ln occasione della chiusura della settimana dei Risvegli in favore de "Amici di Luca-Casa dei risvegli".
Mentre un chierichetto confonde sacrestia con carestia e muore di stenti. Mentre il centro esatto del dolore viene mancato almeno per una volta. Mentre durante una operazione molto delicata si formano gocce di sudore sulle ali di un angelo custode : del chirurgo o del paziente? Mentre qualcuno sta per farsi pazzo ( così come se fà giorno). Mentre la cute vigila ossa addormentate da solo 10 minuti (poi lei anche dorme).
Mentre alcune statuine del presepe si decidono e prendono la via del mare per una breve vacanza lontana dal muschio. Mentre un pianista prende il coraggio a quattro mani e decide di suonare con un altro pianista.
Mentre una vecchio fiamma decide di cercare il suo primo pompiere. Mentre una evitata collisione viene festeggiata non evitando la collisione di tutti i bicchieri di quanti erano sul treno dell' evitata collisione. Mentre un pinguino così, intervistato a caldo, taglia corto, perchè onestamente anche se non fosse intervistato così a caldo… Mentre alcuni spiriti fanno la riverenza ai propri corpi e viceversa. Mentre l'inutile tentativo di un ingoiatore di cactus si risolve in un nulla di fatto. Mentre il rinoceronte Casimiro sta sudando sette camice per mettersene una. Mentre un millesimo prima di un frontale tutti si accorgono anche di aver sbagliato strada c'è qualcuno che sta uscendo dal coma quanto basta per essere contenti nel mentre.
Vogliamo parlarne? Vogliamo parlare della speranza che ha un bacchetta magica anche se è finta? Della claustrofobia dei mattoni? Di tutta la quantità di grasso che c'è nelle navi? Della fiducia che si ripone nelle protesi? Dell'abnegazione di chi annega? Dello stirare sull'asse del water? Del riuscire a godere con un goniometro? Vogliamo parlarne? Della fatica silenziosa dei ponti? Dell'unione che fà la forza dei denti? Della fiducia che si ripone nelle protesi? Dell'immenso desiderio di poter tornare indietro dal danno subìto e subito? Stallio e Ollio a parte? Vogliamo parlarne? Della terra che buttata in aria ricade a terra? Del saper pascolare capri espiatori? Della mancanza assoluta di violenza che c'è in una culla? Vogliamo parlarne delle centinaia di metri del cavo orale? Del viaggio di sola andata di un raggio di sole? Della modesta, silenziosa, sempiterna scelta delle cartilagini? Del pene parafulmine? Ne vogliamo parlare veramente?
Ma ne siamo proprio sicuri di volerne parlare? Vogliamo parlare di chi si toglie il doppio mento poi decide anche di togliersi il doppio occhio, le doppie orecchie, le doppie mani e queste doppie labbra, per parlare la metà? Vogliamo parlare del dolore del nano che vede crescere solo i capelli? Vogliamo parlare della rapidità delle colle? Vogliamo parlare di chi disse “Fuori i nomi!” e così inventò i campanelli? Parlare di chi al posto del cervello ha un piede e se si muove viene considerato passo? Vogliamo parlare del sì e del no dei muti? Ma di che cosa stiamo parlando allora? Dell'essere fuori di testa delle narici? Dell'amare in mare aperto? Dell'odio che cova una gallina violenta? Del concetto anticoncezionale della spirale di violenza? Vogliamo parlarne? Dell'odore dell'odore? Di ogni quanto si lava il lenzuolo del fantasma? Perché se ne vogliamo parlare ne possiamo parlare!
Del piede che non sbadiglia ma quando è stanco è stanco? E del rapporto complesso tra compasso e compassione? Del rapporto tra oralità e sesso scritto? Del rapporto tra agonia e agonismo? (Me ne vado io?, No me ne sono andato prima io…) Se ne volete parlare ne parliamo! Della stupidità di prendere una mandria a noleggio? Perché se proprio ne vogliamo parlare, qui oggi ne possiamo parlare! E allora a questo punto parliamo del Sig. Green detto Mr. Tibody che tutti però chiamavano Mr. Paul dato che il suo vero nome era Mr. Frank. Vogliamo parlare del fatto che aveva uno strano rapporto tra amore e morte e con la moglie faceva l'amore ma con la morte niente? Parliamone! Fisicamente era un uomo eroso più che scavato, schivo più che schivoso. Un tipo uncinato cioè in ogni punto facilmente attaccabile. Protervo, calzone e mascalzone, calzino e mascalzino che so di poca entità ma mi serve per arrivare a scarpone e mascarpone: cioè dolce. Jenny era il nome della moglie ma non solo della moglie ma di un sacco di altra gente che si chiamava Jenny ma non era sua moglie; o meglio non lo era ancora perché non è detto che potesse diventarlo! Vogliamo porgere l'altra guancia? Vogliamo mettere il carro davanti ai buoi?
No, a noi ci serve soltanto non mettere limiti alla Livina Sopravvivenza! Ma questa è un'altra storia! Volete parlarne di un'altra storia? Ma no!!! Timmy era il figlio di Green e di Jenny. Ma non solo…era anche il cugino di Teddy l'amico più caro di Robby, lo scolaro preferito del professor Timoty, il fidanzatino di Kelly, il miglior cliente del negozio da “Bully”, Ma questa è un'altra storia. Blobby era il cane di Jenny di Green e di Timmy che viveva una vita monacale dentro all'unica cuccia con campanile. Era medico e lo si può dire perché trovava sempre la scusa che era di guardia. Ma questa è ancora un'altra storia. A proposito Norton non aveva figli, non aveva mogli, non aveva sonno non aveva niente a che vedere. Lavorava al porto di Neaples: lo si poteva vedere tutte le mattine cappello calato sulla testa, testa calata sul collo, collo calato su spalle, spalle su busto, busto su gambe, gambe su piedi, piedi su terra, terra su scarpe:_gliene era entrata. Lui amava la terra. Amava la terra, amava circondarsene come un albero. Infatti soleva dire “Mi sento come un albero. Lo dico così perchè se serve calza con l'esempio…” Era spinto a vivere da un'insopprimibile voglia di non morire, una voglia da morire. Ah mi dimenticavo ne vogliamo poi parlare, perché ne possiamo parlare e non parlare!
