Qualche tempo fa è capitato che fra parenti, dopo
pranzo, sono state tirate fuori delle fotografie di varie epoche che
coinvolgevano a vario titolo i convenuti.
Per i più grandi è stato come riassaporare abitudini
andate desuete e, nel rivedere momenti del passato, in talune foto, ritornammo
a domandare chi era il personaggio rappresentato o quale era il luogo ritratto.
Coloro che erano in grado di rispondere magari raccontavano
ancora una volta vecchi aneddoti ovvero nuovi intervenuti ne aggiungevano altri e, come quando prendi le ciliegie, si innescavano spesso anche racconti
di eventi collegati che talvolta introducevano personaggi nuovi.
Un tempo solo viaggi o eventi occasionali erano pretesti per scattare delle foto; di regola il ricorso alla fotografia si
collegava a gite fuori porta, a escursioni dell’azione cattolica, a viaggi per
andare a trovare lontani parenti, ad accadimenti specifici come matrimoni,
lauree, battesimi e prime comunioni.
In chi ha avuto la fortuna di accumulare un certo
numero di anni, rivedere immagini di allora continua a conservare un fascino
particolare, anche perché rinfresca la memoria e ci consente di far rivivere un
po’ del nostro passato, ravviva tanti ricordi e le moltitudini di persone che
ci hanno accompagnato negli anni.
Ci si rivede piccoli e impacciati e talvolta ridicoli
nelle mode del tempo, riscopriamo splendide giovinezze nei volti delle persone
care a noi vicine o che ricordavamo, da ultimo, solo anziane.
Rivedere le foto di una volta rappresentava un
rituale, un appuntamento cui partecipavano tutti, piccoli e grandi, parenti e
affini.
Attraverso le foto, che si giravano in circolo in un
continuo passamano, tutti trovavano spunti per curiosità nuove, occasioni per
far rinascere dibattiti, mentre i più piccoli ascoltavano incuriositi.
Ogni immagine custodisce sempre un qualcosa, anche
perché si lega a specifici momenti familiari, con annesse le personalissime
sensazioni.
In genere l’insieme delle foto che rappresentavano tanti
anni si concentravano quasi sempre in una o due scatole ed eventuali duplicati
presenti erano generalmente le copie in più fatte fare per poi farne regalo.
L’evolversi delle tecnologie e la progressiva crescita
del benessere sociale hanno reso sempre più accessibile e praticabile
l'interesse per la fotografia.
Con il boom economico, il popolo dei migranti si
trasformò ben presto in massa di viaggiatori e lo sviluppo scolastico e
culturale della nazione aiutò a scoprire a pieno le potenzialità documentali e
narrative del nuovo mezzo.
Un fatto è certo però: mentre prima la produzione
fotografica era essenzialmente basata sull’attività di professionisti e pochi
fotoamatori che rispondevano sempre a delle regole, la democratizzazione
dell’esercizio e la disponibilità di materiali e mezzi innescò a dismisura
l’aumento delle quantità di immagini, spesso anche a discapito del
livello qualitativo.
Divenne pure popolare la partecipazione a corsi
generici di fotografia, anche solo per provare il fascino della rivelazione
dell’immagine bianco nero che avveniva in camera oscura.
Intanto in molti si rivolsero pure alla pellicola
positiva e incominciarono a proporre diaporami infiniti.
Come aneddoto personale ricordo il mio cinico
accanimento verso amici e conoscenti nel propinare visioni di diapositive
spesso impossibili per qualità e quantità.
Magari nei primi tempi i più accondiscendevano perché
con le immagini di nuovi mondi andavano a soddisfare curiosità nel vedere genti
e posti nuovi ma, diventata quasi una regola, ti sentivi in ultimo dire: “va
bene, veniamo a casa tua, ma a condizione che non tiri fuori il proiettore”.
Oggi il web concede tantissime occasioni per visionare
immagini bellissime di autori vari, ma offre anche ai fotoamatori innumerevoli
opportunità per poter proporre con discrezione i prodotti che sono risultato delle
proprie passioni.
Attraverso siti dedicati o più generalmente con
l’utilizzo dei tanti portali/social, ciascuno può trovare tutti gli spazi che
cerca.
Il tutto senza dare obbligo agli altri di accedere
alla visione. Chi ha interesse può farlo, chi non trova alcun coinvolgimento
può tranquillamente farne a meno e senza nessuna offesa.
In conclusione, quindi, come si diceva in chiusura in
ogni favola finalmente …. "Happily Ever After" …. ovvero “e tutti vissero felici e
contenti”.
© Essec 2017