoni compare quella di Michael Jackson

9. Nelle scuole italiane non c’è carta igienica: il ministro Gelmini prega le mamme di mandare i bambini a scuola già defecati

10. Berlusconi corrompe dei senatori: mi hanno detto che erano maggiorenni

11. Maroni vuole costringere le donne islamiche per farsi riconoscere a togliere il velo. Berlusconi, per lo stesso motivo, le mutande

12. Scenata del ministro Bondi in un museo: dei vandali hanno squarciato un quadro di Fontana

13. Torna Pannella con un nuovo digiuno, ma ormai quando arriva alla fine del mese la concorrenza è spietata

14. Sull’emergenza il governo si confonde: butta i manifestanti abruzzesi in una discarica e picchia a sangue i sacchi della mondezza

15. Berlusconi: scopo tutto il giorno, vi dà così fastidio se la sera lavoro un’oretta?

16. Anche il ministro Brunetta indagato per gli scandali sessuali: rinvenuto lo sgabello

17. Fini ha compiuto la sua parabola: era fascista; è stato postfascista; ora, tornando al futurismo, è prefascista

18. Il Pd è il primo partito in Italia a usare le primarie; il primo partito al mondo che le perde

19. Il papa condona l’uso del preservativo per certi casi particolari: ci sono delle notti in cui fa veramente freddo

20. Un preservativo condonato si chiama “condon”

21. L’anomalia storica della Fiat: gli italiani da sempre gli pagano le macchine, ma poi non le comprano

22. La strategia di Tremonti per la crisi: prima risaniamo i conti e poi vediamo chi è rimasto vivo

23. Il governo dei fatti: catturato il pusher

24. Polemica con la Comunità Europea: il ministro Gelmini propone di lasciare i crocifissi e togliere le scuole

25. Università italiana: la Gelmini vuole aiutare la ricerca. Provate a rifare tutto il percorso all’indietro

26. La fuga dei cervelli all’estero: Gasparri si scorda il corpo qui

27. Il governo di Berlusconi dà nuovi fondi alle scuole private e cattoliche. In cambio un bonus per altri tre scandali e bestemmia libera fino al 2012

28. Il papa attacca i laici, poi si scusa: avevo capito l’Ici

29. Il Partito democratico propone la sua legge elettorale: alla francese, con sbarramento tedesco a due turni e supercazzola all’australiana come fosse antani

30. La camorra contro Saviano: la scorta ci impedisce un contraddittorio

31. La Lega telefona alla ‘ndrangheta: ma ci cercavate per qualcosa?

32. Calderoli è stufo delle polemiche e invade la Polonia

33. Non abbiamo fatto la fine della Grecia, non abbiamo fatto la fine del Portogallo e dell’Irlanda: speriamo di non fare la fine dell’Italia

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Ad Annozero l'intervista all'ex boss di Altofonte. Francesco Di Carlo svela i legami con la cupola.

Per anni i magistrati si sono interrogati su un quesito semplice: cosa c’entrano i fratelli Graviano, autori delle stragi del 1992-1993, con Dell’Utri e Berlusconi? Il pentito Gaspare Spatuzza aveva parlato delle confidenze ricevute dal boss sui contatti con i due fondatori di Forza Italia nel 1994. Ora un’intervista del pentito Francesco Di Carlo ad Annozero offre una chiave di lettura: la famiglia Graviano potrebbe avere investito nelle prime imprese milanesi del Cavaliere per il tramite di Marcello Dell’Utri e quel legame potrebbe essere stato riattivato al momento della discesa in campo nel 1993-94.
Di Carlo ha ripetuto a Sandro Ruotolo il racconto dell’incontro tra il boss della mafia palermitana Stefano Bontate (ucciso nel 1981 dai corleonesi) e Silvio Berlusconi. Quel racconto, che rappresenta l’architrave delle motivazioni della sentenza di condanna in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa per Dell’Utri, nonostante sia stato ritenuto credibile da una decina di magistrati di Palermo, tra pm e giudici di primo e secondo grado, è passato inosservato ai direttori dei tg di Raiset. Proprio in seguito a quell’incontro del 1974 negli uffici milanesi di Berlusconi – secondo i giudici – i boss di Palermo inviarono Vittorio Mangano a villa San Martino a proteggere Berlusconi che così comincia a pagare il pizzo a Cosa Nostra fino almeno al 1992. Fatti noti per i lettori de Il Fatto Quotidiano ma assolutamente sconosciuti alla grande platea televisiva che ieri ha finalmente ascoltato il racconto di quell’incontro che rappresenta una pietra miliare nella storia dei rapporti tra Cosa Nostra impresa e politica in Italia. L’intervista del boss di Altofonte Francesco Di Carlo che riporta la sua impressione positiva di questo brillante palazzinaro milanese in maglione e jeans che voleva spiegare a Bontate e al cognato Mimmo Teresi i segreti della professione, su Rai due in prime time, è stato davvero un evento rivoluzionario.
“Berlusconi ci diede una lezione di economia: spiegò a Teresi e a Bontate che costruire due palazzi o cento era la stessa cosa. Berlusconi disse che aveva tanti problemi con la criminalità. Allora Bontate gli disse: di che si preoccupa lei? Ha Marcello Dell’Utri accanto e ora le mandiamo una persona noi e siamo a disposizione. Anche Berlusconi disse: sono a disposizione vostra. La scelta poi è caduta su Mangano perché era amico di Tanino Cinà e Dell’Utri sapeva che era mafioso” (ma dell’Utri, intervistato a L’Infedele, nega. Guarda il video). Cose note, si dirà, come la testimonianza della moglie di Vito Ciancimino che confermava divertita a Ruotolo gli incontri tra il marito e Silvio Berlusconi negli anni settanta: “E che c’è di male? Era un imprenditore allora e non un politico” o come la testimonianza del pentito Gaspare Mutolo che ha raccontato il suo interrogatorio con Paolo Borsellino e il progetto di rapimento di Berlusconi, bloccato da una telefonata dei boss palermitani, seguita dall’arrivo di Mangano in villa.
Ma il merito di Annozero è stato quello di portare all’attenzione del grande pubblico gli snodi di questa storia italiana fondamentale per capire “la storia italiana” di questi anni. La vera rivoluzione di ieri sera non è stata tanto la trasmissione di una o più interviste scoop su Berlusconi e la trattativa ma il dibattito che si è svolto in prima serata su questi temi. Per una serata grandi ospiti e giornalisti e tecnici si sono divisi e confrontati non sull’ultima confessione dello zio di Sarah Scazzi ma sulla storia tabù dei rapporti mafia-politica in questo paese. Il piatto forte è stato l’intervista al boss di Altofonte. Il re del narcotraffico, condannato dai giudici inglesi nel 1987 per un traffico da 180 miliardi di vecchie lire ha ripercorso i suoi rapporti con Dell’Utri soffermandosi sul matrimonio a Londra del boss Jimmy Fauci (“ero il testimone di nozze e Dell’Utri era seduto al mio tavolo. Volevano combinarlo mafioso e mi ha trattato con rispetto: sapeva che ero latitante”) ma ha raccontato anche una circostanza finora sconosciuta ai magistrati sui rapporti finanziari tra i Graviano e Dell’Utri. “Un giorno viene da me Ignazio Pullarà, quando avevano già ammazzato a Michele Graviano (nel 1982, ndr) e mi dice: ‘Devo cercare a Tanino Cinà perché Michele Graviano ha messo i soldi con Bontate a Milano”.
Dopo la guerra di mafia dei palermitani di Bontate contro i Corleonesi di Riina, secondo Di Carlo, molte famiglie e molte vedove erano alla ricerca dei soldi investiti a Milano anni prima dai boss sterminati. Pullarà, legato al defunto Michele Graviano, si sentiva in colpa verso la famiglia per quei soldi investiti con Bontate dei quali si era persa traccia. Per questa ragione voleva chiederne conto – sempre secondo Di Carlo – al referente delle cosche per i rapporti con Dell’Utri e la Fininvest: Tanino Cinà. Secondo Di Carlo quel rapporto non si sarebbe interrotto con la morte del padre di Filippo e Giuseppe Graviano: “nell’ultimo periodo”, ha raccontato il pentito, “ho assistito al baccano sulle dichiarazioni di Spatuzza che ha parlato di interessi che i Graviano avevano a Milano e mi sono chiesto: ma quando Pullarà voleva incontrare a Cinà, poi li hanno sistemati i loro affari o no? Secondo me li hanno sistemati”.
Le parole consegnate da di Di Carlo ad Annozero si legano a quelle di Gaspare Spatuzza ai pm: “Graviano mi disse che grazie a Berlusconi e Dell’Utri avevamo il paese nelle mani”. Quelle parole sono state ritenute vaghe e non riscontrate dalla Corte di Appello del processo Dell’Utri e sono all’esame dei magistrati che si occupano delle stragi di mafia del 1992-93.. Secondo i giudici di primo grado del processo Dell’Utri, i rapporti di Dell’Utri con i fratelli Graviano (responsabili della morte di don Pino Puglisi e Salvatore Borsellino e delle stragi dei Georgofili a Firenze e del Padiglione di Arte contemporanea a Milano) sono certi. La Corte di Appello, invece, non li ha ritenuti provati.
Agli atti delll’indagine sulle stragi c’è anche un’informativa della Dia del 1996 basata sulle informazioni raccolte da un confidente, indagato con i Graviano, che ha raccontato di conoscere per diretta esperienza il rapporto tra Dell’Utri e Filippo Graviano. Il confidente della Dia ha raccontato che facevano affari insieme e ha aggiunto di avere accompagnato lo stesso Graviano a un ristorante di Milano frequentato da dirigenti e calciatori rossoneri: L’assassino, dove – a detta del confidente – avrebbe dovuto incontrare Dell’Utri. L’amico dei Graviano non ha voluto verbalizzare queste dichiarazioni, per paura. Ma le sue dichiarazioni sono state riportate in un’informativa dal vicequestore della Dia che le ha raccolte con la garanzia dell’anonimato. Anche Spatuzza ha raccontato di un anomalo interesse del suo boss per l’andamento del gruppo Berlusconi in borsa. E i Graviano sono stati arrestati a Milano mentre erano a tavola con un loro favoreggiatore che cercava di piazzare il figlio calciatore al Milan, al quale era stato raccomandato da Dell’Utri. Una cosa è certa: i Graviano sono in carcere da allora. Giuseppe al processo si è rifiutato di rispondere sui rapporti con Dell’Utri mentre Filippo li ha negati. Ora Di Carlo dice: “un carcerato di Cosa nostra sta tranquillo se sa che fuori (ai suoi, ndr) ci arriva da mangiare”.

