sabato 15 gennaio 2011

La fede comportava divinità da venerare più in celebrazioni pubbliche che nell'intimo della coscienza.

Da parte loro, i briganti trovavano nell'aperta complicità del clero una legittimazione nobilitante. La loro ingenua religiosità, fatta di credenze ataviche, mentalità e riti ereditati da secoli, accolse festosamente l'ambita protezione spirituale. Nelle tasche delle loro giacche non mancavano mai ritratti sacri e santini vari, prove sicure di una viscerale fede popolare. Come accade ai mafiosi di oggi - che passano con disinvoltura dal kalashnikov all'ostia consacrata, alternando omicidi e preghiere - anche i briganti non sentivano incoerenti le loro azioni con i precetti evangelici. Era un'autentica idolatria , fatta di venerazione fanatica di oggetti e immagini, perpetuata dalla ripetizione di riti e pratiche devozionali. ........... La fede comportava divinità da venerare più in celebrazioni pubbliche che nell'intimo della coscienza. Non a caso, nel sud arcaico dove prolifera il brigantaggio, la religiosità ha una coreografia barocca, fatta di processioni mariane, apparizioni miracolistiche, pellegrinaggi rituali: una catena di eventi e suggestioni molto più prossime al paganesimo che alla cristianità. La Chiesa sa di rafforzare la propria autorità anche attraverso queste forme elementari di devozione collettiva, ora minacciate dalla modernità.

Giordano Bruno Guerri (da "Il sangue del sud - Antistoria del risorgimento e del brigantaggio" - 2010 - Mondadori)

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