PER I DELITTI CHE PREVEDONO PENE FINO A 5 ANNI ESCLUSI CARCERE, DOMICILIARI E SERVIZI SOCIALI
Venghino signori, venghino. Corrotti ed evasori, frodatori e
pirati informatici, danneggiatori e bancarottieri: le belle sorprese non
mancano mai per la banda dei “diversamente onesti”, colletti bianchi in
testa che, ancora una volta, incassano l’assist del legislatore. Un
regalo non da poco, perché chi commetterà certi tipi di reato, per
quanto gravi (anche delitti che prevedono la reclusione fino a 5 anni),
potrà evitare sia il carcere, sia i domiciliari, sia i servizi sociali,
sia addirittura la macchia sulla fedina penale. In sostanza, non verrà
proprio punito.
La legge delega è la numero 67 dello scorso 28 aprile ed è già
stata approvata dalla Camera. A leggere bene, nascosto tra i classici
sconti di pena, c’è il dono più apprezzato, che farà felice chi, per
dirne una, ama creare discariche abusive. Secondo il testo, sarà infatti
da “escludere la punibilità di condotte sanzionate con la sola pena
pecuniaria” e anche, notate bene, quelle che prevedono “pene detentive
non superiori nel massimo a cinque anni”. Solo che cinque anni non sono
pochi. Questa novità, come ricostruisce l’avvocato penalista Federico
Penco, riguarda infatti la maggioranza dei reati ambientali e
informatici, buona parte dei reati societari e alcuni reati tributari
(ma anche, per dire, chi istiga alla pedofilia). Si prevedono poi
concitate riunioni di condominio: munitevi di chiavi appuntite, perché
rigare l’automobile del vostro vicino di casa potrebbe diventare di
fatto lecito (e chi pensa che questa sia istigazione a delinquere, si
dia pace: essendo un reato punibile da uno a cinque anni, anche questo
rientra nel lungo elenco di quelli che verrebbero “perdonati”).
Il processo potrebbe dunque saltare in toto: ci si fermerà un passo prima, per valutare la sussistenza di due soli fattori, cioè la “particolare tenuità dell’offesa” e la “non abitualità del comportamento”. Poi starà al giudice decidere se procedere o, nella logica di svuotare le carceri (e le case-domiciliari, e le strutture alla Cesano Boscone dove si sconta l’affidamento in prova), fare finta che non sia successo nulla. Certo, alcuni vincoli reggono. Nel caso dei delitti contro l’ambiente, per esempio, il tizio che vuole farla franca deve volontariamente “rimuovere il pericolo ovvero eliminare il danno da lui stesso provocato, prima che sia esercitata l’azione penale”. Ma, se proprio non vuole, e dunque non può appellarsi alla particolare “tenuità” del reato, non si disperi. Perché la modifica principale contenuta nella legge delega è ancor più generosa: “Per i delitti per i quali è prevista la pena della reclusione tra i tre e i cinque anni – recita l’articolo – il giudice può applicare la reclusione domiciliare”.
Se finora a evitare la galera erano di fatto i condannati fino a tre anni, e poi fino a quattro con le ultime “svuotacarceri”, l’asticella si alza ancora più, fino a cinque, nel nome di un’emergenza-celle ormai perenne (anche se molti penitenziari, nuovi o vecchi come l’Asinara, continuano a restare inutilizzati ). E i regali non finiscono qui: anche per i reati puniti fino a quattro anni, l’imputato potrà chiedere la sospensione del processo con la “messa alla prova”. Ancora una volta, basta risarcire il danno o eliminare le conseguenze pericolose del reato non solo per evitare la reclusione, ma addirittura perché il giudice dichiari l’estinzione del reato stesso. “Anche se la norma non è ancora entrata ufficialmente in vigore – racconta Mauro Lissia, giornalista – in Sardegna sta già interferendo con alcuni processi, tra cui uno per lottizzazione abusiva con 45 imputati, che è stato sospeso per vedere se è applicabile, al posto della reclusione, la messa in prova”. Massimiliano Ravenna, avvocato difensore proprio in quel processo, conferma che il Tribunale di Cagliari la scorsa settimana si è riservato di verificare l’applicabilità delle nuove norme: “Ci sono molte lacune – spiega Ravenna – ma la legge è promettente. Ho fatto già sospendere anche un altro processo, a Chia, in cui il mio cliente è accusato di dichiarazione fraudolenta e uso di fatture per operazioni inesistenti”.
Il processo potrebbe dunque saltare in toto: ci si fermerà un passo prima, per valutare la sussistenza di due soli fattori, cioè la “particolare tenuità dell’offesa” e la “non abitualità del comportamento”. Poi starà al giudice decidere se procedere o, nella logica di svuotare le carceri (e le case-domiciliari, e le strutture alla Cesano Boscone dove si sconta l’affidamento in prova), fare finta che non sia successo nulla. Certo, alcuni vincoli reggono. Nel caso dei delitti contro l’ambiente, per esempio, il tizio che vuole farla franca deve volontariamente “rimuovere il pericolo ovvero eliminare il danno da lui stesso provocato, prima che sia esercitata l’azione penale”. Ma, se proprio non vuole, e dunque non può appellarsi alla particolare “tenuità” del reato, non si disperi. Perché la modifica principale contenuta nella legge delega è ancor più generosa: “Per i delitti per i quali è prevista la pena della reclusione tra i tre e i cinque anni – recita l’articolo – il giudice può applicare la reclusione domiciliare”.
Se finora a evitare la galera erano di fatto i condannati fino a tre anni, e poi fino a quattro con le ultime “svuotacarceri”, l’asticella si alza ancora più, fino a cinque, nel nome di un’emergenza-celle ormai perenne (anche se molti penitenziari, nuovi o vecchi come l’Asinara, continuano a restare inutilizzati ). E i regali non finiscono qui: anche per i reati puniti fino a quattro anni, l’imputato potrà chiedere la sospensione del processo con la “messa alla prova”. Ancora una volta, basta risarcire il danno o eliminare le conseguenze pericolose del reato non solo per evitare la reclusione, ma addirittura perché il giudice dichiari l’estinzione del reato stesso. “Anche se la norma non è ancora entrata ufficialmente in vigore – racconta Mauro Lissia, giornalista – in Sardegna sta già interferendo con alcuni processi, tra cui uno per lottizzazione abusiva con 45 imputati, che è stato sospeso per vedere se è applicabile, al posto della reclusione, la messa in prova”. Massimiliano Ravenna, avvocato difensore proprio in quel processo, conferma che il Tribunale di Cagliari la scorsa settimana si è riservato di verificare l’applicabilità delle nuove norme: “Ci sono molte lacune – spiega Ravenna – ma la legge è promettente. Ho fatto già sospendere anche un altro processo, a Chia, in cui il mio cliente è accusato di dichiarazione fraudolenta e uso di fatture per operazioni inesistenti”.
Buone notizie infine per chi,
inaccontentabile, volesse rendersi direttamente irreperibile: verrà
eliminato l’istituto della contumacia. “Si prevede che a fronte
dell’assenza dell’imputato, il giudice debba rinviare l’udienza e
disporre che l’avviso sia notificato all’imputato personalmente a opera
della polizia giudiziaria; quando la notificazione non risulta
possibile, e sempre che non debba essere pronunciata sentenza di non
luogo a procedere, il giudice dispone con ordinanza la sospensione del
processo nei confronti dell’imputato assente”. L’estate è alle porte e
il Natale pure.
Beatrice Borromeo (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano - 5 giugno 2014)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.