mercoledì 15 dicembre 2010

Fiducia a Berlusconi: quanti errori, fra Fini e Di Pietro...

Berlusconi ha vinto, Berlusconi ha perso. Sono d'accordo TUTTI i politologi dotati di cervello (da Massimo Giannini, a Concita De Gregorio, a tanti altri). Con tre voti comprati (di quella qualità, poi...) non si governa. Qualcuno ha fatto il paragone, improprio, con Prodi. Dimenticando alcuni particolari molto importanti:

-a) Prodi aveva un senatore di maggioranza, non tre deputati. Sembra un elemento di maggior debolezza, ma era un elemento di maggior forza, perchè al Senato esisteva il "pronto soccorso", del tutto lecito, dei senatori a vita.

-b) Prodi non aveva comprato nessuno, quindi da nessuno poteva essere ricattato;

-c) Prodi era uno statista, capace di mettere insieme il concavo col convesso, mentre il Nostro è un emerito coglione, che riesce ad inimicarsi chiunque non sia lesto nell'arte del lecca-lecca e dell'obbedienza assoluta;

-d) Prodi non aveva, fra i suoi senatori, ben 12 persone che erano contemporaneamente presidenti di provincia o sindaci di grandi città, e parlamentari.

-e) Prodi aveva fatto dimettere da senatori TUTTI quelli che avevano incarichi di governo (ministri, sottosegretari);

-f) a destra ci sono ben 43 deputati che hanno doppi incarichi, ma non hanno il dono dell'ubiquità (30 membri del governo fra ministri e sottosegretari, 12 fra presidenti di provincia e sindaci, e persino il Presidente della Consob). Davvero riusciranno sempre, costoro, ad essere in aula a schiacciare pulsanti?

Non voglio fare il giochino dell'uva che è acerba, e questa cosa l'ho detta PRIMA, quando i numeri che correvano sui pallottolieri erano di probabile vittoria: sono più contento così, e spiego perchè.

Se oggi Berlusconi fosse stato sfiduciato, sia pure per un voto, sarebbe stato costretto a recarsi al Quirinale, dove le consultazioni avrebbero dato questo risultato: una larga maggioranza possibile (dal PdL, alla Lega, a FLI, all'UDC), disposta a sostenere un prestanome del Cav. (un Letta, o un Alfano, lo si trova sempre; oppure, addirittura, un reincarico allo stesso Berlusconi, col rientro nei ranghi di FLI, a fronte di un nebuloso accordo di programma, con lievi maquillages su punti marginali. Fessi e contenti.

Oggi invece si è consumato il disastro: B. ha la maggioranza relativa (non quella assoluta), ma non potrà governare, e lo sa. Galleggerà - complici le feste di Natale - fino a gennaio, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale, quindi deciderà come e quando far cadere il Governo. Ora sta leccando il culo a Casini, ma Casini, da buon democristiano, ha capito che il Caimano è a fine corsa, e non si farà coinvolgere nella frana. Oppure lo farà,. ma alle sue condizioni, che non saranno accettabili dalla Lega. Insomma, un pasticcio senza via d'uscita.

E veniamo alle colpe della sconfitta (se sconfitta si può chiamare): oggi sembrava quasi, almeno su facebook, che le colpe principali fossero di Bersani, per il "tradimento" di Antonio Gaglione, di Cesario e di Calearo. Attenzione a dire sciocchezze. Gaglione era stato CACCIATO dal PD per il suo cronico assenteismo anche in momenti critici, ben 14 mesi fa (assenza grave durante il voto sullo scudo fiscale); Cesario e Calearo erano usciti dal PD 13 mesi fa, quindi non sono state uscite strumentali a questa mozione di sfiducia. Inoltre, Calearo non lo ha preso Bersani, ma quel grande talent-scout che risponde al nome di Veltroni. Infine, sia Gaglione che Cesario provengono dal serbatoio alquanto inquinato della vecchia DC. Cosa c'entra Bersani?

E veniamo a FLI. Fini ha fatto troppe giravolte, sconcertando i suoi leali seguaci, e dando fiato a quelli meno leali (i c.d. malpancisti). Prima intransigente ed applaudito: mai più un governo con Berlusconi. Poi, dalla mattina alla sera, la Grande Idea: Berlusconi si dimetta dopo la fiducia al Senato, e potrà persino avere il reincarico. Grande prova di debolezza, che ha dato al nano la certezza che la compagine FLI cominciava ad avere delle crepe.

Poi la cavolata della cena carbonara di Bocchino ad Arcore, di cui non era informato neanche Casini, che ha incrinato sul nascere il sodalizio fra i due, che avrebbero potuto operare in buona sinergia. Ma che razza di politica è quella di fare il volto dell'armi nei talk-show e nelle riunioni con Fini, e poi andare a Palazzo di nascosto, a trattare l'armistizio? Come può ormai chiedere a Casini di non accettare "patti separati" con B., dopo essere stato scoperto lui stesso, con le mani in pasta, a fare ciò che rassomiglia molto ad un tentativo di patto separato? Anche da questa cazzata nasce la militarizzazione dei malpancisti guidati da Moffa. Grandi personaggi! Moffa fa il durissimo, la Siliquini fa la faccia ancora più feroce del Moffa, (è stata la prima firmataria della mozione di sfiducia) e va a votare si, dopo una dichiarazione di voto durissima contro i suoi, mentre il prode Moffa, che aveva garantito il voto di sfiducia, si squaglia nell'intervallo.

