lunedì 15 novembre 2010

Con Luigi, senza se e senza ma

Oggi vi parlo di Luigi De Magistris, voglio fare una scelta di campo senza se e senza ma: sto dalla sua parte e da quella di Sonia Alfano. Lo dico con chiarezza a coloro che ci attaccano al di fuori del partito e a quelli che ci contrastano all’interno dell’Italia dei valori, senza capire che proprio in questo momento serve unità e compattezza. Dobbiamo fare come i tre moschettieri: “uno per tutti, tutti per uno”. Luigi è accusato per quello che ha fatto nella sua attività da magistrato, per spirito di vendetta e proprio noi, suoi compagni di partito, dobbiamo fare squadra e non possiamo andargli contro, magari per toglierci qualche sassolino dalla scarpa. Viene preso di mira per aver fatto una mega inchiesta, Why Not, senza produrre risultati. Ma non è assolutamente vero. I risultati non ci sono stati perché gli è stata tolta l’indagine prima che fosse conclusa. Pensate a me: se durante Mani Pulite, l’inchiesta fosse stata spezzettata in mille fascicoli e mandata in diverse procure d’Italia, il processo non sarebbe mai stato possibile, perché ci vuole una visione d’insieme e solo chi ricostruisce i fatti giorno dopo giorno, carta dopo carta, fascicolo dopo fascicolo, interrogatorio dopo interrogatorio, riesce a venirne a capo.
I reati contro la pubblica amministrazione non sono come le rapine, nelle quali si ha il corpo del reato, o gli omicidi, nei quali c’è il morto, perciò per una ricostruzione è necessario mettere insieme una serie di carte, fare controlli incrociati, raffronti. Ecco, a Luigi hanno impedito tutto questo con un ricorso, in parte di eccezione procedurale e in parte di delegittimazione e denigrazione. Gli è successo quello che è successo a me, che ho dovuto fermarmi nell’inchiesta per difendermi, soltanto perché stavo dando fastidio a troppe persone. Per aver fatto Mani Pulite ho subito 37 accuse. Allora vi chiedo: la colpa è di Luigi che non ha prodotto un risultato o di questo apparato che gliel’ha impedito? È stato rinviato a giudizio per omissione di atti d’ufficio e si presenterà davanti ai magistrati a dare le sue motivazioni. Luigi ha più interesse di tutti noi a farsi processare, proprio per non lasciare nulla di intentato e soprattutto per non dar modo di dire che è stato avvantaggiato o trattato in modo differente da altri cittadini. Quel processo serve più a lui che a noi per ripristinare la verità.
Lasciamo che la magistratura faccia il suo dovere e non dividiamoci, dicendo che deve essere espulso dal partito perché sotto processo. Se avessimo applicato la regola asetticamente, senza alcun distinguo tra i vari casi, il partito non sarebbe nemmeno nato, perché l’ho fondato proprio quando contro di me si scagliavano le accuse più incredibili. Invece, mi sono difeso in tribunale e nel frattempo ho costruito una squadra per rispondere politicamente a chi vorrebbe applicare il principio craxiano “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Ricordiamoci che ci sono persone sottoposte a giudizio e condannate, mentre altre dopo il processo vengono assolte.
Io credo nell’innocenza di Luigi, credo che nei suoi confronti sia in atto una campagna denigratoria per fermare la sua attività politica, così come credo nelle sue battaglie in difesa della società civile. È una risorsa importante per l’Italia dei valori. Per questo invito tutti a rimanere uniti perché l’obiettivo ora è di liberare il Paese da Berlusconi.

Antonio Di Pietro - 12 novembre 2010


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