Una classe di scuola elementare.
Tutti i banchi, quattordici, sono vuoti, tranne uno: su questo sta riposando un furetto, dorme con la testa buttata tra le pagine di un libro, un sussidiario cardiociclico gnometrico.
Alle pareti disegni, cartelloni, incroci stradali, attimi di vuota consapevolezza.
Alla cattedra è seduta la Maestra: sta compilando il registro di classe.
Fuma voracemente: accende una sigaretta con il mozzicone dell'altra. Tossisce, impreca, ulula, viviseziona una rana.
Alla lavagna, su cui sono scritte frasi oscene e irripetibili [nota per il regista: bisogna scandalizzare ma non stupire], sta in piedi uno Scolaro, di circa otto anni: indossa un grembiule bianco sporco di erba e fango. All'orecchio destro ha un vistoso orecchino con brillante: sul brillante è incisa la figura stilizzata di un cercatore d'oro nell'atto di setacciare la sabbia di un fiume del nord America.
La maestra chiude il registro di classe e fissa lo scolaro.
S - Che cavolo stai guardando?
M - Non le permetto di parlarmi così.
S - Con te parlo come voglio.
M - Insomma, esigo rispetto!
S - Con le mie tasse ci pago il tuo stipendio.
M - A me non mi pagano mica, lo sa?
S - E perché diavolo fai 'sto lavoro?
M - Pena alternativa: sto qui invece che in carcere.
S - Hai ammazzato qualcuno?
M - No, non l'ho fatto.
S - Capisco.
M - Già.
S - Vado a posto: tu resta seduta.
M - Grazie.
Lo scolaro si avvicina al proprio banco.
Il furetto apre un occhio e lo guarda ringhiando.
La maestra scatta in piedi e con un balzo di sette metri si avventa sulla bestiola e la viviseziona.
Lo scolaro arrotola una sigaretta e la offre alla maestra, che però rifiuta.
Le Formiche Elettriche
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