mercoledì 3 novembre 2010

Novembre 201. Il Bunga Bunga e Mubarak. Vanghe.



Qui ricomincio la storia


in decime di ottonari

Di uomini straordinari.

Acciocché la poca gloria

che lasciano alla memoria

ce li renda comprensibili

per quanto ci sia possibile.

(Come vi ho già raccontato,

tutti sono equipaggiati



con una vanga invisibile.)

Novembre, giorno dei morti.


Non a caso, molte vanghe

risuonano, spalando fango

sul satrapo malaccorto.

Bugie con il naso corto,

e minorenni a Milano

seminude sul divano,

che ad uso di certi idioti

diventavano nipoti

del Presidente Egiziano.



(Il Presidente Egiziano,

è inutile che si aggiunga,

ignorava il bunga bunga

del marchettone italiano.

Severamente lontano,

l’erede del Faraone,

immobile testimone

inteccherito nell’amido,

guatava dalla piramide

costruita dal Marziano.)



Tutti, più o meno berciando,

fan corona al milionario

Con vanghe di forme varie,

meditando il come e il quando.

Cupamente gorgogliando

guida la verde coorte

l’uomo dalla bocca storta

(Pare un luccio che rammenta

Che un giorno per un momento

Lo prese all’amo la morte).



Intanto l’opposizione

Moltiplica l’identità

come un corpo, un’entità

in decomposizione.

È una proliferazione

di anime, di fermenti,

di memorie, di ingredienti,

di grumi, di incrostazioni.

Vendola, Renzi, Veltroni.

Le accuse, i risentimenti.



E Bossi porta la vanga,

Sacconi ha una vanga nuova,

E Bondi che si commuove

Anche lui con la sua vanga.

E Letta porta la vanga.

Porta la vanga Maroni

E il ferito Capezzone

una vanga dolorosa.

Non è in discussione il cosa,

Ma semplicemente il come.


David Riondino (Il Fatto Quotidiano - 3 novembre 2010)

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