Marco Lillo (Il Fatto Quotidiano - 26 novembre 2010)


giovedì 25 novembre 2010

Terza età sempre più presente sul web per informarsi e avviare nuove relazioni

Informatizzati e felici. I senior che hanno un approccio felice con Internet rappresentano l'11% degli utenti del web e, secondo i più recenti dati GfK Eurisko (09/2010), sono più di 2.500.000 gli over 55 che negli ultimi tre mesi si sono collegati alla rete. "Navigano in modo molto intelligente - spiega Vitalba Paesano, direttrice del sito www. grey-panthers. it - e si collegano soprattutto per informarsi. Non sempre comprano via internet ma amano comunque consultare la rete per informarsi sui prodotti da acquistare. E poi acquistano biglietti aerei e del treno per viaggiare, prenotano vacanze. Insomma, fanno un uso moderno della rete".
La Paesano presenterà i dati sul rapporto tra anziani e web oggi alla seconda giornata del convegno "Terza età". Un mondo da scoprire, una risorsa da valorizzare", quest'anno alla decima edizione. Dai dati risulta che tra gli over 60 navigano più gli uomini che le donne (55%), anche se, entrando in forum e blog, a parlare e comunicare sono soprattutto queste ultime. Il 40% degli anziani che usano internet è pensionato, gli altri sono ancora in attività, e c'è un'alta concentrazione di professionisti (14%) che utilizzano Internet per lavoro e allungano così la loro età pensionabile. Il 15% delle "pantere grigie" che navigano sul web ha una laurea, il 45% un diploma di scuola media superiore, leggono il quotidiano tutti i giorni (il 28% contro il 19% della media nazionale) e parlano l'inglese per il 43% (bene
l'11%, così, così il 32%).
Insomma, un pubblico attento e colto, informato. Possiamo dunque parlare di "invecchiamento attivo" in Italia? A questa domanda è stata invitata a rispondere al convegno Manuela Stranges, demografa del dipartimento di Economia e Statistica dell'Università della Calabria. "Gli anziani di oggi - spiega - sono sicuramente più attivi di quelli di ieri. Leggono, si informano, viaggiano. Il loro problema è che manca quel tessuto sociale e quella "copertura" familiare che fino a 10, 20 anni fa li proteggeva. Oggi gli anziani, per quanto attivi, vengono abbandonati a se stessi. E, al primo respiro affannoso, corrono dal medico. Perché hanno paura".
Secondo le Indagini Multiscopo dell'Istat, continua infatti a diminuire per gli over 60 la quota di parenti e amici su cui contare e aumenta quella dei vicini. Cambia la rete di affetti che circonda la terza età e, con essa, lo stile di vita degli anziani. "Non dobbiamo dimenticare - conclude la Stranges - che l'invecchiamento demografico non rappresenta un problema in sé ma lo diventa quando una società non riesce ad adeguarsi in maniera rapida ed efficace alle modificazioni da esso causate".

Sara Ficocelli (La Repubblica - 24 novembre 2010)

Passaparola: "Lo Stato non si processa"

