venerdì 18 febbraio 2011

Attenti al lupo.

Scarpinata Assunta Serena, coniugata con Max Cavolata, tranquilla impiegata nell’industria “Blasonata Storica”, un giorno udì finalmente pronunciare da qualcuno la fatidica frase: “occhio, sono arrivati gli Ispettori”.“Era ora”, pensò però in cuor suo Assunta, continuando nel monotono tran tran quotidiano; lo stesso dissero molti colleghi del settore assemblaggio e, in un afflato all’unisono, tutto lo stabilimento si riconobbe nella pittoresca esternazione d’Innocenza Imprudente che disse: “così finalmente i capi la finiscono di rompere i coglioni con richieste d’approfondimenti, chiarimenti e precisazioni che dovrebbero far parte della loro professionalità collegata all’operatività ordinaria e che, invece - esclusivamente per loro vantaggi - riemergono come per incanto e con frenesia solo in prossimità e nel corso delle preannunciate visite”.
Assunta Serena pensò anche che fosse naturale e legittimo fare in modo che la casa appaia smagliante ed evidenzi un totale ordine, quando si attendono ospiti, ancor di più se di riguardo e attendano a “visite fiscali”.
Nell’occasione Assunta Serena scoprì in taluni soggetti insospettabili freschezze e simpatie prima nascoste, riscontrò praticità in euforici ed autonomi interventismi fino ad ieri sollecitati; il tutto mentre splendidi sorrisi, a 360 denti, si sprecavano nella fabbrica e uno strano perbenismo infiorava i rapporti interpersonali: “mi scusi”, “prego”, “mi permetta”, “la ringrazio”, “molto gentile”, “si figuri”, “non s’incomodi”.
Assunta Serena Scarpinata, in Cavolata, osservò però che non tutti i suoi colleghi capivano pienamente gli eventi; taluni apparivano stralunati, intontiti, interdetti. Notò in alcuni comportamenti e sguardi a lei ben noti, che aveva tristemente sperimentato e letto negli occhi dei suoi teneri bambini - sostanzialmente affidati, durante l’orario di lavoro, a terzi fin dalla nascita - quando talvolta aveva tentato di esternare loro delle inusuali carezze alla presenza di ospiti.
Gli innocenti, come quei colleghi oggi, abituati all’ordinaria indifferenza o, peggio, a ricevere dalla madre stanca violente reazioni isteriche - e non sempre giustificate - restavano pressoché imbambolati; qualche volta, temendo anche di peggio, avevano anche alzato istintivamente le braccia in un atteggiamento di naturale difesa.
Grazie a questo la navigata Assunta Serena aveva scoperto come tanti traumi giovanili sottostavano al comportamento di molti adulti, accertato l’attualità della questione e riconosciuto la presenza del fenomeno anche nello stabilimento ove lavorava.
Negli anni, dai vari settori della catena cui era stata via via adibita, aveva scoperto l’arte delle infinite tecniche in uso per la caccia agli allocchi: visto lanciare lenze con esche luccicanti, distribuire molte caramelle, osservato più colleghi rifiutarle, cercarle, raccoglierle, gustarle; aveva individuato preferenze, ascendenti, protezioni ed anche eccessi, abusi, soprusi.
Pure nelle favole che si raccontano ai bambini i gatti e le volpi adulano e nelle occasioni critiche si defilano.
Nella circostanza, come per incantesimo, i maiali smisero di grugnire, i caproni controllarono i naturali istinti, i lumaconi viscidi rientrarono nei loro angusti gusci, i leoni si camuffarono in splendidi e affidabili gatti. Inoltre, i cani latranti furono isolati o dotati di museruola e, mentre i muli continuavano a far girare la ruota del frantoio, le belanti pecore - pascolando - attesero il periodico passaggio della “piena” (“calati junco ca passa la china”).
Da subito, con tempestiva prontezza, gli ambienti della fabbrica furono impregnati di pungenti profumi e super dosi di deodoranti, utili a neutralizzare ogni traccia degli abusati servizi igienici.
Intanto si sentiva chiedere: quanti sono? Come si chiamano? Come ti sembrano a prima vista? Ne conosci qualcuno? Che anzianità hanno, che grado, da dove vengono? Quello c’era già stato l’altra volta; ………. e come è andata? Secondo te, secondo la tua esperienza, quando verranno da noi? Quanto staranno? Cosa chiederanno? Con chi si relazioneranno? Quanto durerà questa farsa? Anche questa volta .……. se la sta scapolando! Che porcata, per evitare “la verifica” della supervalutazione annuale!
