Era una mattina nata col vento. Le onde alte si rompevano in fragorose scrollate, nella risacca color ghiaccio. Era un mare forte e giocoso, come un cavallo giovane. E i bambini lo affrontavano con urla e risa, si lasciavano sommergere dalle onde, le attraversavano con grida, ne uscivano trionfanti. Le schiene abbronzate apparivano e scomparivano nella spuma. Genitori, nonni, fratelli li controllavano perché non si allontanassero, nell'aria limpida risuonavano avvertimenti allegri o arrabbiati. Una bimba uscì piangendo dal mare, a un ordine più deciso e squillante della madre. Tre ragazzi eccitati presero la rincorsa per tuffarsi di colpo, e un'onda li rimandò indietro con uno schiaffone. Un uomo, all'ombra dello spalto bianco di arenaria, osservava con stupore e allegria.
Non aveva figli. Aveva avuto una moglie, ma gli anni erano passati e, senza sapere perché, un giorno avevano cominciato a parlarne come di una cosa lasciata indietro, non più possibile. L'uomo non aveva una particolare predilezione per i bambini: aveva dei nipoti, qualcuno simpatico qualcuno odiosetto. Ma i giovani e audaci delfini di quella mattina gli piacevano. E strani pensieri gli nuotavano in testa, leggeri e gravi, proprio come il mare che fingeva una tregua e poi si animava in sequenze di tre, quattro onde più grandi. Una di queste arrivò ai suoi piedi, fino a bagnargli i sandali. Era l'unico bagnante solitario, tra coppie, famigliole e tribù sotto fungaie di ombrelloni. Ma si sentiva bene, come fosse tornato giovane, e si godeva ogni immagine di quella giornata, fino al lontano orizzonte.
Improvvisamente, sul tratto di spiaggia davanti a lui, apparve una donna. Era magra e abbronzata, il vento le scompigliava i capelli e camminava con passi svelti. Guardava il mare inquieta. L'uomo capì subito perché. La donna non vedeva più tra le onde la figlia. Non scorgeva la cuffietta, il colore del costume, il profilo lontano, qualcosa di unico e prezioso che avrebbe potuto calmarle l'affanno del cuore. Perciò chiamava un nome a voce alta, sempre più forte. Alcuni bagnanti si avvicinarono, e lei indicava lontano. Il frastuono del mare copriva le sue parole. Solo quel nome, ogni tanto, risuonava chiaro e doloroso, e gli faceva eco il lamento di un gabbiano. Finché la donna si fermò nel punto più luminoso della spiaggia, una chiazza abbagliante di granelli di quarzo, e sembrava non avesse più la forza di muoversi, né di gridare. In quel preciso istante, l'uomo vide qualcosa di inspiegabile. Il ghiaccio azzurro delle onde si sommò al candore della sabbia e al fuoco del sole, e ne nacque una zona di luce abbacinante, la muta esplosione di una stella. In questo bagliore la snella figura della donna sembrò torcersi e dividersi in due, due corpi gemelli che sbocciarono e si separarono.
Una donna corse subito verso levante, incontro alla figlia che usciva dall'acqua. La abbracciò e pianse, tenendola in braccio. Nello stesso tempo, un'altra identica donna correva dalla parte opposta, verso un gruppo di persone radunate sul bagnasciuga, chine sopra qualcosa, mentre una vecchia si metteva le mani nei capelli.
Un attimo prima il mondo era uno solo. Ora niente era diverso come quei due mondi, nati in quell'istante. L'uomo non riuscì a fare un passo, non capì se doveva andare da una parte e sorridere alla madre e alla figlia ritrovata, o correre dall'altra a guardare se era accaduto davvero qualcosa di terribile.
Un'onda luminosa, alta azzurra, sorse dal mare, si innalzò come un cielo liquido sulla sua testa, l'uomo chiuse gli occhi. Quando si svegliò era già notte, e la spiaggia era deserta. Non sapeva quale dei due mondi esisteva ancora. E in quale dei due viveva. Ed ebbe paura.
Stefano Benni (La Grammatica di Dio - Storie di solitudine e allegria - 2007 - Feltrinelli)
Non aveva figli. Aveva avuto una moglie, ma gli anni erano passati e, senza sapere perché, un giorno avevano cominciato a parlarne come di una cosa lasciata indietro, non più possibile. L'uomo non aveva una particolare predilezione per i bambini: aveva dei nipoti, qualcuno simpatico qualcuno odiosetto. Ma i giovani e audaci delfini di quella mattina gli piacevano. E strani pensieri gli nuotavano in testa, leggeri e gravi, proprio come il mare che fingeva una tregua e poi si animava in sequenze di tre, quattro onde più grandi. Una di queste arrivò ai suoi piedi, fino a bagnargli i sandali. Era l'unico bagnante solitario, tra coppie, famigliole e tribù sotto fungaie di ombrelloni. Ma si sentiva bene, come fosse tornato giovane, e si godeva ogni immagine di quella giornata, fino al lontano orizzonte.
Improvvisamente, sul tratto di spiaggia davanti a lui, apparve una donna. Era magra e abbronzata, il vento le scompigliava i capelli e camminava con passi svelti. Guardava il mare inquieta. L'uomo capì subito perché. La donna non vedeva più tra le onde la figlia. Non scorgeva la cuffietta, il colore del costume, il profilo lontano, qualcosa di unico e prezioso che avrebbe potuto calmarle l'affanno del cuore. Perciò chiamava un nome a voce alta, sempre più forte. Alcuni bagnanti si avvicinarono, e lei indicava lontano. Il frastuono del mare copriva le sue parole. Solo quel nome, ogni tanto, risuonava chiaro e doloroso, e gli faceva eco il lamento di un gabbiano. Finché la donna si fermò nel punto più luminoso della spiaggia, una chiazza abbagliante di granelli di quarzo, e sembrava non avesse più la forza di muoversi, né di gridare. In quel preciso istante, l'uomo vide qualcosa di inspiegabile. Il ghiaccio azzurro delle onde si sommò al candore della sabbia e al fuoco del sole, e ne nacque una zona di luce abbacinante, la muta esplosione di una stella. In questo bagliore la snella figura della donna sembrò torcersi e dividersi in due, due corpi gemelli che sbocciarono e si separarono.
Una donna corse subito verso levante, incontro alla figlia che usciva dall'acqua. La abbracciò e pianse, tenendola in braccio. Nello stesso tempo, un'altra identica donna correva dalla parte opposta, verso un gruppo di persone radunate sul bagnasciuga, chine sopra qualcosa, mentre una vecchia si metteva le mani nei capelli.
Un attimo prima il mondo era uno solo. Ora niente era diverso come quei due mondi, nati in quell'istante. L'uomo non riuscì a fare un passo, non capì se doveva andare da una parte e sorridere alla madre e alla figlia ritrovata, o correre dall'altra a guardare se era accaduto davvero qualcosa di terribile.
Un'onda luminosa, alta azzurra, sorse dal mare, si innalzò come un cielo liquido sulla sua testa, l'uomo chiuse gli occhi. Quando si svegliò era già notte, e la spiaggia era deserta. Non sapeva quale dei due mondi esisteva ancora. E in quale dei due viveva. Ed ebbe paura.
Stefano Benni (La Grammatica di Dio - Storie di solitudine e allegria - 2007 - Feltrinelli)
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