Testo:
Buongiorno a tutti, adesso conosciamo le motivazioni della sentenza, il cui dispositivo era già noto dal 29 giugno, con cui la Corte d’Appello di Palermo, ha condannato Marcello Dell’Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, l’altro imputato Gaetano Cinà che era stato condannato per partecipazione all’associazione mafiosa e era il braccio destro di Dell’Utri nei rapporti con Cosa Nostra è morto nel frattempo e quindi per lui il processo si è estinto.
Berlusconi incontrava i boss di Cosa Nostra - Le conosciamo, sono state depositate venerdì, sono 641 pagine, mi pare di ricordare, se i miei calcoli non sono sbagliati che il nome di Silvio Berlusconi è citato 460 volte, in media quasi una volta ogni pagina.
Ma Berlusconi in questo processo non era imputato, il Procuratore Ingroia nella requisitoria in primo grado l’aveva definito vittima consapevole della mafia, la mafia gli faceva estorsioni, minacce per ottenere qualcosa, Dell’Utri faceva il doppio gioco, stava contemporaneamente con la mafia e con Berlusconi, quindi da una parte stava con chi gli faceva le minacce e le estorsioni, dall’altra parte stava con quello che le riceveva e si interponeva ogni volta a mediare per risolvere i problemi, ovviamente cosa facendo? Facendo sì che Berlusconi venisse incontro alle esigenze di Cosa Nostra. Questo hanno ritenuto i giudici di primo grado, questo hanno confermato i giudici di appello e questa è la cosa più importante, il caposaldo dell’impianto accusatorio è risultato confermato, qual è la differenza tra il primo e il secondo grado? Non è una differenza da poco, in primo grado Dell’Utri viene condannato a 9 anni per avere sostenuto e essere stato sostenuto da Cosa Nostra, il rapporto da do ut des , di scambio che rafforza Dell’Utri e rafforza contemporaneamente Cosa Nostra perché in primo grado si era ritenuto che Dell’Utri avesse messo a disposizione prima i suoi rapporti con il Berlusconi imprenditori, poi i suoi rapporti con il Berlusconi politico, stringendo addirittura quel patto politico – mafioso nel 1994, quando lui stesso ideò e sollecitò e ottenne una fine la discesa in campo di Berlusconi. In appello la pena è stata ridotta da 9 a 7 anni perché i giudici hanno tolto l’ultimo periodo, il periodo totale è dagli inizi degli anni 70 fino al 1996, questo è il capo di imputazione anche se i fatti proseguivano addirittura fino al 2001, nella sentenza d’appello vengono tolti gli anni che vanno dal 1993 al 1996 e quindi rimane il periodo dall’inizio degli anni 70 al 1992 compreso, perché? Perché scrivono i giudici, come vedremo, con l’intermediazione di Dell’Utri, Berlusconi ha pagato Cosa Nostra fino alla vigilia delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ha pagato il pizzo a Cosa Nostra, senza mai denunciare le minacce e le estorsioni, ma preferendo venire a patti, addirittura finanziando Cosa Nostra, che peraltro pare, ma questo nella sentenza non è un capitolo che viene affrontato, si sta indagando adesso a Palermo sulle parole di Massimo Ciancimino, ma soprattutto della madre di Massimo Ciancimino, vedova dell’ex Sindaco mafioso Vito a proposito degli investimenti della mafia nelle aziende del Cavaliere negli anni 70/80, quindi i giudici della Corte d’Appello tagliano la responsabilità di Dell’Utri a tutto il 1992 e non dopo, cosa succede dopo? Ricorderete che quando uscì il dispositivo della sentenza che per il dopo assolveva Dell’Utri si disse: ecco quindi i giudici dicono che dopo Dell’Utri ha smesso di avere rapporti con la mafia, mentre ne aveva avuti proprio fino al 1992, non avevamo detto subito: è impossibile che una sentenza dica una sciocchezza del genere, non l’hanno detto neanche per Andresti quando hanno tagliato la sua responsabilità alla primavera del 1980, nelle sentenze cosa si fa? Si decide che sono provati i fatti fino a una certa data, dopo non è che si dice che all’improvviso uno da un giorno all’altro smette di avere rapporti con la mafia, anche perché lo sanno tutti che non si può smettere di avere rapporti con la mafia, anche se tu volessi smettere, la mafia ti chiamerà sempre a avere rapporti con lei, quelli sono rapporti che durano per la vita, è come il diamante, la mafia è per sempre, quando uno si mette nelle sue mani non può su uscirne, non è un taxi che paghi e scendi dalla macchina. Infatti i giudici sia per Andreotti, sia per Dell’Utri non dicono che hanno smesso uno nel 1980 e l’altro nel 1992, dicono semplicemente che per il periodo successivo gli elementi portati dall’accusa e nel nostro caso anche dal Tribunale, non sono ritenuti sufficienti per dimostrare che il reato si sia protratto anche dopo e quindi con l’insufficienza delle prove o la contraddittorietà delle prove ci si ferma al periodo in cui le prove sono ritenute invece sufficienti, bastanti. Stiamo parlando quindi di una sentenza che per gli 8/10 è di condanna e per i 2/10 è di assoluzione per insufficienza di prove, spesso per il periodo dopo il 1992 i giudici parlano di insufficiente valenza probatoria delle risultanze processuali, ci siamo capiti. Nel periodo in cui Dell’Utri da uomo d’azienda si trasforma in inventore di Forza Italia e Berlusconi da uomo d’azienda si trasforma in fondazione di Forza Italia, i giudici ritengono che le prove non siano sufficienti per affermare la responsabilità di Dell’Utri nel reato di concorso esterno in associazione mafiosa e quindi allontanano per insufficienza probatoria, i sospetti di mafiosità da Dell’Utri e da Berlusconi, proprio nel momento in cui la Fininvest si fa Stato, si fa partito politico. Penso che i magistrati della Procura e della Procura generale, visto che invece avevano sostenuto che le prove sono più che sufficienti anche per il periodo dopo il 1992 e visto che il Tribunale aveva già dato loro ragione su questo punto, faranno ricorso in Cassazione per ottenere che Dell’Utri venga condannato anche per il periodo successivo, ma in ogni caso oggi stiamo commentando la sentenza di appello, è una sentenza, me la sono letta, è una fatica, sono 641 pagine e è uscita solo venerdì, è una sentenza che in certi punti fa veramente sorridere, si ha veramente l’impressione che i giudici facciano i salti mortali per staccare gli elementi l’uno dall’altro, polverizzarli, sparpagliarli, in modo che si perda il disegno di insieme e si possa poi dire che non basta questo, questo o quell’episodio per dimostrare che Dell’Utri ha continuato a magiare anche dopo il 1992, quindi penso che ci siano ampi spazi per un ricorso in Cassazione contro l’assoluzione per insufficienza di prove post 1992, ma già quello che dice questa sentenza che inequivocabilmente è il punto più basso che si sia raggiunto nell’accertamento della verità nei confronti di Dell’Utri perché giudici così benevoli sei suoi confronti, Dell’Utri nella sua carriera di imputato non ne ha mai incontrati e speriamo non ne incontri mai più, anche i giudici più benevoli che lui abbia mai incontrato, dicono comunque, non possono non dire comunque delle cose enormi per la loro rilevanza politica e morale e per le conseguenze che dovrebbero avere sulle istituzioni in un paese che non abbia perso completamente i punti cardinali e il senso dell’orientamento, oltre che la decenza, il comune senso del pudore. Quando uscì il dispositivo di questa sentenza, appigliandosi alla caduta dell’ultimo periodo, ricorderete che grandi statisti come Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, i capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato esultarono: il teorema è stato smontato, l’offensiva su mafia e Forza Italia è stata sconfitta, il Tg1 spacciò la condanna a 7 anni per un’assoluzione, una sconfitta della Procura di Milano, Dell’Utri era un po’ meno felice ovviamente, infatti disse una cosa che ancora oggi è il migliore commento a questa sentenza, anche dopo ha lettura delle motivazioni dell’altro giorno e cioè disse: vi pare normale che se io ho avuto rapporti con la mafia, fino al 1992 quando ero un dirigente di Publitalia o un semplice galoppino e segretario di Berlusconi, quando diventò veramente importante, quando invento Forza Italia la mafia smette di avere rapporti con me e io smetto di avere rapporti con la mafia? E’ un’obiezione formidabile dal punto di vista logico, ovviamente, dal punto di vista storico, dal punto di vista giornalistico, nessuno può credere che la mafia rinunci a avere rapporti con Dell’Utri e che Dell’Utri smetta quindi di avere rapporti con la mafia, proprio nel momento in cui può essere più utile alla mafia perché non è più soltanto il dirigente di uno dei tanti gruppi finanziari e imprenditoriali e edili di Milano, ma è il punto di riferimento del partito che si avvia nel 1993 a vincere le elezioni e che nel 1994 vince le elezioni e va al governo, Dell’Utri diceva questo nella speranza di screditare la prima parte della sentenza per dire: è illogico e quindi mi devono assolvere anche per il periodo precedente, è la prova che non ho avuto rapporti con la mafia neanche prima. Questo ragionamento se uno legge la sentenza e si rende conto che i rapporti prima del 1992 sono proprio talmente sicuri che proprio neanche questi giudici hanno potuto cancellarli, è in realtà per il periodo successivo che c’è da porsi questo interrogativo: com’è possibile che si interrompa il rapporto Dell’Utri – mafia proprio nel 1992, ma come vi ho detto in questa sentenza non arrivano a dire questo, arrivano a dire semplicemente che le prove sono insufficienti. Vedremo che è abbastanza dubbio che le prove siano insufficienti, dopodiché va rispettata la sentenza, nel senso che i giudici hanno ritenuto che siano insufficienti, vedremo se questa sarà l’opinione anche della Cassazione. Cominciamo dall’inizio: nel 1974 Vittorio Mangano, questo è l’inizio sicuro di questi rapporti, è chiaro che i rapporti sono pregressi, se Dell’Utri porta a casa di Berlusconi Vittorio Mangano nell’ottobre 1974, vuole dire che lo conosceva da prima, in ogni caso la prima data certa è il 1994 quando Vittorio Mangano viene assunto come fattore, come soprastante, come addetto ai cani, ai cavalli, al bestiame e poi si sa che i cavalli non c’erano, ma dettagli! Cosa suggella questa assunzione? Questo è il primo punto chiave di questa sentenza, che pur benevola nei confronti di Dell’Utri non può non ritenere provato l’incontro tra Berlusconi e Dell’Utri che lo propizia e i casi di Cosa Nostra di quel periodo, Cosa Nostra in quel periodo non aveva un solo capo, come poi è stato con Riina e Provenzano, aveva un vertice collegiale di cui facevano parte Stefano Bontate e subito sotto Domenico Teresi (Mimmo) questi due capi mafia incontrano Silvio Berlusconi insieme all’allora boss della famiglia di Aldo Fonte Francesco Di Carlo che poi ha collaborato con la giustizia e anche i giudici d’appello lo ritengono totalmente attendibile. Mangano non faceva lo stalliere - Cosa dicono a proposito di quell’incontro? Dicono: deve reputarsi certo che impegnarsi per garantire l’incolumità di Berlusconi sia scesa in campo l’associazione mafiosa, minacce a Berlusconi e ai suoi familiari, interviene Dell’Utri, dice: ho trovato uno che può proteggerti, che può garantire, è un mafioso, si chiama Mangano.Bisogna vedere se questa garanzia è sufficiente per dare a Berlusconi una serenità addirittura superiore a quella che gli darebbe rivolgersi alle forze dell’ ordine e farsi scortare dalla polizia e dai Carabinieri, lui si fa scortare da un mafioso, lui si rivolge alla mafia, agli stessi che hanno fatto quelle minacce e quindi la mafia va a incontrare Berlusconi con le facce dei suoi uomini più rappresentativi di quel momento per dire: stai tranquillo Mangano è Cosa Nostra, questo è l’incontro che viene a Foro Buonaparte a Milano nel 1974 e che