Di bandiere del Pd ce n’era una soltanto, ma siamo convinti che di elettori del Pd ce ne fossero davvero molti, forse la maggioranza tra i centomila di piazza San Giovanni a Roma dove, ieri, intorno alla Fiom-Cgil di Maurizio Landini,
c’erano con la sinistra del lavoro, della legalità e della dignità,
Stefano Rodotà, Sergio Cofferati, Gino Strada, Antonio Ingroia, Nichi
Vendola e i 5Stelle.
Lavoro e diritti che teoricamente dovrebbero stare a cuore al Pd dell’ex leader della Cgil Epifani,
così come a Bersani e agli altri esponenti del sinedrio democratico
che, sempre molto teoricamente, di sinistra dovrebbero sentirsi. È un
caso unico, quello di un gruppo dirigente che, come paralizzato da una
forza potente quanto misteriosa, abbandona i propri militanti nella
solitudine politica anche a costo di perderli per sempre. Una coazione a ripetere
gli stessi errori che dura guarda caso da un decennio, da quando (era
il 2002) sempre in quella piazza San Giovanni un milione di cittadini
dissero: basta con Silvio Berlusconi. Sembrò la volta buona, ma poi
furono lasciati soli dai Ds, e si è visto come è finita.
Oggi
la situazione si presenta ancora più grave. È comprensibile che, dopo
il vergognoso tradimento del contratto con gli elettori, quei dirigenti
che firmando la resa nelle mani di Napolitano sono andati al governo con il Pdl
non abbiano più il coraggio e la faccia per mostrarsi a un popolo che
forse non li riconosce più. Solo in due non hanno avuto paura di andare
in piazza: Fabrizio Barca e Matteo Orfini.
Gli altri sono o ministri o sottosegretari. Esiste anche il problema
opposto, poiché farsi vedere accanto a Landini e Rodotà potrebbe
scatenare le ire dei Brunetta e dei Cicchitto, e ciò per i colonnelli
delle larghe intese pd è oltremodo disdicevole. Michele Serra
sull’Espresso ha narrato da par suo la triste condizione dei deputati e
senatori democratici, costretti a convivere nella stessa maggioranza con
i berluscones: “Le inventano tutte, dai sedativi alla cannabis, e i più
audaci tagliano la testa al toro e diventano di destra”.
C’è poco
da ridere: con il sesto senso della satira, Serra ha colto nel segno. È
il destino di chi, a furia di arretrare sui principi e di fare
compromessi con la propria storia, non si ricorda più chi era e da dove
veniva. Del resto, la classe operaia è dispersa e anche il lavoro si va
estinguendo. Non è meglio allora “fare spogliatoio” con Alfano e
Quagliariello?
Antonio Padellaro /Il Fatto Quotidiano, 19 Maggio 2013)
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