sabato 17 aprile 2010

Casino

E’ un motivo ricorrente, ma che l'imperversare dell'Aids ripropone: riaprire le case chiuse? Pare che più della metà de gli italiani sarebbe favorevole: per motivi igienici, per garantire un maggior controllo della prostituzione. Che per il momento è libera: senza la sorveglianza dei medici e senza l'obbligo della ricevuta fiscale. Sembra che il rischio maggiore non sia costituito dalle professioniste, che sono attente alle precauzioni, ma dalle ragazze tossicodipendenti, che si vendono per procurarsi la droga. In Germania funzionano da tempo gli Eros Center, che dalle nostre parti venivano chiamati, meno pomposamente, casini; in Francia c'è chi suggerisce il ritorno all'antico, a quelle storie rese memorabili dalla penna di Guy de Maupassant: Maison Tellier, patetica avventura delle signorine di un ritrovo di provincia in un giorno in vacanza, o Palla di sego, pseudonimo di una fanciulla di piccola virtù, ma capace anche di eroismo. Tornare ai vecchi bordelli? Non so se sia un rimedio e, per gli interessati, se è ancora un affare. Molte cose sono cambiate: sono scomparse le illibate degli annunci economici, è stata inventata la pillola, invece della passeggiatrice immortalata dalla cronaca c'è la clakson-girl, con vettura propria, e ciò che un tempo si chiamava amore ha scritto Alberto Moravia oggi si chiama sesso. In tv mettevano la calzamaglia alla danzatrice Alba Arnova, oggi esplodono le tettone di Colpo grosso. Del resto, il bikini si vede già nei mosaici della villa romana di Piazza Armerina. Erano 5000 gli stabilimenti liquidati dalla combattuta Legge Merlin nel settembre del 1958, data storica, e le pensionanti cambiavano ogni quindici giorni. Quando fu pubblicato il romanzo Quelle signore, dedicato alla categoria, ebbe un enorme successo: più di 120.000 copie in due anni. Noi, studentelli, leggevamo La fossa di Kuprin, e ricordo ancora una frase terribile, quando una piccola peccatrice agonizza: Il dottore venne, non accorse. Non ho nostalgia di quei locali, tanto idealizzati nelle morbose fantasie dell'adolescenza, perché non ho neppure il rimpianto della giovinezza: è andata così. Ma furono il luogo di convegno, di scoperta dei misteri, degli incontri conturbanti, o sguaiati, o anche gentili, di qualche generazione: e Indro Montanelli affidò ad Addio Wanda! la celebrazione di quei riti e la elencazione dei vantaggi, o dell'utilità, delle persiane chiuse. Era come una sorta di club, ha scritto, con accenti sinceri, il rimpianto amico Pietro Bianchi, che serviva a riempire le ore vuote, a ritrovarsi con gli amici, a sfogare le esuberanze dell'età. Era, se volete, un'abitudine cinica, ma non rappresentava, per gli scapoli, una cosa da vergognarsene... Si pensava con serenità, e senza il minimo dubbio, che chi non avesse fatto le proprie prove con le ragazze di vita sarebbe stato un mediocre marito, destinato inevitabilmente a portare, presto o tardi, le corna. Non credo che questo problema assilli i giovanotti di oggi; la verginità non ha più alcun valore, o se ne ha, è molto relativo, in Sicilia; le coppie non si sposano, ma spesso convivono; e la separata non è più messa al bando dalla società, e sono di moda la ragazza madre e il ragazzo padre: e chissà mai come si regolerà, poi, il ragazzo figlio. L'onorevole Angela Merlin, socialista umanitaria, combatté la sua lotta in nome della morale: contro lo sfruttamento, la complicità dello Stato, la condizione femminile umiliata. Aveva ragione e affrontò dure polemiche e l'impopolarità: anche la politica, alla fine, la respinse. Allora il grande peccato era la sifilide: e i medici, si racconta, facevano la diagnosi con il malato al mattino, in un'ora meno propizia allo sconforto e alle tentazioni suicide. Contro l'Aids non c'è il salvar sano, non c'è rimedio. Ma non so se basterebbe, come soluzione, resuscitare quel mondo patetico e crudele che Federico Fellini ha raccontato con la consapevolezza di chi lo conobbe e con la pietà dei poeti. C'è ancora un posto tra massaggiatrici, accompagnatrici, estetiste per Strana, Yvonne, Lulù?

Enzo Biagi (I come italiani - 1993 - Rizzoli)

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.