Se posso usare qualcosa che c'è tra gonna e gamba: calza? Se sì, sì, se no boh! Per me dobbiamo parlarne! Ogni volta che passava con l'auto vicino a un passante pensava: “E anche questo non l'ho ucciso…” Ogni volta che tagliava qualcosa in cucina pensava: “E anche questa volta non me lo sono piantato in pancia…” Ogni volta che scendeva di corsa da una scala pensava: “ Per fortuna non sono caduto battendo la testa e non sono entrato in coma. Non sono ancora entrato in coma, però non è detto che non ci possa ancora entrare; non è che hanno chiuso il coma, c'è ancora una possibilità… (Non è che il coma abbia dei periodi: aperto dalle alle… o chiuso da a… Però per fortuna adesso non ci sono ancora entrato…) Vogliamo parlare del concetto di fortuna? Del concetto di adesso? Del caso? Di quella montagna del caso che qualcuno può chiamare la catena del Caucaso? Non vorrei essere Pireneo e parlare solo di montagne, di insormontabilità, di destino, vogliamo parlare del cinismo del destino? Vogliamo parlare del fato? Ne avete voglia? Ne ho voglia? Vogliamo parlare dell'oggi a te, domani a te? Vogliamo parlare di altruismo? Certo: perché devo soffrire solo io. Che soffrano anche gli altri! Binomio dolore-valore? Miglioramento-crescita-espiazione? Karma? Vita precedente? Cambiamento-miglioramento? Ci interessa veramente? Quello che ci interessa veramente è sapere perché Timmy il figlio di Green e di Jenny lasciò scritto su una porta (ogni riferimento all'entrare e all'uscire e puramente voluto) quanto segue:
Questo è un anti testamento cioè non è quello che lascio se non torno ma quello che voglio quando torno… Quando torno voglio cambiare vita così posso mettermi pantaloni di una taglia più piccola. Voglio un letto a due piazze ed un monumento: il mio. Voglio un aereo con due enormi orecchie al posto delle ali: praticamente un Dumbojet. Voglio un fratello sole e una sorella luna, per divertirmi giorno e notte come San Francesco che parlava agli uccelli, stava zitto con i pesci e ripeteva tutto con i pappagalli. E a proposito voglio anche un pappagallo che dica Loreto e anche un altro pappagallo che dica Assisi. Quando torno voglio un motoscafo guidato da un idraulico per andare a trovare mia moglie quando le si rompono le acque. Voglio costruire un ospedale dove ci và chi non si è mai fatto niente e lo voglio chiamare “Ospedale Grandi Illesi”. Poi ne voglio costruire un altro dove ci và soltanto chi crede di essere amato e lo è stato; chi crede di essere il migliore e non lo è; di avere un sacco di soldi e non li ha: l' “Ospedale Grandi Illusi”. Quando torno voglio un cane da punta che disegni con me ma soprattutto che mi temperi le matite. Voglio un bel paio di sì nuovi per annuire anche sulla neve. Voglio diventare a tutti i costi amico di Alvaro per andare all'inaugurazione di una nave e poter dire, così tanto per dire, : “Sono stato al varo con Alvaro…” così per il gusto di fare. Voglio conoscere meglio i Sumeri e già che ci sono gli Stranz, gl Ignurant, i Sfighè. Voglio mettermi una benda sugli occhi e poter comprare e vedere tutte le cassette pirata che voglio. Voglio fare l'autostop con il medio senza risultare volgare. Voglio un pacemaker senza fili per telefonare tra me e me a chi mi sta veramente a cuore. Voglio fare piangere il mare calmo fino a farlo diventare un mare commosso. Voglio sporcare il coro delle voci bianche. Ma soprattutto permettetemi dal coma voglio ricavare dei comandamenti come dice la parola stessa:
1) Forse è meglio non fidarsi solo di quelli che non si sono svegliati.
2) Forse è meglio considerare il proprio caso come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo o almeno come se fosse il più speciale.
3) Forse è meglio non fare un fascio di tutta un'erba medica .
4) Forse è meglio non obbedire, è meglio credere, l'importante è combattere.
5) Forse il coma è un'ouverture, al massimo un intermezzo , forse non deve essere mai considerato un finale andante.
6) Forse il tuo caso non è mai un caso, quindi è meglio non lasciare mai niente al caso.
7) Forse il coma è come un come: un modo per capire.
8) L'unica cosa che deve morire nel coma forse è il coma.
9) Credere che chi è in coma sia morto sarebbe come credere che chi dorme sia svenuto.
10) Se entri in coma appena puoi fatti vivo. Questa è la fedele trascrizione del "pezzo" che Alessandro ha preparato e letto il 18 Dicembre 2000 al Teatro Comunale di Bologna in occasione dell'inagurazione della nuova ala dell'aereoporto di Bologna.
La persona di cui parla è, per chi non lo avesse capito, Paolo Conte intervenuto anche lui nell'ambito della serata.
Molto tempo do molto tempo re, molto tempo mi, molto tempo fa nacque la musica come arte Verdi, Rossini, Nerone, Bach, Hoffenbach, Wagner, Hoffenwagner, Kausen e Stockhausen , Toscanini inventore dei sigari piccoli opere…. Opere come il boletus di Ravel la storia di un fungo velenoso che si innamora di una rana che baciato diventa un rospo che baciato ancora diventa un girino.
Se la pittura… se la pittura appaga l'occhio, la poesia l'anima, la cardiologia il cuore, l'ematologia il sangue, sciatalgia la schiena, la musica appaga tutto. Lo strumento gli strumenti sono tanti: il cembalo, clavicembalo, la vicola e la clavicola, la fisarmonica, il vibraforo, l'idromassaggio, il citofono, il flauto di traverso l'unico che si mangia ma si digerisce male, il flauto magico che suona e scompare la chitarra elettrica e la sedia elettrica, il trombone, la tromba, la tromba delle scale, il pianerottolo, lo spiffero da suonare sotto le porte, lo scacciapensieri, lo stracciamutande, il basso , la tuba il falloppio , il triangolo, il crick, il Jack, le nacchere , le schicchere, le maracas , le congas, il kiwi e tutti i fiati in genere i più famosi furono il bue e l'asinello, ma per fare la grande musica come disse Dumbo ci vuole orecchio, la testa fra le nuvole, le spalle le spalle, un'anima enorme e un cuore aperto: quindi o conosci un chirurgo indeciso o conosci un grande artista come chi dico io, parlo di un'artista con la "P" maiuscola un uomo che sa il fatto suo e non lo dice a nessuno, che una delle sette meraviglie del mondo insieme alle cascate del Niagara, il grande Canyon, la pizza, Bambi, la tour Eiffel, le piramidi e la torta sbrisolina.
Lo amo come Garibaldi amava Anita, come Gianni amava Pinotto, come Bonnie amava Clide, come Caino amava Abete almeno perché gli faceva ombra, come Giotto amava il casaccio quando dipingeva alla rinfusa, come Cimabue che dipingeva i vitelli standoci sopra, un cantautore con una marcia in più e non parlo di mele anche se è un cantautore adamitico, paradisiaco e anche terrestre, originale come il peccato e peccato mortale sarebbe se non ci fosse;un uomo che titilla i dioritmi e se tanto mi da tanto io prendo tanto.
Un uomo è illuminato anche nei periodi bui e che quando comincia a cantare le mie gambe fanno Giacomo Giacomo e Giacomo dice dimmi dimmi, con la musica che mi arriva fino al collasso cioè fin sotto la testassa che mi porta nei mar dei Sargassi fino al punto più pescoso il mar dei pescassi.
Un essere , più che un avere e saluto Hemingwei di un'esauribile rotondità se lo cerchi lo centri ineluttabilità, natività, volatilità, taffetà un uomo con della stoffa il vino veritas il lino terital questo il succo e io me lo bevo.
Se fosse un verbo sarebbe l'infinito, se fosse un albergo sarebbe a cinque stelle e una cometa sembra un Re mogio ma è un Re mago che ha capito che la vita è diversa dalle Kessler ce n'è una sola.Che gli uomini più belli son sicuramente le donne.
