venerdì 18 dicembre 2009

"Meno male che Silvio c'è"


Probabilmente questa notizia, in una nazione democratica normale, sarebbe stata talmente forte da risultare ancora più violenta della statuina del Duomo scaraventata sugli zigomi del Premier. Ma si sa, l’Italia è un paese dove l’informazione è semi-libera e i nostri politici semi-democratici. Con un comunicato stampa datato 15 dicembre, i giovani del PDL di Treviso han pensato bene di “sperimentare” le brezza dei politici di professione rilasciando una dichiarazione che, per contenuti e forma, sembra ricordare i bei tempi che furono sotto il regime totalitarista di Benito Mussolini.

«Alla luce dell’ignobile attentato al presidente del consiglio, i giovani del PDL non intendono più tollerare una politica che vede nella violenza fisica e verbale contro l’avversario il suo unico programma. Siamo fermamente convinti della necessità di un intervento istituzionale molto forte che si traduca in una legge abolitiva di quei soggetti politici che hanno come unico scopo l’inneggiare alla violenza e alla disobbedienza civile che in Italia sono IDV e Rifondazione Comunista, nonchè nel sanzionare quei personaggi pubblici che fanno un uso criminoso della loro risonanza mediatica. Porteremo ai rappresentati politici del partito questa istanza. Siamo ad un punto di non ritorno in cui è necessaria la più ferma presa di posizione contro partiti che non hanno nulla a che fare con la democrazia, le parole di Di Pietro subito dopo l’attentato lo confermano. Risulta oramai palese che l’obbiettivo di questi eversivi è quello di scatenare una vera e propria guerra civile. Faremo di tutto per far in modo che il paese non scivoli nel baratro ma oggi più che mai urgono provvedimenti legislativi. Da oggi non faremo sconti a questi seminatori d’odio che vanno estromessi dal quadro politico costituzionale. Abbiamo già dato disposizione a tutti i nostri militanti di segnalarci le generalità di coloro che in provincia di Treviso risultano iscritti ai gruppi che inneggiano all’attentatore, nei prossimi giorni presenteremo in procura nomi e cognomi».

Firmato: Coordinameto Provinciale Giovane Italia Treviso

Menomale che il partito a cui appartengono si chiama “Popolo della libertà“. Se si fossero chiamati “Popolo della censura” che avrebbero proposto? La fucilazione in piazza dell’opposizione di Governo? Solo alcuni giorni fa, in un paese lontano privo di libertà democratiche, il travagliato Iran, la Guida suprema iraniana Ali Khamenei, in un discorso ritrasmesso dalla televisione di Stato dichiarava che «L’opposizione verrà eliminata agli occhi della nazione». Ecco che Iran ed Italia si trovano accomunati da problematiche simili. Il paese in Medio Oriente ha visto un’opposizione molto forte che ha protestato contro accertati brogli elettorali, e l’Italia vede una situazione di odio politico generato soprattutto dagli scandali del Premier (Noemi, divorzio con Veronica, le prostitute a Villa Certosa) e i suoi guai giudiziari (processo Mills, processo diritti tv, dichiarazioni di un pentito di Mafia, ecc). Se non altro possiamo tranquillizzare le nostre donne. Il governo non obbligherà loro a mettere il burka come in Iran, a meno che alla Lega venisse detto che i foulard saranno esclusivamente verde Padania.

Diego Tomasoni 18 dicembre 2009 (Diritto di critica)


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