venerdì 4 luglio 2014

Mi fa molto piacere il fatto che “Il desiderio di essere come tutti” abbia vinto l’edizione 2014 del Premio Strega.


Forse alla stessa Einaudi, quando scelsero di pubblicarlo, non ci credevano neanche loro, chissà, sta di fatto che io comprai il libro nell’offerta di lancio, con lo sconto del 25% sul prezzo di copertina. Mi è piaciuto molto e, quando dopo un paio di settimane tornai ad  acquistarne altre copie da regalare a dei miei cari amici, le dovetti pagare a prezzo pieno. Mi fa quindi molto piacere il fatto che “Il desiderio di essere come tutti” abbia vinto l’edizione 2014 del Premio Strega.
Personalmente ho scoperto Francesco Piccolo come scrittore attraverso “Momenti di trascurabile felicità”, edito nel 2010 sempre dalla Einaudi. La curiosità derivò da suoi ripetuti interventi nella trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, dove vennero proposte letture di suoi diversi piccoli capitoli. Una narrazione spesso originale di aneddoti e storie, associata ad una comicità raffinata stile “campano-romanesco”.
“Il desiderio di essere come tutti”, a mio giudizio, risente molto del mestiere di sceneggiatore dell’autore. Del significativo impegno e della stretta collaborazione con Nanni Moretti per il profetico film “Il Caimano” del 2006, viene peraltro fatto cenno nel racconto. Le cadenze e gli intrecci in questo libro raccontano eventi ed esperienza della sua vita, talvolta molto intimi, ma anche uno spaccato sociale comune ai tanti che hanno pure vissuto quella fase storica. Ho personalmente sperimentato come la lettura del libro abbia rivitalizzato, in molti coetanei conterranei di Piccolo, ricordi riguardo all’esperienza del terremoto e alla solidarietà spontanea.
Le scelte politiche romanzate nel racconto trovano radici comuni in quelle adolescenziali di molti di noi; si diventa di destra o di sinistra, interisti o juventini, conservatori o rivoluzionari per accadimenti spesso casuali; talvolta per sentirsi più sicuri nel “pensiero vincente”, nell’accettazione tout court dell’esistente,  ovvero per manifestare ribellione all’omologazione, vista innaturale con il proprio momento di crescita, nella ricerca e formazione di una propria personalità.
Nel felice siparietto tra il padre conservatore e i parenti sinistrorsi, emblematica risulta l’essenza politica esposta da Francesco Piccolo nella parte centrale del racconto (e di seguito riportata); che lo condizionerà nel prosieguo della sua vita e lo porterà ad abbandonare per sempre le inopportune, storiche e - per lui - infauste scelte Bertinottiane:
“In una conferenza ormai famosa tenuta nel 1919, dal titolo "La politica come professione", Max Weber distingue due modi di agire nella pratica politica: l'etica dei principi e l'etica della responsabilità.
Nella sostanza, chi si comporta secondo l'etica dei principi, non tiene conto delle conseguenze delle proprie idee. Cioè: fa delle scelte secondo i suoi ideali, agisce in un modo che ritiene giusto, e questo può bastare: le conseguenze che derivano da ciò che è stato fatto non interessano. Non riguardano colui che agisce; riguardano, dice Weber, il mondo, quindi, gli altri. Chi agisce secondo l'etica dei principi non si occupa del fatto che a seguito di una decisione giusta le circostanze possano peggiorare lo stato dei fatti; l'importante è aver preso la decisione giusta, in sintonia con i propri ideali.
L'etica della responsabilità, invece, per ogni decisione da prendere tiene conto delle conseguenze prevedibili. Ingloba, nell'idea di giustizia, anche le conseguenze. La parola tedesca "Verantwortungsethik", tradotta in maniera letterale, vorrebbe dire "etica del rispondere di qualcosa"; o come dice il filosofo Salvatore Veca: etica della capacità di risposta. Quindi, l'etica della responsabilità valuta anche ciò che accadrà. Come dice Weber, tiene conto anche dei difetti degli esseri umani; e non attrubuisce agli altri le conseguenze del proprio agire.
Chi fa politica secondo l'etica dei principi, segue le sue idee e tiene conto soltanto di quelle - in pratica si sottrae a un vero e proprio atto politico; chi fa politica secondo l'etica della responsabilità, si pone ogni volta il problema di ciò che accadrà in seguito a una sua decisione - in pratica mette in atto un'azione politica.” 
In conclusione, è da condividere pienamente quanto riportato nella seconda di copertina dall’editore; in particolare quando si dice che, “per affinità o per opposizione”, ne “Il desiderio di essere come tutti” ci si trovi di fatto davanti ad "un romanzo della sinistra italiana ed un racconto di formazione individuale e collettiva”. 

Essec

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