A mio parere, la violenta reazione trasversale di tanti potenti prima contro i processi di Tangentopoli e Mafiopoli e poi nei confronti delle indagini che nel tempo hanno coinvolto a vario titolo esponenti di rango della classe dirigente, non è stata determinata solo dall'esigenza di sottrarre il proprio operato al sindacato di legge garantendosi così una sfera di impunità. Vi è un'altra ragione profonda. I processi, oltre ad assolvere la loro funzione istituzionale di accertare la responsabilità penale di determinati imputati per specifici reati, hanno svolto anche una straordinaria opera di disvelamento al pubblico dell'"oscenità" del potere in Italia. I cittadini, grazie a questo tipo di disvelamento, hanno compreso che il vero potere non è quello esercitato sulla scena pubblica, ma quello praticato nel fuori scena. In pubblico il potere "si mette in scena" indossando mille maschere a uso e consumo degli spettatori; nel chiuso delle stanze ripone le maschere e rivela il proprio vero volto. Per impedire la vergogna di questo smascheramento (la parola vergogna deriva da vereor gogna, cioè temo la gogna) e per impedire - ricordiamo le parole di De Maistre - "alla massa del popolo che la sua volontà tragga le conseguenze della sua conoscenza e proceda alla distruzione di un ordine di cui conosce le origini e gli effetti", i nostri potenti hanno costruito nel corso degli anni un muro di omertà collettiva intorno al proprio operato.
Saverio Lodato - Roberto Scarpinato (Il ritorno del principe - Chiarelettere - 2008)
Saverio Lodato - Roberto Scarpinato (Il ritorno del principe - Chiarelettere - 2008)
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