Non mi piace raccontare alla gente la mia vita privata, di solito scelgo attentamente le persone a cui raccontarmi, ma Giuseppina La Delfa (Presidente di Famiglie Arcobaleno, di cui io stessa faccio parte da un anno) il 2 gennaio mi ha chiesto se volevo scrivere sul mio percorso di madre di ragazza lesbica. Le ho detto che ci avrei pensato ed alla fine ho deciso di farlo perché ritengo sia mio dovere raccontare in sintesi il mio percorso perché esso, forse, potrà aiutare qualche genitore a lenire la grande sofferenza che lo strugge e magari riacquistare presto la serenità di cui ha bisogno per capire che suo/a figlio/a è un essere “normale” anzi più normale di certi “normali”!
Sono nata nel ’48 (“bella epoca” dicevano i grandi quando si giocava a tombola). Ho avuto una vita nel complesso serena fino al novembre del 1996 quando un uragano si abbatté nella mia “felice” famiglia: la mia figliola, appena laureata e prossima alle nozze con un caro ragazzo, con cui era fidanzata da sei anni, rompe il suo fidanzamento perché (scopro qualche giorno dopo) si è innamorata di una ragazza!!
Sono un’insegnante in pensione e ho sempre insegnato ai miei studenti che la curiosità è l’essenza della vita, che non bisogna mai avere alcun pregiudizio ma grande interesse a capire le persone, gli eventi, le cose diverse perché tutto ciò allarga il nostro orizzonte e ci fa capire meglio il mondo. Mia figlia gay, era una pazzia! Non era possibile che io (sua madre) non mi fossi mai accorta di niente! E per di più anche a lei la cosa era sconosciuta prima! Mi sono convinta da subito che lei fosse stata plagiata e ho cercato in tutti i modi di persuaderla di ciò. Ovviamente io non ero in lei e non facevo nulla per cercare di cambiare prospettiva (sono molto testarda e determinata). I nostri rapporti (a causa del mio atteggiamento) deteriorarono.
Appena cominciò a lavorare andò via di casa a vivere con la sua compagna e la nostra sofferenza durò alcuni anni; nel frattempo una mia carissima amica, alla quale raccontai tutto, mi aiutò tantissimo a farmi analizzare il problema con più serenità, quindi cercando, a fatica, di mettere da parte la mia rabbia e impotenza. Ho cercato pian piano di accettare che quella era la “verità”.
Non è stato facile, ma ciò che mi ha aiutato è stato il fatto che man mano che recuperavo il rapporto con mia figlia mi accorgevo che lei era veramente felice della sua nuova vita con la sua compagna e quindi alla fine mi sono detta: quello che conta è la sua felicità (che poi è anche la mia).
Quindi, quando si è trasferita a Roma per lavoro, io e mio marito l’abbiamo aiutata a mettere su casa; qualche anno dopo ad organizzare un bel matrimonio con la sua compagna e a completare questa unione c’era stata due anni prima la nascita del mio primo nipotino.
Oggi posso dire che sono più ricca di prima anche perché questa esperienza mi ha permesso di conoscere tantissime belle famiglie arcobaleno che nulla hanno da invidiare alle famiglie “consacrate”.
Durante questi anni ho notato che la gente non si scandalizza se ha modo di frequentare e i gay e le famiglie da loro composte.
Comunque il primo passo dobbiamo farlo noi genitori di ragazzi gay, se non li accettiamo ed aiutiamo noi, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri!?
…ma credo che valga la pena tornare un attimo indietro per raccontare anche dell’arrivo del piccolo…
Tutto filava liscio, io mi ero acquietata ma ecco che una mattina di settembre del 2005 mia figlia mi confida che da qualche tempo è nato in lei un grande desiderio di maternità ed è convinta che ciò è una cosa che lei può, desidera e vuole mettere in atto.
Un’altra bomba esplode! Era un’altra cosa che non avevo messo in conto!
Ho cercato di stare calma e non scandalizzarmi per esprimerle tutte le mie perplessità al riguardo, sottolineando che la prima cosa da valutare non era il suo desiderio di essere madre ma soprattutto doveva preoccuparsi della vita “difficile” che il nascituro avrebbe dovuto affrontare perché la nostra società è troppo puritana, poco disposta a cambiare idea sulla famiglia e ancor più se questa è una “famiglia gay”.
E’ inutile dirvi che la decisione era stata presa e non con leggerezza, infatti sia mia figlia che la sua compagna hanno cercato di farmi riflettere che i tabù si possono eliminare, basta volerlo e che la gente è molto più aperta di quanto pensiamo.
Mi sono dovuta arrendere ed ho cominciato a lavorare su me stessa per riflettere ed eliminare i pregiudizi che, spesso, accettiamo passivamente, specialmente quando eventi nuovi non ci coinvolgono.
Ho seguito con ansia e preoccupazione la gravidanza e poi la nascita del mio nipotino, posso dire che le mamme avevano ragione; il mondo che ci gira attorno non è così bigotto, il bimbo è sereno, vivace e monello come tutti gli altri, è stato ben accolto dalla famiglia, amici, colleghi ed ora che frequenta la materna anche dai genitori dei compagni e ancor prima dalle maestre e dal personale scolastico (forse hanno scoperto un mondo che non conoscevano).
Ogni tanto, quando abbraccio e sbaciucchio il mio piccolino, gli dico: “meno male che la tua mamma non ha ascoltato le mie perplessità!”.
Il mondo è più aperto di quanto si possa pensare; sono le istituzioni, spesso, asservite alla chiesa, che alzano le barricate!!
una nonna arcobaleno (Le Famiglie Arcobaleno dicono - Roma, 31 gennaio 2012)
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