domenica 10 febbraio 2013

C'E' STATO UN COLPO DI STATO E NON CE NE SIAMO ACCORTI

E' un documento che non può lasciare indifferenti il "Rapporto Camere Aperte 2013" realizzato dall'associazione Openpolis e presentato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati.

I numeri relativi alla XVI Legislatura - quella che sta per chiudersi - raccolti e raccontati nel rapporto raccontano di un autentico colpo di Stato avvenuto sotto gli occhi di tutti ma all'oscuro dei più. I principi fondamentali della nostra Costituzione sono stati travolti da pratiche e prassi parlamentari e di Governo che, di fatto, hanno sostanzialmente trasformato la governance del Paese.

Il Parlamento è divenuto un inutile orpello istituzionale con il profilo di un grigio burocrate passacarte con l'unico ruolo di "vidimare" scelte e decisioni del Governo senza alcuna concreta facoltà di sindacato.

I numeri sono più eloquenti di ogni parola: il Parlamento, nel nostro Paese, nell'ultima legislatura si è completamente lasciato esautorare dal Governo tanto del potere di fare le leggi che del diritto/dovere di controllare ed indirizzare l'operato dell'Esecutivo. I Parlamentari dal canto loro - i numeri raccontano naturalmente la media statistica che soffre, per fortuna, di importanti eccezioni - hanno, ormai, completamente tradito il concetto della rappresentanza e, una volta eletti, si sentono liberi di attraversare l'intero emiciclo, da destra a sinistra, senza avvertire neppure l'esigenza di rendicontazione ai propri elettori.

Inutile perder tempo in chiacchiere e parole, i numeri, mirabilmente analizzati e rappresentati da Open Polis parlano da soli. Su 387 leggi approvate nel corso dell'intera legislatura, 297 sono di iniziativa governativa e solo 90 di iniziativa parlamentare. Significa che leggi le ha fatte il Governo per il 77% in barba al principio costituzionale che assegna all'Esecutivo tale ruolo solo in maniera del tutto eccezionale. Ma non basta.

Se Deputati e Senatori si azzardano a prendere l'iniziativa legislativa, la percentuale di successo è dell'1%. E' pari a zero - ed è forse uno dei dati più drammatici che emergono dal Rapporto - la percentuale di successo delle iniziative legislative assunte, in conformità alle previsioni costituzionali, dai cittadini, dal CNEL o dalle Regioni.

Il Governo che dal Parlamento dovrebbe essere controllato lo tiene, invece, in scacco o lo "minaccia" costantemente utilizzando l'arma del voto di fiducia. Quasi una legge su due tra quelle approvate grazie al voto di fiducia nel corso del breve Governo dei professori.

L'alibi della crisi non basta davvero a giustificare una simile dinamica da golpe istituzionale. Il Parlamento, d'altra parte, in ben 12 occasioni presentatesi non è mai stato capace di sfiduciare neppure un singolo Ministro. Sin qui senza parlare del fattore "tempo" che, pure, gioco un ruolo essenziale nel governo del Paese.

Per fare una legge in Italia ci vuole un periodo variabile compreso tra i 7 ed i 1456 giorni. Possibile? Più che possibile. E' assolutamente vero ed innegabile perché è quanto accaduto nel corso della XVI legislatura nell'ambito della quale vi sono stati alcuni disegni legge che nel rapporto di Openpolis vengono giustamente definiti "lepre", in genere presentati dal Governo ed altri, in genere di iniziativa parlamentare, altrettanto giustamente definiti "lumaca".

Ce ne sarebbe abbastanza per gridare all'attentato alla Costituzione e chiamare a rispondere indistintamente il Governo e chi nel Parlamento - e sono in tanti - ha consentito che l'Esecutivo del Cavaliere prima e del Professore poi si impossessassero di poteri e prerogative che la Carta Costituzionale affida a Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Ma c'è di più.

Il potere del Parlamento e la sua Autorevolezza sono stati, ormai, così tanto ridimensionati che i Ministri della Repubblica cui la legge impone di rispondere alle questioni rivolte loro dai Parlamentari, ormai, non avvertono più neppure il dovere di farlo. E' stata, infatti, inferiore al 30% la percentuale di occasioni nelle quali i Ministri del Governo del Professor Monti hanno avvertito il dovere di rispondere alle interrogazioni dei Parlamentari.

Il Parlamento, naturalmente, è fatto di uomini ed è proprio degli uomini - alcuni naturalmente - la colpa di una tanto drammatica situazione. Rappresentanti dei cittadini eletti perché hanno liberamente scelto di impegnarsi in Parlamento che poi disertano le aule in percentuali imbarazzanti persino per il peggiore degli scolari: 91,70% di assenze quelle collezionate dal leader degli assenteisti alla Camera dei Deputati, Antonio Gaglione del Gruppo misto e 81,20% quelle di Niccolò Ghedini il cui seggio è servito, sostanzialmente, a consentire al Cavaliere Belrlusconi di imputare ai cittadini italiani gli onorari dovuti al proprio Onorevole avvocato per l'assistenza prestatagli, quasi a tempo pieno, nei numerosi giudizi nei quali è coinvolto.

Ma una delle cifre più significative dell'inutilità di un Parlamento che funzioni così e della straordinaria farsa elettorale che sta, ancora una volta, andando in scena in questi giorni è, certamente, rappresentata dalla circostanza che i due maggiori parti del Paese nel corso dell'ultima legislatura - PdL e PD - sono quelli che registrano indici di produttività parlamentare più bassi.

Come si fa a non parlare di golpe, colpo di Stato, travolgimento dell'ordine costituzionale o attentato alla costituzione davanti a questi numeri? Ma la conferma della gravità di quanto sta accadendo è data dal vergognoso ed inarrestabile fenomeno del "trasformismo" parlamentare. Nel corso della XVI legislatura si sono registrati ben 267 cambi di gruppo parlamentare con sedici onorevoli che sono arrivati ad indossare fino a 4 casacche diverse. Il mandato parlamentare è diventato solo un treno per Montecitorio, un modo come un altro per entrare nella casta.

C'è stato un colpo di Stato e non ce ne siamo accorti.

Dal Blog di Guido Scorza su L'espresso - 1o febbraio 2013

 

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.