martedì 18 gennaio 2011

Casanova Giacomo (1725-1798)

Quando il bagnino delle spiagge adriatiche si avvicina alla Frulein e l'invita a vedere l'eclissi dietro i capanni, la risposta arriva monotona e ineluttabile: Tu Casanova, tu bandito dell'amore. Quando il giovane scrittore Maksim Gor'kij va a trovare il vecchio Lev Tolstoj e il discorso cade sugli italiani, il giudizio del creatore di Anna Karenina è sprezzante: gentaglia che mette al mondo e manda in giro soprattutto tipacci come Cagliostro e Casanova.Ciarlatano, mago, istrione, falso cavaliere di Seingalt, l'avventuriero veneziano è sempre, in un certo senso, il simbolo del grande amatore: un connazionale da esportazione ma, secondo la testimonianza del principe di Ligne, era brutto - però evidentemente piaceva. Secondo il conto degli esperti devono essere annoverate al suo attivo 116 conquiste, ma avrebbe raggiunto, quanto a rapporti, quota 3000. Umiliato addirittura da un belga, il romanziere Georges Simenon: ha dalla sua 500 opere e ha fatto l'amore con 10.000 donne, 6000 erano professioniste. Una volta venne a Milano a trovare il suo editore Arnoldo Mondadori. Toccò ad Alfredo Panicucci, un redattore di Epoca, accompagnarlo in giro per la città. Il mattino dopo gli chiedemmo come avevano passato la serata: Mi ha chiesto raccontò Panicucci dove si potevano trovare delle belle puttane. Federico Fellini, che a Casanova ha dedicato un film memorabile, dove sull'erotismo si distende il cupo senso della morte, lo giudica impietosamente: Un pupazzone che andava in giro con ventidue orologi addosso, una specie di fascista che concepiva il sesso come competizione, e che si muoveva in ambienti piccoli, giarrettiere, ciprie, tricorni, ventagli, con qualcosa di animalesco, di molle, di femmineo: un eroe della letteratura galante, mai diventato uomo. Nel finale della pellicola, balla tristemente con una grande bambola: Una vita, dice Federico, consumata per la facciata. A tavola ha gusti grossolani: selvaggina, triglie, anguille, granchi, ostriche, formaggi forti, ritenuti forse cibi afrodisiaci; a letto ha spiccate predilezioni: Ho sempre constatato scrive nelle Memorie che quelle che amavo sapevano di buono, e più la traspirazione era gagliarda, più mi sembravano soavi. Non ha pregiudizi né ambizioni; inventa la parola manostuprazione, si concede qualche abbandono al feticismo: Baciai le mutandine che avevano nascosto alla mia vista le sue tenere meraviglie; non disdegna le ammucchiate: le due amiche cominciarono i loro lavori con un furore che parevano tigri vogliose di sbranarsi. Non lo sgomenta neppure l'ipotesi, e la pratica, dell'incesto: Gli incesti, soggetti eterni delle vicende greche, invece di farmi piangere mi fanno ridere, ma ha anche slanci sentimentali: Bacio l'aria perché ti avvolge. Ha anche insospettabili delicatezze; usa il preservativo, detto pelle morta, sempre che la dama gli assicuri che, nonostante l'impedimento, trovi l'esibizione completamente all'altezza della fama di Giacomino. Che qualche numero doveva pure averlo, se tra le sue frequentazioni figurano Voltaire, Caterina di Russia, Federico il gran re prussiano e anche Madame Pompadour, che affrontò in una sapida conversazione. - Da dove viene? gli chiese la signora. - Da Venezia. - Arriva veramente da laggiù? - Venezia, madame, non è laggiù, ma lassù. Non aveva illusioni; ricorda con simpatia la disinibita ragazza Sgualda: Elle me donnait de l'amour, et je lui donnait de l'argent. Pari. E’ morto, in miseria, in un castello boemo, dileggiato dai servi. Parlava, parlava, ma non gli credevano.

Enzo Biagi (I come italiani - 1993 - Rizzoli)

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