domenica 21 dicembre 2025

Roma 2025 - Coincidenze o cosa? Ovvero di come certi accadimenti spesso lasciano perplessi.

Con la rituale venuta a Roma ho avuto modo di fare tanti incontri. Oltre a quelli con amici consolidati, uno programmato con una recente conoscenza social e anche altre occasionali, per molti aspetti pure impreviste.
Questa volta l’arrivo nella Città Eterna ha infatti comportato sorprese per delle situazioni assolutamente non messe in conto.
Del resto, in ognuno, l’età che avanza determina sempre un accumulo di nuove esperienze.
Così ho avuto modo di fare conoscenza con Luca, un brevilineo attento e premuroso, addetto nell’attività di pronto intervento che, con professionalità mi ha prestato soccorso (e supportato psicologicamente) nell’intervento immediato del 118 per la successiva traduzione in codice rosso al pronto soccorso del San Giovanni.
L’esperienza per me inedita di un trasporto in ambulanza, associato alla professionalità di addetti alla struttura medica d’accoglienza, mi hanno concesso di conoscere atmosfere di momenti e un’umanità che regna in certi ambiti sociali. Un supporto psichico che risulta fondamentale anche nell’importante aiuto necessario in certi casi.
Conoscere e verificare di persona realtà teorizzate, magari apprese solo per il tramite di filmografie varie, è certamente un’esperienza non da poco che arricchisce.
Oltre alla competenza, si ha modo di percepire la piena propensione di volontariato che accompagna gli addetti nell’operatività d’assistenza. L’attivismo dinamico e flessibile che modella azioni e reazioni in corrispondenza degli accadimenti mutevoli che si susseguono senza sosta e alcun preavviso.
Nelle quasi cinque ore di temporanea degenza, sempre monitorato con i congegni necessari, due distanziati prelievi di sangue di operatori e ripetuti consulti di medici generici e cardiologi costantemente presenti in prima linea, alternati nelle consegne dei turni.
Superata la crisi, nonostante il parere contrario dei responsabili sanitari, propensi a una maggiore durata della degenza, volta a ricercare indizi sulle cause del problema manifestato, firmati i relativi attestati d’assunzione del rischio, ritornavo alla normalità abituale.
Quanto accaduto rimaneva un capitolo, anche se aveva comportato particolare apprensione al mio primo soccorritore, che aveva chiamato il 118, anche nel rivivere l’analoga problematica esperienza, fortunatamente conclusasi anche per lui con un lieto a fine.
Archiviato l’evento ospedaliero e superato positivamente il test Holter, un percorso pedonale di circa venti km, con inter nesso pranzo alla trattoria di Giovanni di via della Lungara, ebbe a testare la validità cardiaca registrata dall’apparecchiatura medicale. Da via delle Conce, al Villaggio Globale, all’Ex Mattatoio, al Testaccio, a Trastevere, per poi andare al Vaticano, a Castel Sant’Angelo (con una visita all’allestimento fieristico Atreiu), a via del Corso ed infine alla fermata Colosseo.
Tutto ok. Nessun problema, se non la stanchezza congenita con l’età che inesorabilmente avanza.
Nella domenica successiva l’incontro con E., per un sopralluogo in macchina ai murales del Trullo e una capatina per i graffiti storici che ancora resistono al Corviale.
Dopo due settimane, aderivo all’annuale convivio programmato fra noi “dinosauri”, che ha quindi avuto il suo abituale corso. Rappresentando riprova di come certe vere amicizie permangono solide rispetto al passare del tempo.
In ogni incontro - e come sempre - l’interscambio dei rispettivi aggiornamenti e il confronto di opinioni dal vivo, manteneva inalterata la complice e solida intesa; con argomentazioni generanti sempre nuove idee, stimolanti azioni e reazioni, incoraggiati progetti ancora abbozzati o progettati nelle fervide differenti creatività connesse alle rispettive fantasie.
Un’affollata osteria di via Taranto e un più tranquillo locale quasi adiacente al Portico d’Ottavia, furono per quest’anno i luoghi conviviali ove ciascuno di noi ha avuto modo di aggiornare gli altri sullo stato dell’arte che lo interessava.
L’ennesimo incontro che rimandava a ulteriori sviluppi su taluni progetti discussi e ancora a divenire.
Anche se il trio ricomposto sarebbe tornato a dividersi fisicamente, la mia permanenza a Roma determinava altri incontri con colui che era stato il mio salvatore.
Un altro giorno con P. si conviene una visita al centro, anzi un’escursione mirata per fotografare le nuove stazioni della Metro C di Porta Metronia e Colosseo. Scelta azzeccata che consente di scoprire soluzioni urbanistiche italiane d’avanguardia, che mettono in risalto soluzioni architettoniche e museali inarrivabili (specie queste ultime).
Anche qui un accadimento inatteso. Lungo la discesa ai sotterranei di Porta Metronia, per raggiungere la nuova fermata della Linea C, mi accingevo a fotografare un soggetto posto al centro della scala mobile.
