giovedì 5 agosto 2010

La normalità dello scandalo. Intervista a Saverio Lodato.

Scandalo scaccia scandalo. C'è ormai lo scandalo di giornata, come l'uovo, alcune volte si esagera e ce ne sono due o tre alla volta. Una inflazione di scandali. La loro ripetizione, che perdura da decenni, li ha in sostanza annullati. Lo scandalo non scandalizza più nessuno. La normalità, invece, inquieta, preoccupa, talvolta terrorizza. Il cittadino con una famiglia tradizionale, moglie, due figli. Una sola casa di proprietà con mutuo ventennale. Che paga tutte le tasse, non prende, e neppure dà, tangenti, e non va a trans o a mignotte, è pericoloso. Lui sì che dà scandalo. Il suo comportamento è riprovevole perché può indurre qualcuno, non ancora disinformato da Minchiolini, a tentativi di imitazione. Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo. Nell'Italia del nuovo millennio gli ostacoli sono gli onesti, non i farabutti. Pietra dello scandalo sono coloro che si oppongono agli scandali che per questo sono puniti. L'Italia è una favola moderna con la morale rovesciata, dove il lupo è la nonna, cappuccetto rosso una puttana minorenne, la mamma la tenutaria di un bordello rifatta, il cacciatore uno spacciatore. Una storia di vampiri dove gli esseri umani sono i veri mostri con la loro testardaggine di voler vivere alla luce del sole. Camilleri e Lodato raccontano questo mondo all'incontrario a cui siamo (ormai?) assuefatti. Si può leggere il loro libro "Di testa nostra" con delle esclamazioni di stupore a ogni scandalo di questi anni oppure con rassegnato cinismo. Scegliete voi.
In una poesia incivile Andrea Camilleri scrive:
"Il pesce, si sa, comincia a puzzare dalla testa.
Oggi la testa del pesce è letteralmente fetida,
ma la metà degli italiani s'inebria a quel fetore,
se ne riempie i polmoni come aria di montagna
"

Intervista a Saverio Lodato:

