domenica 16 dicembre 2012

Berlusconi:"Il Rieccolo!"

Il Rieccolo!”. Così Indro Montanelli aveva ribattezzato Amintore Fanfani, uno dei 'cavalli di razza' della DC negli anni '60 e '70, che dopo ogni sconfitta, passato qualche periodo di quiescenza, se non di penitenza, riemergeva più arzillo e pimpante di prima. Il montanelliano 'Rieccolo!' si può benissimo adattare a Silvio Berlusconi, anche se con quell' 'antico cavallo di razza' ha in comune solo la statura. Anche Berlusconi è, a suo modo, un campione, ma di faccia tosta. Preannunciando il suo 'ritorno in campo' ha dichiarato: “Non posso consentire che il mio Paese precipiti nel baratro”. A parte l'irritante e ripetuta locuzione “il mio Paese” (se il Cavaliere consente è anche il nostro), questo Paese, negli ultimi diciotto anni, Berlusconi lo ha governato per dieci e per gli altri otto è stato il totalitario capo dell'opposizione. Vorrà riconoscersi qualche responsabilità se l'Italia è arrivata sull'orlo del baratro? Nient'affatto. Berlusconi è una di quelle fortunate persone per le quali la colpa è sempre degli altri. La sua capacità di mentire, anche a se stesso, non ha limiti come riconoscono anche i suoi amici più stretti. “Lo spread è in imbroglio” ha urlato. Peccato che se uno Stato è costretto a remunerare i suoi titoli al 5/6% com'era prima che il Cavaliere fosse cacciato a pedate, alla lunga non ha più i soldi per pagare i dipendenti pubblici e le pensioni. Sono diciotto anni che quest'uomo ci imbottisce, oltre che di bugie infantili, di promesse. E non ne ha realizzata alcuna. Ma non importa, la colpa è sempre di qualcun altro: di chi 'rema contro', delle Procure, della Costituzione, di un qualche complotto. Adesso è tornato in campo con la tracotanza di sempre. Il suo egogentrismo è smisurato (“Berlusconi è un uomo che pensa solo a se stesso” ha scritto, di recente, Sergio Romano che certamente non può essere considerato un estremista di sinistra), è sinceramente convinto di essere l'unico a poter salvare quell'Italia che ha contribuito ad affossare e che, con i suoi esibizionismi infantili, ha ridicolizzato di fronte al mondo. Torna in campo (la sua recentissima giravolta a favore dell' 'imbroglione' Monti è solo strumentale, non è credibile) contro la volontà dei governi europei, della stragrande maggioranza degli italiani (l'85% secondo i sondaggi), dei suoi alleati leghisti, degli stessi dirigenti del suo partito, terrorizzati da questa prospettiva, ma incapaci di uno scatto di orgoglio, di dignità, di dirgli in faccia: dopo diciotto anni di prepotenze, caro 'unto del Signore', ci hai rotto, non ne possiamo più di te.
Sul Corriere Ernesto Galli della Loggia ha scritto che Berlusconi conta sull'aiuto dei suoi avversari: “L'aiuto che consiste nel fare di Berlusconi stesso, della sua persona, il centro ossessivo della campagna elettorale...nel trasformare le elezioni in un giudizio di Dio sul Cavaliere. Magari con l'involontario fiancheggiamento di qualche Procura della repubblica” (il prudente Galli della Loggia ha trasformato in 'involontario' quello che fino a ieri definiva un complotto delle 'toghe rosse'). Il 'centro ossessivo'? Dovremmo quindi rimuovere che qui si candida a premier un uomo che è stato condannato, sia pur in primo grado, a quattro anni per una colossale evasione fiscale, che sarà, presto, inevitabilmente condannato per concussione (perché il reato è 'in re ipsa', nella stessa telefonata in cui fa pressioni sulla Questura di Milano raccontando una delle sue solite balle sesquipedali: che una marocchina era un'egiziana), che ha corrotto un testimone in giudizio (Mills), che ha usufruito di quattro prescrizioni in almeno due delle quali la Cassazione ha accertato in via definitiva che i reati attribuitigli Berlusconi li aveva effettivamente commessi anche se era trascorso il tempo per potrerli perseguire? Quale popolo, in Occidente, accetterebbe di essere governato da un uomo siffatto? Nessuno. Tranne, temo, il popolo italiano.