suggella l’assunzione di Mangano come guardaspalle, altro che stalliere o fattore di Berlusconi. A impegnarsi per garantire l’incolumità di Berlusconi si è scesa in campo l’associazione mafiosa ai suoi massimi livelli criminali, forte della sua notoria pericolosità e potenza a livello nazionale e internazionale e dunque dotata di adeguata e indiscutibile capacità dissuasiva, così come riferito da Francesco Di Carlo, presente alla riunione convocata negli uffici di Milano, proprio per decidere al riguardo. La riunione, scrive la Corte, si svolse in un periodo compreso tra il 16 e il 29 maggio 1974 negli uffici del Berlusconi, alla presenza oltre che del Di Carlo e del Berlusconi e dello stesso Dell’Utri, anche di Gaetano Cinà, Girolamo Teresi (detto Mimmo) e soprattutto Stefano Bontate che era uno dei più importanti capimafia dell’epoca, membro fino a poco tempo prima del triumvirato, massimo organo di vertice di Cosa Nostra agli inizi degli anni 70 con Gaetano Cinà e Luciano Liggio, collocato pertanto l’incontro milanese riferito dal Di Carlo nella seconda metà del mese di maggio del 1974, può ritenersi che oggetto della discussione dopo i convenevoli di rito, sia stata proprio la garanzia di protezione che Berlusconi aveva inteso ricercare tramite Dell’Utri. Di Carlo ha detto: hanno parlato che lui aveva dei bambini, dei familiari, che non stava tranquillo, avrebbe voluto una garanzia che qua Marcello mi ha detto che lei è una persona che mi può garantire questo e altro – dice Berlusconi a Bontate – Dell’Utri aveva detto che Stefano (Bontate) poteva garantire, lei mi ha detto: Marcello mi ha detto che lei è una persona che può garantirmi questo e altro, questo è il discorso che Berlusconi fa a Stefano Bontate e quest’ultimo si impegnò personalmente a assicurare con la sua indiscussa autorità mafiosa, indicando a Berlusconi proprio l’imputato, Dell’Utri per ogni eventuale futura esigenza, Bontate investe Dell’Utri come ambasciatore tra Berlusconi e la mafia, lei può stare tranquillo dice Bontate a Berlusconi, se dico io, può stare tranquillo, deve dormire tranquillo, lei avrà persone molto vicine che qualsiasi cosa lei chiede, avrà fatto e lei poi ha Marcello qui vicino per qualsiasi cosa si rivolge a Marcello. E’ così che inizia tutto, contestualmente stabilendo che avrebbe mandato o comunque incaricato specificamente qualcuno che gli stesse vicino, ci metteva Dell’Utri accanto e poi dice: le mando qualcuno, se già non ce l’ha e infatti di lì a poco in autunno arriva Mangano a Arcore, ciò che risulta decisivo ai fini del processo è che comunque Mangano fu assunto e rimase al servizio dell’imprenditore milanese a Arcore con incarico specifico deciso da Stefano Bontate, uno dei più potenti capi della mafia siciliana dell’epoca, scelto e mandato lì solo per tale ragione, rappresentare a chiunque che il suo nuovo datore di lavoro da quel momento in poi era intoccabile perché godeva della protezione della più pericolosa e diffusa associazione criminale del paese, da quel momento Berlusconi diventa intoccabile perché diventa un protetto di Cosa Nostra e Cosa Nostra in cambio può chiedergli ciò che vuole e lui da quel momento è condizionabile e ricattabile da Cosa Nostra e quando cerca di fare un po’ il ritroso, Cosa Nostra mette una bomba di qua, fa una minaccia di là, una telefonata etc., etc., affinché Dell’Utri intervenga accrescendo il suo peso all’interno e del gruppo e di Cosa Nostra per mediare e risolvere la questione. Ecco perché Berlusconi da quel momento è nelle mani di Cosa Nostra, consapevolmente, perché? Perché gliel’ha detto Stefano Bontate, il capo di Cosa Nostra, quindi Berlusconi non in è inconsapevole, è consapevole! Non è l’imprenditore estorto e con la pistola alla tempia paga il pizzo alla mafia, è uno che paga il pizzo alla mafia consapevolmente, infatti da lì cominciano i versamenti a Cosa Nostra che vanno a finanziare le varie cosche più vicine prima a Bontate e poi a Riina perché Bontate nel 1981, 7 anni dopo questo incontro, viene ucciso dai corleonesi che prendono il posto della vecchia mafia e con i quali Dell’Utri, tramite Mangano che cambia versante, continua a avere gli stessi tipi di rapporti, fino almeno, dopo è insufficienza di prove all’anno delle stragi, al 1992. Dell’Utri quindi, scrivono i giudici della Corte d’Appello, ha fornito un rilevante contributo all’associazione mafiosa consentendo a essa con piena coscienza e volontà di perpetrare un’intensa attività estorsiva ai danni del facoltoso imprenditore milanese, imponendogli sistematicamente per quasi 2 decenni, 20 anni, il pagamento di ingenti somme di denaro in cambio di protezione personale e familiare e anche dopo la morte del boss, Stefano Bontate avvenuta nel 1981, scrivono i giudici e la successiva ascesa di Totò Riina, Dell’Utri ha mantenuto rapporti specificatamente adoperandosi fino agli inizi degli anni 90, affinché il gruppo imprenditoriale, facente capo a Silvio Berlusconi, continuasse a pagare cospicue somme di denaro a titolo estorsivo a sodalizio mafioso, in cambio di protezione a vario titolo assicurata, quindi per 20 anni Dell’Utri è diventato costante e insostituibile punto di riferimento sia per Berlusconi che lo ha interpellato ogni volta che ha dovuto confrontarsi con minacce, attentati e richieste di denaro sistematicamente subite negli anni, sia soprattutto per l’associazione mafiosa Cosa Nostra, è inconfutabilmente provato il pagamento da parte di Silvio Berlusconi delle somme richiestegli in favore di Cosa Nostra, si ritiene certamente provata la corresponsione da parte del Berlusconi per il tramite di Dell’Utri di somme di denaro a Cosa Nostra, fino al 1992, sono parole della Corte d’Appello di Palermo. Difettano invece elementi certi per affermare che ciò sia avvenuto anche negli anni successivi e in particolare dopo la strage di Capaci nel periodo in cui da fine 1993 l’imprenditore Berlusconi decise di assumere il ruolo a tutti noto nella politica del paese. Dell’Utri è il mediatore, abbiamo detto, ma Dell’Utri utilizza anche Cosa Nostra come una specie di service, di agenzia per il recupero crediti delle aziende di Berlusconi, anche quando sono crediti in nero, anche quando sono crediti non dovuti, è ritenuto dimostrato da questi giudici che nel 1992 Dell’Utri manda il boss di Trapani, Vincenzo Virga a reclamare da un imprenditore trapanese, Vincenzo Garraffa, un credito, un credito che Garraffa non gli doveva, ma che era il ristorno in nero di una sponsorizzazione intermediata da Publitalia, quest’ultima pretendeva in nero la metà del valore di quella sponsorizzazione, Garraffa non aveva fondi neri e non voleva pagare quei 750 milioni di lire Dell’Utri gli manda il boss Vincenzo Virga affinché paghi, ma Garraffa rifiuta e denuncerà Dell'Utri per questo e c'è un processo a Milano nel secondo giudizio di appello dove Dell’Utri è imputato per l’accusa che la Cassazione rimandando indietro il precedente verdetto d’appello, ha ritenuto essere molto probabilmente quella di tentata estorsione aggravata dalla mafiosità. Veniamo a un altro punto, ma qui ho scusate ma un po’ di sintesi di questa sentenza, siamo quindi al periodo più controverso, quello post 1992, quali erano gli elementi che facevano ritenere alla Procura e al Tribunale che Dell’Utri abbia continuato a avere rapporti anche nella stagione politica, nella stagione Forza Italia? Elementi documentali, non parole di pentiti, elementi documentali poi spiegati da parole di pentiti, per esempio le intercettazioni ambientali in un’autoscuola di un certo Carmelo Amato, uomo di Provenzano, che parlando con suoi amici e picciotti dentro l’autoscuola, organizzava la campagna elettorale di Dell’Utri per le europee del 1999 perché Dell’Utri che era appena scampato in Parlamento a una richiesta d’arresto dei giudici di Palermo grazie al voto del Parlamento che aveva negato ai giudici l’autorizzazione a arrestarlo, come poi è avvenuto per Cosentino, solo che allora la maggioranza ce l’aveva il centro-sinistra, dicevano tra di loro questi mafiosi: bisogna portarlo in Europa per proteggerlo con una doppia immunità, perché altrimenti questi pezzi di cornuti (questi giudici) dicevano i mafiosi, lo fottono! Quale migliore prova del fatto che se i mafiosi si danno da fare per salvare le chiappe a Dell’Utri dai giudici e farlo eleggere dal Parlamento europeo, non lo stanno facendo per un moto spontaneo di amicizia o di solidarietà, ma evidentemente perché c’è un patto ancora nel 1999, basta leggerle quelle telefonate per capire che i mafiosi non fanno campagna elettorale per tizio o Caio se non sono sicuri che poi tizio o Caio farà delle cose che interessano a loro, non votano così sulla fiducia.Gli spiritosi magistrati della Corte D'Appello - I magistrati della Corte d’Appello molto spiritosamente ritengono che quelle telefonate non siano sufficienti a dimostrare quel patto e è strano, perché? Perché nel 2001, due anni dopo, quando si va alle elezioni politiche e nello stesso anno si vota alle regionali in Sicilia quando Forza Italia otterrà 61 collegi su 61 nell’isola, si sentono il boss di Brancaccio Guttadauro erede dei Graviano, intercettato nel salotto di casa sua con le cimici, con le ambientali, parlare un po’ con un altro mafioso, Aragona e un po’ con un tale Pino, del fatto che Dell’Utri nel 1999 alle elezioni europee, aveva preso impegni con Gioacchino Capizzi, altro capo mafia anziano e poi però non si era più fatto sentire e quindi bisognava richiamarlo all’ordine, “Dell’Utri non è più venuto a Palermo … perché l’unica persona con cui parlava Dell’Utri lo hanno arrestato, quello con cuiDell’Utri ha preso l’impegno, ca fu ddu cristiano, chistu Iachinu Capizzi ca era chiddu di sessant’otto anni …”, questa è la frase captata in quelle intercettazioni, quindi secondo i magistrati questa conversazione non è sufficiente a dimostrare che ci sia stato quel patto politico – mafioso per fare eleggere Dell’Utri 1996 Parlamento italiano, 1999 Parlamento europeo, 2001 di nuovo Parlamento italiano ma di più, la prova che sembrava inconfutabile per dimostrare i rapporti tra mafia e Cosa Nostra erano quelle agende sequestrate negli uffici di Publitalia dove la Segretaria di Dell’Utri aveva segnato il 2 novembre e il 30 novembre due appuntamenti con Mangano, Dell’Utri aveva detto, non riferito specificamente a quei due appuntamenti lì in quelle due date, anche perché come fa uno a ricordarsi le date, ma quando i giudici gli contestano quelle agende dice: ma sì – dopo che era uscito dal carcere nel 1991 dove stava nel 1980 – Mangano veniva ogni tanto a Milano per parlarmi dei suoi problemi personali di salute, voi capite da una parte le agende con scritto viene Mangano, arriva Mangano, Mangano Vittorio era mi per parlarle per problema personale, Mangano verso il 30 novembre 5 giorni prima comunica con precisione, in una c’è scritto proprio Mangano Vittorio, nell’altra c’è scritto Mangano, nello stesso mese di novembre quando sta nascendo Forza Italia, negli uffici di Publitalia a Milano Dell’Utri non è che dice: non ho mai visto Mangano, dice: no, ogni tanto veniva a trovarmi per gli appuntamenti, chiedete alla segretaria, così dice, i giudici riescono a scrivere che intanto il Mangano del secondo appunto potrebbe non essere Vittorio, visto che non c’è scritto Vittorio, ma un altro Mangano, un certo Roberto Mangano che sta in un’agenzia di Dell’Utri e che poi Dell’Utri non ha affatto ammesso di incontrare Mangano in quel periodo, solo perché ha detto che non si ricorda se l’ha incontrato proprio il 2 o il 30 novembre, ma si ricorda che comunque in quel periodo lo frequentava per parlare di problemi di salute Dell’Utri essendo laureato in legge, è diventato evidentemente il medico personale