Senza di lui sarei come Joghi senza Bubu, sarei come autostoppista senza pollice, Orbe senza tello, Messina senza stretto , Lupo senza pelo e senza vizio, indiano scrivano senza penna, un gran bel tumulto fa sentire il battito d'avi come angeli del passato, pavone che inventa la ruota e la buca passando l'infanzia tra piano e forte tra chiari e scuri con un'alternanza di sentimenti tale che Noè dalla barca avrebbe definito da diluvio universale senza alcun pregiudizio pregiudizio universale che ci induce in tentazione ma non ci libera dal mare con un'apnea nota dove tra il dire e il suonare c'è di mezzo una spiaggia: la sabbia sono le parole la verità è il miraggio, un angelo che chiamano Paris per amore dei francesi ma che per amore del cielo preferiamo chiamare Azzurro e noi sappiamo il perché. Un apostrofo blu tango fra le parole gelato e limone.
Mi ha fatto capire con la sua musica che nella vita bisogna applicarsi e non inchiodarsi, se no si è dei poveri Cristi che la musica è una formula matematica a : b… mi ha fatto capire che l'importante non è essere leali ma avere le ali , mi ha fatto capire che bisogna voltarsi indietro nella vita ma non se sei in moto, su un dosso, durante un sorpasso , a fari spenti, ubriaco mentre nevica ma soprattutto mentre sta arrivando un autobus guidato da un bambino perchè ti toccherebbe di fermarlo , sgridarlo e fargli totò e se c'è un'imitazione che non so fare è quella. Dalle sue canzoni ho capito che il sole bacia i belli i così così li offusca la nebbia, gli orrendi li annega la pioggia fino alle scarpe in un pediluvio universale.
Vorrei avere tasti al posto dei denti e suonarli piano, vorrei battere tutte le casse toraciche del mondo, eseguire le sinfonie di Mea Culpa, suonare i seni di certe donne cornamusa, suonare dentro tutti i problemi del piffero e fare silenzio per sentire i suoni di tutti i trombati ad un esame qualsiasi anche quello della vista.
Vorrei accordare il mio piano e scordare il pianeta, cantare a squarcia gola sentendo l'eco della bocca rimbalzare nella gola e vedere scalatori aggrappati con corde vocali alle tonsille.
Mi piacerebbe suonare il colon e inventare un Jazz intestinale, ventriloquiare con una donna a punta a mani giunte anche se non so giunte da dove nel senso buono e mai nel buon senso.
Divento doganiere ai confini della realtà fino alla linea imaginot dove Caronte ti porta dal bene al benissimo.
Divento un cavallo alato e dico alato perché in mezzo c'è il fantino un cavllo che invece che al trotto va al troppo e stramazza al suolo morto come piacerebbe morire a me cioè dalla voglia.
Lui è il passeggero di se stesso si porta ovunque senza muoversi mai e saluto Giulio Verne che stasera è qui con noi; colui che sta per arrivare è come l'orizzonte non potrà mai tramontare. Dietro questa tela mi piace immaginarlo e saluto anche Gene Arlow dentro a niente appena appoggiato ad un'onda su un'onda, le famose onde per cui, sulla barca del contrario non a vele spiegate ma a vele raccontate perché chi spiega spesso sgualcisce l'acqua ed io so che per diventare oceani non basta fare un corso d'acqua ecco perché io lo imparo a memoria.
Vorrei che tutto ciò che ho detto fino adesso non suonasse come piaggeria vorrei che tutto ciò suonasse e basta. Appunti sparsi per la pace
Ci hanno chiesto di lasciargli fare la guerra in santa pace… non ci pensino neanche !
Ci hanno chiesto l’uso della forza e noi diciamo sì alla forza di persuasione.
Ci hanno accusato di riempirci la bocca di parole: al massimo spariamo sentenze, forse anche giuste ma non spariamo altro.
C’è chi gioca a nascondino con la guerra noi vogliamo giocare a pace libera tutti, senza se e senza ma, non a streghe in alto che volano, a palle avvelenate che uccidono.
Noi non dobbiamo permettere a nessuno di giocare a ruba bandiera.
Vogliamo una pace veloce che arrivi in un baleno; anzi arcobaleno.
I pacifisti sono deboli? Sì… di cuore, davanti a certe immagini.
Per certe persone la pace è un’ utopia? Per noi la guerra, invece, è troppo vera.
Saddam è un tiranno: togliamogli le armi senza usare le armi.
Evviva gli americani e gli iracheni che si ribellano alla guerra irachena e americana.
Dell’Intelligence service potenzierei l’intelligence e diminuirei i service.
Perché marciamo? Per non marcire.
Chi ha l’intestino pigro ma soprattutto il pelo sullo stomaco e la testa cotta: …fa i venti di guerra… c’è puzza.
Sappiamo leggere, sappiamo scrivere e finalmente stiamo imparando anche a contare. Ma non vogliamo contare i morti vogliamo contare qualcosa.
E’ la guerra che deve avere i giorni contati.
E’ la pace che deve essere scontata perché non ha prezzo: è gratis.
Nessuno ce l’ha con l’America se non il congresso americano stesso.
Aiutare chi ci ha aiutato non significa uccidere chi non ci può aiutare. Riconoscenza non è servitù!
Anche noi crediamo nei processi economici ma il fine giustifica sempre i mezzi?
O i mezzi uomini vogliono giustificare la fine?
Io dico che con tutta le gambe di chi è scoppiato su una mina si potrebbe fare il più grande tavolo delle trattative del mondo, diplomazia diplomazia per piccina che tu sia sei pur sempre casa mia.
Dicono che per la Pace ormai sia tardi!!! Ma a che ora sono partiti? Chi gli ha fissato l’appuntamento? E’ tardi soltanto per chi ha fretta e la fretta si sa fa i mutilati di guerra…
Riassumo, anche se non ho mai licenziato nessuno, no al totalitarismo delle idee.
In questo momento vorrei essere come un oceano………. pacifico.
Conflitti tra civiltà? Alle volte mi sembra quasi impossibile, dato che in campo non vedo tante persone civili: non sarà che qualcuno è contro certe guerre invece di essere contro tutte le guerre?
Secondo me la parola guerra inizia sempre per morti e finisce sempre con innocenti.
Non sarà che tutta la gente è pacifista e la politica no!
Se scopro che chi mi rappresenta non mi rappresenta io cosa rappresento?
Bush ha già deciso.
Noi abbiamo deciso cosa abbiamo deciso?
Il nostro portavoce sarà sempre e solo Mister Né Con, molti di noi lo conoscono altri no, Né Con Bush Né Con Saddam Né Con la guerra preventiva Né Con quella necessaria Né Con i dittatori est Né Con i dittatori ovest. (non c’è uno stronzo più buono!)
Sono contro la beneficenza, mi piacerebbe non dare più nessun soldo all’associazione vedove e orfani di guerra.
Amo talmente Gino Strada che vorrei che smettesse di lavorare.
Spesso si confonde azione con mutilazione. Le morti che non si vedono vuol dire che non ci sono?
Ricordiamoci che è molto meglio avere un’idea bomba, piuttosto che bombardare un’idea!!! Perché la pace è la grande idea, una grande trovata….. possibile che l’abbiamo già persa?
Saddam fa la cosa giusta: arrenditi all’evidenza non all’invadenza.