Da giovane Assunta Serena era stata anche lei un’idealista. Pulita nei pensieri, auspicava la prevalenza dei sani principi e aveva pure lei guardato con ammirazione le poche mosche bianche; quegli sparuti onesti superiori che praticavano convinti l’assoluta trasparenza nella gestione; aveva immaginato una giustizia imparziale e trionfante in un tempo galantuomo. Oggi era una disillusa come tanti; il passare degli anni e le molte esperienze l’avevano portato ad un approccio pragmatico.
La maturità illumina e ridimensiona gli idealismi: i suoi nuovi credi erano “carpe diem”, “testa che non parla si chiama cucuzza”, “aiutati che iddio t’aiuta”.
Ormai Assunta Serena, conosceva i ritmi, riconosceva gli uomini, prevedeva gli eventi. Sapeva bene che pure stavolta avrebbe incontrato i “verificatori” e sapeva pure che oggi, interpellata, avrebbe certamente risposto, pur sapendo di mentire, “va tutto bene”, estasiando così gli interlocutori “avvezzi”. In verità conosceva l’andazzo, sapeva che quelli apprezzavano il sentire affermare che “è tutto ok, che il prezzo è giusto, l’ambiente splendido, il Capo paterno ed il pasto abbondante”. Sapeva pure che avrebbero glissato furbescamente sulle cose risapute ed anche a loro note, improvvisando ogni astuzia per far finta di nulla e aggirare ogni ostacolo.
L’esperienza le aveva insegnato che i “raccomandati” non vengono mai minimamente scalfiti e che i fatterelli incresciosi rimangono squallidi pettegolezzi non degni d’attenzione: “non meritevoli di alcun credito”.
I Verificatori avrebbero certificato, in ultimo, la normalità “virtuale”, peraltro facilitata dall’analitica revisione attuata con professionale cura dallo “staff” dello stesso stabilimento, da tempo mobilitato nell’attesa dell’ineludibile e scontata visita (oltremodo preannunciata in relazione alla complessità della struttura produttiva e dai tanti accadimenti lavorativi e non, succedutisi dopo l’ultima “formale” verifica).
Assunta Serena, più realista del re, circa il proprio status sapeva già che era difficile sperare in cambiamenti spontanei, che occorreva quindi attivarsi, darsi da fare e trarre il massimo vantaggio dall’occasione, anche perché il ciclo continua e – finiti i controlli - sarebbe tornato tutto come prima, salvo che per marginali “regolamenti di conti” con gli eventuali ingenui o impuniti “delatori” che gli stessi Ispettori avrebbero provveduto a segnalare, puntuali, ai “responsabili” dello stesso stabilimento.
Il tempo trascorse e, a conclusione delle verifiche, secondo ogni previsione i “Nostri” certificarono la sostanziale bontà della produzione e l’ottima organizzazione dell’impianto ….. e “soddisfatti” andarono via.
Il Capo dello stabilimento tirò l’ennesimo respiro di sollievo e pensò ad alta voce: “e anche questa è fatta”.
In virtù del rinnovato marchio di qualità la struttura continuò nel suo ciclo produttivo e, secondo lo “standard” consolidato, riesumò la prassi “ordinaria” precedentemente sospesa.
Furono altresì riaperti i recinti dei cani latranti, si riudirono porci grugnire, cessata la pioggia riapparvero tracce di “lumache e crastuna“, i branchi di leoni - annusata la dipartita dei vigilantes – al comando del capobranco ripresero a razziare con rinnovato vigore e senza alcun freno nella definita riserva di caccia.
Assunta Serena intanto mise a frutto l’ulteriore esperienza: questa volta non aveva perso l’autobus. Separata, di fatto, dal marito idealista, Max Cavolata, cominciò a frequentare assiduamente un più tranquillo e facoltoso compagno, Fedele Lucrezio, di molti anni più vecchio.
Oggi ha raggiunto molti degli obiettivi che l’avevano frustrata e che da tempo agognava. Ha cambiato radicalmente il suo “status” lavorativo, cura di più l’immagine.
Inoltre, conduce una vita intensa, si sente pienamente realizzata, coltiva molti interessi, fa equitazione, legge di più, va a teatro, viaggia spesso e, contrariamente a prima, non sempre dorme a casa.

(C.V)



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