I partiti accusano Grillo di ducismo ma la democrazia l'hanno uccisa loro

Mercoledì sera a Porta a Porta c'erano i rappresentanti dei soliti partiti, gente di seconda o terza fila. Ad un certo punto, sotto la sapiente regia di Vespa, ii discorso è caduto su Beppe Grillo e tutti si dimostravano fintamente preoccupati e sinceramente scandalizzati e indignati del modo in cui l'ex comico conduce il suo movimento:antidemocratico e autoritario. Particolarmente sdegnata era la rappresentante del Pdl, Beatrice Lorenzin. Nel mio libro-dizionario 'Il Ribelle dalla A alla Z' ho liquidato la voce pudore con una sola parola: scomparso. Se c'è un partito che in questi anni ha avuto un padre-padrone assoluto è stato ed è il Partito della libertà (di delinquere), un tempo Forza Italia, dove il Capo si è permesso di tutto fino a imporre e far votare, senza che nessuno osasse mettere becco, le sue troie. In quanto ad esplulsioni non si è limitato a cacciare un Favia qualsiasi, ma il leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, che aveva avuto la dabbenaggine di far confluire il suo partito in quello del Padrone pensando ingenuamente di poter godere di un minimo di autonomia. Nei primi tempi di Forza Italia, quando il Cavaliere cercava di raccattare anche qualche intellettuale di prestigio, ebbi la ventura di assistere a una Convention in cui parlò solo Berlusconi che alla fine fu subissato di applausi. Solo Saverio Vertone, seduto in prima fila non applaudiva. Berlusconi, dalla cattedra, lo redarguì aspramente come uno scolaretto: “Perché non applaude?”. A Vertone vennero le orecchie rosso fuoco, ma non osò proferir parola (povero Saverio che con la rivista torinese 'Società' era stato, insieme a Giuliano Ferrara, una delle menti più acute di un Pci un po' meno ortodosso).
Del resto, a ben guardare, negli ultimi trent'anni quasi tutti i partiti sono stati a guida cesarista e carismatica. Fino a metà dei '70 il Psi era stato un partito libertario. Se in quegli anni uno di sinistra militava nel Psi e non nel Pci era proprio perché rifiutava il famigerato 'centralismo democratico' e voleva esser libero di esprimere le proprie idee. I dibattiti all'interno erano accesissimi, anche troppo. Poi arrivò Bettino Craxi e, nel giro di poco tempo, tutti erano diventati craxiani. Dibattito azzerato. Bossi è stato un leader carismatico, anche se più umano, più vero, più appassionato (e infatti ci ha lasciato la salute).
E adesso, improvvisamente, e solo per Grillo, si scopre che il carisma è cosa cattiva, antidemocratica, pericolosa. E invece proprio un movimento allo stato nascente, come il 5Stelle, ha la necessità di essere in un certo modo 'leninista', se non vuole che le infiltrazioni lo corrodano dall'interno e in breve tempo lo distruggano, come è avvenuto con la Lega.
Nella trasmissione di Vespa le amebe presenti, per dimostrare la loro volontà di rinnovarsi, han detto che “i partiti devono darsi uno statuto interno democratico”. Non hanno capito niente. Non interessa se i partiti si verniciano di democrazia interna, se fanno le primarie, le secondarie, le terziarie. L'enorme astensionismo e, credo, anche i 'grillini' vogliono semplicemente spazzar via i partiti in quanto tali. E' la forma-partito che è fallita. Arrivando ad aggiungersi, sotto le mentite spoglie della democrazia, alle mafie propriamente dette.