sabato 4 luglio 2009

Ricordate le tre "i" di internet, impresa e inglese?

Ricordate le famose "3 i" - inglese, internet, impresa - del piano per la scuola di Berlusconi? Non dovrebbe essere difficile. Lo slogan tenne banco per un paio d’anni, poi fu seppellito, quando è tornato al governo il Cavaliere e a Letizia Moratti è succeduta la Ministra Maria Stella Gelmini. Con la Ministra Gelmini è nata la scuola del grembiulino, dei numeri e del cinque in condotta. Scuola severa, cui è stato affidato il compito di spazzare via i residui del sei politico, quel sessantotto che ha sfasciato l’istruzione scolastica nel nostro Paese. Ma la scuola del grembiulino non può che essere quella che fa indossare un grembiulino, non c’entra nulla con le famose tre “i”, cioè inglese, impresa e internet. L’opposizione, difatti, ha utilizzato le iniziali, per descriverla diversamente: impoverita, invecchiata e inadeguata. Che stiano così le cose, ognuno lo giudichi come vuole. Non c’è famiglia italiana che non abbia un ragazzo che frequenta la scuola, dalle elementari all’università. Basterà che chieda a lui quali passi avanti sono stati fatti, se il grembiulino ha funzionato, i voti hanno migliorato la preparazione e il rapporto docente-discente. In particolare se le tre “i” hanno ricevuto un impulso dalla svolta gelminiana. Di sicuro un provvedimento del governo in carica, la legge del 6.8.2008 n.133, art.24, ha devastato una delle “i”, quella dell’inglese, perché ha abolito i lettori di madrelingua nelle università italiane. Significa che gli studenti dovranno vedersela con i titolari di cattedra ed i loro assistenti e non potranno ascoltare la pronuncia di un insegnante che ha “vissuto” la propria lingua perché è nato ed ha studiato nel Paese che la parla. Le carenze nell’apprendimento della lingua straniera sono universalmente note; se c’era un concreto aiuto da dare ai nostri ragazzi, doveva essere l’introduzione di insegnanti di madrelingua nelle scuole di primo e secondo grado. In alcuni istituti scolastici la loro presenza, ridotta a lumicino, è resa possibile da una decisione del consiglio d’istituto attraverso investimenti ad hoc, ma è niente rispetto ai bisogni. L’affiancamento di un insegnante di madrelingua farebbe compiere un salto di qualità all’apprendimento della lingua straniera, ma il governo delle tre “i” invece di intraprendere questa strada, coerente con i proclami, ha fatto una marcia indietro disastrosa, rubando all’università quel poco che ancora conserva. E’ l’ultimo colpo assestato dalla coppia Tremonti-Gelmini alla scuola italiana che ha subito tagli da 8 miliardi di euro nel triennio 2009/2011; con la riduzione di 87mila docenti e 43mila tra bidelli e personale tecnico e amministrativo; con il conseguente rischio soppressione per 4mila istituti scolastici, soprattutto nei piccoli comuni e nelle isole. Fra coloro che non apprezzano questa svolta ci sono anche quelli che non hanno apprezzato il sei politico e non capiscono che cosa abbiano a che vedere i tagli alle risorse con la necessità di abolire il sessantotto dalla coscienza degli operatori e fruitori della scuola italiana. E che cosa c’entra l’abolizione degli insegnanti di madrelingua con la volontà più volte manifestata dalla Ministra Gelmini, di imprimere una svolta all’educazione scolastica, facendone una risorsa, non un problema o un capitolo di spesa. I tagli, peraltro, danneggiano quegli studenti che non possono permettersi master ed università private in Italia e all’estero, prestigiose e costosissime. Chi ha i soldi, insomma, ha il diritto di andare avanti. Pochi, pochissimi.

Sicilia Informazioni (3 luglio 2009)


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