martedì 24 agosto 2010

Finalmente qualcosa di sinistra. Ma a dirla sono i finiani

Lettera aperta di Farefuturo ai pidiellini moderati. Paradossalmente un manifesto di quello avrebbe dovuto dire il Pd che affida, invece, il suo controcanto a Veltroni e alla sua algida lettera al Corriere della Sera.
Messaggi chiari e coraggio delle proprie idee. Nanni Moretti lo suggerisce al suo centrosinistra ormai da decenni. E invece sembra esser stato ascoltato dai “dissidenti” del Pdl, i finiani di Farefuturo. Che oggi scrivono (l’ennesima) lettera all’universo berlusconiano.
“Ma come parla? Le parole sono importanti”, diceva Moretti in “Palombella Rossa” nel 1989. Pds, Ds, Ulivo, Pd: il centrosinistra pare continui a non seguire i suggerimenti del regista. I vari segretari hanno lasciato correre anche quel “D’Alema reagisci, dì qualcosa di sinistra”, nel film “Aprile” del 1998, con l’Italia in piena era berlusconiana. E sono ormai passati quasi dieci anni da quando nel febbraio 2002 in piazza Navona il regista accusò pubblicamente i vertici del partito: “Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai”. Moretti criticava agli allora leader dell’Ulivo la “timidezza, la moderazione, il non saper più parlare alla testa, all’anima, al cuore delle persone”. Il problema del centrosinistra, disse, “è che per vincere bisogna saltare due, tre o quattro generazioni”. Una è già andata. E a leggere la lettera del fondatore del Partito Democratico, “Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei”, pubblicata dal Corriere della Sera, sembra che ancora una volta Moretti rimarrà inascoltato.
Veltroni parla di “partiti contraenti”, di “monarchia livida”, “suggestioni di democrazia” e “globalizzazione diseguale”. Si rivolge agli “italiani che tornano a casa, a quelli che non si sono mossi perché lavoravano o perché non possono lavorare”. Si scaglia (?) contro uno “Stato che alimenta autentici colossi del malaffare come quelli emersi in questi mesi”. E spera “che si concluda rapidamente l’era Berlusconi”. Il premier, scrive l’ex segretario del loft, “è stato un limite drammatico per il bipolarismo” perché “la sua anomalia ha costretto dentro recinti innaturali, pro o contro, una dialettica politica che avrebbe potuto e dovuto esprimersi nelle forme tipiche della storia del moderno pensiero politico occidentale”. E’ scritto proprio così. E ancora: “Senza Berlusconi in Italia potremo finalmente avere un vero bipolarismo”. Questa la responsabilità del Cavaliere di Arcore, secondo Veltroni.
Farefuturo, la fondazione che fa capo a Gianfranco Fini, descrive un’altra realtà. Si rivolge ai “berlusconiani moderati”, intesi come “non custodi del culto berlusconiano, non pasdaran, non addetti al massacro del dissidente”. Ricorda “la rivoluzione liberale, c’era il sogno di cambiare l’Italia. C’era una casta da sostituire, una politica da rigenerare. E le armi erano efficaci: meno tasse, più libertà, la promessa di un’etica pubblica migliore. Liberalismo e laicità”. E adesso? “Siete così convinti che la rivoluzione liberale possa avere il volto di Putin e consumarsi sotto il tendone di Gheddafi? Davvero credete che possa essere cantata da Vittorio Feltri e dal suo Giornale? Davvero pensate che la Rivoluzione liberale possa affidarsi alle mani di Cosentino e di Verdini? E possa rispecchiarsi nel senatore Quagliariello che grida assassino a Beppino Englaro e a chi ha mostrato solidarietà a un padre travolto da diciassette anni di dolore? Siete sicuri che la Rivoluzione liberale abbia poi tutto questo bisogno di chiamate alle armi, di incitamenti alla fedeltà al capo, di squadre della libertà e di autodafé contro i traditori? La Rivoluzione liberale è quella racchiusa nel documento del 29 luglio, con cui il Pdl espelle uno dei fondatori?”. Ma non è finita. Ci sono anche gli ex alleati della Lega. Umberto Bossi, Roberto Cota, Roberto Calderoli. “Medici e presidi spia, respingimenti in mare, conflitti con le nazione unite, schedature”. E poi “i culattoni, i maiali al guinzaglio: davvero volete che le vostre idee e i vostri progetti si tingano di verde padano?”. La Lega, scrivono i “dissidenti”, ha trasformato l’impegno da “liberale in populista. Non c’è niente di male ad ammetterlo. E non c’è niente di male a provare a cambiare strada, per non tradire se stessi. Ci sono nuovi percorsi possibili. Niente è sicuro nella vita. Ma vale la pena provare, almeno”. Punto. Mittente: Farefuturo. E Moretti si accenderà un’altro mega spinello. Come in Aprile, guardando il duello D’Alema-Berlusconi a Porta a Porta. “Reagisci”.

Davide Vecchi (Il Fatto Quotidiano - 24 agosto 2010)

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