Negli
anni 50 ci fu una dura battaglia contro quella che venne chiamata la
'legge truffa', con la quale si voleva attribuire un premio di
maggioranza al partito che fosse risultato primo alle elezioni. Sapete
qual era la soglia per accedere al premio? Il 50,1% dei voti. Era una
legge ragionevole per mettere al riparo il governo dalle imboscate di un
pugno di ascari. Ma non passo'.
La
nuova legge elettorale, concordata fra Berlusconi e Renzi, peraltro
ancora in stand by, prevede una soglia del 37%. I sondaggi danno Forza
Italia in ascesa, anche grazie al consueto autocannibalismo di cui si
nutre la cosiddetta sinistra, e col Ncd e altre frattaglie potrebbe
portare il cosiddetto centrodestra oltre la soglia del fatidico 37% e
quella coalizione risultare prima e godere dell'abnorme premio di
maggioranza. Chi è il leader indiscusso del centrodestra? Berlusconi. A
chi dovrebbe essere affidato l'incarico di premier? A Berlusconi.
Sarebbe la prima volta al mondo che un condannato, in fase, almeno
formalmente, di espiazione della pena, fa il presidente del Consiglio di
un Paese democratico o anche non democratico. Dice: non è
giuridicamente possibile. Abbiamo imparato ormai che in Italia tutto è
possibile. Intanto, nonostante la sentenza di condanna risalga al I°
agosto del 2013, per il momento Berlusconi non sta scontando alcuna
pena, è a piede libero ed evoluisce come vuole incontrando anche
rappresentanti delle Istituzioni, ministri e, a quanto pare, persino il
Presidente della Repubblica. Inizierà il percorso penitenziale dei
servizi sociali solo il 10 aprile, percorso che si concluderà, se va
bene, il prossimo agosto ad un anno esatto della sentenza di condanna.
Da quel momento comincierà ad espiare la pena, ma godrà di ampi spazi di
libertà e di movimento concessigli dal Giudice di Sorveglianza. Non si
vorrà mica impedire a un premier di partecipare alle sedute del
Consiglio dei ministri? Dice: ma c'è l'interdizione dai pubblici uffici.
Intanto questa interdizione, nell'eterno rimpallo fra l'Appello e
Cassazione, non è ancora arrivata. E quando arriverà ci potrebbe essere
un ricorso sospensivo a una qualche Corte europea.
Questa
narrazione è solo di poco forzata. Perchè di fatto, se non di diritto,
il 'delinquente naturale' continua a determinare la politica italiana.
Chi
ha la mia età è cinquant'anni che assiste a staffette, vere o
ipotizzate, agguati, congiure, Midas, lotte di correnti, a governi
balneari, istituzionali, tecnici, a crisi extraparlamentari, a solenni
promesse di 'cambiamento' (parola magica, taumaturgica, che ci rimbomba
nelle orecchie e che leggiamo sui giornali da almeno mezzo secolo) e di
riforme. In realtà sono tutte lotte per il potere in cui quel «bene del
Paese» di cui costoro si riempiono sempre la bocca non c'entra nulla.
Quando si sente messo alle strette il sistema si inventa qualche 'homo
novus'. Ma i 'giovani quarantenni' di oggi non sono affatto nuovi, e
meno di tutti lo è il 'novissimo' Matteo Renzi, sono espressione
dell'eterna partitocrazia italiana.
Questa
classe politica è talmente sgangherata, e ha infiltrato la burocrazia,
asse portante di ogni Paese, di partitanti, che non è più nemmeno capace
di fare le leggi. Le deve fare la Consulta correggendone gli errori e
sostituendosi al legislatore. Michele Ainis, sul Corriere, ne dà un florilegio: dalla legge elettorale alla Fini-Giovanardi.
A Intelligonews
ho detto che se la crisi economica si acuirà ulteriormente il popolo
italiano, svegliandosi di soprassalto dal suo torpore, potrebbe dare il
via a una rivolta 'alla tunisina'.
«Lei ne vede il rischio?» mi ha chiesto la gentile intervistatrice.
«Non è un rischio. E' una speranza» ho risposto.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 15 febbraio 2014)
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