martedì 30 giugno 2009

GLI STATALI DI PETROLINI

La battuta è di Petrolini: «C’è sempre uno stupido che le inventa e un cretino che le perfeziona». Alludeva a certe trovate inconsuete o strabilianti.

Guardandosi attorno, se ne potrebbe fare un elenco: dall’autoregolamentazione, che è la pretesa di darsi una legge, possibilmente comoda, e da soli: il che ricorda Bertoldo, che non trovava mai l’albero giusto per impiccarsi; all’ultima invenzione, il «compenso incentivo», che viene assegnato ai dipendenti dello Stato, pur che vadano in ufficio, e si presentino puntuali.

E’ anche ammesso, in via del tutto eccezionale, e con possibilità di recupero, un ritardo di 59 minuti: sessanta no, perché suona male se li si traduce in un'ora.

C’è chi dice che il male del nostro paese è la corruzione, chi sostiene che sta nella mancanza di decisioni l’origine di tutti i guai; non ho la pretesa dell'infallibilità, e non possiedo neppure l’esclusiva del senso della giustizia: ma a mio parere, il vero problema è lo strapotere dei buffoni. Non escludo che le paghe o gli stipendi degli impiegati degli enti pubblici non risultino soddisfacenti, è anche quasi certo che ce ne siano più di quelli che servono, è pure provato che in queste terre ultimi decessi per scarsità di grassi e di vitamine, o troppa abbondanza di polenta, risalgono a un secolo fa: ma che si dia un premio speciale a chi rispetta il contratto, mi sembra una innovazione piuttosto assurda.

Che cosa si deve fare, in Italia, per essere licenziati? Non basta «mandare a cagare» (vedi sentenza del tribunale di Genova) un superiore, perché tutto sommato si tratta di un consiglio igienico, neppure la sottrazione di qualche somma costituisce un valido motivo per essere buttati fuori, una prolungata continua assenza dalla scrivania non provoca una punizione, ma la proposta di un compenso extra.

La pensata che ha suscitato qualche perplessità è del ministro socialdemocratico Schietroma, ma ha il merito di realizzarla è del democristiano Remo Gaspari, che alle Poste si distinse nel non far nulla ma evidentemente hanno promesso anche a lui duemila lire di premio che competono a chi dà qualche segno di vita.

Il delizioso progetto viene presentato anche dai sindacati come una preziosa conquista che, per non creare favoritismi, e per uscire dalle ristrette visioni corporative, va estesa a tutti i cittadini.

Quando il medico viene a visitarti, allungagli qualcosa sottobanco, perché si è preso il disturbo di uscire di casa, per ascoltare i tuoi stentorei «33»; il bambino che va a scuola deve essere promosso perché trascura i giardinetti per gli scomodi banchi. E non volete proprio fare un regalino alla vostra signora «se ci sta»?

Ha detto quel reazionario provocatore che è Fidel Castro: «La burocrazia improduttiva e infeconda è il polo opposto del comunismo»: tranne la nostra, che è invece il simbolo del progresso.

Leggo che il ministro Darida, pur non essendo molto informato sulla materia, trova l’accordo «ottimo». Nessuno pretende di essere governato da Disraeli o da Cavour, ma accidenti, a forza di Darida e di Gaspari non si marcia verso la ripresa, ma verso il Cottolengo.

Essere di sinistra significa forse incoraggiare la cialtroneria? Che cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli: se non dai fuoco alla nonna, ti compero il gelato? Chi studia, chi lavora, chi sbriga la sua parte è un deficiente che va punito? Craxi avrà dei difetti, ma muoversi alla testa dell’Armata Brancaleone non deve essere facile.

E i vecchi, frusti concetti di responsabilità, di obbligo morale, dove sono andati a finire? Una volta si premiavano con una medaglia i maestri che avevano insegnato per quarant’anni, la banda accompagnava il pompiere, riferivano le cronache, «caduto nell’adempimento del dovere»; le fedeli domestiche comparivano nei necrologi: tutto questo sa di De Amicis, ma non di sciatteria. Si può scegliere: anche lanciando, coi crismi del diritto, delle piccole truffe alla collettività, costretta a pagare una retribuzione speciale a individui che, per il loro passato, meriterebbero spesso di essere buttati fuori.

Ma chi incoraggia queste pazzie? Avete già dimenticato quando a Napoli, quelli dell’Alfa, mollavano la catena di montaggio per andare a raccogliere i pomodori?

E quando quelli di Arese fischiavano i compratori di vetture arrivati dagli Usa, perché avevano la colpa di essere americani? Quanto sono costati questi esercizi, tollerati o addirittura incoraggiati e difesi

Se c’è da dare una indennità speciale, perché non chi produce? E dato che l’uomo non è perfetto, anche Dio, magnanimo, contempla per il peccato la penitenza, quando è che le assurdità prepotenti verranno distinte dalle legittime rivendicazioni sociali?


Enzo Biagi (Il Fatto)

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