lunedì 31 agosto 2009

Videocracy, il film sulla Tv italiana che fa già scalpore


Videocracy
è un documentario realizzato dal bergamasco Erik Gandini sulla televisione italiana degli ultimi 30 anni, in uscita nelle sale dal 4 settembre. La campagna pubblicitaria di questo film ha però trovato fin da subito un forte ostruzionismo da parte dei soggetti interessati, neanche a dirlo, le emittenti televisive italiane. Da quanto risulta dalle agenzie di stampa, i vertici della Rai si sono rifiutati di mandare in onda il trailer del film. Contenuti osceni? Nient’affatto. Secondo Domenico Procacci della Fandango la Rai non vuole trasmettere gli spot promozionali perchè considera Videocracy «un messaggio politico, non un film». Prevedibile il rifiuto dei vertici di Mediaset che hanno appellato il cortometraggio come «un attacco al sistema tv commerciale», avendo riscontrato che il film tocca proprio il conflitto di interessi del Premier Berlusconi, magnate dei media. Le emittenti televisive, oggi più che mai sotto il controllo di una sola parte politica, ritengono censurabile un trailer arrancando scuse che hanno dell’incredibile. E’ sempre la Fandango, distributore del film, a rendere noti i contenuti della lettera ricevuta dalla Rai, secondo la quale «anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa un critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto». I contenuti proposti potrebbero portare a pensare che «attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso». In sostanza ciò che dichiara la Rai è che non è possibile mandare in onda spot o film che critichino una forza politica fintanto che non può esserne trasmesso uno che la difendi. Chi spiega a Michael Moore che i suoi film sui problemi e le contraddizioni del sistema politico americano in Italia non avrebbero avuto alcuno spazio? Qualcuno teme questo film per i contenuti critici e le informazioni che potrebbe offrire al pubblico italiano, ma questo maldestro tentativo di censura preventiva non fa altro che aumentare l’interesse su questo cortometraggio. Infatti tutta la stampa libera ne sta parlando. Dov’è la libertà di espressione? Dov’è il diritto di critica? Qualora questo film raccontasse menzogne, i telespettatori lo bocceranno senza problemi. Si dubita forse dell’intelligenza degli italiani? Oppure le informazioni contenute in questo film sono così scottanti da far rizzare le orecchie ad una maggioranza di governo già sotto i riflettori per dozzine di scandali?

Diego Tomasoni (Diritto di critica – 29 agosto 2009)


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