lunedì 22 febbraio 2010

Dolcetto e gorgonzola


Per gli uomini è diverso. Con l'età guadagnano punti. Più diventano vecchi e più migliorano. Come il dolcetto. Noi donne invece siamo più come il gorgonzola. Più diventiamo vecchie e più diventiamo grasse. Quel bel grasso stagionato che cola. E ci vengono anche le vene varicose blu cobalto. Tali e quali alle muffe della gorgo. È come il crollo di una diga. Da un momento all'altro. Cric cric... un leggero avvertimento e poi sbarabaquak... Il disastro. Io un giorno sì e uno no mi farei a pezzettini e mi infilerei nel bidoncino dell'umido. Chissà che riciclandomi insieme alle pelli del salame cotto e ai gusci di noce non ne esca qualcosa di buono. Dovrei provare a potarmi, come si fa coi gerani. Via il naso, via le orecchie, via anche il mento. Tanto con la primavera e i primi tiepidi mi rispunta tutto. Anche più fresco. La mia amica Marcella ha fatto la «befanoplastica». Beh, si trattava di un caso disperato. Era una befana proprio fatta e finita. Non riusciva più a sollevare le palpebre tanto era il peso della pelle in esubero. Era come se dormisse sempre. Con due origami di cartacrespa appoggiati sugli occhi. Adesso è un'altra cosa. Non riesce quasi più a chiuderli. Ha un'espressione stupita ventiquattr'ore al giorno, come se avesse visto un dinosauro comprare la pizza bianca in panetteria. Di notte dorme con l'occhio socchiuso da guardia giurata. E per lei viene giorno sempre un po' prima. Ma è abituata. Ha più silicone Marcella che una veranda esposta a nord. Si è rifatta le tette due volte. Le ha così grosse che non riesce più a farle stare separate, una di qua e l'altra di là. Le tiene praticamente l'una sull'altra. Incolonnate. Devi vederla in macchina. Tranquilla come un fringuello. Eh certo. Con quell'air bag lì può scaraventarsi giù come Thelma e Louise senza farsi neanche un livido. Io ne conosco una di chirurga estetica. Che ti rimette a postino come un puzzle da poco prezzo. Lei che lo fa di mestiere. Si sistema le labbra da sola. Infatti ce le ha tutte storte e sgonfie come un canotto abbandonato al sole. Dice che per eliminare le guanciotte da pesca melba non c'è niente di meglio che togliersi i molari, così il muso si rilassa. Che comodo! Una volta, senza che le fosse in alcun modo richiesto, mi ha appoggiato le mani sul volto e in una specie di trance ha sentenziato: «No, mi dispiace. Con te non si può fare nulla. È la struttura ossea che è proprio brutta». Pazienza, sono rimasta tutta biodegradabile. Se mi addormento in un bosco di montagna rischio di marcire insieme alle castagne. Ma adesso mi impegno. Faccio la maschera almeno una volta la settimana. Dove? Al Teatro Carignano? Mah. Per queste rughe non basta una crema. Mi sa che ci vuole direttamente una smerigliatrice.

Luciana Littizzetto (Sola come un gambo di sedano - 2001 - Mondadori)

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