mercoledì 22 settembre 2010

Introduzione

Non sono pratico di introduzioni. E guai a voi se pensate a un doppio senso! Questo non è un libro sulla gnocca, chiariamolo subito. Quindi, se l’avete già pagato, non sperate che vi restituiscano i soldi, perché le introduzioni servono proprio per tutelarsi in caso di reclami (e ne approfitto per dire che non sono stati maltrattati animali nella realizzazione di questo libro, a parte i miei autori).
Quella che avete in mano è la cronaca meticolosa e spietata di un disastro annunciato. Non si tratta del mio matrimonio, anche se ci somiglia: in entrambe le occasioni, infatti, è cominciato tutto con una grande festa e solo in un secondo momento mi sono accorto che c’era la fregatura. Per farvi capire meglio, se vi dico la parola «sceneggiata» pensate di più a Mario Merola o alle primarie del PD?
Sto parlando, naturalmente, delle primarie che hanno portato Walter Veltroni alla segreteria del Partito Democratico, quelle che D’Alema ha definito «un termometro della democrazia». Ma forse non intendeva uno di quei termometri per le ascelle... È cominciato tutto da lì. Strano ritrovarsi oggi più o meno al punto di partenza. Eppure, qualcuno già sapeva. A Torino, infatti, era andata a votare una signora di 108 anni - è tutto vero! - la quale, nell’uscire, ha salutato dicendo: «Ci vediamo alla prossima».
Una che sapeva che tanto non durava.
In soli sei mesi, infatti, Veltroni sarebbe riuscito a delegittimare il governo Prodi, disperdere la sinistra antagonista, traghettare Franceschini verso la direzione, sdoganare Di Pietro e, alla fine, al grido di «Si può fare!», finanche a perdere alla grande le elezioni contro Berlusconi.
Ci mancava solo che pubblicasse un altro libro.
Ancora ignaro di tutto, e travolto dall’entusiasmo di quei giorni esaltanti, ho cominciato ad annotare scrupolosamente delle magnifiche sorti e progressive delle umane genti. Volevo essere anch’io protagonista del cambiamento, prendendo nota degli eventi per poterli, un giorno, raccontare ai miei nipotini (anche il mio analista era dell’opinione che tenere un diario mi avrebbe aiutato a superare il senso di colpa per aver votato Rutelli nel 2001).
In quei giorni sognavo la tanto agognata unione delle sinistre, sognavo il ripianamento del debito pubblico, sognavo la nascita di una nuova morale laica: il tutto nello spazio di un annetto buono, che però buono è stato mica tanto. Questo annuario si è trasformato, così, in una specie di diario di bordo per navigare a vista in un mare di merda.
Che cosa posso dire, a questo punto? Consoliamoci: ricchi o poveri, siamo tutti sullo stesso panfilo. Però non ho ancora capito perché noi a pulire il cesso chimico e loro, invece, ad abbronzarsi il bigolo.

Dario Vergassola - Manarola, agosto 2009 (UN ANNETTO BUONO (ma neanche tanto) da «Si può fare!» a «Non ce la faremo mai!» scritto da Dario Vergassola)

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.