Bush fa come Lassie: torna a casa. Riportiamo qui di seguito il testo integrale della lettera che Alessandro B. ha scritto al quotidiano "La Repubblica" il 10 Agosto e che è stata pubblicata il 12 Agosto. Mi riferisco ad un fatto di così detta mala sanità (anche se il problema riguarda la così detta preparazione umana) in particolare alla lettera aperta di una signora di Lecco che denunciava il 6 agosto scorso il fatto di un medico che aveva detto chiaro e tondo al marito, malato di tumore, che di lì a poco sarebbe morto perchè non c'era più niente da fare. L'uomo, come dice il trafiletto in cronaca, ha poi smesso di lottare e la sua fine è arrivata due giorni dopo con un'agonia disperata.
Sono testimonial di una campagna sociale sul coma per "La casa dei Risvegli- Amici di Luca", un fatto che mi ha permesso d'imparare a conoscere, da molto vicino, il delicato e sottovalutato problema del rapporto tra malato e medico e soprattutto tra medico e parente.
Tengo a dire che in questa occasione parlo comunque a titolo personale e autonomo. Quello che mi ha spinto a scrivere è comunque la tristezza, lo stupore, la stanchezza, la rabbia e, perchè no, una certa impotenza che prende chi ha a che fare con già seri problemi di salute e in più deve anche avere a che fare con chi dovrebbe curare, risolvere o capire tali situazioni e invece spesso (e voglio dire non sempre ma pur sempre troppo spesso) non vuol capire o non è in grado d'intuire quanto sia importante il lato umano-spirituale-mentale forse ancora prima che medico, scientifico, clinico o diagnostico.
Modi, parole, educazione, sensibilità, rispetto, addosso a chi sta per consegnare una cartella clinica.Perchè prima ancora del giuramento d'Ippocrate un dottore dovrebbe fare una promessa, se proprio non riesce a fare un giuramento, alla propria intelligenza oltre che a quella altrui; chiunque essi siano, parenti o pazienti.
Premesso che molto si è discusso e si discute ancora sulla verità da dire o meno ai pazienti così detti presuntuosamente terminali e seguendo con attenzione l'argomento, non posso non denunciare e non raccontare con rammarico ed angoscia quanto poco in qualsiasi ramo della medicina ed in tutti tipi di patologia, si studia e si pensa al miglioramento dei rapporti tra sensibilità e animo umano, tra dati e speranze, tra previsioni e supposizioni d'esperienza personale.
Il problema del cosa dire e come dirlo concorre a un risultato finale che si ottiene soltanto con la collaborazione paziente-parente-medico; se un dottore si ponesse più domande per capire invece che per risolvere (tra l'altro ciò che non può risolvere da solo) imparerebbe umilmente a conoscere piuttosto che freddamente supporre: grosso giovamento della salute psico fisica dei malati, dei pazienti ed in alcuni casi anche dei dottori stessi.Mi piace sottolineare la parola parenti perchè ancora una certa medicina non ha interesse a misurarsi con coloro che invece sono stati e saranno il supporto della malattia o meglio ancora della guarigione.
E' mai possibile che ancora spesso (e fatemi ripetere ancora non sempre) ma ancora troppo spesso nei Pronto Soccorso, nelle sale di rianimazione, nei reparti di oncologia, in generale ci siano medici che trattano di tempi prima ancora di trattare di qualità di tempo? Che parlano di giorni e di ore senza rendersi conto che non sono gli stessi giorni e le stesse ore che hanno speso (o perso?) a studiare un libro ma non la cultura, l'energia, lo spirito, la vitalità e la storia di un paziente? Vogliamo ancora intrattenere i famigliari su statistiche generaliste senza pensare che non c'è un paziente simile all'altro?
Evidentemente c'è ancora qualche dottore che si sente direttore d'orchestra o peggio ancora solista dei ritmi di una malattia o di un paziente e non gli passa per l'anticamera del cervello di essere invece un potenziale paziente a tutti gli effetti, anche quelli che per esorcizzare si fà finta di non vedere. E non parlo solamente di mettersi nei panni del malato (concetto sempre valido ma che ormai è stato intellettualmente superato) ma parlo di qualcosa di molto più sofisticato, profondo e alto che un laureato in medicina avrebbe dovuto obbligatoriamente scoprire o imparare, a spese proprie o dello stato, e cioè il capitolo intitolato "i rapporti umani e tutto quello che ne concerne".
E non mi si venga a dire che è un fatto personale o privato, o peggio ancora del carattere, quello di saper parlare alla gente, saper guardare negli occhi, saper coadiuvare prima di devastare. E non mi si venga a dire che dalla verità nuda e cruda è sempre meglio arrivare alla buona notizia piuttosto che dalla falsa speranza arrivare alla notizia definitiva.
Perchè non dire la propria verità aggiungendo "secondo me..." Non la reputo una banalità soprattutto se chi la dice non considera il rispetto una cosa banale. La gente sarebbe un po' stanca di sperare d'incontrare un medico "speciale" solo perchè gentile, disponibile ed aperto: non è speciale colui che è gentile, disponibile, aperto, dato il mestiere che ha scelto, questa deve, dico deve, essere la normalità. Altrimenti faccia un mestiere dove non sono richieste capacità superiori e specifiche, almeno nel settore comunicativo e psico sociale.
Perchè ad un pilota di aerei di linea sono richiesti requisiti, visite e controlli (tra l'altro periodici) e a un pilota di ospedali e di sala operatoria basta un buon nome, una certa tecnica, l'anzianità e l'esperienza? Certo un medico può essere anche stanco, stressato, timido, chiuso o frustrato, o anche davvero sottopagato ma queste problematiche se le risolva in sede sindacale, legale e istituzionale; un paziente di qualsiasi genere non può e non deve sottostare alle preocuppazione di una classe medica o peggio ancora di casi personali.
Ci sono professioni che prima di essere intraprese devono obbligarti a capire di dover pensare, fare e dire, molto più di altre sia quantitativamente ma soprattutto qualitativamente. E qui non voglio parlare della consueta idea della "missione". Ci sono luoghi di vita dove frasi come "non sapevo cosa dire" "sono un dottore non sono un mago" "ho avuto paura" meno si dicono meglio è.
Infine un solo rammarico mi spinge violentemente a parlarne sempre di più in futuro, in pubblico e nelle più svariate occasioni, e a pensare il più possibile sul tema dei rapporti umani, sul tema della cultura ancor prima che sul tema della medicina fine a sè stessa .
Il rammarico è quello di vedere come certi medici non solo non si rendono conto che la loro medicina e la loro scienza può non essere sempre esatta (vedi millenni di storia,di religioni, di cure, di chimica, di biologia, di cambiamenti, effetti, diagnosi e guarigioni) ma ciò che mi annichilisce di più è che non passi per la loro testa il dubbio che certe malattie e certi pazienti abbiano origini, storie, sviluppi e risoluzioni a loro completamente sconosciute anche per pigrizia intellettuale; perchè questo potrebbe essere risolto con un umile minimo coordinamento del proprio sapere, con l'incrocio dela conoscenza di altri tipi di scienziati, ricercatori, filosofi e pensatori.
C'è una sola malattia che non da scampo: l'occlusione da superiorità scientifica che sfocia nell'onnipotente certezza di sè.