Arrivati alla base, avviandoci verso la banchina per la direzione Colosseo, vengo a chiedere al soggetto prima fotografato (una signora matura) se era quella la direzione giusta; avuta conferma, da cosa nasce cosa e arriva la reciproca confessione che per ci accingevamo entrambi a prendere per la prima volta quella linea automatizzata che non prevede conducente.
Per farla breve, tenuto conto di una probabilità quasi assurda e assolutamente irrazionale, viene fuori da un piccolo dettaglio (Via Nazionale) non solo che tutti e tre siamo degli ex colleghi - che abbiamo operato nella stessa istituzione e ora in pensione - ma che abbiamo avuto anche delle frequentazioni comuni con altri colleghi. In un attimo proviamo l’effetto della “carrambata”, che fa riaffiorare anche personaggi che in quell’attimo sospeso riprendono una loro vita.
Con la ex collega M., dopo averci scambiato i recapiti, ci disperdiamo subito alla fermata Colosseo per visitare separatamente l’avveniristica struttura urbanistica dalle soluzioni museali.
L’incontro rientra fra le stranezze di combinazioni che associano accadimenti che inducono a pensare. Ma non è finita qui.
Il primo sabato propizio, vengo a programmare l’incontro con “BoyDog”, l’amico virtuale conosciuto tramite i social, con il quale si era fina da subito instaurato una spontanea empatia.
Appuntamento nei sotterranei sella Metro C del Colosseo che lui non conosceva ancora e, stante la mancanza di segnale telefonico, avrei portato in bella vista una copia del libro “Laquartadimensionescritti” in modo che potesse individuarmi più facilmente.
Per circa mezz’ora girammo entrambi a vuoto negli articolati percorsi sotterranei e, alla fine l’incontro.
Lo stratagemma dell’uso del libro in mostra aveva funzionato.
V. conosce a menadito la zona del Mandrione, che ogni giorno racconta con sue immagini originali di una streetphotography di stampo neorealistico. Si era offerto per farmi da guida, alla ricerca di dettagli sconosciuti ai più e così ci avviamo per la linea che porta al Pigneto.
Con BoyDog rivisito luoghi conosciuti, ma anche deviazioni e angoli che possono essere noti a soli locali. Anche lui è un appassionato di streetart, e anche lui di quella più genuina, ricca di messaggi sociali e non solamente estetici.
Si gira in un quello che per me sarebbe stato di certo un labirinto, mi fa conoscere autori e dettagli che in precedenti passaggi in autonomia non avevo mai notato.
Lui opera con una piccola Lumix che adopera con maestria, “quasi invisibile”, per cogliere l’attimo fuggente di HCT. Intesse dialoghi con la gente che incontra, socializza con cani e gatti che si affacciano alla vista.
Vicino alla zona pedonalizzata del Pigneto, dopo aver gustato un ottimo caffè, dietro una vetrina di una piccola sartoria artigianale, un gattino che sembra divertirsi nel mettersi in mostra per i passanti attira l’attenzione. Ci mettiamo entrambi a fotografarlo, i riflessi sono tanti, chissà cosa verrà fuori, ma la scena è intrigante e merita lo scatto che serve a ferma la scena di un ricordo, il risultato fotografico che verrà poco importa.
Poco prima, discutendo sul più e il meno, con V. si era discusso sui termini di ateo e agnostico, e nel mentre una sua domanda mi chiedeva che programmi avevo per il lunedì prossimo.
Nell’attimo avveniva un fenomeno assurdo. Mentre stavo pensando e pronunciando il nome dell’attore dell’appuntamento programmato, lo stesso veniva a materializzarsi davanti ai miei occhi e il tutto succedeva proprio mentre mi accingevo a fotografare un murales: una specie di dissolvenza incrociata.
In pratica si era venuta quasi a creare una sovrapposizione reale della sagoma del passante con il disegno che stavo già inquadrando.
Davanti a un accadimento che non trovava alcuna logica razionale, restavo pressoché bloccato e riuscivo solo a stento – assolutamente sorpreso – a pronunciare il suo nome “G.”.
Rimanevo quasi rapito da una specie di suggestione immobilizzante e anche G. era, a sua volta, rimasto stordito, non riconoscendomi subito per l’improbabilità’ del luogo.
Il posto era strano e assolutamente incompatibile per un incontro probabile.
Luoghi non comuni per entrambi c’erano in quell’incontro che senza alcuna enfasi poteva assolutamente rimanere incasellato come “attimo fuggente”.
Riavutici entrambi dopo alcuni attimi di reciproco stordimento ipnotico, abbiamo convenuto i gli ultimi dettagli per l’incontro che avevamo precedentemente combinato.
V. era stato testimone, aveva assistito al fenomeno che sapeva d’essere quasi frutto d’una fantasia.
Abbiamo proseguito per il Mandrione, discutendo e raccontandoci aneddoti come fossimo vecchi amici. Il nostro primo effettivo incontro fra sconosciuti aveva eliminato qualsiasi traccia di residue riserve, essendosi creata da subito un’intesa epocale, nell’interscambio di reciproci vissuti. Del resto solo dieci anni era la differenza nei nostri tempi.
In tutto questo, si sorvola sulle strane presenze che in questo periodo hanno affollato i dormiveglia intermedi. Potrebbero essere oggetto di altri tipi di racconto.
Il titolo dell’articolo rimane valido per lasciare spazio all’irrazionale che, a nostra insaputa, costantemente ci avvolge.

Buona luce a tutti!

© Essec