S. Lodato:Mi chiamo Saverio Lodato, sono un giornalista. Ho scritto un libro insieme a Andrea Camilleri, che si intitola “Di testa nostra” che è la prosecuzione reale di un altro libro scritto con Camilleri che si intitolava “Un inverno italiano”, entrambi raccolgono le rubriche che abbiamo pubblicato in questi anni in cui Andrea Camilleri, lo scrittore inventore di Montalbano dice la sua su quanto accade nel nostro paese, un Camilleri inedito che parla di politica e di attualità a tutto campo, che commenta i fatti di cronaca, molto svelando retroscena, interpretazioni, punti di vista che il grande insieme del mondo mediatico italiano in questi anni sta nascondendo.
Scandalo scaccia scandalo - Perché abbiamo deciso con Camilleri di aprire questo spazio sul quotidiano L’Unità e poi di raccogliere il tutto in un libro? Perché gli italiani sono tenuti all’oscuro di quello che accade nel nostro paese: l’Italia è un paese dove scandalo scaccia scandalo, ogni giorno gli italiani vengono investiti da milioni di parole sullo scandalo di giornata, non si riesce mai a capire quali sono i responsabili, i mandanti e le conclusioni alle quali giungono questi scandali, perché periodicamente c’è uno scandalo nuovo."Siamo in una situazione in cui la politica pretende dai suoi elettori consenso, ubbidienza, clientela, sottomissione, mentre la politica in un paese moderno, in un paese civile avrebbe bisogno di senso critico, di presa di distanze, di interrogativi che trovano risposta da parte della politica stessa. La politica in Italia sta lentamente uccidendo la cultura, uccidendo i principi su cui questo paese è stato costruito dopo il ventennio fascista con una guerra di liberazione nazionale, con la Resistenza. Si è cercato malamente di equiparare Resistenza e Repubblica di Salò, fascisti e antifascisti per parlare solo del passato, si mette in discussione il processo di Unità nazionale, si contesta Garibaldi, si contesta l’Unità d’Italia, si punta alla separazione di diverse regioni nel paese, esattamente il contrario dell’Italia che concepirono i padri della nostra Costituzione repubblicana.
Siamo in una situazione in cui il bavaglio si estende ogni giorno sempre di più. Pensiamo a quello che sta accadendo con le intercettazioni telefoniche: tutti ormai hanno capito che in Italia ci saranno 20 mila persone intercettate dall’autorità giudiziaria per motivi precisi, per reati che hanno commesso. Il Premier si ostina a dire che in Italia siamo tutti intercettati e non c’è nessuno che gli contesti che questi dati sono falsi, dati che lui usa perché punta a leggi ad personam. Quindi impedire quelle intercettazioni telefoniche, che hanno consentito di scoprire affari, intrallazzi, scandali, magagne nel nostro paese. Se questa legge dovesse passare, questo paese si troverebbe ancora di più all’oscuro, più ignorante.
Tre senatori, tre scandali - S. Lodato:Marcello Dell’Utri è un senatore della Repubblica italiana, attualmente risiede in Senato, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa da un Tribunale in primo grado a nove anni, successivamente è stato condannato a sette anni per lo stesso reato."Dell’Utri aveva detto qualche settimana prima che questo processo che se fosse stato assolto, avrebbe tolto il disturbo, avrebbe lasciato l’attività politica, si sarebbe dimesso da Senatore.
Il paradosso sta nel fatto che adesso, che è stato condannato per la seconda volta, non ha alcuna intenzione di lasciare il Senato. Allora la domanda è: "Cosa ci vuole in Italia perché degli uomini pubblici sentano il dovere morale di presentare le loro dimissioni?" All’interno di questo Senato abbiamo tre senatori uniti da un unico paradossale destino: avere avuto a che fare con la Sicilia e con la mafia. Mi riferisco al senatore a vita Giulio Andreotti che venne prescritto dai tribunali per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, prescritto significa per avere commesso quei reati fino a una determinata data. la Cassazione ha rigettato l’istanza dei difensori di Andreotti che puntavano a una piena assoluzione del loro imputato assistito, ha condannato Andreotti a pagare le spese processuali. Iil mondo dell’informazione italiana ha veicolato la lieta novella che Giulio Andreotti era stato assolto. Siede al Senato il senatore Totò Cuffaro, condannato anche lui in primo e in secondo grado, adesso si aggiunge a questa coppia Dell’Utri dando vita a un terzetto. Sappiamo che nel caso di Dell’Utri e di Cuffaro ancora non si è pronunciata la Cassazione, ma anche che, di fronte alla sentenza che ha condannato Dell’Utri a sette anni, i telegiornali della RAI insufflati da Berlusconi e da tutta la sua compagnia di giro, hanno aperto dicendo: "Ridotta la pena al senatore Dell’Utri in quanto nel primo grado era stato condannato a nove anni, adesso appena a sette anni". Questo è diventato il sistema dell’informazione italiana, tutto questo accade a prescindere da un eventuale bavaglio ancora più definitivo che andrà messo al mondo dell’informazione e quindi la domanda è: "In quale modo questi senatori possono fare politica, dirigere il paese, dirigere le loro correnti, continuare a presentare mozioni e interpellanze parlamentari, in quale modo cioè possono continuare a far parte di una casta che appare inamovibile, è proprio vero l’antico adagio che diceva: cane non mangia cane?".
Un’altra delle mistificazioni è che la condanna di Dell’Utri a "appena" sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, abbia significato assolvere definitivamente Forza Italia da un contesto di responsabilità che hanno a che vedere con la trattativa tra Stato e mafia che nel 1992 si tenne a cavallo delle stragi di Capaci, via D’Amelio prima, Roma, Firenze e Milano. Il processo Dell’Utri non era la grande madre di tutti i processi, era uno dei tanti processi aperti su questo argomento, bisognerà attendere certamente la sentenza, leggerla per capire in quale modo la Corte d’Appello è giunta a questa conclusione. Ma una cosa è dire che non sono provate le responsabilità di Dell’Utri all’interno di questa trattativa, una cosa diversa è dire che questa trattativa non è mai avvenuta, perché ormai, che sia avvenuta, in Italia l’hanno capito e lo sanno tutti, tant’è vero che non si discute di altro ormai nel nostro paese. Questa è un’altra di quelle mistificazioni che, con probabilità, saranno definitivamente fugate nel momento in cui altre sentenze arriveranno, di altri processi, di altre inchieste, di altre indagini tutt’ora aperte.
Camilleri e l'Italia - S. Lodato:C’è un Andrea Camilleri, piaccia o non piaccia a qualcuno, che è in grado di esprimere le sue opinioni politiche su quello che accade nel nostro paese e il tentativo di tacitare questo Camilleri valorizzando esclusivamente il Camilleri scrittore di romanzi, di fiction, biografo della vita di Montalbano. ."È un tentativo destinato a fallire. Perché Andrea Camilleri non perde occasione di commentare da par suo, a modo suo con la sua saggezza, cultura, conoscenza di fatti di Sicilia e di fatti italiani, quello che sta accadendo nel nostro paese. Andrea Camilleri dovrebbe essere invitato nei telegiornali a parlare della sua visione politica di quello che accade, questo invece viene assolutamente evitato, non deve arrivare al cuore degli italiani perché si rovinerebbe la fiction, perché disturba il manovratore. Se qualcuno avrà la pazienza di leggere “Di testa nostra” si renderà conto di come vengano messi a nudo questi governanti da Camilleri e messi a nudo con nome e cognome. Chiamati in causa personalmente per le dichiarazioni che fanno, per le prese di posizione che assumono, per gli interessi che perseguono.
Siamo giunti al paradosso nel nostro paese che per scoprire alcune verità non è più sufficiente leggere i quotidiani e i settimanali, ma bisogna andare in libreria a comprare dei libri. Perché ormai molto spesso sono i libri a raccontare davvero questo paese e, naturalmente, è più complicato perché il libro costa di più di un quotidiano, perché il telegiornale ti raggiunge dentro casa e il libro devi andare a acquistartelo in libreria, devi sapere che libro acquistare. Ma se tutti gli italiani cominciassero a rendersi conto che l’informazione non si identifica esclusivamente con quotidiani e telegiornali, ma ci sono altri veicoli, altri canali per riuscire a capire un po’ cos’è questo benedetto nostro paese, questo sarebbe un piccolo gesto di resistenza civile.

Blog Beppe Grillo - 14 luglio 2010


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