Dura la vita tra i banchi ai tempi delle nuove tecnologie, che registrano ogni mossa di studenti e professori.
Il presidente dell'Authority, Antonello Soro, assicura che «l'obiettivo non è di sanzionare o dare prescrizioni», ma di fatto le regole sono piuttosto delimitate. A partire dagli smartphone o i cellulari: spetta alle autorità scolastiche stabilire se proibirli o limitarli, ma nel caso in cui siano consentiti possono essere usati, sottolinea Antonello Soro, solo «per scopi strettamente personali», non per diffondere immagini, video o foto sul web «senza il consenso delle persone riprese». Non c'è solo il rischio di ledere la riservatezza e la dignità delle persone: lo studente può anche incappare in sanzioni disciplinari, multe, o addirittura imputazioni. I tablet? Vanno bene, purché utilizzati «per fini didattici» o per «consultare in classe libri elettronici e testi online», mentre se vengono usati ai fini di registrazione bisogna adottare le «stesse cautele». E complicate diventano anche le possibili conseguenze di registri e pagelle elettronici: il Garante, «in attesa di poter esprimere il previsto parere», «auspica l'adozione di adeguate misure di sicurezza».
E non è solo la «digitalizzazione» a paventare problemi di riservatezza, come ricorda il Garante. Allora è bene ricordare che non possono essere pubblicati sui siti scolastici i nomi degli studenti che sono in ritardo con le rette per la mensa o che invece usufruiscono delle agevolazioni economiche. Che le telecamere nelle scuole sono ammesse ma possono funzionare solo negli orari di chiusura dell'istituto. Che alle aziende si possono comunicare i nomi dei ragazzi per eventuali tirocini professionali, ma solo se gli studenti lo autorizzano. Persino i temi di italiano devono essere protetti per la privacy: i professori possono chiedere racconti di vita personale, ma poi devono stare attenti se decidono di leggerne dei brani in classe.
I voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato invece sono pubblici: ma l'istituto deve essere sempre accorto nel non riferire anche indirettamente dati sensibili degli studenti, come le «prove differenziate» sostenute dai portatori di handicap. E, a proposito di dati sensibili, è fondamentale, sottolinea il Garante per la privacy, che gli uffici scolastici trattino tutte le informazioni riguardanti le origine etniche, le convinzioni religiose, lo stato di salute degli studenti con «estrema cautela». Anche quando vengono redatti questionari di ricerca all'interno delle scuole: i ragazzi devono essere sempre informati. «Senza liberatorie e informative non potremmo andare avanti - conferma Salvatore Giuliano, preside dell'istituto Majorana di Brindisi, famoso per essere il più digitalizzato d'Italia -. Informiamo gli studenti di qualsiasi operazione che possa comportare l'utilizzo di dati, foto, video. E siamo attentissimi a tutelare i loro dati personali, a cui possono accedere solo loro o le famiglie attraverso login e password. La privacy per noi è pane quotidiano».
Valentina Santarpia (Corriere della Sera - 7 settembre 2012)
Interessante..molto.
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