Alessandro Bergonzoni
Mentre un chierichetto confonde sacrestia con carestia e muore di stenti. Mentre il centro esatto del dolore viene mancato almeno per una volta. Mentre durante una operazione molto delicata si formano gocce di sudore sulle ali di un angelo custode : del chirurgo o del paziente? Mentre qualcuno sta per farsi pazzo ( così come se fà giorno). Mentre la cute vigila ossa addormentate da solo 10 minuti (poi lei anche dorme).
Mentre alcune statuine del presepe si decidono e prendono la via del mare per una breve vacanza lontana dal muschio. Mentre un pianista prende il coraggio a quattro mani e decide di suonare con un altro pianista.
Mentre una vecchio fiamma decide di cercare il suo primo pompiere. Mentre una evitata collisione viene festeggiata non evitando la collisione di tutti i bicchieri di quanti erano sul treno dell' evitata collisione. Mentre un pinguino così, intervistato a caldo, taglia corto, perchè onestamente anche se non fosse intervistato così a caldo… Mentre alcuni spiriti fanno la riverenza ai propri corpi e viceversa. Mentre l'inutile tentativo di un ingoiatore di cactus si risolve in un nulla di fatto. Mentre il rinoceronte Casimiro sta sudando sette camice per mettersene una. Mentre un millesimo prima di un frontale tutti si accorgono anche di aver sbagliato strada c'è qualcuno che sta uscendo dal coma quanto basta per essere contenti nel mentre.
Vogliamo parlarne? Vogliamo parlare della speranza che ha un bacchetta magica anche se è finta? Della claustrofobia dei mattoni? Di tutta la quantità di grasso che c'è nelle navi? Della fiducia che si ripone nelle protesi? Dell'abnegazione di chi annega? Dello stirare sull'asse del water? Del riuscire a godere con un goniometro? Vogliamo parlarne? Della fatica silenziosa dei ponti? Dell'unione che fà la forza dei denti? Della fiducia che si ripone nelle protesi? Dell'immenso desiderio di poter tornare indietro dal danno subìto e subito? Stallio e Ollio a parte? Vogliamo parlarne? Della terra che buttata in aria ricade a terra? Del saper pascolare capri espiatori? Della mancanza assoluta di violenza che c'è in una culla? Vogliamo parlarne delle centinaia di metri del cavo orale? Del viaggio di sola andata di un raggio di sole? Della modesta, silenziosa, sempiterna scelta delle cartilagini? Del pene parafulmine? Ne vogliamo parlare veramente?
Ma ne siamo proprio sicuri di volerne parlare? Vogliamo parlare di chi si toglie il doppio mento poi decide anche di togliersi il doppio occhio, le doppie orecchie, le doppie mani e queste doppie labbra, per parlare la metà? Vogliamo parlare del dolore del nano che vede crescere solo i capelli? Vogliamo parlare della rapidità delle colle? Vogliamo parlare di chi disse “Fuori i nomi!” e così inventò i campanelli? Parlare di chi al posto del cervello ha un piede e se si muove viene considerato passo? Vogliamo parlare del sì e del no dei muti? Ma di che cosa stiamo parlando allora? Dell'essere fuori di testa delle narici? Dell'amare in mare aperto? Dell'odio che cova una gallina violenta? Del concetto anticoncezionale della spirale di violenza? Vogliamo parlarne? Dell'odore dell'odore? Di ogni quanto si lava il lenzuolo del fantasma? Perché se ne vogliamo parlare ne possiamo parlare!
Del piede che non sbadiglia ma quando è stanco è stanco? E del rapporto complesso tra compasso e compassione? Del rapporto tra oralità e sesso scritto? Del rapporto tra agonia e agonismo? (Me ne vado io?, No me ne sono andato prima io…) Se ne volete parlare ne parliamo! Della stupidità di prendere una mandria a noleggio? Perché se proprio ne vogliamo parlare, qui oggi ne possiamo parlare! E allora a questo punto parliamo del Sig. Green detto Mr. Tibody che tutti però chiamavano Mr. Paul dato che il suo vero nome era Mr. Frank. Vogliamo parlare del fatto che aveva uno strano rapporto tra amore e morte e con la moglie faceva l'amore ma con la morte niente? Parliamone! Fisicamente era un uomo eroso più che scavato, schivo più che schivoso. Un tipo uncinato cioè in ogni punto facilmente attaccabile. Protervo, calzone e mascalzone, calzino e mascalzino che so di poca entità ma mi serve per arrivare a scarpone e mascarpone: cioè dolce. Jenny era il nome della moglie ma non solo della moglie ma di un sacco di altra gente che si chiamava Jenny ma non era sua moglie; o meglio non lo era ancora perché non è detto che potesse diventarlo! Vogliamo porgere l'altra guancia? Vogliamo mettere il carro davanti ai buoi?
No, a noi ci serve soltanto non mettere limiti alla Livina Sopravvivenza! Ma questa è un'altra storia! Volete parlarne di un'altra storia? Ma no!!! Timmy era il figlio di Green e di Jenny. Ma non solo…era anche il cugino di Teddy l'amico più caro di Robby, lo scolaro preferito del professor Timoty, il fidanzatino di Kelly, il miglior cliente del negozio da “Bully”, Ma questa è un'altra storia. Blobby era il cane di Jenny di Green e di Timmy che viveva una vita monacale dentro all'unica cuccia con campanile. Era medico e lo si può dire perché trovava sempre la scusa che era di guardia. Ma questa è ancora un'altra storia. A proposito Norton non aveva figli, non aveva mogli, non aveva sonno non aveva niente a che vedere. Lavorava al porto di Neaples: lo si poteva vedere tutte le mattine cappello calato sulla testa, testa calata sul collo, collo calato su spalle, spalle su busto, busto su gambe, gambe su piedi, piedi su terra, terra su scarpe:_gliene era entrata. Lui amava la terra. Amava la terra, amava circondarsene come un albero. Infatti soleva dire “Mi sento come un albero. Lo dico così perchè se serve calza con l'esempio…” Era spinto a vivere da un'insopprimibile voglia di non morire, una voglia da morire. Ah mi dimenticavo ne vogliamo poi parlare, perché ne possiamo parlare e non parlare!