Di Catone si sapeva, ma perchè Catone militava in AN? perchè era stato traghettato in FLI? Fini conosceva il curriculum giudiziario di Catone? Eccone un piccolo e non esaustivo estratto:

"...Il 9 maggio 2001 Catone, candidato CCD, viene arrestato insieme al fratello e ad altre dodici persone. L'ipotesi di reato della Procura di Roma è associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata: due bancarotte da 25 miliardi di lire l'una e 12 miliardi di finanziamenti a fondo perduto dal Ministero dell'Industria ottenuti ­ secondo l'accusa ­ con carte e perizie false, che consentivano alle società amministrate da Catone d'incassare più volte lo stesso contributo per un "polo tessile aquilano" mai esistito. Uno degli episodi contestati riguarda il tentativo messo in atto dal gruppo Catone di acquisire una società, la Iris Moda, nonostante il rifiuto del titolare. Secondo i giudici, il gruppo avrebbe creato un falso amministratore nella documentazione presentata per ottenere il finanziamento. Catone è anche coinvolto nel fallimento dell'Abatec, azienda di Chieti di cui Catone era amministratore. Avrebbe dovuto produrre macchinari ad alta tecnologia per la lavorazione dei pannolini, ma viene dichiarata fallita dopo un aumento di capitale deliberato prima ancora che fossero sottoscritte le quote sociali; sono sparite tramite il sistema delle scatole cinesi attuato da una manciata di società off shore. Per queste vicende Giampiero Catone è stato rinviato a giudizio. Per il caso quello per Abatec, il giudice definisce il gruppo all'opera «associazione a delinquere Catone». I reati di cui viene accusato vengono in seguito estinti grazie alla prescrizione..."

Ritorniamo alla domanda: che cazzo ci faceva, uno così, nel partito di Fini? ma allora in questi fascisti c'è una irresistibile coazione a ripetersi in peggio... Avete presente cosa sta succedendo nell'amministrazione capitolina? Ogni giorno ne viene fuori una nuova.

E veniamo alla Polidori: a sorpresa, vota a favore di Berlusconi, e poi sparisce imbarazzata. Azionista della mitica CEPU, che agli occhi di Berlusconi gode dello stesso prestigio del MIT. Ma, molto più importante, con un'azienda di famiglia che fa opere stradali e ferroviarie. Unico committente possibile: l'amministrazione pubblica. Barbareschi si affretta a dire che la Polidori è stata minacciata. Vero o falso? Se è falso, perchè il governo B. non ha fatto una piega, e non ha preannunciato querele? Perchè la Polidori non ha smentito? Se è vero, perchè Barbareschi non ha prodotto le prove, inguaiando Berlusconi?

E veniamo ai transfughi dell'IdV: quante volte abbiamo sentito Tonino urlare "noi dell'Italia dei Valori", con l'aggiunta di frasi tipo "gli unici che non abbiamo niente da nascondere", "gli unici che fanno opposizione a Berlusconi"? Ebbene, oggi il governo sarebbe caduto se due IdV non avessero fatto il salto della quaglia, per motivi che molti sospettano abietti: grana. Sconosciuto agopuntore in quel di Barcellona Pozzo di Gotto, lo ritroviamo (ma non c'è nel suo curriculum) assessore per CCD, quindi improvvisamente deputato di Tonino. Oggi si scopre che era (e si sapeva da un pezzo, proprietario di 7/8 case ipotecate, e con alcune centinaia di migliaia di euro di debiti. Quindi molto sensibile ai soldi. Tonino ne sapeva niente? Se per i suoi candidati desse uno sguardo, di routine, al casellario giudiziario, qualcosa avrebbe trovato, come lo ha trovato [Il Fatto Quotidiano].

Su questo articolo, esiste una miniera di altri links, MOLTO interessanti. Ma il fatto è che Tonino era ufficialmente informato di questo curriculum già da quattro mesi.

Per finire, il prode Antonio Razzi, anche lui con un curriculum, verrebbe da dire, da Italia dei Valori:

"...Lascia l'Abruzzo nel 1965 emigrando in Svizzera [...] È presidente e socio fondatore del Centro Regionale Abruzzese di Lucerna dal 1977. Fino al 2007 è stato anche presidente della Federazione emigrati abruzzesi in Svizzera; l'associazione ha in seguito avviato un procedimento penale in Svizzera, tuttora in corso, contro Razzi, per uso personale dei fondi dell'associazione, e in relazione ai fondi destinati dalla regione Abruzzo per l'alluvione di Lucerna del 2005. Avrebbe incassato, per i danni alla sede dell'associazione, sia il rimborso delle assicurazioni svizzere, che i fondi ricevuti dal governo italiano come associazione, mentento ad entrambi, ed affermando di non aver ricevuto altri fondi. Alle elezioni politiche del 2006 viene eletto alla Camera dei deputati nella lista dell'Italia dei Valori nella Circoscrizione Estero - Europa e confermato alle elezioni politiche del 2008. Chi volesse rinfrescarsi la memoria su chi sia Antonio Razzi, può leggere o rileggere [questo post], che è molto, ma molto istruttivo. Ancora una volta: ma come seleziona, Tonino, le sue "classi dirigenti"?

Ora, a costo di inimicarmi qualche altro fan di Tonino, riprenderò in mano il dossier di MicroMega, per vedere quanti altri Razzi inesplosi ci sono ancora, nell'arsenale dell'Italia dei Valori. E' stata tutta e solo fatalità, la contabilità della giornata di ieri?

Tafanus (15 dicembre 2010)

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