mercoledì 11 gennaio 2012

Arte


André Chastel è uno dei grandi specialisti del Rinascimento italiano. Insegna al Collège de France.
A un intervistatore ha raccontato qualche segreto dei grandi della pittura, gli aneddoti, la petite histoire che in qualche caso contiene più verità dell'altra, quella importante e ufficiale. E se ne ricava, ovviamente, oltre alla certezza che le miserie umane non hanno stagione, anche qualche ammonimento.
Così si impara che un maestro della critica, Adolfo Venturi, battezza “La derelitta” una figura prostrata esposta alla Galleria Pallavicini di Roma e l'attribuisce al Botticelli: più tardi si scopre che l'autore è Filippo Lippi e che il ritratto non rappresenta una donna, ma Mardocheo.
E, poi, le irrefrenabili rivalità: Raffaello che consiglia al papa Giulio Il di far dipingere la volta della Sistina a Michelangelo, che dimostrerà così di essere un incapace, e il Bramante è al centro dell'intrigo; e poi lo stesso Michelangelo è così di cuore tenero che disprezza Leonardo e non può trattenersi dal dirgli: E quegli imbecilli di milanesi che han creduto in te; e ancora Michelangelo ingiuria il Perugino, maestro nelle pubbliche relazioni, definendolo goffo nell'arte, e finiscono davanti a un tribunale, per un processo per diffamazione.
E il Pordenone e Tiziano, che si amavano poco, tanto che l'artista friuliano dorme con una spada accanto, temendo qualche iniziativa sgradevole dell'autore della Venere di Urbino.
Niente di nuovo.
Come diceva il mio amico Luciano Minguzzi, guardando le opere degli etruschi: Ci hanno copiato.

Enzo Biagi (I Come Italiani - Rizzoli - 1993)

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