“Il
Rieccolo!”. Così Indro Montanelli aveva ribattezzato Amintore Fanfani,
uno dei 'cavalli di razza' della DC negli anni '60 e '70, che dopo ogni
sconfitta, passato qualche periodo di quiescenza, se non di penitenza,
riemergeva più arzillo e pimpante di prima. Il montanelliano 'Rieccolo!'
si può benissimo adattare a Silvio Berlusconi, anche se con quell'
'antico cavallo di razza' ha in comune solo la statura. Anche Berlusconi
è, a suo modo, un campione, ma di faccia tosta. Preannunciando il suo
'ritorno in campo' ha dichiarato: “Non posso consentire che il mio Paese
precipiti nel baratro”. A parte l'irritante e ripetuta locuzione “il
mio Paese” (se il Cavaliere consente è anche il nostro), questo Paese,
negli ultimi diciotto anni, Berlusconi lo ha governato per dieci e per
gli altri otto è stato il totalitario capo dell'opposizione. Vorrà
riconoscersi qualche responsabilità se l'Italia è arrivata sull'orlo del
baratro? Nient'affatto. Berlusconi è una di quelle fortunate persone
per le quali la colpa è sempre degli altri. La sua capacità di mentire,
anche a se stesso, non ha limiti come riconoscono anche i suoi amici più
stretti. “Lo spread è in imbroglio” ha urlato. Peccato che se uno Stato
è costretto a remunerare i suoi titoli al 5/6% com'era prima che il
Cavaliere fosse cacciato a pedate, alla lunga non ha più i soldi per
pagare i dipendenti pubblici e le pensioni. Sono diciotto anni che
quest'uomo ci imbottisce, oltre che di bugie infantili, di promesse. E
non ne ha realizzata alcuna. Ma non importa, la colpa è sempre di
qualcun altro: di chi 'rema contro', delle Procure, della Costituzione,
di un qualche complotto. Adesso è tornato in campo con la tracotanza di
sempre. Il suo egogentrismo è smisurato (“Berlusconi è un uomo che pensa
solo a se stesso” ha scritto, di recente, Sergio Romano che certamente
non può essere considerato un estremista di sinistra), è sinceramente
convinto di essere l'unico a poter salvare quell'Italia che ha
contribuito ad affossare e che, con i suoi esibizionismi infantili, ha
ridicolizzato di fronte al mondo. Torna in campo (la sua recentissima
giravolta a favore dell' 'imbroglione' Monti è solo strumentale, non è
credibile) contro la volontà dei governi europei, della stragrande
maggioranza degli italiani (l'85% secondo i sondaggi), dei suoi alleati
leghisti, degli stessi dirigenti del suo partito, terrorizzati da questa
prospettiva, ma incapaci di uno scatto di orgoglio, di dignità, di
dirgli in faccia: dopo diciotto anni di prepotenze, caro 'unto del
Signore', ci hai rotto, non ne possiamo più di te.
Sul
Corriere Ernesto Galli della Loggia ha scritto che Berlusconi conta
sull'aiuto dei suoi avversari: “L'aiuto che consiste nel fare di
Berlusconi stesso, della sua persona, il centro ossessivo della campagna
elettorale...nel trasformare le elezioni in un giudizio di Dio sul
Cavaliere. Magari con l'involontario fiancheggiamento di qualche Procura
della repubblica” (il prudente Galli della Loggia ha trasformato in
'involontario' quello che fino a ieri definiva un complotto delle 'toghe
rosse'). Il 'centro ossessivo'? Dovremmo quindi rimuovere che qui si
candida a premier un uomo che è stato condannato, sia pur in primo
grado, a quattro anni per una colossale evasione fiscale, che sarà,
presto, inevitabilmente condannato per concussione (perché il reato è
'in re ipsa', nella stessa telefonata in cui fa pressioni sulla Questura
di Milano raccontando una delle sue solite balle sesquipedali: che una
marocchina era un'egiziana), che ha corrotto un testimone in giudizio
(Mills), che ha usufruito di quattro prescrizioni in almeno due delle
quali la Cassazione ha accertato in via definitiva che i reati
attribuitigli Berlusconi li aveva effettivamente commessi anche se era
trascorso il tempo per potrerli perseguire? Quale popolo, in Occidente,
accetterebbe di essere governato da un uomo siffatto? Nessuno. Tranne,
temo, il popolo italiano.
Massimo Fini (Il Gazzettino, 14 dicembre 2012)
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