di Vittorio Mangano che a Palermo non trova un medico legato alla mafia per farsi visitare, pensate l’assurdità! I giudici non si limitano a dire che non è sicuro che quegli incontri siano avvenuti o che quel Mangano era proprio il Vittorio Mangano, no arrivano a dire che quei due incontri non si sono affatto verificati, emerge la prova che quei due incontri non si sono affatto verificati! Qui siamo veramente nel regno di Alice nel paese delle meraviglie! E’ qui che si ha come l’impressione che si sia proprio deciso sistematicamente di staccare il Dell’Utri politico e quindi il Berlusconi politico dalla mafia per confinare il tutto al periodo imprenditoriale, se qualcuno innamorato di certe espressioni altisonanti, le sentenze politiche, volesse trovare qualche elemento in materia, beh, qui ci sono degli elementi in materia, chi parla di sentenze politiche, qua potrebbe trovare qualche elemento per parlarne, perché qui proprio si prendono queste agende e si fa di tutto per non capire quello che emerge da queste agende. Ma c’è di più, ci sono degli incontri sui quali pare esserci poco dubbio, un anno dopo, tra Dell’Utri e Mangano, parlano molti collaboratori di giustizia e in termini molto convincenti, ci sono anche dei riscontri, siamo alla fine del 1994, quando sta per cadere il governo Berlusconi e Mangano riceve da Dell’Utri la promessa di provvedimenti favorevoli alla mafia, poi cade il governo Berlusconi e cosa succede? Succede che nei mesi successivi in Parlamento, sotto il Governo Dini, ma anche con i voti di Forza Italia, passa la famosa riforma della custodia cautelare che rende molto più difficile arrestare e tenere in carcere i mafiosi, oltre che i colletti bianchi, il Ministro della Giustizia del Governo Dini è un uomo molto vicino a Berlusconi, Filippo Mancuso, quello che poi diventerà un parlamentare di Forza Italia, anche se all’epoca era un tecnico e poi litigherà negli anni successivi. Quindi quale migliore prova del fatto che poi si sono veramente verificati quei provvedimenti che Dell’Utri aveva promesso a Mangano, sapete che in materia di giustizia le maggioranze e le minoranze contano poco, le peggiori leggi pro mafia in questi anni sono sempre state votate da destra e sinistra insieme sia che governasse il centro-sinistra, sia che governasse il centro-destra, in quel momento poi c’era un governo tecnico di Dini, sul quale c’era la Lega, il centro-sinistra in maggioranza e dentro il governo e Berlusconi che aveva votato contro la fiducia, ma che poi su questo provvedimento contro la giustizia, aveva votato a favore, Dell’Utri poteva tranquillamente promettere provvedimenti anche se in quel momento al governo Berlusconi non c’era più, perché? Perché le leggi in materia di giustizia, pro mafia venivano fatte trasversalmente e poi comunque questa legge c’è stata, è stata approvata nell’agosto 1995, cosa dicono i giudici? E’ uno dei passaggi più strepitosi: non risulta del tutto inverosimile che Vittorio Mangano abbia falsamente riferito di avere affrontato con i suoi referenti milanesi, discorsi su garanzie, promesse e interventi a favore per Cosa Nostra, al fine di mantenere un ruolo di prestigio in seno al sodalizio mafioso, o persino al solo scopo di accreditarsi some indispensabile e insostituibile per sfuggire a una condanna a morte che rischiava anche per le sue malefatte interne alla sua cosca e di cui potrebbe avere avuto già sentore, al di là della ritenuta insufficienza di prove idonee a approvare l’assunzione di impegni e la prestazione di promesse da parte dell’imputato Dell’Utri nei confronti di Cosa Nostra per il tramite di Mangano, non è irragionevole ritenere che questi, Mangano, possa avere millantato con altri mafiosi: Cocuzza, La Marca etc. che l’hanno poi raccontato, anche riferendo loro di colloqui realmente avvenuti e i pretesi impegni che in realtà invece non erano mai stati assunti, un mafioso che già rischia la pelle perché ha fatto qualche marachella interna alla sua cosca, cosa fa? Si inventa di avere parlato con Dell’Utri e di avere ricevuto garanzie da Dell’Utri, quindi inganna i mafiosi con il rischio che se lo scoprono o vanno a verificare, se c’era qualche dubbio o accopparlo o no, lo accoppano di sicuro perché sapete che millantare all’interno di Cosa Nostra non è come millantare stando a Palazzo Chigi o firmando il contratto con gli italiani, se uno millanta all’interno di Cosa Nostra lo accoppano all’istante, su vicende politiche di questa delicatezza, pensate quando Salvo Lima e Ignazio Salvo hanno promesso che il maxiprocesso sarebbe finito in assoluzione e poi è finito in condanna, Riina li ha fatti sparare per la strada e erano referenti politici, non erano picciotti comuni come Vittorio Mangano o capi mafia come era diventato Vittorio Mangano nella famiglia di Porta Nuova e quindi millantava, quindi praticamente noi dobbiamo credere, questa è la cosa un po’ ridicola di questa sentenza, che dà veramente l’impressione di un’arrampicata sui vetri per il periodo post 1992 che la mafia decide nel 1994 di votare Forza Italia perché le piaceva il programma di Forza Italia, molto simile al suo, scrivono i magistrati che è provato che nel 1994 la mafia vota in massa per Forza Italia, può ritenersi che tra la fine del 1993 e i primi mesi del 1994 in concomitanza con la nascita del partito politico Forza Italia voluto da Berlusconi e creato con il determinante contributo organizzativo di Dell’Utri in Cosa Nostra, maturò diffusamente la decisione di votare per la nuova formazione e lo stesso avvenne poi anche nel 1999 come abbiamo visto, ci sono i picciotti nell’autoscuola che organizzano la campagna elettorale, ciò però non significa, perché non c’è la prova certa, che ci sia stato un accordo, il Mangano delle agende potrebbe anche essere un omonimo, gli incontri con Dell’Utri nel 1994 potrebbero essere delle millanterie di Mangano, Spatuzza che parla di quel patto per cui furono fatte le stragi poi per accelerare la discesa in campo, non è attendibile, perché non è attendibile? Perché non l’ha detto subito, siamo alle solite, qui è come se i giudici si fossero sempre occupati di furto di bestiame e non avessero esperienza, in realtà ce l’hanno, di storie di mafia e non sapessero che il mafioso prima ti dice le cose meno gravi, quando si pente, oppure prima ti dice le sue, poi con una certa ritrosia tira in ballo gli amici, poi alla fine con enorme fatica tira in ballo i politici, Buscetta impiegò 10 anni per fare il nome di Andreotti che non aveva fatto neanche davanti al Falcone, perché? Perché è così, è inevitabile, è umano, hanno paura, lo sanno cosa gli succede quando toccano il livello politico, secondo questi giudici spiritosi il fatto che Spatuzza abbia detto soltanto dopo diversi mesi le cose che riguardavano specificamente Berlusconi e Dell’Utri che poi era semplicemente un incontro che lui aveva avuto e un colloquio che ha avuto con Graviano, mica cose paragonabili alla sua partecipazione alla strage di Via d’Amelio, diventa secondo i giudici tardivo e quindi inattendibile, come se uno solo perché dice una cosa tardi fosse inattendibile, non si capisce cosa c’entri! Testimoni che non possono testimoniare - Ciancimino? Massimo Ciancimino, qui siamo al capolavoro, non l’hanno mai sentito i giudici della Corte d’Appello, non l’hanno voluto sentire, non l’hanno mai visto in faccia, hanno semplicemente esaminato verbali trasmessi, ma i processi si fanno con i testimoni in aula, soprattutto quando sono nuovi, appena arrivati, li senti tu i testimoni, verifichi tu se sono attendibili, loro decidono che è inattendibile senza averlo neanche visto in faccia, anzi avergli neanche fato una domanda, senza avergli neanche parlato una sola volta, guardate che è molto strano! Tutto ciò che porta a ritenere che ci sia stato un patto politico – mafioso alla base della nascita di Forza Italia e del voto che loro stessi ritengono che la mafia abbia dato per anni a Forza Italia, viene buttato via in qualche modo con qualche arrampicatina sugli specchi e così dobbiamo pensare che è possibile la tesi di un’adesione di Cosa Nostra sorta spontaneamente, indotta e determinata dalla convinzione che il sodalizio mafioso avrebbe avuto certamente da guadagnare da un programma garantista sui temi della giustizia, quale quello adottato dalla nuova formazione, è sicuro che Dell’Utri aveva avuto rapporti con la mafia fino al 1992 provati, è sicuro che Berlusconi ha pagato la mafia fino alla vigilia della strage di Capaci, ma quando la mafia vota per loro, un anno e mezzo dopo e decide di votare per loro nell’autunno del 1993 lo fa così, in base a una sintonia programmatica, gli piace al programma di Forza Italia ai mafiosi, è garantista e quindi per la prima volta nella loro vita danno il voto al buio! Non si mettono d’accordo prima con quelli che andavano a votare e badate che in questa stessa sentenza c’è scritto che negli anni 80, una delle ragioni per cui Berlusconi subì attentati e estorsioni, era proprio il fatto che la mafia voleva agganciare i socialisti, Craxi, prima di votarli, tant’è che ci fu la bomba alla Villa di Via Rovani nel 1986 e poi nelle elezioni del 1987 i mafiosi votarono per il Psi, per dare una lezione alla Democrazia Cristiana che non aveva bloccato il maxiprocesso di Falcone e Borsellino, adesso che cambia il quadro politico e la mafia deve decidere per chi votare nel 1994, cosa fa? Vota sulla fiducia, eppure il partito l’ha fondato Dell’Utri, uno con il quale loro potevano parlare, eppure ci sono le agende nelle quali è segnato almeno uno dei due appuntamenti certamente tra Mangano e Marcello Dell’Utri e molti pentiti dicono che era proprio Mangano quello che andava a fare il pony express tra Milano e Palermo per verificare lo stato di avanzamento lavori della nascita di Forza Italia, tutto questo è ritenuto o insufficiente o addirittura mai avvenuto secondo questi giudici, ecco perché qualche appassionato delle sentenze politiche potrebbe anche parlare di sentenza politica per questa parte e ecco perché, forse, ci sono spazi e margini per un ricorso in Cassazione, fermo restando il rispetto che ognuno deve a ogni sentenza, il rispetto vuole dire intanto leggerle, cercare di capirle e poi nel caso in cui evidenzino punti deboli, farli sapere. Leggerete domani su Il Fatto all’altra faccenda troppo complicata per trattarla adesso, che riguarda il provino che il figlio di un favoreggiatore dei Graviano D’Agostino ottenne al Milan, secondo il padre per interessamento di Dell’Utri, secondo il capo delle giovanili del Milan per interessamento di Dell’Utri, secondo i giudici questa cosa non è dimostrata, vedrete che c’è probabilmente qualche errore nella ricostruzione che fa la Corte d’Appello per cancellare anche questo elemento che sposterebbe il rapporto tra Dell’Utri e i fratelli Graviano e la mafia dal 1992 al 1994, trascinando ovviamente tutto quanto e facendo cadere quell'insufficienza di prove che invece i giudici ostinatamente hanno voluto riconoscere per il periodo successivo al 1992, lo leggerete su Il Fatto Quotidiano e ne approfitto in conclusione per ricordarvi che mancano ormai pochi giorni alla fine della campagna per il rinnovo degli abbonamenti a Il Fatto per chi si era abbonato ovviamente alla nascita de Il Fatto Quotidiano, chi si abbona avrà in omaggio un libro che si troverà soltanto in omaggio, verrà spedito a chi si abbona, un’antologia dei pezzi più belli che sono usciti quest’anno su Il Fatto Quotidiano quindi se credete, suggerisco soprattutto la versione Pdf che è la più economica e la più pratica, andate sul sito www.ilfattoquotidiano.it e abbonatevi oppure rinnovate l’abbonamento, oppure regalatelo a qualche vostro amico, passate parola e buona settimana!

