sabato 11 dicembre 2010

Verso il 14 dicembre

Poema della vanga.
Assange, il Vaticano, gli Egiziani e i pescecani.

Grida, tamburi. Le masse
marciano verso il fatale
quattordici. Mille pale
battono sulle grancasse
tra fremiti di vaiasse.
E Lui, che le sta guidando,
matura un dubbio tremendo,
E marciando si domanda:
“Ma sono io che comando
O loro che stan spingendo?”

Ma sospendiamo la forza
Di questa immagine vivida
Per una sintesi ripida
Dei fatti dei giorni scorsi.
Salendo il duro percorso
D’una gimkana ad ostacoli
Tra politica e spettacolo,
Renzi, da buon concorrente,
in Arcore brevemente
s’inginocchia a un tabernacolo.

“Quel sindaco postmoderno
Adesso sta esagerando!”
Dice Bersani, lanciando
La piazza contro il governo.
(Paradossi dell’inverno:
i comunisti in cammino
per dare una mano a Fini.
Ricordo con simpatia
La famosa egemonia
Operaia e contadina.)

Assange, quel sovversivo,
è stato imprigionato
per avere copulato
con due svedesi. Il motivo?
Non usò preservativo.
Di fatto, prove alla mano,
Ha agito da buon cristiano.
E troverei più che giusto
che a metter le cose a posto
intervenga il Vaticano.

Se troppo pesce si pesca
nel mare rosso egiziano,
capita che un pescecane
si divori una tedesca.
Con arroganza grottesca,
le autorità egiziane
condannano il pescecane;
che con feroce snobismo,
alla faccia del turismo
continua ad avere fame.

Alla Scala si rinnova
Il mitico psicodramma
Inventato da Capanna
Quel giorno che lanciò l’ova.
Puntuale si ritrova
La carica del celerino,
nel salotto meneghino.
Poi volano le Walkirie!
Nani, cavalli, un delirio
che ci vorrebbe Arbasino.

E le Walkirie gridando
Volan da Lui, che marciando
Andava rimuginando:
“…ma se non li sto guidando,
Dov’è che mi stan portando?”
E intorno sente imprecare,
stramaledire, gridare;
fin quando vide, inattesa,
Sullo sfondo, bruna e rosa,
Un’Arena circolare.

Si dirigevano lì,
quasi impercettibilmente,
Facendo finta di niente.
Ma era davvero così.
Verdini gli ripulì
Il colletto, poi Bondi
Spolverò i tacchi. Una bionda
Le palle. Lo rassettavano.
E intanto lo indirizzavano
Verso l’Arena rotonda.

Era un’arena nel sole,
Era una Plaza de Toros,
Di quelle che usano loro,
I nostri amici spagnoli.
Trombettine e banderuole,
Colori pennacchi e grida;
La sangre che porta vida,
La frenesia di aspettare
Qualcuno da macellare:
In sostanza, la Corrida…

David Riondino (Il Fatto Quotidiano)

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