martedì 8 febbraio 2011

UNA DOMENICA AD ARCORE

Ieri, domenica 6 febbraio 2011, era una bella giornata quasi primaverile; un lieve alito di vento ed il sole splendente avevano spazzato via quella cappa di grigio che per settimane gravava sulla pianura padana. Migliaia di persone ci siamo dati tacitamente appuntamento ad Arcore, ai limiti meridionali delle splendide colline brianzole, per manifestare il nostro disappunto, o peggio la nostra indignazione, contro il malgoverno ed il malcostume che caratterizzano l'attuale momento politico e sociale, la cui responsabilità non può che ricadere innanzitutto su chi è investito del mandato di governare il Paese, cioè l'on. Silvio Berlusconi. Villa San Martino, ad Arcore, è la sua residenza privata. Come noto, è lì che egli è solito trascorrere i suoi fine-settimana. Di ciò che succede a Villa San Martino parecchio si è detto e si è scritto in questi giorni. Se tutto ciò che emerge dalle intercettazioni delle giovani ospiti di Villa San Marino corrispondesse al vero ne uscirebbe fuori una figura di Presidente del Consiglio non certo consona al dovere di governare il Paese con disciplina e onore, così come recita l'articolo 54 della Costituzione, sulla quale, peraltro, egli ha prestato giuramento di fedeltà. E' dunque lì che ieri pomeriggio ci siamo concentrati in migliaia per chiedere a gran voce le sue dimissioni e dire "basta" ad un Capo del Governo che, pur nella presunzione di non aver commesso alcun fatto di rilevanza penale, con i suoi comportamenti, agli occhi dell'opinione pubblica nazionale e internazionale, lede la credibilità delle istituzioni, gli interessi del Paese e la dignità di tutto il popolo italiano. Siamo gente normale, giovani coppie con bambini al seguito, studenti, docenti, lavoratori, precari in cerca di uno straccio di lavoro, pensionati, tantissimi anziani, peraltro memori di un ventennio che vorrebbero poter dimenticare e che, invece, torna ad agitarsi nelle loro menti come uno spettro. Gente tranquilla che manifesta la propria indignazione in modo del tutto pacifico, che grida una sola parola "DIMETTITI", perentoria, inappellabile sentenza di sfiducia nei confronti del Capo di un Governo di cui risulta ormai conclamata l'incapacità di gestire la complessità dei problemi che attanagliano un grande Paese, non i suoi personali, bensì quelli di milioni di cittadini, quotidianamente alle prese con gravi ed impellenti esigenze di sussistenza, di lavoro e di studio. Fra il cancello d'ingresso a Villa San Martino, e noi, poveri comuni mortali che agitiamo cartelli e striscioni al grido di "DIMISSIONI...DIMISSIONI..", intercorre uno spazio di circa 200 metri, debitamente presidiato da uno sbarramento di carabinieri appollaiati alle transenne, con fare quasi annoiato. Uno spazio necessario e sufficiente per tenerci a debita distanza da quel palazzo del potere, immagine e simbolo di una nuova Versailles, dove il principe è solito allietare se stesso ed i suoi cortigiani in rilassanti cene di beneficenza/magnificenza/magnanimità. Al tramonto la gran parte di noi, lanciando un ultimo sguardo di riprovazione veso quel cancello sbarrato, ce ne torniamo a casa, con la stessa compostezza con la quale eravamo arrivati. Eppure, si sa, fra la gran parte della gente adusa a manifestare il proprio pensiero, persino la propria indignazione, in modo pacifico, financo ironico e giocoso, nel tepore primaverile di un pomeriggio di festa, c'è sempre qualche guastafeste, qualche testa calda che accarezza il sogno di poter provocare la scintilla del disordine, della sommossa, della rivoluzione. Così, d'improvviso, i bastoni dei cartelli e le bottiglie di birra servite a dissetare migliaia di gole urlanti diventano oggetti contundenti. Prontamente le divise, noiosamente appollaiate alle transenne, si trasformano in un muro di scudi, caschi e manganelli. E purtroppo, ciò che rimane nelle cronache giornalistiche di una mezza giornata di festa è quella mezz'ora di gazzarra, con lanci di bottiglie ed insulti di cui si può ben immaginare il tenore da parte di gente adusa a provocare disordini, qualche manganellata, qualche decina di contusi ed un paio di arresti. Ringraziamo, dunque, questo sparuto gruppo di facinorosi, per aver dato alla casta un'insperata opportunità di strumentalizzare in modo negativo una pacifica manifestazione di dissidenza, e di nascondere, in tal modo, la propria incapacità ed il diffuso malessere che serpeggia in modo sempre più palese in gran parte dei cittadini.

Roberto Li Castri

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.