Marco Travaglio (Passaparola del 22 novembre 2010)


Breve lista dei valori di questo blog

Noi non siamo nè di destra (vabbè, un po' lo siamo, ma per inerzia), nè di centro, nè di sinistra, ma abbiamo anche noi i nostri valori, e per essi siamo pronti a dare la vita. Li condividiamo con il nostro pubblico.

1 - Avere l'asse del water caldo la mattina.
2 - Mangiare un Kinder Maxi dopo cena.
3 - Scaccolarsi in auto al semaforo senza curarsi dei lavavetri.
4 - Guidare in autostrada con lo stereo a tutto volume.
5 - Guadagnare il massimo facendo il minimo.
6 - Trovare la pappa pronta.
7 - Pensare ai fatti nostri.
8 - Criticare i fatti altrui.
9 - Andare a letto quando siamo stanchi.
10 - Mangiare senza ingrassare.

Gorillik


martedì 16 novembre 2010

Er compagno scompagno

Un Gatto, che faceva er socialista

solo a lo scopo d'arivà in un posto,

se stava lavoranno1 un pollo arosto

ne la cucina d'un capitalista.

Quanno da un finestrino su per aria

s'affacciò un antro Gatto: - Amico mio,

pensa - je disse - che ce so' pur'io

ch'appartengo a la classe proletaria!

Io che conosco bene l'idee tue

so' certo che quer pollo che te magni,

se vengo giù, sarà diviso in due:

mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni!

- No, no: - rispose er Gatto senza core

io nun divido gnente co' nessuno:

fo er socialista quanno sto a diggiuno,

ma quanno magno so' conservatore!

1) Mangiando con metodo.


