lunedì 14 settembre 2020

"Alla fine va a culo …… non so se rendo l’idea”


La fotografia è una forma rappresentativa che sostanzialmente riproduce la realtà, anche se in molteplici forme espressive.

Può tranquillamente fissare i tratti che testimoniano il soggetto in un ritratto, catturare un panorama che ci suggestiona, congelare in un’immagine una scena di vita, creare - anche con l’ausilio della fantasia - immagini irreali che suscitano emozioni.

La sintassi che c’è in ciascuno di noi costruisce e crea ciò che si vuole, ma è altrettanto vero che chi andrà a leggere avrà una sua metodologia, una sua grammatica, una sua proprietà di linguaggio che non sempre coincide.

Insomma, per grandi linee, tutto è riproducibile e ciascuno sarà libero di gradire e interpretare quanto viene proposto.

Fra le branche fotografiche le letture di portfolio hanno un loro specifico spazio che accomuna tanti nella sua pratica complessa.

Tanti sono coloro si accostano oggi a questa disciplina che, a un primo approccio, appare complicata per le tante variabili e i tasselli che compongono ogni insieme.

Se si ha modo d'introdursi al tema, si coglieranno infinite “tonalità di pensiero” che raramente fanno coincidere aspettative degli autori con i giudizi di differenti lettori chiamati di volta in volta a intervenire.

Esperienze insegnano che anche il portfolio fotografico si muove nell'ambito di paletti minimali, sta al fotografo seguirne in qualche modo il percorso e lo stesso si richiede a chi è chiamato a leggere. Ciascuna delle parti mette in campo il proprio modo di vedere le cose e non solo fotograficamente.

Pertanto, aperture mentali, fantasia e cultura la fanno sempre da padrone, specie quando le tessere del puzzle costituiscono spunti per i più ampi racconti che i lettori vedono, talvolta travalicando i confini in origine immaginati dagli stessi autori.

In questi casi, in particolare - ma si potrebbe anche dire in generale sempre - è interessante ciò che accade durante una lettura di portfolio.

L’autore si pone a fianco o, per meglio dire, dietro il critico che va a leggere la sua composizione, per cercare di seguire la sua logica visuale. Per provare entusiasmo nelle sfaccettature e nelle angolazioni prospettiche che l’esperto va a focalizzare mettendo in campo esperienza, intuito, conoscenze, cultura, sollecitato in ciò dalle immagini proposte.

Capita molto spesso di sentir dire che il portfolio funziona. Raramente sarà anche detto che l’argomento trattato è banale e men che meno che le immagini proposte sono di qualità scadente. Ma, fra le righe, l’autore avrà quasi sempre modo di capire se il suo lavoro ha bucato o se è rimasto nel panorama dell’ordinarietà più generale.

Il tutto, in ogni caso, non comporta problemi. Costituisce un’ennesima occasione per sperimentare e accumulare esperienze. Fare un checkup dei propri prodotti fotografici, osservare con molta attenzione i lavori proposti dagli altri.

In un appuntamento svoltosi in questi giorni, ho avuto modo di vedere due belle letture di uno stesso lavoro realizzato da un fotografo senese e dal titolo “Il mattino ha l’oro in bocca”. Il portfolio, costituito da immagini in bianco e nero, risultava, anche a mio parere, molto ben fatto e la storia reale che l’accompagnava era anch’essa di spessore.

Nella proclamazione dei risultati finali m’aspettavo che l’autore risultasse fra i vincitori ma l’esito della giuria non ha premiato il portfolio proposto. Capita. E’ forse l’eccezione che conferma la regola? Chissa?

“Solo opinione personale, è tutto opinabile, questione di gusti”, aveva detto uno dei due giurati durante la sua lettura del portfolio in questione. Rivolgendosi all’autore ebbe pure a fare una considerazione ampiamente condivisibile: “ricordati che per avere qualche soddisfazione per questo progetto devi provare a proporlo a molti” …. “quando hai un bel progetto, comunque come questo ben fatto, ben realizzato, alla fine va a culo …… non so se rendo l’idea”, suscitando l’ilarità dell’autore e certamente di tutti coloro che erano presenti nella stanza di lettura.

Attesa la qualità di un prodotto, la riproposizione a più critici, lettori, editori o osservatori in genere sottopone la possibilità di accettazione anche a un criterio probabilistico, a un fattore statistico, in quanto sono sempre diversi i giurati in ogni contesto, differenti il numero dei partecipanti e variegata la qualità delle proposte degli autori. Occorre essere, quindi, ostinati, specie se si sono raccolti intanto tanti consensi.

 

Buona luce a tutti.

 

© Essec