venerdì 26 febbraio 2010

È l'onomastico del babbo ed egli è lontano. Scrivigli ciò che ti detta il cuore.


Caro papà, oggi è il tuo onomastico, e io ti scrivo ciò che mi detta il cuore.
Caro papà, tu eri disoccupato, perciò sei andato a Torino! perché eri disoccupato! Tu a Torino non ci volevi andare, mi ricordo; dicevi che quella gente non ci poteva vedere, che il clima era una schifezza, la lingua una schifezza, il mangiare una schifezza, che tutti i torinesi erano una schifezza. Tu non ci volevi andare a Torino, mi ricordo, ma ci sei dovuto andare per forza. Poi ci hai scritto che non tutti erano una schifezza lassù, che due o tre pure si salvavano! Meno male, papà, così ora stiamo più sereni.
Oggi è il tuo onomastico, e io ti scrivo ciò che mi detta il cuore.
Tu eri disoccupato, papà, perciò sei andato a Torino. Ti voglio raccontare qualcosa che è successo in questi giorni. Ieri stavo solo con nonna, quando hanno bussato alla porta. Erano i Testimoni di Genova. Io non li volevo far entrare, pensando che Genova sta vicino a Torino, ma nonna ha aperto lei la porta, e quelli sono entrati. Allora si sono seduti e hanno aperto una specie di valiggetta, tirando fuori un sacco di libricini. Nonna allora li voleva cacciare, ma quelli parlavano sempre essi, e ogni tanto alzavano li occhi al cielo come se stessero per morire. Nonna allora li voleva cacciare un'altra volta, ma quelli parlavano, parlavano, parlavano sempre essi! Finalmente si sono alzati e se ne sono andati, ma prima ci hanno dato dei giornaletti e nonna gli ha dato mille lire. Papà, se c'eri tu quelli la mille lire non l'avevano, perché tu non la tenevi!
Caro papà, oggi è il tuo onomastico, e io ti scrivo ciò che mi detta il cuore.
Io ti vorrei vicino a me, qui a casa non si capisce niente, mamma e Taniello si appiccicano1 sempre e le galline se ne scappano sotto al tavolo.
Io dico sempre: beato a te che stai a Torino!

1 Litigano.


Marcello D'Orta (Io Speriamo Che Me La Cavo)

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