Trilussa


Aveva ragione Grillo

Testo:
"Buongiorno a tutti, il Governo è lì in stato di decozione, i finiani si sono ritirati con la loro delegazione dal Consiglio dei Ministri, Berlusconi tenta di resistere in maniera un po’ tragicomica in una versione moderna e farsesca della tragedia del bunker di Hitler, di Eva Brown gliene sono rimaste ancora parecchie intorno, ma la pattuglia si sta assottigliando, vedete quanti topi stanno già gettandosi giù dalla nave che sta affondando alla ricerca di nuovi approdi.
Il saccheggio dei V-Day - La cosa interessante che nessuno ha ancora notato è che nel momento in cui Berlusconi dovesse lasciare Palazzo Chigi nel momento in cui verrà sostituito da qualcun altro e quindi non sarà più in carica neanche per il disbrigo per gli affari correnti, perderà lo scudo dell’immunità, detto anche legittimo impedimento.
E se ciò avverrà prima del 14 dicembre quando è previsto il voto della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno del legittimo impedimento, quel voto si rivelerà inutile perché la Corte Costituzionale giudicherà legittimo il legittimo impedimento, questo non coprirà più né i premier, né i Ministri perché nel frattempo non ci sono più, se invece dovesse dichiarare illegittimo il legittimo impedimento, il risultato sarebbe lo stesso perché comunque quelli che ne erano coperti, non lo sarebbero più perché hanno perso la carica, quindi se arriva un nuovo Presidente del Consiglio con un nuovo Governo, Berlusconi e i suoi attuali Ministri, quelli che sono imputati, naturalmente, tornerebbero davanti ai rispettivi tribunali e questa è una cosa importante, speriamo che la Corte Costituzionale, dichiari incostituzionale la legge sul legittimo impedimento, altrimenti se la dichiarasse legittima, altri governi potrebbero approfittarne per farsi legge a proprio uso e consumo, forti di quella sentenza.
In ogni caso è molto probabile che Berlusconi torni presto davanti ai giudici di Milano a rispondere dei gravissimi reati di cui è accusato, corruzione giudiziaria, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita e altre cose bollono in pentola ancora più gravi delle procure antimafia.
Mi veniva in mente, vedendo il risultato delle elezioni primarie per le comunali a Milano e vedendo un po’ quello che succede in questi ultimi giorni di Pompei, che qualcuno forse prima o poi dovrebbe chiedere scusa a Beppe Grillo, perché mai come in questo periodo si sentono echeggiare in bocca a politici o politicanti, nonché a commentatori insigni dei giornali, alcune idee che vengono sempre presentate come nuove da chi le tira fuori e che in realtà sono tutte copiate dai due V-day, ai quali personalmente sono orgoglioso di avere partecipato sul palco a Bologna e a Torino, non vi sarà sfuggito che recentemente è stato condannato dall’ordine dei giornalisti alla sospensione dall’esercizio del mestiere giornalistico per 3 mesi Vittorio Feltri, Direttore editoriale del Giornale della famiglia Berlusconi, per avere avallato con i suoi scritti e non avere controllato la falsità del famoso scoop fasullo a proposito di Dino Boffo, sapete che su Dino Boffo Il Giornale scrisse due cose, il Direttore di Avvenire Dino Boffo, una era vera, l’altra era falsa, era vero che Dino Boffo era stato condannato per molestie ai danni di una donna, non era vero che agli atti di quel processo fosse allegata un’informativa di polizia risultato di un suo “attenzionamento” in quanto omosessuale, non sappiamo quali siano le tendenze sessuali di Dino Boffo, non ce ne può fregare di meno, anche se devo dire le campagne omofobe del suo giornale avrebbero giustificato una qualche curiosità in materia, ma in ogni caso a tagliare la testa al toro c’è il fatto che come emerse subito qualche giorno dopo lo “scoop” de Il Giornale, quella relazione di Polizia, quell’informativa di Polizia non esisteva e non poteva esistere, sarebbe stato molto preoccupante se la Polizia si fosse messa a indagare sugli orientamenti sessuali di una persona, infatti non l’aveva fatto.
Quella che era stata spacciata da Il Giornale per un’informativa di Polizia era in realtà una lettera anonima che era giunta nelle redazioni di alcuni giornali e anche nelle camere e nelle anticamere di alcuni noti Vescovi o Monsignori.
La cosa curiosa, semmai è che sia stato sospeso il Direttore di allora del Giornale, oggi diventato direttore editoriale, all’epoca era appena diventato direttore responsabile, Vittorio Feltri, mentre invece continua a scrivere un certo Villa che è l’autore dell’articolo in cui si gabellava per informativa di Polizia una lettera anonima e questa è, secondo me, una delle ragioni fondamentali per cui non ci si può definire soddisfatti per l’esito del procedimento disciplinare davanti all’ordine dei giornalisti che è vero che il direttore responsabile dovrebbe controllare tutto quello che scrivono i suoi giornalisti, nella prassi sappiamo benissimo che è umanamente impossibile che un direttore controlli tutto quello che scrivono i suoi giornalisti, pensate a quanti articoli escono ogni giorno sui giornali e quindi non si può fare altro che raccomandare ai propri giornalisti di verificare bene le proprie fonti, è impensabile che il direttore si metta personalmente a fare una contro-indagine su quello che gli hanno portato i suoi giornalisti, se non si fida dei suoi giornalisti o smette di fare il direttore o li licenzia.
Perché dico che è insoddisfacente? Perché tutti capiscono benissimo che Feltri l’ha combinata grossa se poi fosse un caso isolato, ma quello è uno dei tantissimi casi in cui Feltri si è dato a sparecchiare addosso alle persone che in quel momento davano fastidio al vero editore del suo giornale che è anche il Presidente del Consiglio, è inutile che riepiloghiamo tutte le vittime del metodo Feltri.
Semmai Boffo è la vittima meno vittima, perché almeno qualche porcheria l’aveva fatta veramente se era stato condannato per molestie ai danni di una donna e che tipo di molestie siano non lo possiamo sapere per colpa di Boffo che continua a mantenere il segreto sulle carte del suo processo che dovrebbero essere pubblicate, vista la rilevanza pubblica di quella vicenda e che invece non possono esserlo perché manca il consenso degli interessati. Quindi che Feltri l’abbia fatta grossa e che meritasse una sanzione non c’è dubbio, è abbastanza discutibile che la sanzione sia: non lasciarlo scrivere per 3 mesi, anche perché credo che possa andare a fare l’ospite in televisione e a dire cose ancora più gravi di quelle che scriveva per esempio, ma poi che senso ha tappare la bocca a una persona? O impedire di scrivere a un giornalista? Ci sono altri strumenti, ci sono multe pecuniarie per esempio, che fanno molto più male della sospensione e ci sono anche pene rieducative come suggeriva l’altro giorno Pino Corrias su Il fatto Quotidiano, quest’ultimo suggeriva molto opportunamente che Feltri venisse condannato a cucinare e a servire a tavola la cena a un paio di coppie omosessuali, raccontandone in 100 righe la felicità coniugare, oppure visitare e descrivere i degenti di quell’ospedale di Messina nel quale secondo un suo celebre scoop anti-immigrati ambientò lo sbarco in Italia della lebbra, naturalmente era tutto falso, oppure condurre una doppia conversazione telefonica tra il suo editore Paolo Berlusconi e Piero Fassino facendo registrare il tutto da Sallusti per poi nascondere il file in un tacco della Santanché e farne il plot di un thriller ambientato a Arcore, come ci insegna la giustizia americana, forse gli ordini professionali dovrebbero fare qualche sforzo di fantasia e applicare in qualche modo la pena del contrappasso a certe gravi infrazioni deontologiche, mi pare che sospendere il Direttore soltanto e neanche il giornalista che ha scritto gli articoli e che quindi dovrebbe essere più colpevole del suo direttore che non lo ha controllato, dimostri ancora una volta quanto avesse ragione Beppe Grillo e quanto avesse ragione chiunque avesse firmato per la proposta di abolire l’ordine dei giornalisti, il bello è che adesso propongono di abolire l’ordine dei giornalisti tutti gli amici di Feltri e tutti i supporter politici di Feltri, che quando la cosa la propone Grillo al V-day tuonarono contro il qualunquista fascista giustizialista, terrorista etc., etc., improvvisamente adesso scoprono che bisogna abolire l’ordine dei giornalisti, è un po’ tardi!
Se uno fa una battaglia di principio bene, se uno fa la battaglia soltanto perché l’ordine dei giornalisti ha sanzionato il suo amico o il suo direttore, allora non è più una battaglia di principio, c’è un conflitto di interessi, ovviamente! Questa non è l’unica battaglia grillina che torna in auge all’improvviso in bocce altrui, nelle stesse bocche che avevano vomitato veleno contro i V-day e contro chi li aveva promossi, per esempio mi è capitato di sentire Renzi, il giovane Renzi, il Sindaco di Firenze, il rottamatore della vecchia nomenclatura del PD, proporre a Annozero e nella convention che si è tenuta alla stazione Leopolda di Firenze con tutti i quarantenni del partito, due, massimo tre legislature in Parlamento e poi a casa, ma guarda un po’ che idea geniale! Vi ricordate quando l’abbiamo proposto al V-day? Botte da orbi, terroristi, fascisti, qualunquisti, giustizialisti eversivi, golpisti, camice nere, brune, rosse, ne dissero di tutti i colori, adesso lo propone il Renzi e quindi tutti naturalmente a valutare con largo interesse questa proposta e copiata anche quella!
Via i condannati - Pensate alla proposta di cacciare i condannati dal Parlamento, ho sentito con le mie orecchie Bocchino, ormai ci ruba il mestiere come ha ricordato Santoro, fa battutacce contro Berlusconi, per cui quando si vedono certi personaggi fare battutacce contro Berlusconi, alla fine ti viene da domandarti ovviamente dove hanno vissuto in tutti questi anni.Molto giustamente alla convention finiana la colonna sonora era quella di Ennio Morricone di “C’era una volta in America” dove appunto c'è’ una frase che si attaglierebbe molto a Bocchino e a tutti i finiani, nonché a Fini quando De Niro incontra il suo vecchio amico di infanzia che gli chiede: dove sei stato in questi ultimi 20 anni, De Niro gli risponde “sono andato a letto presto” evidentemente questi signori sono andati a letto presto per una ventina di anni, adesso dell’improvviso scoprono che bisogna cacciare dal Parlamento i condannati, ottima idea, peccato che sia copiata anche questa, se non fossero andati a letto presto, avrebbero saputo che alcuni anni fa si è tenuto un V-day nel quale si raccoglievano firme proprio sotto una proposta di legge di minima decenza, in un paese che evidentemente ha bisogno di leggi per cacciare i condannati dal Parlamento perché negli altri paesi non c’è neanche la legge che vieta di candidare i condannati, viene da sé che i partiti non candidino i condannati per non sputtanarsi completamente di fronte ai loro elettori.
Ma, attenzione, pensate soltanto a quello che sta succedendo alle primarie, ho sentito molto spesso e a volte pensavo addirittura che esagerasse quando Grillo diceva: ma i politici sono morti, i partiti sono morti, etc., le primarie milanesi confermano, al di là della vittoria dell’Avvocato Pisa Pia, il fatto che ogni volta che si fanno le primarie, vince sempre il candidato opposto a quello scelto dal partito che ha indetto le primarie, il che naturalmente è un buon segno, vuole dire che le primarie non sono state taroccate, vuole dire che erano libere, vuole dire che non c’erano truppe camellate, ma potrebbe voler dire anche un’altra cosa, che le truppe camellate c’erano, ma erano talmente sfigate che non sono riuscite a sovvertire il risultato dell’operazione, per cui se c’è qualcuno che dovrebbe porsi qualche domanda è proprio il ceto dirigente, questo carrello di bolliti che dirige il Partito Democratico, perché per quanto sfigati, negli ultimi sondaggi vengono dati al 24/25%, sono circa 10 punti sotto rispetto alle elezioni del 2008 quando Veltroni, che pure fece un buco, prese il 34%, adesso sono 10 punti sotto, merito naturalmente di questi giganti della politica che si chiamano Veltroni, in parte Franceschini che è rimasto lì poco e soprattutto Bersani e i suoi, che in due anni e mezzo, durante il crollo, la rovina del berlusconismo, sono riusciti non solo a non guadagnare un punto, ma a perdere 1/3 dei loro voti, altro che rottamazione, andrebbero fatti interdire per evitare che facciano altri guai, invece continuano naturalmente, anzi pensano di essere loro i possibili candidati alla successione di Berlusconi, senza rendersi conto che sono loro la ragione per cui Berlusconi è durato così a lungo e è rimasto per così tanto tempo per sella.
A Milano hanno preso il solito candidato fighetto che non suo ambito è anche una persona estremamente rispettabile e seria, può mettere in discussione l’abilità dell'Architetto. Stefano Boeri, andate alla Maddalena e vedete quanto ci sono costate quelle abilità, andate all’Expo, chiedete di Ligresti e scoprirete che Boeri lavorava anche per lui, quindi il problema non era l’abilità, il problema è che non si può, per una forza che vuole distinguersi dal berlusconismo, prendere qualcuno che per motivi professionali legittimi, ha partecipato all’operazione Maddalena, simbolo dello sfacelo della protezione civile di Bertolaso e ha collaborato con Ligresti nell’operazione Expo, simbolo del disastro cementificatorio, asfaltatorio, anti-ambiente della cricca che sta ammorbando Milano con lavori faraonici per l’Expo 2015 , in ritardo quindi con tutte le procedure abbreviate etc., idea geniale di candidare Boeri, anziché un galantuomo come per esempio l’ex Presidente della Consulta Onida, ha fatto sì che il PD a Milano si estingue, in omaggio alle primarie dovrà confluire su un candidato di Sinistra e Libertà del partito di Fava, di Vendola e degli altri che a livello nazionale negli stessi sondaggi che danno il PD al 24/25%, è dato al 6%, un partito che ha 1/4 dei voti rispetto all’altro, riesce a candidare il suo uomo che batte il rappresentante del partito che a livello nazionale ha il quadruplo dei voti, ma i leader del PD continuano a non rendersi conto, a non farsi la domanda delle 100 pistole, non saremo mica noi il problema del PD? Perché voi vedete che qualche elettore ancora lo trovano, disperato, votato al sacrificio, anzi al martirio, ma poi appena si tratta di scegliere tra il candidato del PD e il candidato di chiunque altro, scelgono sempre il candidato di chiunque altro, ma quelli che scelgono i candidati o si scelgono da soli come candidati, continuano imperterriti a imperversare, convinti che gli elettori sbagliano e loro hanno ragione, quindi prima o poi arriveranno a abolire gli elettori, perché mi pare che questa sia l’unica soluzione.
Ultimo argomento sul quale vorrei soffermarmi un po’ di più, poi magari la prossima settimana parliamo di due vicende che continuano a produrre novità nella quasi indifferenza dei media che contano, cioè quella delle trattative, delle inchieste su mafia e politica in Sicilia, le rivelazioni del Ministro Conso sulla revoca dei 41 bis in cambio della fine delle stragi, cosa clamorosa che dovrebbe occupare le prime pagine dei giornali, dei telegiornali e degli speciali, non ne parla nessuno salvo rarissime eccezioni e il processo per la strage di Brescia, Piazza della Loggia a 36 anni di distanza i giudici da una settimana sono in Camera di Consiglio, quindi potrebbero uscire a momenti con la sentenza di primo grado, che speriamo potrà assicurare alla giustizia qualche colpevole di un eccidio che insieme a Piazza Fontana ha cambiano la storia della seconda parte della Prima Repubblica, ma di questo parliamo la prossima settimana.
I finanziamenti ai giornali - Invece oggi volevo dedicarmi a un altro punto che mi ha fatto pensare a Grillo in questi giorni e cioè i finanziamenti ai giornali, da mesi assistevamo al piagnisteo in stereo dei giornali di partito, dei giornali non di partito, diciamo di tutti i giornali che di partito o non di partito prendono i soldi dallo Stato, quindi di tutti i giornali tranne Il Fatto Quotidiano, tanto per essere chiari.Lamentazioni, geremiadi, lacrime, oddio chiudiamo, falliamo etc., perché sono tutti giornali che vivono al di sopra delle loro possibilità, che fanno il passo più lungo della gamba, perché sono abituati che tanto alla fine dell’anno arriva babbo Stato a ripianargli i debiti.
