venerdì 9 aprile 2010

Un referendum contro il legittimo impedimento

Il legittimo impedimento è legge. E’ l'ennesima "legge-porcata" del nostro Presidente del Consiglio, creata ad hoc per questa servile maggioranza parlamentare che chiude entrambi gli occhi, pur di assicurarsi la candidatura alle prossime elezioni. Che cos'e' il legittimo impedimento? Una legge che allarga a tutti i ministri, e non solo al Presidente del Consiglio, la possibilità di non essere processati. Basta dichiarare: "faccio il ministro, e in quanto tale, tu magistrato - anche se sono accusato di reati gravi - non mi puoi processare". Oggi si tratta di fatti di corruzione, della falsa testimonianza di Mills. Niente esclude, però, che domani possa riguardare episodi come lo spaccio di droga, l'omicidio, lo stupro. Anche in questi casi basta essere Ministro o Presidente del Consiglio per non essere processati. Cosa fare rispetto a questa preoccupante degenerazione del sistema dello Stato di diritto? Nella nostra Costituzione è previsto, innanzitutto, che il Capo dello Stato possa esprimere il suo dissenso verso un'offesa così grave alla nostra Carta costituzionale e ai principi dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Ma stavolta non toccherò il Capo dello Stato, l'arbitro della Costituzione, perché non mi piace finire nella trappola dei giornali e dei cosiddetti alleati non allineati del PD, pronti a difendere Napolitano senza se e senza ma. Mi limiterò a leggere la rassegna stampa di oggi, come un giornalista terzo. Dalla prima pagina de ‘La Repubblicadi questa mattina leggo un editoriale di Alessandro Pace, un costituzionalista di primissimo piano, al quale si son rivolti tutti per consulenze e per esprimere le proprie idee di fronte alla Corte Costituzionale. L'articolo inizia cosi: “Non mi sento, sinceramente, di chiamare in causa la responsabilità del presidente della Repubblica. E ciò per un semplice fatto: non diversamente da quando fu sottoposto alla sua firma il c.d. Lodo Alfano, anche questa volta Giorgio Napolitano si è trovato, nei fatti, di fronte a quello che Leopoldo Elia nel luglio 2008 definì un ricatto”. Abbiamo un Presidente della Corte Costituzionale e uno dei principi del Foro del diritto Costituzionale che definiscono questa firma come partorita da un ricatto. Commentare sarebbe superfluo. Ho poi sfogliato un altro giornale:‘Il Fatto Quotidiano’. Con un’intervista a Giorgio Bocca, un intellettuale con la testa sulle spalle che merita tanto rispetto. Bocca dice: “I casi sono due: o fa il coraggioso (riferendosi al Presidente Napolitano) e viene spazzato via, o si adatta. Ecco, mi pare abbia scelto di adattarsi al compromesso”. Mi fermo qui, perché Giorgio Bocca aggiunge un'altra parola, che vi invito a leggere su ‘Il Fatto Quotidiano’. Se la dicessi se la prenderebbero con chi legge il giornale e non con chi lo scrive. A questo punto cosa bisogna fare? Penso che l'unica strada da perseguire sia quella di fare in modo che questa legge possa essere fermata. Per questo, martedì mattina depositiamo in Cassazione il quesito referendario e dal primo maggio partirà la raccolta delle firme nei banchetti dell'Italia dei Valori dislocati in tutta Italia. Invito tutti i cittadini che vogliono ancora bene a questa Nazione a firmare perché è importante dare un segnale di unione e forza su questo tema. Solo un referendum può fermarli. Questa è una legge incostituzionale. Lo dice - ancora una volta - il costituzionalista Pace che individua cinque casi d’incostituzionalità. Ma a prescindere da questi, voglio parlare del piano etico: questa è una legge immorale che prevede due pesi e due misure. Chiederemo a voi l'abrogazione di questa legge-vergogna. E' l'unica arma che ci rimane, anche se gli amici del Pd si ostinano a definirla “spuntata”. Credo che sia meglio avere un’arma spuntata che avere le mani in pasta. Io preferisco affrontare il nemico che usa le bombe atomiche, anche se ho solo il fioretto, piuttosto che stare a guardare lo sfascio della democrazia in questo Paese. C'è bisogno di una nuova resistenza. E c'è bisogno di qualcuno che inizi a farla. Dal primo maggio tre quesiti potranno cambiare la storia di questo Paese: fermare questa legge porcata; evitare che il futuro del Paese sia in mano ad un’energia che porterà più danni che benefici (l'energia nucleare), che non servirà a niente se non a riempire le tasche di pochi imprenditori e a danneggiare i cittadini; evitare la privatizzazione dell'acqua. Vogliamo passare dalle parole ai fatti. Ci auguriamo che molte altre realtà ci siano vicine e che insieme si possa fermare questa deriva antidemocratica. E' l'unico modo per liberarci da Berlusconi e sconfiggerlo politicamente.

Blog Antonio Di Pietro 9 aprile 2010


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