Gentile professor Monti, penso che a questa lettera
non risponderà mai o forse neppure la leggerà. Non certo per mancanza di
garbo. Lei è persona assai cortese e da quando gli italiani la
frequentano non le hanno mai sentito pronunciare una parola men che
levigata, anzi vien da pensare che la sera, prima del sonno del giusto,
lei rifaccia la piega a sostantivi e avverbi con il ferro da stiro e una
spruzzatina di amido. Siete tutti forbiti e irreprensibili, voi tecnici di governo.
Sere fa la tv mostrava una giornalista di “Servizio Pubblico” nel vano inseguimento di un ministro, credo fosse Profumo, per chiedergli qualcosa a proposito dei sacrifici
richiesti sempre agli stessi mentre in troppi se la spassano. Domande
che forse Sua Eccellenza neppure poteva percepire, immerso come sembrava
in una felice condizione spirituale, del resto consona al suo cognome. E
quel sorriso stampato che portava in processione, con al seguito
trafelate salmerie di segretari e addetti, era già una risposta: io sono
io e voi non siete niente.
Ho preferito, presidente Monti, evitare la celebre espressione del marchese Onofrio del Grillo
a lei certamente nota, per uniformarmi allo stile della casa, anche se,
le confesso, mi sento ribollire il sangue come, credo, tanti miei
concittadini. Infatti, se sopravvive, come dicono, una certa fiducia verso la sua persona (e a ciò concorre il ricordo ancora vivido del suo predecessore), la crescente iniquità delle misure adottate dal suo governo è ogni giorno di più intollerabile. C’è un limite tuttavia che non dovrebbe mai essere superato ed è il rispetto per la sofferenza degli altri, quando questa sofferenza è oltre ogni limite. Negare trecento milioni ai malati di Sla
e alle loro infelici famiglie è un atto scellerato. Trecento milioni
sono una goccia nel mare della finanza pubblica, un piccolo osso da
sottrarre alle fauci della casta, la metà del tesoretto che a
Montecitorio non sanno come sperperare.
E non veniteci a parlare
di risorse da reperire a saldi invariati o di compatibilità di bilancio,
perché di fronte alla tragedia di quelle persone è più onesto mostrare
la faccia di un governo “maledetto” (lo ha detto lei) piuttosto che
rifugiarsi in vomitevoli scuse. Se mi leggesse, gentile professore, le
chiederei: è troppo sperare di vivere in un paese civile dove un premier
possa sobriamente chiedere al signor ministro dell’Economia: “Trovate
subito quei soldi, cazzo!”?
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.