Nunzia Penelope torna in libreria con “Ricchi e poveri” (Ponte alle
Grazie): la prima inchiesta sulla diseguaglianza in Italia. Come vive
chi può spendere 10mila euro al giorno? E come sopravvive chi ne
guadagna 1.000 al mese? Ne esce un Paese in cui convivono chi colleziona
case e chi vive in camper, chi fa shopping col jet privato e chi non
riesce a fare la spesa.
Se la ricchezza italiana fosse una montagna, sarebbe alta quanto il K2, mentre il debito pubblico,
al confronto, risulterebbe come il monte Pisanino nelle Alpi Apuane:
8611 metri contro poco meno di 2000. La ricchezza di cui stiamo parlando
costituisce il tesoro privato degli italiani, tra denaro contante, case, azioni e titoli, per un totale di 8.640 miliardi di euro netti, cioè oltre quattro volte il debito, con i suoi 1972 miliardi registrati ad agosto 2012.
SE L’ITALIA FOSSE UN’AZIENDA. Un’azienda
con rapporti analoghi tra passivo e patrimonio non rischierebbe il
fallimento, anzi, avrebbe risorse sufficienti anche per investire,
crescere, arricchirsi ulteriormente. L’Italia, invece, è costantemente
sull’orlo del default, costretta a tirare la cinghia, a tagliare la spesa,
a non avere mai un soldo. I molti e diversi motivi di questa
situazione, spiegati diffusamente da economisti di ogni orientamento, ce
n’è però anche uno molto semplice: il debito è di tutti, al contrario
della ricchezza, che è di pochi.
Il debito pubblico è spalmato su 60 milioni di cittadini, per una quota di circa 32 mila euro ciascuno:
inizia al momento della nascita e finisce solo con la morte. Per una
famiglia di tre persone equivale a un fardello da quasi 100mila euro,
che si trascinerà a vita perché impossibile da estinguere. Non funziona
nello stesso modo per la ricchezza nazionale. La metà, e cioè oltre 4
mila miliardi di euro, appartiene a una piccola minoranza pari al 10 per cento
della popolazione: sei milioni di persone che vivono nell’assoluto
benessere. Al 90 per cento dei cittadini, 54 milioni di persone, resta
da dividersi l’altra metà.
Sembra quasi un gioco di parole, ma spiega la ragione fondamentale per cui l’Italia è quel paradosso che è: un paese ricco, abitato da poveri.
Teoricamente, infatti, siamo molto più ricchi di quanto non fossimo
negli anni del boom economico; nel 1965 la ricchezza complessiva era
pari all’equivalente di un miliardo e 137 milioni di euro, contro gli
oltre 8mila miliardi del 2011; quella pro capite pari superava di poco i
21mila euro, contro i 142 mila dei nostri giorni. E siamo ricchi anche
nel confronto internazionale: la ricchezza delle famiglie italiane nel
2010 era pari a 8,3 volte il reddito disponibile, contro il 7,5 della Francia, il 7,8 della Germania, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Usa.
DOVE SONO I SOLDI? Da una parte ci sono gli 8600 miliardi dei patrimoni privati conteggiati dalla Banca d’Italia, dall’altra i patrimoni, ancor più privati, dell’economia illegale. I grandi evasori portano i soldi altrove. Nelle banche e nei caveau della sola Svizzera
ci sono tra i 150 e i 200 miliardi di euro che battono bandiera
tricolore. Ma ancora non si è trovato un modo di riportarli a casa: le
lunghe discussioni sulla possibilità di accordi tra il governo italiano e
quello svizzero, finalizzate a tassare quei capitali, si sono arenate
di fronte alla considerazione che un accordo del genere rappresenterebbe
l’ennesimo condono. L’esodo di capitali oltre confine si è
intensificato, spinto soprattutto dalla possibilità, pur remotissima,
che prima o poi i conti pubblici richiedano la cura urto della
patrimoniale. Non si tratta dei capitali di mafia e camorra, o almeno
non solo: al riciclaggio ricorrono in massa anche
imprese e professionisti, e il vero sport nazionale, ormai, non è
ripulire i soldi sporchi, ma nascondere quelli puliti per non pagarci le
tasse.
DALLA ROULOTTE… Nell’ultimo censimento dell’Istat risulta che sono oltre 71mila gli italiani che vivono in baracche,
tende, roulotte. Nel 2001 erano appena 23 mila, sono più che triplicati
in un decennio. Un aumento che lo stesso Istat ha definito
“vertiginoso”, ma la notizia non ha avuto dai media il rilievo che
sarebbe stato necessario; eppure, settantamila persone equivalgono alla
popolazione di una città nemmeno tanto piccola, come Trapani, Pavia,
Cosenza.
…AL JET PRIVATO. Con
60 mila euro si può fare il giro del mondo in jet privato. Partenza da
Londra e poi a zonzo: dal Mali allo Zambia, dalle Maldive alla Cambogia,
dall’India a Lisbona. Il viaggio si chiama “Impero ed esploratori”. Ma
queste sono stravaganze da nuovi ricchi. Quelli veri, consolidati,
viaggiano discreti e sotto traccia con i loro jet personali, che ormai
in tutto il mondo sono una flotta forse perfino più numerosa di quella
in dotazione alle compagnie aeree commerciali. Gioiellini volanti, di
cui il più bello, dicono gli esperti, è quello che Diego Della Valle
si è regalato nel 2011: un Gulfstream 55 bireattore, 13 mila chilometri
di autonomia senza scalo. Gli interni sono all’altezza della
reputazione: salottino privato, due divanetti con schermi tv da 24
pollici e sei posti singoli. Il tutto per poco più di 50 milioni di dollari.
Quelli che non possono spendere nemmeno la benzina per la macchina,
invece, restano a casa. Ed è ormai questa, da qualche tempo, la scelta
obbligata per metà della popolazione italiana.
Nunzia Penelope (Il Fatto Quotidiano del 15 novembre 2012)
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