Se posso usare qualcosa che c'è tra gonna e gamba: calza? Se sì, sì, se no boh! Per me dobbiamo parlarne! Ogni volta che passava con l'auto vicino a un passante pensava: “E anche questo non l'ho ucciso…” Ogni volta che tagliava qualcosa in cucina pensava: “E anche questa volta non me lo sono piantato in pancia…” Ogni volta che scendeva di corsa da una scala pensava: “ Per fortuna non sono caduto battendo la testa e non sono entrato in coma. Non sono ancora entrato in coma, però non è detto che non ci possa ancora entrare; non è che hanno chiuso il coma, c'è ancora una possibilità… (Non è che il coma abbia dei periodi: aperto dalle alle… o chiuso da a… Però per fortuna adesso non ci sono ancora entrato…) Vogliamo parlare del concetto di fortuna? Del concetto di adesso? Del caso? Di quella montagna del caso che qualcuno può chiamare la catena del Caucaso? Non vorrei essere Pireneo e parlare solo di montagne, di insormontabilità, di destino, vogliamo parlare del cinismo del destino? Vogliamo parlare del fato? Ne avete voglia? Ne ho voglia? Vogliamo parlare dell'oggi a te, domani a te? Vogliamo parlare di altruismo? Certo: perché devo soffrire solo io. Che soffrano anche gli altri! Binomio dolore-valore? Miglioramento-crescita-espiazione? Karma? Vita precedente? Cambiamento-miglioramento? Ci interessa veramente? Quello che ci interessa veramente è sapere perché Timmy il figlio di Green e di Jenny lasciò scritto su una porta (ogni riferimento all'entrare e all'uscire e puramente voluto) quanto segue:
Questo è un anti testamento cioè non è quello che lascio se non torno ma quello che voglio quando torno… Quando torno voglio cambiare vita così posso mettermi pantaloni di una taglia più piccola. Voglio un letto a due piazze ed un monumento: il mio. Voglio un aereo con due enormi orecchie al posto delle ali: praticamente un Dumbojet. Voglio un fratello sole e una sorella luna, per divertirmi giorno e notte come San Francesco che parlava agli uccelli, stava zitto con i pesci e ripeteva tutto con i pappagalli. E a proposito voglio anche un pappagallo che dica Loreto e anche un altro pappagallo che dica Assisi. Quando torno voglio un motoscafo guidato da un idraulico per andare a trovare mia moglie quando le si rompono le acque. Voglio costruire un ospedale dove ci và chi non si è mai fatto niente e lo voglio chiamare “Ospedale Grandi Illesi”. Poi ne voglio costruire un altro dove ci và soltanto chi crede di essere amato e lo è stato; chi crede di essere il migliore e non lo è; di avere un sacco di soldi e non li ha: l' “Ospedale Grandi Illusi”. Quando torno voglio un cane da punta che disegni con me ma soprattutto che mi temperi le matite. Voglio un bel paio di sì nuovi per annuire anche sulla neve. Voglio diventare a tutti i costi amico di Alvaro per andare all'inaugurazione di una nave e poter dire, così tanto per dire, : “Sono stato al varo con Alvaro…” così per il gusto di fare. Voglio conoscere meglio i Sumeri e già che ci sono gli Stranz, gl Ignurant, i Sfighè. Voglio mettermi una benda sugli occhi e poter comprare e vedere tutte le cassette pirata che voglio. Voglio fare l'autostop con il medio senza risultare volgare. Voglio un pacemaker senza fili per telefonare tra me e me a chi mi sta veramente a cuore. Voglio fare piangere il mare calmo fino a farlo diventare un mare commosso. Voglio sporcare il coro delle voci bianche. Ma soprattutto permettetemi dal coma voglio ricavare dei comandamenti come dice la parola stessa:
1) Forse è meglio non fidarsi solo di quelli che non si sono svegliati.
2) Forse è meglio considerare il proprio caso come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo o almeno come se fosse il più speciale.
3) Forse è meglio non fare un fascio di tutta un'erba medica .
4) Forse è meglio non obbedire, è meglio credere, l'importante è combattere.
5) Forse il coma è un'ouverture, al massimo un intermezzo , forse non deve essere mai considerato un finale andante.
6) Forse il tuo caso non è mai un caso, quindi è meglio non lasciare mai niente al caso.
7) Forse il coma è come un come: un modo per capire.
8) L'unica cosa che deve morire nel coma forse è il coma.
9) Credere che chi è in coma sia morto sarebbe come credere che chi dorme sia svenuto.
10) Se entri in coma appena puoi fatti vivo. Questa è la fedele trascrizione del "pezzo" che Alessandro ha preparato e letto il 18 Dicembre 2000 al Teatro Comunale di Bologna in occasione dell'inagurazione della nuova ala dell'aereoporto di Bologna.
La persona di cui parla è, per chi non lo avesse capito, Paolo Conte intervenuto anche lui nell'ambito della serata.
Molto tempo do molto tempo re, molto tempo mi, molto tempo fa nacque la musica come arte Verdi, Rossini, Nerone, Bach, Hoffenbach, Wagner, Hoffenwagner, Kausen e Stockhausen , Toscanini inventore dei sigari piccoli opere…. Opere come il boletus di Ravel la storia di un fungo velenoso che si innamora di una rana che baciato diventa un rospo che baciato ancora diventa un girino.
Se la pittura… se la pittura appaga l'occhio, la poesia l'anima, la cardiologia il cuore, l'ematologia il sangue, sciatalgia la schiena, la musica appaga tutto. Lo strumento gli strumenti sono tanti: il cembalo, clavicembalo, la vicola e la clavicola, la fisarmonica, il vibraforo, l'idromassaggio, il citofono, il flauto di traverso l'unico che si mangia ma si digerisce male, il flauto magico che suona e scompare la chitarra elettrica e la sedia elettrica, il trombone, la tromba, la tromba delle scale, il pianerottolo, lo spiffero da suonare sotto le porte, lo scacciapensieri, lo stracciamutande, il basso , la tuba il falloppio , il triangolo, il crick, il Jack, le nacchere , le schicchere, le maracas , le congas, il kiwi e tutti i fiati in genere i più famosi furono il bue e l'asinello, ma per fare la grande musica come disse Dumbo ci vuole orecchio, la testa fra le nuvole, le spalle le spalle, un'anima enorme e un cuore aperto: quindi o conosci un chirurgo indeciso o conosci un grande artista come chi dico io, parlo di un'artista con la "P" maiuscola un uomo che sa il fatto suo e non lo dice a nessuno, che una delle sette meraviglie del mondo insieme alle cascate del Niagara, il grande Canyon, la pizza, Bambi, la tour Eiffel, le piramidi e la torta sbrisolina.
Lo amo come Garibaldi amava Anita, come Gianni amava Pinotto, come Bonnie amava Clide, come Caino amava Abete almeno perché gli faceva ombra, come Giotto amava il casaccio quando dipingeva alla rinfusa, come Cimabue che dipingeva i vitelli standoci sopra, un cantautore con una marcia in più e non parlo di mele anche se è un cantautore adamitico, paradisiaco e anche terrestre, originale come il peccato e peccato mortale sarebbe se non ci fosse;un uomo che titilla i dioritmi e se tanto mi da tanto io prendo tanto.
Un uomo è illuminato anche nei periodi bui e che quando comincia a cantare le mie gambe fanno Giacomo Giacomo e Giacomo dice dimmi dimmi, con la musica che mi arriva fino al collasso cioè fin sotto la testassa che mi porta nei mar dei Sargassi fino al punto più pescoso il mar dei pescassi.
Un essere , più che un avere e saluto Hemingwei di un'esauribile rotondità se lo cerchi lo centri ineluttabilità, natività, volatilità, taffetà un uomo con della stoffa il vino veritas il lino terital questo il succo e io me lo bevo.
Se fosse un verbo sarebbe l'infinito, se fosse un albergo sarebbe a cinque stelle e una cometa sembra un Re mogio ma è un Re mago che ha capito che la vita è diversa dalle Kessler ce n'è una sola.Che gli uomini più belli son sicuramente le donne.
