sabato 18 febbraio 2012

La «sindrome da classe economica» non esiste

La temutissima «sindrome da classe economica» non esiste. Il pericolo di trombosi venosa profonda non aumenta se per un viaggio aereo lungo si prenota un posto in economy piuttosto che in business class: lo hanno stabilito le ultime linee guida dell'American College of Chest Physician, stilando l'elenco dei fattori di rischio che davvero favoriscono la trombosi in aereo e facendo chiarezza su quelli che invece non ne influenzano la probabilità.

LINEE GUIDA – L'innocuità del più stretto posto in economica è una buona notizia in tempi di scarse risorse economiche: «Non abbiamo evidenze definitive a supporto di una maggior incidenza di trombosi venosa nei passeggeri della classe economica, neppure in viaggi di lunga durata – spiega Mark Crowther, coordinatore della nona edizione delle Linee Guida per la prevenzione della trombosi pubblicate a febbraio su Chest –. La classe di viaggio non c'entra, conta il restare immobili molto a lungo. È ad esempio più pericoloso scegliere un posto accanto al finestrino, perché questo limita sicuramente la mobilità in volo». La trombosi venosa è un problema molto serio: consiste nella formazione di un coagulo di sangue, un trombo, che poi può andare a bloccarsi in un ramo della circolazione (l'evenienza più grave è l'embolia polmonare, quando il coagulo occlude una o più arterie polmonari). I fattori che aumentano il rischio di trombosi venosa durante o dopo un lungo viaggio aereo, sui quali c'è ormai certezza, secondo le linee guida sono: avere avuto in precedenza trombosi o soffrire di disturbi della coagulazione, avere un tumore, essere stati sottoposti di recente a un intervento chirurgico o aver subito un trauma, l'età avanzata, la gravidanza, l'uso di estrogeni (inclusa la pillola anticoncezionale), l'obesità, avere scelto un posto al finestrino e rimanere immobili durante il volo. In tutti questi casi il viaggio aereo è a maggior rischio, mentre non ci sono prove certe sugli effetti nocivi del bere alcol in volo o della disidratazione, né appunto è dimostrato che scegliere un posto in economica anziché in business influenzi la probabilità di trombosi.

PREVENZIONE – Scagionata l'economy, gli esperti d'oltreoceano danno preziosi consigli di prevenzione a chi deve mettersi in viaggio ed è in pericolo perché annovera uno o più dei fattori di rischio. Se il volo dura più di sei ore e si è ad alta probabilità di trombosi venosa bisogna muoversi spesso durante il viaggio, fare stretching dei muscoli delle gambe (specialmente i polpacci), scegliere se possibile un posto sul corridoio e indossare calze a compressione graduata sotto al ginocchio. Meglio invece non prendere l'aspirina: nei soggetti a rischio molto elevato sarà il medico, caso per caso, a decidere se è opportuna una profilassi con farmaci antitrombotici. «La trombosi venosa profonda dopo un volo aereo non è molto frequente, le ultime stime parlano di cinque casi ogni diecimila passeggeri; il pericolo cresce soprattutto per voli di otto-dieci ore od oltre. Ma in tutti i pazienti in cui si verifica la trombosi si possono riscontrare almeno uno o due dei fattori di rischio individuati dalle linee guida», osserva Crowther. L'esperto sottolinea che in passato c'è stata la tendenza a essere manica un po' larga nel prescrivere terapie preventive, proponendole anche a pazienti a basso rischio: «In questo modo a fronte di benefici scarsi si espongono le persone ai possibili effetti collaterali dei farmaci: occorre invece cautela, la decisione di dare antitrombotici va presa solo dopo aver attentamente valutato il grado di rischio complessivo di ogni singolo soggetto». Vale perciò il consiglio di rivolgersi al medico e parlarne con lui, se si deve affrontare un lungo volo e si ha uno o più fattori di rischio fra quelli individuati dalle linee guida.

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