"La differenza
tra oggi e il 1992 è evidente. Si ruba come allora, ma si è impuniti e
si sta facendo meno per reagire. Il problema sta nel manico, oggi non
basta dire che occorre cambiare la classe politica e le regole. Le
regole non vengono cambiate, mentre abbiamo cercato di cambiare la
classe politica mandando dei giovani nelle amministrazioni locali, ma
la prima cosa che hanno imparato a fare è stato rubare: è successo
anche nel mio partito". Lo ha detto Antonio Di Pietro intervenendo con
il vicedirettore Massimo Giannini al videoforum di Repubblica.it
I casi Razzi e Scilipoti. Sul tema della selezione dei candidati sono arrivate molte domande dai lettori di Repubblica
che hanno a più riprese citato i casi di Antonio Razzi e Domenico
Scilipoti. "Sul piano tecnico non riesci a sapere chi hai di fronte se
non per quello che ti dicono le carte - si è difeso Di Pietro - E' come
nel divorzio. Noi pretendiamo il certificato penale e i carichi pendenti
dei nostri candidati. Ma so che non basta dire 'non potevo sapere'.
Razzi non faceva politica prima di entrare nell'Idv, era magazziniere.
Quindici giorni prima del voltafaccia aveva annunciato che non avrebbe
mai tradito per soldi. L'animo umano è imperscrutabile". La differenza,
rivendica il leader dell'Italia dei valori, è che "quando a noi capita
la mela marcia, noi la mandiamo subito via e gli chiediamo di farsi
giudicare". L'ex pm ha annunciato comunque l'intenzione di introdurre
nuovi sistemi di controllo sulla qualità del personale politico. Quando
si voterà, ha spiegato, l'Idv chiuderà le liste un mese prima del
termine e metterà tutti i nomi online così che chiunque possa dire ciò
che ne pensa, come nelle pubblicazioni di matrimonio.
L'anticorruzione. Di
Pietro è tornato poi ad attaccare la legge anticorruzione approvata
recentemente dal Parlamento. "Solo noi abbiamo votato contro questo
finto provvedimento", ha detto l'ex pm ricordando tutte le critiche del
suo partito alle norme presentate dal ministro Severino. "Abroga il
reato di concussione per induzione: la concussione - spiega - è reato a
concorso necessario e si realizza in tre modi: violenza, minaccia e
induzione. Io sfido chiunque a dire che il reato sia mai accaduto usando
violenza o minaccia. Io ho invece sempre visto e contestato il reato di
concussione per induzione e ora questo reato viene abrogato".
E
l'Idv dirà di no anche sulla legge per la riforma della diffamazione.
"Voterò contro il provvedimento - dice Di Pietro - perché è un nuovo
bavaglio. Ma sono favorevole a togliere il carcere per questo tipo di
reati".
Attacco a Monti. Il leader dell'Italia dei valori ribadisce poi tutte le sue accuse al governo Monti. "Per fare questa politica del do cojo cojo
non serviva un Professore, bastava un ragioniere". Un lettore segnala
però che l'eccessiva ostilità dell'Idv veso un governo che ha comunque
chiuso la parentesi berlusconiana rischia di alienare una parte del
consenso, ma Di Pietro resta fermo sulla sua posizione. A pesare nel
giudizio sull'esecutivo non è solo la scelta delle politiche economiche,
ma anche il tema della legalità. Il leader dell'Idv cita quindi
l'inerzia di Monti nel risolvere lo scandalo Finmecanica e
l'atteggiamento assunto nella vicenda dell'inchiesta sulla trattativa
Stato-mafia. Inoltre l'ex pm fa capire di non vedere poi troppe
differenze tra Berlusconi e Monti. "Ma per l'amor di Dio, tra la padella
e la brace, io butto l'acqua a tutti e due e li affogo a tutti e due",
dice.
Le alleanze. Il rapporto con l'esecutivo
dei Professori porta naturalmente le domande a virare sulla eventuale
futura alleanza di centrosinistra. "Le primarie del Pd - sottolinea -
sono importanti perché daranno a Bersani, se le vincerà, la forza di
prendere scelte nette. Il giorno dopo il voto, quando sapremo chi ha
vinto, andremo a vedere le proposte di programma e vedremo se sono
conciliabili con il nostro. Noi portiamo avanti le nostre quattro
proposte referendiarie e non ci rinunciamo". Ma c'è poi un altro paletto
che Di Pietro pone in materia di alleanze. "Con l'Udc manco morto -
avverte l'ex pm - serve un programma più equo e più solidale invece che a
favore delle lobby".
L'aiuto ai terremotati. Risponendo a un altro lettore di Repubblica,
Di Pietro ha respinto infine l'accusa di non aver mantenuto la promessa
fatta a favore dei terremotati emiliani. "Il 21 settembre a Vasto - ha
replicato - è venuto il sindaco di Finale Emilia, gli abbiamo consegnato
1 milione e 600mila euro in mano, la nostra quota del rimborso".
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