Dunque, se manterrà la prima promessa in vita sua, B. si dimetterà oggi, dopo l’approvazione della legge di Stabilità. E domani Monti riceverà l’incarico di formare il governo, in tempo per la riapertura delle Borse, che festeggeranno l’avvento di Super Mario Bros con balocchi, profumi e maritozzi.
Del resto non sono stati gli italiani a cacciare il Cainano (tantomeno Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), ma la Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni. La prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento.
Dunque è soprattutto ai liberatori stranieri che il governo Monti piace e deve piacere. Non certo a un popolo che ancora tre anni fa dava il 40% alla Banda B&B e il 34 al Partito Disperati. Il programma del nuovo governo, scritto in francese e tedesco senza testo italiano a fronte, è ancora un mistero per tutti. Ma tutti gli italiani sani di mente devono augurarsi che venga realizzato. Anche perché, se ci giochiamo pure Monti, è finita.
Se siamo a questo punto, è per il disastro finanziario internazionale, che non è solo colpa nostra, e per il disastro nazionale chiamato B., che è solo colpa nostra (anzi di chi l’ha votato, sostenuto e coperto). Contro il disastro internazionale Monti non può far nulla. Ma contro il disastro nazionale può far molto, non foss’altro perché non si chiama B., anzi ne è l’antitesi antropologica. Difficile immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra, Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono.
Ma il materiale politico e umano con cui dovrà fare i conti è lo stesso che ha dato prova di sé negli ultimi tre anni. Siamo sicuri che questa ciurma approverà le misure “lacrime e sangue” solo perché a proporle non è più B., ma Super Mario Bros, per giunta in piena campagna elettorale? Se davvero Monti è l’ultima spiaggia, non sarebbe meglio andare subito al voto come in Spagna e dar modo a chi ha osteggiato B. in tempo utile (Pd, Idv, Udc, Fli, Sel) di presentarsi agli elettori con Monti candidato premier e un programma di pochi punti per deberlusconizzare il Paese (patrimoniale, tagli alle caste, galera per evasori, corrotti e cricche, legge sui conflitti d’interessi, riforma della Rai e del sistema elettorale) da realizzare in due anni, e poi tornare alle urne con la destra che fa la destra e la sinistra che fa la sinistra? Così Monti avrebbe buone speranze di fare ciò che serve. Cosa che oggi, con questo Parlamento, è quasi impossibile visto che, senza B., il governo non nasce neppure.
L’unico che pare averlo capito è Di Pietro, che conosce B. dunque sa bene che, se appoggerà Monti, non lo farà gratis: pretenderà garanzie per le sue aziende e i suoi processi, imponendo il solito Letta come vice e altri manutengoli alla Giustizia e alle Comunicazioni. Infatti su Di Pietro è partita la solita campagna, che va dal Quirinale al Pd, dal Corriere a Repubblica, per trascinarlo nel Grande Inciucio aizzandogli contro la “base”.
Resta da capire per quale strano motivo chi ha combattuto B. dovrebbe andare al governo con B., e per giunta da gregario, visto che l’Idv non è determinante mentre B. sì. La Costituzione dice che, prima di sciogliere le Camere, il capo dello Stato verifica se esista una maggioranza diversa: non che la crea lui. E poi quando mai s’è visto un governo con tutti dentro e nessuno all’opposizione? La democrazia è fatta di maggioranze che governano e minoranze che controllano. Se nessuno controlla, non si chiama democrazia. Si chiama in un altro modo.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2011)
Del resto non sono stati gli italiani a cacciare il Cainano (tantomeno Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), ma la Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni. La prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento.
Dunque è soprattutto ai liberatori stranieri che il governo Monti piace e deve piacere. Non certo a un popolo che ancora tre anni fa dava il 40% alla Banda B&B e il 34 al Partito Disperati. Il programma del nuovo governo, scritto in francese e tedesco senza testo italiano a fronte, è ancora un mistero per tutti. Ma tutti gli italiani sani di mente devono augurarsi che venga realizzato. Anche perché, se ci giochiamo pure Monti, è finita.
Se siamo a questo punto, è per il disastro finanziario internazionale, che non è solo colpa nostra, e per il disastro nazionale chiamato B., che è solo colpa nostra (anzi di chi l’ha votato, sostenuto e coperto). Contro il disastro internazionale Monti non può far nulla. Ma contro il disastro nazionale può far molto, non foss’altro perché non si chiama B., anzi ne è l’antitesi antropologica. Difficile immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra, Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono.
Ma il materiale politico e umano con cui dovrà fare i conti è lo stesso che ha dato prova di sé negli ultimi tre anni. Siamo sicuri che questa ciurma approverà le misure “lacrime e sangue” solo perché a proporle non è più B., ma Super Mario Bros, per giunta in piena campagna elettorale? Se davvero Monti è l’ultima spiaggia, non sarebbe meglio andare subito al voto come in Spagna e dar modo a chi ha osteggiato B. in tempo utile (Pd, Idv, Udc, Fli, Sel) di presentarsi agli elettori con Monti candidato premier e un programma di pochi punti per deberlusconizzare il Paese (patrimoniale, tagli alle caste, galera per evasori, corrotti e cricche, legge sui conflitti d’interessi, riforma della Rai e del sistema elettorale) da realizzare in due anni, e poi tornare alle urne con la destra che fa la destra e la sinistra che fa la sinistra? Così Monti avrebbe buone speranze di fare ciò che serve. Cosa che oggi, con questo Parlamento, è quasi impossibile visto che, senza B., il governo non nasce neppure.
L’unico che pare averlo capito è Di Pietro, che conosce B. dunque sa bene che, se appoggerà Monti, non lo farà gratis: pretenderà garanzie per le sue aziende e i suoi processi, imponendo il solito Letta come vice e altri manutengoli alla Giustizia e alle Comunicazioni. Infatti su Di Pietro è partita la solita campagna, che va dal Quirinale al Pd, dal Corriere a Repubblica, per trascinarlo nel Grande Inciucio aizzandogli contro la “base”.
Resta da capire per quale strano motivo chi ha combattuto B. dovrebbe andare al governo con B., e per giunta da gregario, visto che l’Idv non è determinante mentre B. sì. La Costituzione dice che, prima di sciogliere le Camere, il capo dello Stato verifica se esista una maggioranza diversa: non che la crea lui. E poi quando mai s’è visto un governo con tutti dentro e nessuno all’opposizione? La democrazia è fatta di maggioranze che governano e minoranze che controllano. Se nessuno controlla, non si chiama democrazia. Si chiama in un altro modo.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2011)
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