C’era, nel deserto, un cammello che si cridìva il più di tutto: il più maestoso, il più elegante, il più resistente. Un giorno che stava a taliàrsi ammirato nell’acqua di un’oasi, gli apparve allato il Tentatore.
“Quanto sei bello! Quanto sei forte! Peccato che. “
“Peccato che cosa? - spiò prioccupato il cammello.
“Peccato che voi cammelli non ce la fate a passare attraverso la cruna di un ago. Pensa quanta gloria te ne verrebbe se tu arriniscissi a farlo!”
“Credi che io potrei?” - spiò ancora il cammello.
“Col mio aiuto sì. Però c’è da pagare un prezzo”.
Il Tentatore gli disse che il prezzo, però l’avrebbe saputo solo dopo che gli aveva fatto attraversare la cruna.
“Così, se l’esperimento non arrinesci, non paghi niente”.
Accecato dalla vanità, il cammello accettò il patto. La prova sarebbe avvenuta nel deserto, il mese appresso. La notizia venne muggita, cinguettata, zirlata, abbaiata, ruggita, ragliata, nitrita, miagolata in tutto il mondo animale. Il giorno stabilito, alla presenza di milioni d’armàli, una scimmia si levò un ago dai peli del petto e lo tenne alzato con due dita. Si fece un silenzio di tomba. Sotto gli occhi sbaraccati degli armàli ammammaloccuti, il cammello principiò a farsi nico nico, sempre più piccolo fino a ridursi meno di un granello di sabbia. Saltò attraverso la cruna e, una volta passato, tornò alle dimensioni normali. Da quel momento la vita del cammello diventò un continuo esibirsi al pubblico plaudente e riverente: dall’Amazzonia al Tibet, dalle pampas ai ghiacciai dell’Artide. Il Consiglio superiore degli animali (Csa) decretò per lui il trionfo assoluto: il passaggio sotto la Porta Suprema che era stata costruita per il Tyrannosaurus Rex. Però da tempo gli amici del cammello, che lo seguivano in tutte le trasferte, notavano un curioso fenomeno: ad ogni apparizione pubblica, il cammello gonfiava di peso, malgrado non mangiasse più. Il giorno del passaggio sotto la Porta Suprema, la folla degli armàli era immensa. Il cammello, trasportato su un carro appositamente costruito, a una decina di metri dalla Porta scinnì aiutato da trenta oranghi e mosse, barcollante e ansimante , i primi passi. Il delirio della folla ulteriormente l’inorgoglì, oramà si nutricava solo di osanna. Vertiginosamente, in pochi attimi, aumentò di qualche tonnellata. Sicché s’incastrò, ostruendolo completamente, nel vano della Porta. In centinara si provarono ad ammuttarlo di darrè o a tirarlo di davanti. Niente, il cammello non era più in grado di cataminarsi. Di abbattere la Porta Suprema per liberarlo, manco a parlarne. Lo lasciarono lì, ogni matina gli portarono da mangiare e da bere. Un giorno gli ricomparve davanti il Tentatore.
“Tu mi devi liberare!” - fece il cammello - “Non ti ho ancora pagato il prezzo del patto”.
“Ma è questo il prezzo” - disse il Tentatore.
Poi, siccome la Porta Suprema doveva essere sgombrata per far passare un altro trionfatore, il Csa stabilì di farlo morire di fame e di sete. Tanto non faceva più notizia. Il nuovo idolo era un grillo che era stato capace di saltare da un continente all’altro.
Andrea Camilleri (Favole del tramonto - Edizioni dell’Altana, 2000)
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