Quest’anno a causa delle restrizioni sacrosante, secondo me, dovute alla crisi, si taglia prima sui fondi ai giornali che non sui fondi ai terremotati o agli alluvionati o ai disoccupati o ai cassa integrati o ai precari etc., Tremonti una delle pochissime cose sagge che sembrava voler fare, era quella di dare una bella sforbiciata ai fondi per l’editoria, non una sforbiciata così per punire tizio e premiare Caio, una sforbiciata generale, infatti era nata una buona idea che non è ancora quello che personalmente auspico e per cui abbiamo raccolto centinaia di migliaia di firme, ma era comunque un passo in avanti e cioè un nuovo regolamento sull’editoria che faccia pulizia, questo aveva iniziato a studiare il Consiglio dei Ministri, il sottosegretariato che ha la delega per i fondi all’editoria presso Palazzo Chigi, fare pulizia cosa vuole dire? Eliminare almeno in parte i giornali che prendono i soldi pubblici, per esempio quelli che prendono soldi e non arrivano neanche in edicola, quelli che fanno finta di vendere qualche migliaio di copie mentre invece non è vero, quelli che prendono i soldi in base alla tiratura, oggi questo avviene, e alle spese, per cui gonfiano le tirature e le spese, perché? Perché più stampano e più incassano, poi quanto vendono non importa, la tiratura è quanto stampi, la diffusione è quanto vendi.
Quindi volevano agganciare i fondi alla diffusione e non alla tiratura o alle spese, depurando quindi tutte quelle copie omaggio, quelle copie vendute in blocco a alberghi, ristoranti, Hotel, aerei, Ferrovie dello Stato etc. a prezzi super scontati per gonfiare i conti, tutti questi trucchi contabili per esempio degli editori che si fanno pagare con i soldi pubblici per coprire i costi della produzione l’affitto della testata, questo è anche un trucco molto diffuso, l’azionista di un giornale drena questi soldi, di solito una parte dei contributi dalla società editoriale facendo pagare l’uso del nome, della testata, c’era questo testo elaborato a Palazzo Chigi che doveva arrivare in Consiglio dei Ministri venerdì, la scorsa settimana e invece è slittato di un’altra settimana e quindi in attesa di venire approvato questo regolamento, all’ultimo istante si è deciso di ripristinare ancora una volta, eliminando i tagli, i fondi all’editoria più o meno analoghi a quelli che c’erano l’anno scorso e tanti anni fa e negli ultimi anni.
Di non cambiare niente all’ultimo istante, all’ultimo tuffo sono saltati fuori i soldi che invece prima si era deciso di risparmiare, come è possibile? Dove li hanno presi? Chi l’ha deciso? Perché? Chi se ne avvantaggia? Sapete che ogni anno, già ai tempi del governo Prodi era così, Palazzo Chigi fa sapere che la cuccagna è finita e che quindi i giornali dovranno mantenersi con i loro introiti, devono imparare a stare sul mercato, oppure falliscono, ogni anno ce lo dicono: basta con i regali a pioggia, i giornali etc., dopodiché alla fine di ogni anno i giornali piagnucolano e vengono alla fine accontentati, ma il governo gli dice sempre: guardate che è l’ultima volta, l’anno prossimo fine della cuccagna, così ricominciano le lamentazioni, questi sopravvivono un altro anno, non fanno nessuna ristrutturazione per darsi una dimensione compatibile alla loro presenza sul mercato, per rendersi autosufficienti, piagnucolano di nuovo, il governo li minaccia l’anno dopo di tagliargli i fondi e poi alla fine glieli dà di nuovo, vedete così, è così che si tengono sotto ricatto i giornali, si tengono tutti per le palle, tranne quelli che ne fanno a meno dei fondi pubblici, per esempio c’è pieno conflitto di interessi il nome de Il Fatto Quotidiano, perché Il Fatto Quotidiano quei soldi non li vuole e non li prende!
Ancora una volta è successa la stessa cosa e è molto grave che sia successa perché in questo periodo veramente si stanno centellinando i centesimi, visti i tempi di austerità che stiamo vivendo, cos’è successo? E’ successo che all’ultimo secondo in Commissione bilancio della Camera venerdì sera, c’è stato un accordo trasversale per un maxiemendamento alla finanziaria che prevede quanto segue: i soldi per l’editoria erano stati ridotti a 60 milioni, passano a 100 e si aggiungono agli 80 che erano già previsti, in più ci sono 45 milioni per le radio e le televisioni locali, 5 per i giornali italiani all’estero e quindi abbiamo ricompattato il Tesoretto che ogni anno viene elargito alla stampa, dagli editori della stampa italiana, l’emendamento cioè trova altri 40 milioni e si arriva così al solito totale di 180 milioni di Euro, dove li hanno presi? Nel momento in cui il Quirinale tuona contro i tagli indiscriminati, salvo poi fare retromarcia? L’emendamento trova questi fondi, copertura finanziaria proprio con un taglio indiscriminato agli stanziamenti dei Ministeri, leggo per non dire sciocchezze: l’emendamento trova la copertura finanziaria, questo regalo di Natale anticipato alla stampa sussidiata con uno strumento contabile legittimo, ma discutibile “ai maggiori oneri si provvede mediante riduzione lineare delle dotazioni di parte corrente alle autorizzazioni di spese di cui alla tabella C” e cioè la tabella C? E’ quella nella quale sono comprese tutte le voci di spesa che per convenzione vengono finanziate a prescindere perché sono parte dell’attività caratteristica dei vari Ministeri, per esempio i risarcimenti per le vittime dei terremoti, per esempio i finanziamenti all'autorità antitrust e penso, proprio in queste ore, gli stanziamenti per i primi soccorsi agli alluvionati del Veneto, tutte queste partite di spesa vengono tagliate indiscriminatamente per ricavare un po’ di qua e un po’ di là quel totale di 40 milioni che va a aggiungersi agli altri già stanziati e che quindi accontentano di nuovo un’altra volta tutti i giornali che rischiavano o la chiusura o il ridimensionamento per i tagli dei contributi.
Chi ha proposto questo emendamento che poi è stato votato da tutti i partiti, vedo qui che è stato soltanto Antonio Borghesi dell’Idv a criticare questi nuovi legali alla stampa, gli autori del maxiemendamento sono 3 deputati Finiani: Chiara Moroni, Lino Lopresti e Aldo Di Biagio e c’è un piccolo conflitto di interessi da parte di questi signori, come sempre del resto quando si decide il contributo all’editoria e all’editoria di partito, perché? Perché uno dei giornali che rischiavano di chiudere era proprio Il Secolo d’Italia che è l’organo ex Alleanza Nazionale e ora di Futuro e Libertà, rischiava di chiudere, perché? Perché naturalmente gli ex Alleanza Nazionale che sono rimasti nel Pdl non volevano certamente devolvere contributi all’editoria, a una nuova formazione che ovviamente ha abbandonato la maggioranza, quindi Il Secolo d’Italia rischiava seriamente la chiusura, come la rischiavano altri organi di partito, come la rischiavano naturalmente ci sarebbero stati tagli per L’Unità, per la Padania e ho citato questi 3 giornali per un motivo molto semplice, che almeno esistono sul mercato, esistono nelle edicole, se uno li vuole comprare li compra, li trova, li vede, esistono proprio, sono di carta, si vedono e sono giornali di partiti comunque esistenti.
La giungla, il vero sconcio sono, come abbiamo detto tante volte, i finti giornali di partiti veri o i veri giornali di partiti finti o i giornali che appositamente si spacciano per organi di partito per lucrare quei fondi ai quali naturalmente, se si dovesse vedere se sono davvero organi di partito, non avrebbero diritto a riceverli proprio perché sono giornali che con i partiti non hanno legami inscindibili.
Il Secolo d’Italia vende 1800 copie, nel 2009 ha chiuso il bilancio in perdita di un milione, con un credito verso lo Stato per contributi di 3 milioni di Euro, capite che se non incassano quel credito per i soldi che gli sono stati anticipati, ovviamente rischia il default, poi c’è uno strano giornale che si chiama Il Roma che esce a Napoli, fu fondato, se non erro, da Achille Lauro e oggi appartiene alla famiglia di Italo Bocchino, vende 8 mila copie realmente, ha debiti per 7,5 milioni, ha 350 mila Euro di perdite e ha una stampella pubblica, assolutamente necessaria di 2,5 milioni di Euro, tra i soci dell’editoriale de Il Roma ci sono la moglie di Bocchino, Gabriella Buontempo e il cognato Antonio Schiavone, da gennaio, scrive Stefano Feltri Il Roma beneficia di un altro aiuto pubblico perché il Ministro del Welfare, Sacconi, gli ha concesso di ricorrere ai contratti di solidarietà con una parte dello stipendio dei redattori che viene pagato dall’Inps, salvato anche il Roma.
Poi c’è Libero che voi dite: cosa c’entra Libero con la stampa di partito, centra perché in passato prendeva i fondi pubblici in quanto organo del partito monarchico, del movimento monarchico che è una roba introvabile almeno in Parlamento, in realtà appartiene a una società privata che è la Tosinvest della Famiglia Angelucci che si occupa soprattutto di cliniche private e che pubblica sia Libero, sia Il Riformista, da un paio di anni il dipartimento per l’editoria ha bloccato questi fondi perché vuole verificare se ci siano veramente i requisiti per cui Libero prenda un sacco di soldi dallo Stato, perché nel frattempo è diventata una cooperativa Il Giornale, quindi ci sono una serie di passaggi che vanno chiariti.
Ma dato che non si sblocca questo finanziamento, Libero rischiava seriamente anche perché da due anni aspetta di avere quella droga che gli è necessaria perché? Perché ormai la droga del finanziamento pubblico crea assuefazione, quindi quando ogni anno ti spari una pera di 6/7 milioni di Euro, poi è difficile andare avanti senza, oltretutto da quando è andato via Feltri e è arrivato Belpietro, le vendite non hanno fatto che diminuire, ovviamente uno può pure arrivare a leggere Feltri, ma arrivare a leggere Belpietro ci vuole un bel coraggio!
Anche per Libero arriva la manna dal cielo, come per il Riformista, quest’ultimo a differenza di Libero non in vende alcune decine di migliaia di copie, è molto al di sotto delle 10 mila copie come vendite reali, tant’è che la testata è in vendita, ma il valore della testata è strettamente legato alla presenza o meno di contributi pubblici dentro la pancia di quella testata e quindi se arrivano i fondi tanto attesi, chi la vende incasserà di più!
Tutti in perdita, tranne Il Fatto - Poi c’è Il Manifesto che almeno ha il pregio di essere un giornale indipendente da sopra e è una cooperativa, ma anche esso naturalmente nel corso degli anni ha venduto sempre meno copie e ha accumulato sempre più debiti, ormai ha 19 milioni di debiti e ha perdite per 300 mila Euro l’anno e quindi è a forte rischio di chiusura.Se gli viene prorogato per un altro anno questo diritto soggettivo a avere i soldi e quindi a ricevere i 4 milioni di Euro, potrebbe avere ossigeno per salvarsi, ma la cosa non è neanche detta e poi c’è la perla finale, la ciliegina sulla torta, tra i tanti giornali che beneficeranno di questo bel regalo di Natale bipartisan c’è l’Avanti, Avanti è un giornale glorioso, è il giornale del Partito Socialista, di Nenni, di Pertini, adesso è nelle mani di quel Walter La Vitola, quello strano personaggio che forse avete visto aggirarsi su jet privati nei Caraibi per fare gli scoop sulla casa di Alleanza Nazionale a Montecarlo, vagava con strani personaggi, gli pagavano questi strani aerei privati costosissimi, andava e veniva da Palazzo Grazioli, uno strano faccendiere più che giornalista, molto legato anche all’Isola di Saint Lucia e a altre, adesso l’Avanti ce l’ha in mano lui, dice di vendere 3500 copie al giorno, cosa piuttosto improbabile, se andate sul sito dell’Avanti trovate la copia in Pdf gratis, non si capisce per quale motivo uno dovrebbe comprarla e soprattutto come si facciano a trovare 3500 persone sane di mente che se lo vanno a comprare in edicola, se lo vedete vi rendete conto di quello che vi dico, ma in ogni caso facciamo finta che sia vero che vende 3500 copie al giorno, ma per sopravvivere ha bisogno di molti soldi dello Stato, perché i costi di produzione superano i ricavi di 2.300.000Euro, cifra quasi analoga a quella che arriva da Palazzo Chigi e che corrisponde a 2,5 milioni di Euro per l’Avanti di La Vitola per mantenere un giornale che spende più di quanto guadagni 2.300.000 Euro.
Se sperate che queste notizie vengano fuori nei telegiornali, dimenticatevelo, i telegiornali, soprattutto in questo inizio di lunga campagna elettorale, queste notizie non le possono dare, non le potevano dare neanche prima, ma tanto meno le daranno adesso, perché? Perché quando la gente sente una cosa del genere si incazza, ci tagliano tutti e regalano i milioni ai giornali falliti o fallimentari degli amichetti loro!
Ma soprattutto se sperate di leggerle sui giornali queste notizie, state freschi perché? Perché i giornali a parte la grandissima stampa tipo Repubblica, Corriere della Sera, sì anche loro hanno delle agevolazioni ma rappresentano una parte minuscola rispetto ovviamente ai loro fatturati e ai loro introiti, ma gli altri giornali queste notizie non le danno per un motivo molto semplice, perché questi soldi li prendono anche loro e molto spesso sono necessari, farebbero comodo anche a noi de Il Fatto, abbiamo fatto un calcolo, se noi ricevessimo il finanziamento pubblico in base alle regole attualmente vigenti, noi avremmo la possibilità di farne un altro di Fatto Quotidiano, noi avremmo la possibilità di farne due di fatti quotidiani, oppure di assumere il doppio del personale che abbiamo, invece facciamo tutto in economia perché? Perché abbiamo deciso di mettere in piedi un’azienda che possibilmente stia in pareggio, poi dato che ci siamo tenuti un po’ bassi con i conti è un’azienda che è in utile, quindi abbiamo ricavato un piccolo fondo che abbiamo deciso immediatamente di investire in altre iniziative, assumere nuovi giornalisti, ne abbiamo già assunti parecchi, eravamo a 12, adesso siamo a 30, dare vita al sito ilfattoquotidiano.it che in 3 mesi è arrivato a 300 mila contatti unici al giorno e sta ormai a un’incollatura dai siti della Stampa e de “Il Sole 24 ore”, sopra ci sono soltanto per i siti dei giornali quelli di Repubblica o de Il Corriere, quindi se tutto va bene stiamo cercando di diventare il terzo sito di quotidiano d’Italia, poi tante altre iniziative tra cui un’ideuzza di web tv che poi se riusciremo a realizzare vi informeremo sui perché e sui per come, questo per dire cosa?
Per dire che ovviamente noi finora ci siamo basati solo e esclusivamente sugli abbonamenti e sulle vendite in edicola, meglio gli abbonamenti ovviamente perché sono un atto di fiducia che fanno i nostri elettori una volta all’anno, purtroppo gli abbonamenti postali nati sull’onda dell’entusiasmo dell’anno scorso, quest’anno sono diventati sconsigliabili, perché? Perché purtroppo abbiamo dovuto sperimentare sulla nostra pelle l’inefficienza delle Poste italiane nella consegna dei giornali che o arrivano o quando ritardano sono già vecchi, ma confidiamo molto nel fatto dell’abbonamento on line che non va confuso con il sito, il sito è gratis, il sito dà sul brucio le notizie del giorno, il Fatto Quotidiano on line in abbonamento in Pdf è un’altra cosa ovviamente, ci trovate tutti i commenti, tutti gli approfondimenti, tutte le notizie più importanti trattate come soltanto un quotidiano le può trattare, non con quella brevità telegrafica a cui è costretto un sito Internet e quindi noi speriamo molto in questa campagna abbonamenti, avremmo potuto fare una grande campagna pubblicitaria, ne avevamo anche parlato, alla fine abbiamo deciso per il momento di non spendere soldi in campagne pubblicitarie, siamo sobri e abbiamo deciso di rimanerlo sobri, quindi le campagne pubblicitarie le lasciamo a chi ha soldi da scialare, il problema qual è? E’ che inserzionisti pubblicitari come vi abbiamo raccontato qualche settimana fa, ci ritirano la pubblicità perché parliamo male delle loro aziende e del resto non possiamo parlare bene di aziende che meritano critiche soltanto perché questi ci fanno la pubblicità, saremmo dei venduti e noi non ci vendiamo a nessuno, fondi pubblici non ne prendiamo, i costi naturalmente sono elevati e quindi abbiamo molto bisogno di abbonati, sia perché ci fanno comodo i soldi degli abbonamenti perché possiamo ampliare la nostra offerta di informazione e sia perché è molto importante, mentre gli inserzionisti pubblicitari fuggono, mentre tutti ci sparano contro, sapere di avere un bello scudo protettivo che è formato dai nostri abbonati, oltre che dai nostri elettori.
Quindi scusate se ve lo dico ancora ma se potete date un’occhiata al sito ilfattoquotidiano.it, andate in alto a destra a cliccare sulla campagna abbonamenti e se volete darci una mano o magari regalare un abbonamento al Fatto Quotidiano a qualche amico, avete ancora qualche giorno per farlo in condizioni agevolate, perché lo dico? Perché chi si abbona entro una certa data, troverete tutte le informazioni sul sito, riceverà un libro in omaggio con un’antologia dei più begli articoli che sono usciti del primo anno de Il Fatto Quotidiano, passate parola! Marco Travaglio

Marco Travaglio (Passaparola del 15 novembre 2010)