Senza di lui sarei come Joghi senza Bubu, sarei come autostoppista senza pollice, Orbe senza tello, Messina senza stretto , Lupo senza pelo e senza vizio, indiano scrivano senza penna, un gran bel tumulto fa sentire il battito d'avi come angeli del passato, pavone che inventa la ruota e la buca passando l'infanzia tra piano e forte tra chiari e scuri con un'alternanza di sentimenti tale che Noè dalla barca avrebbe definito da diluvio universale senza alcun pregiudizio pregiudizio universale che ci induce in tentazione ma non ci libera dal mare con un'apnea nota dove tra il dire e il suonare c'è di mezzo una spiaggia: la sabbia sono le parole la verità è il miraggio, un angelo che chiamano Paris per amore dei francesi ma che per amore del cielo preferiamo chiamare Azzurro e noi sappiamo il perché. Un apostrofo blu tango fra le parole gelato e limone.
Mi ha fatto capire con la sua musica che nella vita bisogna applicarsi e non inchiodarsi, se no si è dei poveri Cristi che la musica è una formula matematica a : b… mi ha fatto capire che l'importante non è essere leali ma avere le ali , mi ha fatto capire che bisogna voltarsi indietro nella vita ma non se sei in moto, su un dosso, durante un sorpasso , a fari spenti, ubriaco mentre nevica ma soprattutto mentre sta arrivando un autobus guidato da un bambino perchè ti toccherebbe di fermarlo , sgridarlo e fargli totò e se c'è un'imitazione che non so fare è quella. Dalle sue canzoni ho capito che il sole bacia i belli i così così li offusca la nebbia, gli orrendi li annega la pioggia fino alle scarpe in un pediluvio universale.
Vorrei avere tasti al posto dei denti e suonarli piano, vorrei battere tutte le casse toraciche del mondo, eseguire le sinfonie di Mea Culpa, suonare i seni di certe donne cornamusa, suonare dentro tutti i problemi del piffero e fare silenzio per sentire i suoni di tutti i trombati ad un esame qualsiasi anche quello della vista.
Vorrei accordare il mio piano e scordare il pianeta, cantare a squarcia gola sentendo l'eco della bocca rimbalzare nella gola e vedere scalatori aggrappati con corde vocali alle tonsille.
Mi piacerebbe suonare il colon e inventare un Jazz intestinale, ventriloquiare con una donna a punta a mani giunte anche se non so giunte da dove nel senso buono e mai nel buon senso.
Divento doganiere ai confini della realtà fino alla linea imaginot dove Caronte ti porta dal bene al benissimo.
Divento un cavallo alato e dico alato perché in mezzo c'è il fantino un cavllo che invece che al trotto va al troppo e stramazza al suolo morto come piacerebbe morire a me cioè dalla voglia.
Lui è il passeggero di se stesso si porta ovunque senza muoversi mai e saluto Giulio Verne che stasera è qui con noi; colui che sta per arrivare è come l'orizzonte non potrà mai tramontare. Dietro questa tela mi piace immaginarlo e saluto anche Gene Arlow dentro a niente appena appoggiato ad un'onda su un'onda, le famose onde per cui, sulla barca del contrario non a vele spiegate ma a vele raccontate perché chi spiega spesso sgualcisce l'acqua ed io so che per diventare oceani non basta fare un corso d'acqua ecco perché io lo imparo a memoria.
Vorrei che tutto ciò che ho detto fino adesso non suonasse come piaggeria vorrei che tutto ciò suonasse e basta. Appunti sparsi per la pace
Ci hanno chiesto di lasciargli fare la guerra in santa pace… non ci pensino neanche !
Ci hanno chiesto l’uso della forza e noi diciamo sì alla forza di persuasione.
Ci hanno accusato di riempirci la bocca di parole: al massimo spariamo sentenze, forse anche giuste ma non spariamo altro.
C’è chi gioca a nascondino con la guerra noi vogliamo giocare a pace libera tutti, senza se e senza ma, non a streghe in alto che volano, a palle avvelenate che uccidono.
Noi non dobbiamo permettere a nessuno di giocare a ruba bandiera.
Vogliamo una pace veloce che arrivi in un baleno; anzi arcobaleno.
I pacifisti sono deboli? Sì… di cuore, davanti a certe immagini.
Per certe persone la pace è un’ utopia? Per noi la guerra, invece, è troppo vera.
Saddam è un tiranno: togliamogli le armi senza usare le armi.
Evviva gli americani e gli iracheni che si ribellano alla guerra irachena e americana.
Dell’Intelligence service potenzierei l’intelligence e diminuirei i service.
Perché marciamo? Per non marcire.
Chi ha l’intestino pigro ma soprattutto il pelo sullo stomaco e la testa cotta: …fa i venti di guerra… c’è puzza.
Sappiamo leggere, sappiamo scrivere e finalmente stiamo imparando anche a contare. Ma non vogliamo contare i morti vogliamo contare qualcosa.
E’ la guerra che deve avere i giorni contati.
E’ la pace che deve essere scontata perché non ha prezzo: è gratis.
Nessuno ce l’ha con l’America se non il congresso americano stesso.
Aiutare chi ci ha aiutato non significa uccidere chi non ci può aiutare. Riconoscenza non è servitù!
Anche noi crediamo nei processi economici ma il fine giustifica sempre i mezzi?
O i mezzi uomini vogliono giustificare la fine?
Io dico che con tutta le gambe di chi è scoppiato su una mina si potrebbe fare il più grande tavolo delle trattative del mondo, diplomazia diplomazia per piccina che tu sia sei pur sempre casa mia.
Dicono che per la Pace ormai sia tardi!!! Ma a che ora sono partiti? Chi gli ha fissato l’appuntamento? E’ tardi soltanto per chi ha fretta e la fretta si sa fa i mutilati di guerra…
Riassumo, anche se non ho mai licenziato nessuno, no al totalitarismo delle idee.
In questo momento vorrei essere come un oceano………. pacifico.
Conflitti tra civiltà? Alle volte mi sembra quasi impossibile, dato che in campo non vedo tante persone civili: non sarà che qualcuno è contro certe guerre invece di essere contro tutte le guerre?
Secondo me la parola guerra inizia sempre per morti e finisce sempre con innocenti.
Non sarà che tutta la gente è pacifista e la politica no!
Se scopro che chi mi rappresenta non mi rappresenta io cosa rappresento?
Bush ha già deciso.
Noi abbiamo deciso cosa abbiamo deciso?
Il nostro portavoce sarà sempre e solo Mister Né Con, molti di noi lo conoscono altri no, Né Con Bush Né Con Saddam Né Con la guerra preventiva Né Con quella necessaria Né Con i dittatori est Né Con i dittatori ovest. (non c’è uno stronzo più buono!)
Sono contro la beneficenza, mi piacerebbe non dare più nessun soldo all’associazione vedove e orfani di guerra.
Amo talmente Gino Strada che vorrei che smettesse di lavorare.
Spesso si confonde azione con mutilazione. Le morti che non si vedono vuol dire che non ci sono?
Ricordiamoci che è molto meglio avere un’idea bomba, piuttosto che bombardare un’idea!!! Perché la pace è la grande idea, una grande trovata….. possibile che l’abbiamo già persa?
Saddam fa la cosa giusta: arrenditi all’evidenza non all’invadenza.
