L'INCHIESTA - L'inchiesta parte dal decreto legge sull'Abruzzo, che assegna alla ricostruzione post terremoto fondi provenienti dai giochi online. Attività che hanno avuto un grosso sviluppo anche per il ritorno d'immagine dovuto alla finalità benefica. Il servizio di Sigfrido Ranucci andato in onda domenica 30 ottobre ha però svelato che solo una parte dei fondi destinati allo Stato finisce ai terremotati e al commissariato per la ricostruzione. «Le entrate dai giochi sono 500 milioni l’anno - ha riassunto Ranucci - le uscite, circa la metà. Un gioco di parole e il risultato per L’Aquila, a distanza di due anni e mezzo dal sisma, è questo. E non dipende solo dalla carenza di fondi». Si capisce quindi che il business è redditizio. Inoltre anche un'azienda riconducibile alla famiglia del premier si è fatta avanti per conquistare un proprio spazio nel mercato. «L’ultima, è arrivata a giugno - prosegue l'inchiesta - si chiama Glaming. E di chi è la Glaming? Il 30% del Gruppo Bassetti, il 70 di Mondadori, società che è del Presidente del Consiglio». Ma Report parla anche di una fiduciaria, dai titolari ignoti: «Secondo una normativa antimafia andrebbero dichiarati i nomi dei fiduciari», aggiunge Ranucci. «Eppure in questo caso i nomi dei fiduciari sono sconosciuti». La concessione risale a giugno. Le nuove norme sono state emesse a luglio, quindi nessun obbligo. Infine l'inchiesta dà conto dei benefici contabili trasferiti dalla Glaming alla Mondadori, in «difficoltà finanziaria». Ed è su quest'ultimo passaggio che si appuntano le principali contestazioni della Mondadori.
LA QUERELA - La querela contro la trasmissione di Raitre è stata annunciata a stretto giro: «Per tutelare i propri interessi illecitamente lesi, così come quelli di tutti gli azionisti». Il comunicato dell'azienda presieduta da Marina Berlusconi chiarisce qual è, a parere dei legali Mondadori, il passaggio diffamante: «Di particolare gravità per una società quotata sono le affermazioni tese a rappresentare una situazione finanziaria critica, anche a seguito di un presunto risarcimento di 564 milioni di euro alla Cir. Falsità evidentemente volute atteso che sarebbero bastate alcune elementari verifiche per evitarle». La casa editrice specifica che «non è Mondadori ma Fininvest la controparte nel contenzioso con Cir» e che quindi non è a suo carico «l'onere finanziario». Inoltre, prosegue la nota, «la situazione di indebitamento Mondadori non solo non è critica, ma è significativamente migliorata negli ultimi anni come si può facilmente evincere dalla lettura dei bilanci del Gruppo». Infine, secondo la casa editrice, «la tecnica del 'cash pooling' (accentramento presso una società di un gruppo la gestione delle disponibilità finanziarie dell'intero gruppo, ndr) è impropriamente ed artatamente evocata».
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