In questi giorni c’è un continuo via vai di politici, per lo più del centrodestra, che d’innanzi ad ogni telecamera e giornalista munito di microfono ripetono copiosamente come automi la frase più in voga della settimana in merito all’imminente approvazione dello scudo fiscale: «Lo fanno in tutto il mondo». Un’affermazione questa che potrebbe entrare facilmente nella lunga lista delle false verità che il cittadino italiano deve sorbirsi da anni, ma anche se realmente tutto il mondo facesse una cosa simile, la scusa del “così fan tutti” non è una prospettiva di governo. Come già spiegato precedentemente (1 e 2) la legge che si applicherà in Italia sarà ben diversa da quella degli altri paesi. Uno dei punti cardine è l’aliquota che il contribuente e di conseguenza ex evasore dovrà pagare allo stato.
Italia | America | Inghilterra | Francia | Germania |
5% | 49% | 44% | 15-20% | 25% |
In parole povere, per fare un esempio, su 100 € evasi un italiano ne dovrebbe pagare 5 allo stato, l’americano e l’inglese circa 50 e il francese e il tedesco quasi 25. Ma perchè cosi tanta differenza? Aliquote cosi alte, e in specifico quelle inglesi e americane, perché comprenderanno anche le spese della manovra che il governo di questi paesi recupererà dagli evasori, differentemente dall’Italia dove l’onere per questa nuove legge ricadrà in toto su ogni cittadino, comprendendo chiaramente anche chi le tasse non le ha mai evase. Il settimanale Famiglia Cristiana ha definito lo scudo “l’ennesima beffa per la gente onesta” ed non è andata troppo leggera neanche con il ministro Tremonti:
«Ci vorrebbe qualcuno avvezzo a complicate missioni diplomatiche per mettere d’accordo il Tremonti A, moralista e filosofo dell’economia, ispirato lettore dell’Enciclica Caritas in veritate, con il Tremonti B, manovratore di scudi fiscali e furbetto del governino. Quello che ora gli ispira un provvedimento che, combinato con l’emendamento proposto dal suo compagno di partito Salvo Fleres, finisce col perdonare reati come il falso in bilancio e la fatturazione falsa, le false comunicazioni sociali e la distruzione di documenti contabili».
L’esperto di Scienze della Finanza, Victor Uckmar, pur ribadendo che una norma del genere è in linea «con una corrente internazionale», fa notare i molti punti di divergenza. «In Usa, Gran Bretagna e Germania» spiega «per rimpatriare ricchezza dall’estero sono state ridotte le sanzioni ma con piena applicazione dei tributi». L’esclusione della norma antiriciclaggio ci rende «pari solo all’Argentina» ed è per questo che secondo Uckmar molto probabilmente «se non dovesse essere cassata dal presidente della Repubblica verrebbe cassata dall’Unione Europea». L’esperto ha anche ricordato di aver sempre criticato i condoni difendendoli «uno dei più deleteri provvedimenti dello stato di diritto perché attestano l’incapacità dello stato a gestire i rapporti con i contribuenti, crea sperequazione tra chi paga e non paga le imposte e induce all’evasione», ed ha aggiunto di essere poco fiducioso sulla riuscita dell’operazione perché «nonostante i giornali parlino di 100 miliardi, molto è stato rastrellato nei precedenti condoni e in questi cinque o sei anni non si è prodotta molta ricchezza».
Una domanda dopo tutte queste dichiarazione dovremmo comunque porcela. Chi ci guadagna realmente da questa nuova operazione?
("Diritto di critica" - 1 ottobre 2009)
Fonti: SwissInfo Nens , AprileonLine
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