martedì 10 settembre 2013

«Dovete chiamarmi "onorevole"» E la Intrieri blocca la Prefettura

LAMEZIA TERME «Perché io so io, e voi non siete un...». Sempre attuali e illuminanti le parole del marchese del Grillo, alias Alberto Sordi, in un'Italia da sempre morbosamente affezionata a titoli e onorificenze. Mai dimenticarle, pena le rimostranze stizzite dei loro orgogliosi quanto altezzosi possessori. Ma forse solo nell'ancora feudale Calabria è possibile che l'attività amministrativa di un ente pubblico venga bloccata proprio a causa di una mancata “riverenza” a un personaggio istituzionale. A subire quella che ha giudicato come un'insopportabile “onta” è stato il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria, l'ex deputata Marilina Intrieri. Che, particolarmente piccata per la mancata attribuzione del titolo di “onorevole”, ha deciso di bloccare un iter amministrativo – si immagina di una certa importanza – fino a quando l'interlocutore non deciderà di integrare i documenti in questione facendo ricorso a più appropriati appellativi.
Il carteggio incriminato è intercorso tra Intrieri e la Prefettura di Crotone. In una comunicazione ufficiale inviata lo scorso 7 settembre all'Ufficio territoriale del governo, e per conoscenza allo stesso prefetto, il Garante per l'infanzia stigmatizza il presunto reato di “lesa maestà” perpetrato ai suoi danni: «Le restituisco le lettere (…) che mi ha inviato perché voglia cortesemente integrarle col pertinente titolo istituzionale», scrive Intrieri, senza nascondere il suo risentimento. «Ho constatato, infatti, dalla lettura delle note a sua firma che mi viene attribuito il titolo accademico (verosimilmente “dottoressa”, ndr) e non anche quello di onorevole che mi compete nella mia qualità di deputato della XV legislatura». Marilina Intrieri è stata infatti parlamentare dell'Ulivo dal 2006 al 2008. Un'esperienza politica che – a suo avviso – le ha permesso di indossare una livrea buona per la vita, da rimarcare e ostentare soprattutto nei documenti istituzionali che la riguardano. «Mi sorprende – continua l'indispettito Garante – che l'inesattezza rilevata provenga dal massimo ufficio dello Stato sul territorio. Attendo quindi le note corrette». Nel frattempo, le pratiche in esame vengono stoppate, perché – secondo Intrieri – è impossibile proseguire il proprio lavoro – pubblico, è il caso di ricordarlo – senza il riconoscimento formale di un titolo onorifico.

IL PRECEDENTE
Nell'ottobre dello scorso anno un episodio simile – ma che non comportò stalli nell'azione amministrativa di un'istituzione – aveva creato non poco clamore in tutta Italia. Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, si rivolse al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola “signora” e non “Signora prefetto”, o “Sua eccellenza la signora prefetto”. Apriti cielo. Il collega dell'“illustrissima” (che tra l'altro non fece una piega di fronte alle parole del parroco), “Sua eccellenza” il prefetto Andrea Di Martino, andò su tutte le furie pretendendo la “giusta” dicitura per la rappresentante del governo. Il filmato del concitato rimbrotto fece il giro del web, scatenando l'indignazione di chi ritiene ormai inaccettabile il mantenimento di certi titoli dal sapore neanche troppo vagamente medievale. Baronie lessicali ormai desuete ma che continuano a essere pretese da personaggi pubblici come Marilina Intrieri.

ONOREVOLE SARÁ LEI?
Un bel libro scritto dal consigliere regionale calabrese Mimmo Talarico e dal giornalista Franco Dionesalvi, “Onorevole sarà lei” (appena uscito per Sabbie Rosse), evidenzia come in Calabria ancora imperi un «retaggio spagnolesco» nell'attribuzione di titoli in realtà non riconosciuti. Intrieri, com'è prassi comune, in passato è stata davvero “onorevole”. Ma il Garante non è più parlamentare da cinque anni. Gli ex deputati e senatori sono ancora nelle condizioni di fregiarsi di quell'appellativo?
La questione fu affrontata per la prima volta dalla Pretura di Agordo, nel Bellunese, che stabilì la rilevanza penale dell'usurpazione del titolo di senatore, argomentando che «l'accettazione di un titolo di onorevole può ritenersi non penalmente rilevante qualora il titolo venga considerato ben distinto da quello di deputato o senatore, cioè qualora possa escludersi qualsiasi riferimento allo status di parlamentare e possa essere parificato ad illustre, egregio, esimio e altro aggettivo esornativo». Invece – e qui sta il punto – «l'uso da parte di un soggetto che in precedenza abbia posseduto detto status del titolo di deputato o senatore (come nel caso di Intrieri, ndr) in atti pubblici è da ritenersi illegittimo».
Se in mezzo a tanta prassi non ragionata, l'interpretazione della Pretura di Agordo è quella esatta, il Garante per l'infanzia calabrese ha preteso l'attribuzione illegittima di un titolo in un atto pubblico. E per tale “capriccio” avrebbe ostacolato il naturale iter procedurale del suo ufficio e della Prefettura di Crotone.
L'“onorevole” Intrieri avrebbe forse anche potuto passarci sopra con un certo savoir faire. Perché la forma, in fondo, non è tutto. Ma, probabilmente, l'ex deputata – nominata nell'attuale incarico dal presidente del consiglio regionale Franco Talarico – la pensa diversamente, anche lei vittima di certi retaggi spagnoleschi e di talune prassi in uso nei secoli bui.
E allora sembra proprio di rivivere una delle scene più esilaranti del film interpretato da Sordi. Quando il carbonaio, finito suo malgrado nei panni del marchese, prova a salutare un po' troppo affettuosamente la nobile madre. «Cosa sono queste confidenze?», reagisce lei, con rabbia, per il tradimento del freddo protocollo emotivo. «A ma' – risponde infine il finto nobile –, te stavo a salutà, mica te stavo dando un calcio al culo». (0040)


 

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