Con i ballottaggi si è chiuso un appuntamento elettorale difficile. Bisogna riconoscere l’impegno e la mobilitazione senza risparmio di centinaia di migliaia di militanti, candidati e dirigenti, segretario in testa. Abbiamo davvero combattuto e non sono mancate le buone prove, sia dove abbiamo vinto sia dove abbiamo perso. Nell’insieme non è stato un risultato buono per noi, ma non tanto cattivo da impedirci di vedere che la destra deve ridimensionare le sue aspettative e che noi possiamo riprendere il cammino. Riprendere il cammino significa innanzitutto riconoscere senza esitazioni che ci sono cose da correggere, alla luce dell’esperienza dei nostri primi venti mesi di vita. Abbiamo dunque bisogno di un confronto aperto e positivo; dobbiamo sottrarci ai personalismi ed alle semplificazioni che sembrano ormai una cosa sola con i meccanismi di comunicazione e che spesso ci prendono la mano. Rimuovere i problemi non si può, se davvero crediamo nel nostro progetto; nemmeno possiamo ripiegarci su di noi ed avvitarci in discussioni retrospettive! Dobbiamo parlare dell’Italia, di noi e dell’Italia; delle idee che abbiamo per il nostro Paese e di come farle vivere in un rapporto reale con i territori e con i cittadini. Non ci sono scorciatoie né colpi di comunicazione risolutivi. C’è un duro lavoro da fare per costruire un radicamento popolare del nostro partito e rispondere così a una destra che quando vince, vince nel popolo. C’è un lavoro da fare per collegarci alle forze produttive del paese, lavoratori e imprenditori, nel pieno di una crisi che ridefinirà anche il loro rapporto con la politica. C’è un lavoro da fare per convincere l’Italia a guardarsi con gli occhi delle nuove generazioni e costruire così nel senso comune una idea di futuro. Di tutto questo dobbiamo discutere, e in nome di questo, dobbiamo discutere anche di noi, cioè della nostra effettiva capacità di essere utili ad una Italia migliore. Per essere utili, dobbiamo costruire la nostra identità e renderla percepibile. Per essere utili non possiamo essere soli, ma dobbiamo impegnarci a costruire un campo di forze capace di indicare una nuova prospettiva politica. Per essere utili dobbiamo avere un partito che funzioni, che operi attraverso una partecipazione vera e produca il rinnovamento traendolo dalla realtà del territorio. La direzione del Pd determinerà tempi e modi del nostro congresso. Come ho già detto da tempo, ho intenzione di contribuire ad una vera discussione politica impegnandomi anche con una mia candidatura; una candidatura che non si rivolge contro nessuno e che vivrà in piena solidarietà con tutti gli amici e tutti i compagni del PD, comunque la pensino; ma che non rinuncerà alla chiarezza delle posizioni politiche. Quel che penso intendo rivolgerlo in primo luogo alla nuova generazione che è già in campo. Non credo che dobbiamo inventarci una nuova generazione, né evocarla per simboli. Credo che ci sia già, nel lavoro, nelle professioni, nelle amministrazioni, nel partito. Con questi giovani che sono già in campo farò il mio primo intervento pubblico il 1 luglio a Roma. Parlerò di politica e presenterò le mie idee.
Pierluigi Bersani
Appuntamento: mercoledì 1 luglio 2009 h 16.30 - Teatro Ambra Jovinelli Indirizzo: Via Guglielmo Pepe 43/47 Roma
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