lunedì 16 gennaio 2012

La cultura dello sciacquone

La cultura superiore. Piscia sui cadaveri dei nemici uccisi, piscia sui prigionieri, dopo averli denudati, derisi, fotografati, portati in giro in carriola per renderli più ridicoli, piscia sui loro simboli religiosi. Pisciano i soldati della cultura superiore, quasi spurgo simbolico del marciume del mondo cui appartengono, ma non sanno più combattere. Per questo il più potente, moderno, sofisticato, tecnologico, robotico esercito che abbia mai calcato la scena, dopo dieci anni di occupazione sta perdendo la partita in Afghanistan ed è costretto a pietire dal nemico una qualsiasi ‘exit strategy’ che mascheri la vergognosa sconfitta. Che oltre, e prima, che militare è morale.

I Talebani sono feroci e crudeli in battaglia, certo, ma non pisciano sui nemici uccisi, non pisciano sui prigionieri ma li trattano, finché conservano questo status, con rispetto e, se sono stranieri, come ospiti. Possono uccidere, e uccidono, ma non torturano. Hanno conservato il senso di sé e della propria e altrui dignità, valori prepolitici, prereligiosi, di cui la cultura superiore si è completamente svuotata. Hanno provato a corromperli in tutti i modi, i Talebani, ma non ci sono riusciti. Sulla testa del Mullah Omar, il loro capo indiscusso, pende una taglia di 25 milioni di dollari, ma in dieci anni non si è trovato un solo afghano disposto a tradirlo per una cifra che è enorme in sé e quasi inconcepibile da quelle parti. Nella cultura superiore uomini ricchi e potenti si vendono per un soggiorno in albergo, per un affitto, per un viaggio in aereo, per una nota spese mentre le donne, libere donne non oppresse dalla necessità, si fan comprare per 1.000 euro o poco più.

La Cia è arrivata al ridicolo di offrire agli anziani capi tribali afghani, che han molte mogli, il Viagra. A questi livelli si è abbassata la cultura superiore. Gli occidentali son sempre pronti ad accusare i propri nemici di perpetrare stupri (nel caso dei Talebani cosa ridicola, esclusa proprio dalla loro sessuofobia) ma non fanno che proiettare, come si dice in psicoanalisi, la propria ombra. Se i Talebani sono sessuofobi, gli occidentali sono sessuomani, ma non per un eccesso di virilità, bensì per il suo contrario, per impotenza, per estenuazione e son costretti a volare a Phuket per trarre, violando bambine, dal loro membro floscio, oltre che piscio, una goccia di sperma.

Gli occidentali, affogati nella grascia del benessere, non sono più abituati al combattimento in senso proprio. Il sudore e la ferocia del corpo a corpo gli fa orrore, la vista del sangue, se non è televisivo, li manda in deliquio. Appena possono i loro soldati evitano il combattimento. Usano quasi esclusivamente i caccia e i bombardieri contro un nemico che non ha aerei né contraerea ed è quindi inerme. E se in qualche caso vengono coinvolti in uno scontro ravvicinato, e subiscono le pesanti perdite che quotidianamente, con tranquilla coscienza, infliggono agli altri, lo sentono come un affronto, una slealtà, una vigliaccata, qualcosa di cui sdegnarsi, un atto illegittimo e immorale. Per la cultura superiore è morale invece che aerei-robot colpiscano e uccidano teleguidati a diecimila chilometri di distanza da piloti che non corrono alcun rischio, nemmeno quello di infangarsi le scarpe. Dall’altra parte ci sono, all’opposto, uomini, armati quasi solo del proprio corpo, del proprio coraggio, della feroce determinazione a difendere i propri valori, giusti o sbagliati che siano, e che, per questo, si implicano totalmente. Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha detto: “Se potessi farei combattere solo i robot per risparmiare le vite dei nostri soldati”. Ma è il combattente che non combatte a perdere ogni legittimità, ogni dignità e onore. Questa è la cultura superiore. Io ci piscio sopra.

Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 14 Gennaio 2012)

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