Bush fa come Lassie: torna a casa. Riportiamo qui di seguito il testo integrale della lettera che Alessandro B. ha scritto al quotidiano "La Repubblica" il 10 Agosto e che è stata pubblicata il 12 Agosto. Mi riferisco ad un fatto di così detta mala sanità (anche se il problema riguarda la così detta preparazione umana) in particolare alla lettera aperta di una signora di Lecco che denunciava il 6 agosto scorso il fatto di un medico che aveva detto chiaro e tondo al marito, malato di tumore, che di lì a poco sarebbe morto perchè non c'era più niente da fare. L'uomo, come dice il trafiletto in cronaca, ha poi smesso di lottare e la sua fine è arrivata due giorni dopo con un'agonia disperata.
Sono testimonial di una campagna sociale sul coma per "La casa dei Risvegli- Amici di Luca", un fatto che mi ha permesso d'imparare a conoscere, da molto vicino, il delicato e sottovalutato problema del rapporto tra malato e medico e soprattutto tra medico e parente.
Tengo a dire che in questa occasione parlo comunque a titolo personale e autonomo. Quello che mi ha spinto a scrivere è comunque la tristezza, lo stupore, la stanchezza, la rabbia e, perchè no, una certa impotenza che prende chi ha a che fare con già seri problemi di salute e in più deve anche avere a che fare con chi dovrebbe curare, risolvere o capire tali situazioni e invece spesso (e voglio dire non sempre ma pur sempre troppo spesso) non vuol capire o non è in grado d'intuire quanto sia importante il lato umano-spirituale-mentale forse ancora prima che medico, scientifico, clinico o diagnostico.
Modi, parole, educazione, sensibilità, rispetto, addosso a chi sta per consegnare una cartella clinica.Perchè prima ancora del giuramento d'Ippocrate un dottore dovrebbe fare una promessa, se proprio non riesce a fare un giuramento, alla propria intelligenza oltre che a quella altrui; chiunque essi siano, parenti o pazienti.
Premesso che molto si è discusso e si discute ancora sulla verità da dire o meno ai pazienti così detti presuntuosamente terminali e seguendo con attenzione l'argomento, non posso non denunciare e non raccontare con rammarico ed angoscia quanto poco in qualsiasi ramo della medicina ed in tutti tipi di patologia, si studia e si pensa al miglioramento dei rapporti tra sensibilità e animo umano, tra dati e speranze, tra previsioni e supposizioni d'esperienza personale.
Il problema del cosa dire e come dirlo concorre a un risultato finale che si ottiene soltanto con la collaborazione paziente-parente-medico; se un dottore si ponesse più domande per capire invece che per risolvere (tra l'altro ciò che non può risolvere da solo) imparerebbe umilmente a conoscere piuttosto che freddamente supporre: grosso giovamento della salute psico fisica dei malati, dei pazienti ed in alcuni casi anche dei dottori stessi.Mi piace sottolineare la parola parenti perchè ancora una certa medicina non ha interesse a misurarsi con coloro che invece sono stati e saranno il supporto della malattia o meglio ancora della guarigione.
E' mai possibile che ancora spesso (e fatemi ripetere ancora non sempre) ma ancora troppo spesso nei Pronto Soccorso, nelle sale di rianimazione, nei reparti di oncologia, in generale ci siano medici che trattano di tempi prima ancora di trattare di qualità di tempo? Che parlano di giorni e di ore senza rendersi conto che non sono gli stessi giorni e le stesse ore che hanno speso (o perso?) a studiare un libro ma non la cultura, l'energia, lo spirito, la vitalità e la storia di un paziente? Vogliamo ancora intrattenere i famigliari su statistiche generaliste senza pensare che non c'è un paziente simile all'altro?
Evidentemente c'è ancora qualche dottore che si sente direttore d'orchestra o peggio ancora solista dei ritmi di una malattia o di un paziente e non gli passa per l'anticamera del cervello di essere invece un potenziale paziente a tutti gli effetti, anche quelli che per esorcizzare si fà finta di non vedere. E non parlo solamente di mettersi nei panni del malato (concetto sempre valido ma che ormai è stato intellettualmente superato) ma parlo di qualcosa di molto più sofisticato, profondo e alto che un laureato in medicina avrebbe dovuto obbligatoriamente scoprire o imparare, a spese proprie o dello stato, e cioè il capitolo intitolato "i rapporti umani e tutto quello che ne concerne".
E non mi si venga a dire che è un fatto personale o privato, o peggio ancora del carattere, quello di saper parlare alla gente, saper guardare negli occhi, saper coadiuvare prima di devastare. E non mi si venga a dire che dalla verità nuda e cruda è sempre meglio arrivare alla buona notizia piuttosto che dalla falsa speranza arrivare alla notizia definitiva.
Perchè non dire la propria verità aggiungendo "secondo me..." Non la reputo una banalità soprattutto se chi la dice non considera il rispetto una cosa banale. La gente sarebbe un po' stanca di sperare d'incontrare un medico "speciale" solo perchè gentile, disponibile ed aperto: non è speciale colui che è gentile, disponibile, aperto, dato il mestiere che ha scelto, questa deve, dico deve, essere la normalità. Altrimenti faccia un mestiere dove non sono richieste capacità superiori e specifiche, almeno nel settore comunicativo e psico sociale.
Perchè ad un pilota di aerei di linea sono richiesti requisiti, visite e controlli (tra l'altro periodici) e a un pilota di ospedali e di sala operatoria basta un buon nome, una certa tecnica, l'anzianità e l'esperienza? Certo un medico può essere anche stanco, stressato, timido, chiuso o frustrato, o anche davvero sottopagato ma queste problematiche se le risolva in sede sindacale, legale e istituzionale; un paziente di qualsiasi genere non può e non deve sottostare alle preocuppazione di una classe medica o peggio ancora di casi personali.
Ci sono professioni che prima di essere intraprese devono obbligarti a capire di dover pensare, fare e dire, molto più di altre sia quantitativamente ma soprattutto qualitativamente. E qui non voglio parlare della consueta idea della "missione". Ci sono luoghi di vita dove frasi come "non sapevo cosa dire" "sono un dottore non sono un mago" "ho avuto paura" meno si dicono meglio è.
Infine un solo rammarico mi spinge violentemente a parlarne sempre di più in futuro, in pubblico e nelle più svariate occasioni, e a pensare il più possibile sul tema dei rapporti umani, sul tema della cultura ancor prima che sul tema della medicina fine a sè stessa .
Il rammarico è quello di vedere come certi medici non solo non si rendono conto che la loro medicina e la loro scienza può non essere sempre esatta (vedi millenni di storia,di religioni, di cure, di chimica, di biologia, di cambiamenti, effetti, diagnosi e guarigioni) ma ciò che mi annichilisce di più è che non passi per la loro testa il dubbio che certe malattie e certi pazienti abbiano origini, storie, sviluppi e risoluzioni a loro completamente sconosciute anche per pigrizia intellettuale; perchè questo potrebbe essere risolto con un umile minimo coordinamento del proprio sapere, con l'incrocio dela conoscenza di altri tipi di scienziati, ricercatori, filosofi e pensatori.
C'è una sola malattia che non da scampo: l'occlusione da superiorità scientifica che sfocia nell'onnipotente certezza di sè.
Alessandro Bergonzoni
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